16. Quello che resta

Si svegliò all'alba del giorno seguente con i postumi di quella che assomigliava a una sbronza. Un dolore sordo alla nuca e una gola arida accompagnarono il suo risveglio. Juliet sbatté le palpebre per abituarsi alla penombra del locale in cui si trovava; all'apparenza non era molto vasto, con un tavolino non più lungo di un metro affiancato ad una parete di legno e una sola finestrella da cui filtravano i pallidi raggi del sole del primo mattino. Era situata proprio sopra la testa di Juliet. Si rese conto di trovarsi sopra un letto, dietro la schiena un cuscino morbido. La sua stanza? No, era impossibile. Casa sua non era stata costruita in legno e non c'era quella finestra così piccola... Si sollevò di scatto. Poi ricordò. Il viaggio in carrozza, i banditi, sua madre che veniva uccisa. Un grido di panico le serrò la gola, ma non fuoriuscì dalle sue labbra. Le lacrime le pizzicarono gli occhi al ricordo di lady Amanda Palmer, la donna che, sotto i suoi occhi di figlia, aveva perso la vita.

—Maledetti... — gemette. Il dolore le strinse lo stomaco in una morsa famelica, facendola piegare su se stessa. E diede sfogo al pianto. Cominciò a singhiozzare, digrignò i denti e strinse forte le lenzuola che le coprivano il corpo fino alla vita finché le nocche delle dita non divennero
bianche. Non riusciva a far altro che ripetere il nome di sua madre, non vedeva altro che la collana di perle che non l'aveva mai vista indossare e che, fatalmente, aveva portato con sé il giorno della sua morte. Poi si ricordò di suo padre. Dov'era John? Che cosa gli avevano fatto? Avevano ucciso anche lui? Juliet ricordava a stento cosa era accaduto dopo che aveva visto lady Amanda crollare per terra. Il dolore si mescolò alla rabbia, e la rabbia divenne ancora più potente quando comprese che era da sola e non sapeva dove fosse. Soprattutto, quando capí che non aveva idea di dove si trovasse John Palmer. Adesso suo padre era tutto ciò che le restasse, l'unico appiglio che avesse, e lei... Chi l'aveva portata lì? Era stato l'uomo dai capelli biondi o uno degli altri due?

L'unico tra i tre che rammentasse era quello che l'aveva guardata come l'aveva guardata Christopher Morgan tempo prima. Con desiderio, con interesse. Ma, a differenza di quello che era successo con il duca, quando il bandito l'aveva toccata lei aveva provato timore.
Come se lo avesse chiamato in causa, l'uomo dai capelli biondi si presentò ai suoi occhi. Aprí la porta della stanza lentamente, come se si preoccupasse di disturbarla. La prima cosa che Juliet vide fu di nuovo quel suo mantello nero, ma stavolta non c'era nessuna maschera a coprirgli il volto. Ed era uno dei volti più belli che lei avesse mai visto. Non riuscì a non pensarlo nonostante il terrore che le incuteva. Possedeva dei lineamenti spigolosi, un mento rigido e leggermente sporgente, sopracciglia cespugliose ma perfettamente arcuate sopra occhi color grigio scuro. La bocca era sottile come la ricordava, il naso lungo e dritto; sembrava affilato come la lama di un rasoio. Juliet ebbe di nuovo paura quando lui richiuse la porta dietro di sé e si appoggiò con la schiena contro il tavolino.

