Capitolo 33 - Lontano da casa
Andrew si premette le dita tremanti contro le tempie che gli battevano forte, maledicendo il brandy che aveva ingurgitato per tutta la notte. Corse verso il campanello della biblioteca e lo suonò per la terza volta. Lei avrebbe dovuto essere al piano di sotto per la colazione, invece era sparita e nessuno sapeva dove fosse. Maledizione a lui! Fu Roxanne che si presentò al suo cospetto.
— Desiderate, signore?
— Trova Megan. Mobilita tutta la servitù, se necessario, ma trovala. E poi prendi le tue cose e vattene da questa casa.
Non disse altro, preda del dolore nel suo cranio, provocato dal liquore, e del senso di struggimento nei confronti di Megan. Roxanne chinò il capo e si ritirò, chiudendosi la porta alle spalle. Andrew sapeva che non doveva sentirsi in colpa per aver preso la decisione di cacciarla, tuttavia era pur sempre una donna — una giovane e povera donna — che aveva rovinato la sua relazione. Doveva andarsene, quanto prima.
La porta si spalancò piano, facendolo trasalire.
— Non credo di aver…
Andrew si interruppe alla vista di Gladys, zoppicante e ingobbita, che lo fissava con uno strano sguardo accusatore. — Cosa vuoi?
— La tua donna è partita con tuo fratello, signore — lo informò l'altra con voce rauca. — E non tornerà presto.
— Di cosa parli? — Andrew si sporse verso di lei e le afferrò le spalle. — Philip ha rapito Megan?
Non poteva essere possibile. Lui non lo avrebbe mai fatto… O forse lo stava sottovalutando. Philip aveva ammesso di amarla, nulla poteva essere escluso.
Gladys scosse la testa, poi gli allontanò le mani con grazia. — È partita di sua spontanea volontà. Chiunque avrebbe scelto di andarsene da qui, dopo quello che avete fatto. Chiunque si sarebbe comportato così, al posto suo.
E, detto questo, sembrò scomparire improvvisamente com'era giunta. Corrugando la fronte, il conte fissò il punto in cui era sparita, il cranio che gli doleva come non mai. Poi si ritrovò a riflettere su quanto Gladys aveva appena detto; meritava di soffrire. Lui l'aveva ferita, l'aveva perduta irrimediabilmente, e Megan aveva scelto la libertà con Philip. Poteva biasimarla, del resto? Certo che no. Sapeva di meritarselo. Ma non per questo l'avrebbe lasciata andare senza tentare di trattenerla. Attraversò a grandi falcate la biblioteca e si diresse verso l'ingresso. Sull'atrio, Roxanne e il resto della servitù erano radunati in circolo. Quando lo videro chinarono tutti il capo in segno di rispetto. Andrew si accorse che Lexie gettava occhiate irate in direzione di Roxanne e comprese quanto, per quella giovane serva, Megan doveva essere importante. L'ansia gli serrò lo stomaco.
— Voglio sapere se qualcuno di voi ha visto mio fratello, questa mattina.
Hanna scosse la testa, e così fecero gli altri. Roxanne però non si mosse. Allora lui le andò di fronte e le sollevò il viso con due dita. Non provava altro che disprezzo verso di lei, ma di sicuro era a conoscenza di qualcosa.
— Roxanne?
Sollevò lo sguardo. — Hanno fatto preparare la carrozza e se ne sono andati. Un gesto incosciente, tra l'altro: quel lungo viaggio potrebbe uccidere il suo bambino.
Suo figlio. Non poteva mettere a rischio la vita di suo figlio, maledizione! Perché era stata così incosciente?
— È la verità? — la interrogò Andrew con aria di sfida. — Se mi stai mentendo te ne farò pentire.
Lei riacquistò un po' della sfacciataggine che la caratterizzava. — Perfino Gladys vi ha detto le mie stesse parole. Se ne sono andati insieme, signore.
La rabbia indurì i lineamenti di Andrew. Dunque era vero.
— Date ordine di sellare il mio cavallo!
Hanna gli afferrò il braccio, stringendolo piano. Lui portò lo sguardo su di lei, il respiro ansante. La donna lo guardò a lungo con l'infinita saggezza che possiedono solo le madri o le nonne, poi scosse il capo.
— Dovete lasciarla andare — sussurrò. — Ha bisogno di un po' di libertà.
— La sua libertà può essere riguadagnata solo grazie a me. Se lo deciderò io, allora potrà andarsene da qui, ma non nel caso contrario.
Il tono di Andrew era categorico, terribilmente affettato. Sapere Megan nelle mani di suo fratello lo mandava su tutte le furie. Doveva riaverla, guardarla anche solo un'altra volta.
