1. Piani matrimoniali

Londra, Ottobre 1837

***

Juliet sapeva di essere in ritardo. Lo era perennemente, in tutto, in ogni dove. Sua sorella, Anne, si era sistemata tre anni e mezzo prima con un tipo di cui si era sempre rifiutata di ricordare il nome, e adesso viveva felicemente a Kensington con un bimbo di quasi tre anni e un altro in arrivo. Anne aveva solo ventun anni, ma era stata molto più precoce di lei, che di anni ne aveva appena venti. Eppure, come sua madre le stava insistentemente facendo notare da più di un'ora, i suoi vent'anni si stavano allungando troppo ed era necessario porre rimedio. Era sempre necessario trovare una soluzione anche per il più ininfluente dei problemi, come il suo non essere ancora sposata. Il matrimonio, però, non rientrava nei suoi interessi, né credeva ne avrebbe mai fatto parte. Eppure, i suoi genitori erano dell'idea che le servisse un marito, e un marito che sapesse tenerla al guinzaglio, che non si facesse contestare in pubblico e a cui obbedisse senza remore.

«Un marito» commentò sottovoce. Era più un'affermazione verso se stessa, che non rivolta a sua madre. Serrò le labbra. «Un marito
«Tua sorella si è sistemata molto prima di te e non si è mai lamentata» le fece notare lei. Juliet si lasciò sfuggire una risata amara. «Anne e io siamo diverse, madre, lo sapete. Lei è sempre stata una sognatrice, fin da piccola desiderava sposarsi e formare una famiglia. Ma io non sono come lei.»
Sua madre, che si chiamava Amanda Palmer, a cui andava attribuito il titolo di lady, prese le sue mani e la fissò con occhi stanchi. «Juliet, figlia mia, sei già troppo in ritardo. La gente comincia a parlare.»
«Pensate che mi importi del pensiero della gente?» La sua voce tremò appena. Non voleva rassegnarsi, non poteva. «Madre, non posso sposarmi. Davvero... Non riesco a immaginarmi legata per sempre a qualcuno che non sia io. E poi ho partecipato a una sola stagione e non ho riscontrato l'interesse di nessuno, non ho intenzione di rendermi ancora ridicola agli occhi di tutti.»

Era vero. Con i suoi insulsi capelli castani e gli occhi di un nocciola spento, non poteva certo reggere il confronto con le prede più ambite della società londinese, e ne era ben consapevole. Per questo aveva partecipato di rado ai ricevimenti mondani, o a qualunque altro evento che la mettesse in mostra; temeva il giudizio della gente. Tuttavia, per gli occhi di una madre una figlia è sempre la più bella, e per Lady Amanda era lo stesso. Con la differenza che lei, al contrario di Anne, non poteva crederci. Anne era sempre stata elogiata, era sempre stata il fiore allocchiello della loro famiglia, e designata come la figlia più bella, quella più intelligente, più aggraziata. Juliet serrò le labbra. Amava sua sorella, ma non poteva fare a meno di esserne invidiosa. Almeno un po'.
Le dita di sua madre le accarezzarono il tessuto della cuffia bianca sulla fronte.
«Tra poco comincerà la nuova stagione, e io sono certa che lì, da qualche parte, ci sia un gentiluomo che non aspetta altro che innamorarsi di te.» Tentava di consolarla, comprese, ma il tentativo non le stava riuscendo troppo bene. Juliet sospirò. «Innamorarmi non rientra nelle mie priorità, madre. Vorrei soltanto essere lasciata libera di dedicarmi ai miei libri e alle mie poesie, non chiedo altro.»

«Juliet, ti prego.» Il tono di Lady Amanda si fece più serio, quasi disperato. «Cerca di essere ragionevole. Non è solo di te che si tratta. Sai bene che la nostra famiglia non si trova nel suo periodo più roseo.»
In quel momento, come per avvalorare quelle parole, Sir John Palmer fece il suo ingresso in biblioteca. Era suo padre, l'ultima persona che avrebbe voluto vedere in quel momento. Alto, dalle spalle larghe, il naso adunco e una pancia prominente, avrebbe incusso timore al più audace dei cavalieri. Ma non a sua figlia minore, anche se più volte lei aveva avuto paura di sfidare il suo volere. Come ne aveva, suo malgrado, in quel momento.
«Non vogliamo obbligarti a fare qualcosa che non vuoi, Juliet» disse fermandosi di fronte a lei e prendendo il libro che era stata costretta a chiudere quando era iniziata la discussione con sua madre. «Ma, figlia, non è questo quello che fa una giovane donna in età da marito come te. Non se ne sta tutto il giorno con il naso immerso nei libri, con la testa riempita di chissà quali assurde fantasie.» Sfogliò rapidamente il romanzo, osservandolo con aria di sufficienza, poi glielo fece ricadere in grembo. «Comprendi cosa voglio dire?»
Juliet afferrò l'oggetto e se lo strinse tra le dita con fare materno.
«Comprendo» rispose guardando prima lui e poi tornando a rivolgere l'attenzione su sua madre, «ma i libri sono la mia vita. Questa è la mia casa, la casa in cui sono nata e cresciuta e io non... »
«Dovrai imparare a considerare tuo marito la tua vita, e la casa di tuo marito la tua casa.» La voce di John Palmer non ammetteva repliche. Un brivido le corse lungo la schiena. Suo padre era sempre stato un uomo rigido, ma in quel momento sembrava più il generale di un esercito, che un genitore. D'altro canto, nemmeno lady Amanda, che era invece di natura una donna amorevole e affettuosa, stava dando segno di voler intervenire. Juliet si sentì improvvisamente sola. Se Anne fosse stata presente come avrebbe agito? Che cosa avrebbe detto? Non poteva restare lì, avrebbe detto, ma non l'avrebbe nemmeno obbligata a sposarsi contro la sua volontà. Eppure era quello che i suoi genitori volevano. E come una figlia modello, di conseguenza, sarebbe stata costretta a obbedire. Un groppo le si formò in gola, e lo mandò giù con fatica sperando che nessuno si accorgesse della tristezza che serbava nel cuore.
Cercando di reprimere le lacrime, Juliet si alzò in piedi. Nemmeno così riusciva ad arrivare alla spalla di suo padre, ma lo fronteggiò comunque, sostenendo il suo sguardo. Uno sguardo che riabbassò quando chinò il capo. «E sia» dichiarò intrecciando le mani in grembo. «Parteciperò alla stagione mondana e mi darò da fare per trovare un marito, come si addice a una fanciulla in età da marito— proseguí come se qualcuno le stesse puntando contro una pistola, obbligandola a pronunciare le parole che sapeva le avrebbero procurato un dolore fisico, oltre che psicologico. « Una fanciulla come me. Ora ho il vostro permesso di ritirarmi nella mia stanza?»

Lady Amanda toccò il braccio di suo marito quando colse un chiaro segnale di sfida nel suo tono. Sapeva che entrambi lo avevano percepito.Tuttavia, suo padre si schiarì la gola e annuì, apparentemente sordo al tacito accenno di ribellione di sua figlia.
Quando Juliet fece per prendere il libro che aveva lasciato adagiato sul divanetto, però, fu lesto ad afferrarlo per primo. «Hai appena fatto una promessa, Juliet» le rammentò arcigno mentre il cuore di Juliet batteva furioso nel petto. «Cerca di non deludere la tua famiglia.»
Lei si costrinse a deglutire, anche se tutto dentro di lei gridava di strappare quel libro dalle sue mani e di correre via, lontano dalle ingiustizie di quella maledetta società. —No, padre— disse. —Non lo farò.—

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