—Che cosa volete da me?— lo aggredí con rabbia. La paura la stava paralizzando impedendole di muoversi dal letto, ma non la rendeva incapace di parlare. L'uomo trasse un lungo respiro, fissandola con uno sguardo penetrante come il giorno precedente. Incrociò le braccia sul petto e inclinò appena la testa.
—Come ti senti?
Lei mandò giù il groppo amaro che le serrava la gola. —Ditemi che cosa volete.
—Voglio sapere come ti senti.
Lo disse ancora, senza scomporsi, apparentemente sordo al suo tono rabbioso e cominciò a sbattere il tacco di uno stivale contro il pavimento di legno.
—Male— sibilò lei. —Avete assassinato mia madre.
Lui si strinse nelle spalle. —Non era lei che mi interessava— si limitò a rispondere.
—Perché, bastardo, voglio sapere perché!
—Perché avevo bisogno di una donna giovane, non di una vecchia dai capelli grigi.
Allora, Juliet esplose. Con uno scatto saltò giù dal letto e per poco non perse l'equilibrio, ma ciò non le impedì di scaraventarsi contro di lui. Cominciò a tempestargli il petto con piccoli pugni, mentre il pianto le rigava di nuovo il volto tanto da renderlo irriconoscibile. —Maledetto bastardo!— gridò. —Come avete potuto.
L'uomo le afferrò i polsi e glieli torse dietro la schiena con un agile movimento. I suoi occhi si strinsero. Juliet urlò per il dolore. Lui la spinse contro di sé e la fissò dall'alto. Un predatore che teneva in trappola la propria preda. —Io amavo mia madre!— singhiozzava Juliet mentre, furente e disperata, cercava di divincolarsi. —Perché? Perché me l'avete portata via?

Non aveva più fiato. Sentiva il sangue affluirle alle guance, renderle infuocate fino al punto che bruciavano. Qualcosa pulsava dentro la sua testa. L'uomo la fissò a lungo senza parlare, tenendola stretta e ferma, esaminando ogni angolo del suo viso e del suo corpo come fosse un tesoro prezioso che finalmente aveva conquistato. —Sei talmente bella, Juliet Palmer— sussurrò. Lei si contorse sotto le sue mani, ma era troppo debole, troppo sfinita. L'ennesimo uomo che rideva di lei. Non poteva tollerarlo. Allora fece l'unica cosa che l'istinto le suggerì di fare; sollevò un ginocchio e lo colpì dritto in mezzo alle gambe. L'uomo imprecò in svariati modi prima di lasciarla andare e di chinarsi in avanti, afferrandosi la patta dei pantaloni di pelle con le mani. Il dolore gli incrinò il viso, ma a Juliet non importava. Aveva ucciso sua madre, meritava di soffrire. Ma il suo piccolo senso di trionfo non durò a lungo. Con un ghigno, il bandito accantonò il dolore e la afferrò per le spalle spingendola indietro fino a farla ricadere sul letto. Il colpo le fece venire la nausea, la testa cominciò a girarle. Confusa e terrorizzata, Juliet aspettò che si allungasse sopra di lei con l'intenzione di violentarla, ma non erano quelle le intenzioni dell'uomo.

—Adesso capisco perché Christopher si è innamorato di te. Dannato bastardo.

Juliet strinse gli occhi. Aveva nominato il duca? Dunque lo conosceva. Christopher Morgan era innamorato di lei? Ma che idiozie stava farneticando?
La rabbia prevalse di nuovo sullo spavento. —Dove mi trovo? E dov'è mio padre?
—Non ha importanza— replicò il bandito, scostandole con una mano i capelli lungo il collo. Juliet aveva paura ogni volta che lui la sfiorava, ma non poteva ritrarsi. Lui avrebbe approfittato del suo timore, ne era certa. Si costrinse a non urlare, a non allontanarlo, domandandosi con ingenua colpevolezza perché quell'uomo non avesse ancora cercato di approfittare di lei.
—Quando ti sarai calmata, Juliet, potremo cominciare.

Avrebbe voluto chiedere che cosa avessero dovuto cominciare, eppure qualcosa la frenò. All'improvviso risuonò un gran boato dall'esterno. L'uomo voltò di scatto la testa verso la finestra e Juliet seguí il suo sguardo. Un insolito bagliore rossastro striava il cielo, decine di voci maschili e femminili riecheggiavano colte dal panico urlando frasi sconnesse che Juliet non riusciva a cogliere. Il bandito imprecò di nuovo, si sollevò e la fece di nuovo prendere aria.
—Resta qui— ordinò in tono secco dirigendosi verso la porta. —Se ti muovi, io ti ammazzo.

Non era più composto, si rese conto lei, né preso dal desiderio. Ma in qualche modo concluse che lui non le avrebbe davvero fatto del male. Era solo preoccupato, ne aveva i segni su tutto il volto. Juliet rimase immobile, distesa sul letto, mentre capiva a che cosa erano dovute quelle urla e quello che stava succedendo fuori.
Un incendio.
Fuori era divampato un incendio.

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