Negli occhi di Hanna si spense qualcosa, ma lui scelse di ignorare qualunque cosa fosse. Strattonando il braccio, si lasciò alle spalle la servitù, e saltò in sella al suo destriero. La forte luce del sole sembrò bruciargli gli occhi come tanti spilli roventi. Non gli importò. Doveva ritrovarla, nulla aveva più importanza di questo. Con un grido animalesco, spronò l'animale al galoppo.
***
La locanda che Philip aveva trovato a Whitechapel era molto più lussuosa di quanto si fosse aspettato. Aveva affittato una stanza per la notte e, dopo cena, aveva fatto stendere Megan sul letto — un letto di broccato, quale locanda avrebbe mai potuto possedere un letto di broccato? — e ora si passava le mani bagnate sul viso. Megan non dormiva, non ancora. Era vestita, i capelli raccolti su una crocchia alla base del collo, appena scompigliati per la giornata trascorsa in carrozza. Philip aveva sistemato alcuni conti con Willard Palce, un amico di vecchia data, e poi aveva fatto fare un giro della città a Megan. Lei non aveva mai visitato Whitechapel, forse non aveva mai avuto la possibilità di uscire da Londra, dopotutto. Era stato felice di regalarle quel misero assaggio di libertà. Perlomeno, l'aveva aiutata ad allontanare il pensiero doloroso del tradimento di Andrew.
— Ti senti bene? — le chiese voltandosi e sedendosi sul bordo del letto. Lei sbatté piano le palpebre. — È lo stomaco. Mi brucia un po', ma passerà.
Philip le prese la mano, sentendo sotto le dita il calore della sua pelle. — Sicura si tratti solo di questo? Possiamo parlarne, se ti fa sentire meglio.
— No, Philip — replicò Megan, sollevandosi a sedere. — Voglio solo dimenticare. Almeno per questa notte non voglio pensarci.
Lui annuì, incapace di lasciarle andare la mano. Era così calda, così… proibita. Sfiorarla era proibito, e lui lo sapeva, lo sapeva perfettamente eppure non riusciva a resistere. Stare lontano da lei significava soffrire. Ed era una sofferenza che nessuno, a parte lui, poteva comprendere.
— Tu come stai, invece?
Quella domanda lo spiazzò. Megan stava provando tutto quel dolore e si interessava di come stava lui? Ritrasse la mano. — Sto bene.
— Hai qualcosa di strano.
Philip sospirò, aggirò il letto e si stese accanto a lei dandole le spalle. — Va tutto bene, Meg. Dormi.
— Non voglio dormire — fu la risposta di lei. Le lacrime minacciavano di pizzicarle gli occhi, però riuscì a trattenerle. Non avrebbe permesso al ricordo di Andrew di spezzarla. Voleva solo dimenticare, andare avanti, concentrarsi sul figlio che cresceva nel suo ventre, confortata dalla vicinanza di Philip.
Quando era accaduto? Quando aveva cominciato a provare per lui quel malsano attaccamento? E perché non si pentiva di volerlo accanto? Non stava facendo nulla di male, si convinse, stava solo dormendo vicino al fratello dell'uomo che le aveva spezzato il cuore. Chi avrebbe potuto biasimarla per questo?
Tutto, dentro al petto di Philip, ardeva dal desiderio di stringerla tra le braccia. Come sarebbe riuscito a trattenersi, avendola così vicina? Era tutto sbagliato. Non avrebbe mai dovuto proporle di accompagnarlo lì.
Il crepitio del fuoco che ardeva nel camino era l'unico rumore percepibile, oltre ai loro respiri ansanti. A Philip sembrava di ardere di fiamme roventi, o forse era solo il troppo calore emanato dal fuoco e le candele accese sul tavolino. O forse era semplicemente lei che lo procurava, quell'intenso calore.
— Megan, io…
— Puoi abbracciarmi? Ho freddo — gli disse lei sottovoce, come se si vergognasse di ammettere che aveva bisogno di lui.
Deglutendo, Philip si voltò e, guardandola intensamente negli occhi, le prese il viso tra le mani e lo appoggiò sul suo petto. — Cerca di riposare, Meg. Domani affronteremo il viaggio di ritorno.
Megan mugolò qualcosa, stringendosi inconsapevolmente contro di lui. Sentiva la consistenza solida dei muscoli del suo torace, il suo cuore che batteva incessante contro il suo orecchio come un martello su un pezzo di stoffa. Inspirò la sua fragranza maschile e per un attimo, solo per un attimo, il volto di Andrew Turner venne completamente cancellato dalla sua mente. — Non voglio tornare a casa, domani.
Non seppe nemmeno lei perché si lasciò sfuggire quella verità. Sospettò che Philip avrebbe potuto considerarla una volgare sgualdrina, ma lui non pensò nemmeno per un istante che lo fosse. Invece la strinse più forte e le promise che no, l'indomani non sarebbero tornati a casa.
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