12. Niente più visite
Juliet non faceva che far slittare lo sguardo dal duca a suo padre, senza nemmeno lontanamente immaginare cosa Christopher avrebbe risposto. Lui esibì un sorriso di cortesia.
—Avevo una questione in sospeso con vostra figlia, milord— rispose.
—Questa questione in sospeso di cui parlate— replicò John Palmer dopo aver lanciato uno sguardo in tralice alla ragazza, —ha per caso a che fare con delle scuse che mia figlia avrebbe dovuto porgervi quasi un mese fa?
Parlava lentamente e senza insinuazioni, cosa che spaventò Juliet più di quanto potesse pensare. Perché mai una domanda porta in modo talmente gentile aveva avuto il potere di renderla tanto timorosa? E se il duca avesse risposto che era proprio quello il motivo della sua visita? Lei sarebbe finita nei guai, ma poi, riflettendo, capì che sarebbe comunque finita nei guai se suo padre avesse compreso che loro si erano appena scambiati un bacio. Christopher non smise di sorridere.
—Oh no, Miss Palmer e io dovevamo solo scambiarci qualche parere su Byron. Vostra figlia non ha fatto altro che parlare di quanto ognuna delle sue opere abbia lasciato qualcosa dentro di lei e io, che ho vissuto la stessa esperienza, se così vogliamo definirla, non ho avuto abbastanza tempo per darle una mia personalissima opinione.—
Juliet avrebbe voluto sprofondare. Non si era accorta di essere avvampata, non più per la situazione imbarazzante che si era creata tra loro appena qualche minuto prima, quanto perché a quanto pareva Christopher era appassionato di letteratura come lei.
Lord Palmer si schiarì la gola. —Ma sta diluviando, milord— gli fece notare con la stessa, latente cortesia di prima. —Avreste potuto attendere qualche altro giorno con un tempo migliore, non trovate?
Christopher annuì. —Avete ragione — disse. —A mia discolpa, però, posso dire che la mia passione per Byron ha prevalso sul diluvio universale che sembra voler spaccare il cielo fuori.
Juliet sorrise, pur involontariamente. Sapeva che suo padre non credeva a una sola parola di quanto il duca stava dicendo, ma in qualche modo Christopher si stava dimostrando un esemplare di nobile molto diverso da quello che John Palmer si aspettava: era simpatico e alla mano, gentile e a tratti buffo, e non cercava, soprattutto, di rendersi superiore in una casa che non era la sua. Cosa, rammentò Juliet, che era insita nelle menti di qualunque altro nobile.
John Palmer, con sua grande sorpresa, sorrise. —Allora vi lascio al vostro scambio di opinioni, milord. È stato un onore per me ricevervi nella mia umile dimora.
Christopher fece un breve cenno del capo senza smettere di sorridere cortesemente, fino a quando il padre di Juliet non lasciò il salottino e si richiuse la porta alle spalle.
—Sapete che mio padre non vi ha creduto nemmeno per un istante, non è vero?
Juliet scosse la testa, ma non riusciva a smettere di trovare tutto quello molto divertente.
—Certamente— replicò Christopher, —ne sono consapevole. Ma spero mi abbia trovato perlomeno simpatico.
—Di sicuro l'ha fatto.
—E voi, Juliet? Mi avete trovato abbastanza simpatico?
Lei si morse un labbro per evitare di rispondergli. Lui stava ancora sorridendo. Juliet pensò che quel sorriso fosse la cosa più bella che avesse mai visto, o letto, o recitato, o immaginato. Sapeva che, se avesse continuato a guardarlo, avrebbe sentito di nuovo il desiderio di baciarlo e non poteva permettersi un altro passo falso.
—Credo che dovreste andare, adesso— sussurrò cercando di apparire più decisa di quello che era. —La pioggia sta diminuendo, vedete?
Christopher la ignorò. —Come farete con vostro padre? Voglio dire, sapete che non mi ha creduto, se dovesse fare insinuazioni su di noi come risponderete?—
Lei ci rifletté a lungo. John Palmer era intelligente, forse troppo, e molto arguto, e sapeva che prima o poi avrebbe detto qualcosa sulla visita di Christopher, ma in quel momento a Juliet non importava. Contava solo la presenza del duca che continuava a mostrarle quel suo sorriso stupendo, e che probabilmente era sicuro dell'effetto che quel sorriso aveva su di lei. La guardava intensamente, senza che il suo sguardo vacillasse mai. Juliet avrebbe dovuto sentirsi in imbarazzo o derisa, come la prima volta che si erano visti, ma non ci riusciva. Tutto quello che sapeva era che avrebbe sognato il loro bacio e il volto di lui per tutta la vita. In quel momento le si incise sotto la pelle, dentro le ossa, la sensazione che Christopher non se ne sarebbe mai andato dalla sua mente. Nemmeno se avesse provato ad allontanarlo con tutte le sue forze. Questo la rese consapevole di non potersi più avvicinare a lui, di non potergli concedere altro se non quel bacio che mai più si sarebbe ripetuto, anche se Christopher avrebbe sempre avuto tutto il suo interesse. Non poteva metterlo al corrente di quello, però, di sicuro lui ne avrebbe approfittato... certo, se fosse stato come tutti gli altri. Eppure qualcosa, l'istinto delle donne, diceva a Juliet che lui era diverso anche se pur sempre un uomo di alto rango cui lei non si sarebbe mai dovuta avvicinare.
—Conoscete Byron— sussurrò quasi senza fiato, come se si fosse ripresa da uno shock momentaneo. Lo fece per dirottare il suo sguardo e cercare di non vederlo, e anche per cambiare discorso, e sperò che lui non se ne accorgesse.
—Mi affascina la letteratura— rispose Christopher. —Immaginavo la gradiste anche voi.
—Avete tirato a indovinare— disse Juliet con un mezzo sorriso. —Amo la letteratura, amo la poesia.
Christopher le sorrise di nuovo, accendendo per la seconda volta una fiammella dentro di lei. Si schiarì la gola. —Credo non esista cosa più bella di un uomo che si dedica alla poesia.
Il duca tacque per alcuni istanti, come perso in ricordi lontani. —Mio padre amava comporre poesie. Nel corso della sua vita ne scrisse molte per mia madre, ma lei non ha mai saputo apprezzarle.
Juliet gli rivolse uno sguardo amareggiato. —Mi dispiace. È molto triste.
—Sì — concordò lui, ma poi tornò a sorridere. Questa volta era un sorriso serio.
—Juliet, quello che è successo tra noi, il nostro bacio, ecco... io vorrei chiedervi scusa, ma non me ne pento. Né mai lo farò.
Parlava in tono determinato, e il cuore di Juliet perse un battito. Nemmeno lei se ne sarebbe pentita, ma questo Christopher non lo avrebbe mai saputo.
Gli sorrise quasi timidamente, senza arroganza. Non era più arrabbiata. —Accetto le vostre scuse, milord.—
Lui annuì, poi gettò uno sguardo fuori dalla finestra. Aveva smesso di piovere e i suoi vestiti si erano pressoché asciugati.
—Credo sia giunto il momento di ritirarmi— sussurrò. Allungò una mano e prese quella di lei sfiorandone il dorso con le labbra. —Non temete, non verrò ancora a farsi visita.
Confusa e incapace di rispondere, Juliet lo guardò aprire la porta e farsi scortare da un valletto verso l'uscita. —Arrivederci, Miss Palmer— le disse con un sorriso prima di andarsene e lasciarla a contemplare le ragioni per cui all'improvviso era tornato ad essere il rigido uomo di sempre.
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