Capitolo 23 - Sotto tiro.

Megan era partita.
Andrew scagliò il bicchiere contro un angolo della parete del solario. Centrò precisamente il bersaglio, frantumandosi in mille schegge. Nelle due ore precedenti aveva mandato in pezzi il suo servizio di vetro, imprimendo ad ogni lancio una foga irrazionale, mentre il suo umore si faceva sempre più scuro.
—Però, non ti ho mai visto distruggere qualcosa così... prepotentemente, prima d'ora. Che ti prende?—
—Philip.—
Andrew si voltò, il pugno serrato.
—Che cos'hai?—
Andrew si lasciò cadere sulla panca e prese a fissare le incrinature del vecchio tavolo di quercia, appoggiandosi la testa sulle mani.
—Se n'è andata— disse, imponente di fronte alla propria afflizione.
—E io mi sto maledicendo da due ore per averlo permesso.—
Negli occhi di Philip passò un lampo di oscurità. Gli appoggiò una mano sulla spalla, sedendogli accanto.
—La ami?— gli chiese all'improvviso.
Fu una domanda colma di una profonda arrendevolezza, sussurrata a fior di labbra. Andrew sollevò lo sguardo a fissare un punto indefinito davanti a lui.

—Non lo credevo possibile— rispose guardando dritto di fronte a sé. —Pensavo che, dopo Elizabeth, non sarei più riuscito a provare certe sensazioni per nessun'altra. Pensavo di aver chiuso definitivamente il mio cuore. La vita mi ha insegnato che quando ami qualcuno finisci inevitabilmente per soffrire. Non ero più disposto a soffrire, Philip. Per questo me ne sono andato. Per questo ho scelto di vivere solo per la vendetta. Ma poi l'ho incontrata. E... E in quel momento non sono riuscito a lasciarla da sola. C'era quel... quel tipo che voleva portarla con sé al bordello, e non potevo permetterlo. Poi tutto è precipitato.— Sospirò, abbassando lo sguardo.
—Ho sacrificato il mio desiderio per non soffrire—riprese. La sua voce era dura, intrisa di un rimpianto tangibile. —L'ho fatto per settimane, settimane che sono durate in eterno. Ma alla fine non puoi nascondere troppo a lungo certi sentimenti. E so che è solo... una serva, lo so.—
—È molto più di questo— mormorò Philip tra sé e sé. Probabilmente, Andrew non lo sentì perché scosse la testa, inspirando a fondo prima di rivelare tutto. 
—Ma, maledizione, sì! La amo.—
Pronunciando l'ultima parola scattò in piedi, abbattendo il pugno contro il legno del tavolo.
Io la amo.—
Philip seguì i movimenti del fratello con lo sguardo, tentando di celare quel dolore che sentiva crescergli nel petto con tutta la forza di volontà che gli era rimasta.
Suo fratello amava Megan.
Proprio come lui.
La consapevolezza di quell'amore troppo grande per essere condiviso, un amore che poteva spettare solo a uno di loro, gli lacerò il cuore. Lui non era mai stato così. Non si era mai fatto sovrastare dai sentimenti, con nessuna donna. Ma quando aveva baciato Megan, quella notte di alcuni giorni prima, quel Philip scapestrato e indifferente alle emozioni era stato ucciso, soppiantato da un uomo diverso, un uomo che soffriva... per amore. Si era lasciato guidare dagli impulsi irrefrenabili soliti di tutti gli uomini, eppure qualcosa lo aveva trattenuto da quello che, in un'altra occasione e con una donna diversa, sarebbe stato inevitabile. Non aveva osato sfiorarla più del dovuto, e da quel momento l'unica preoccupazione che gli aveva occupato la mente era stata la salvaguardia di Megan. Proteggerla, rispettarla, desiderarla da lontano e in silenzio.
Quell'amore lo avrebbe accompagnato nella tomba. Nessuno doveva sapere, nessuno doveva comprendere.

—Io la amo, Philip— ribadì Andrew, girandosi verso di lui. Parlò come se fosse appena stato colto da un'illuminazione.
—La amo e lei...— fece una pausa, bloccandosi al centro della stanza. Il suo sguardo si incupì. —E lei doveva saperlo, prima di andarsene. Doveva avere l'opportunità di scegliere conoscendo la verità.—
Estrasse il pugnale dal fodero e cominciò a incidere la superficie del tavolo con la punta.
—Doveva saperlo. Sono un maledetto idiota!—
Philip si alzò in piedi, bloccandogli il polso e spostandogli la mano dal tavolo. Andrew lo guardò con rammarico e rabbia, mescolati in un'unica macchia grigia nelle iridi.
L'altro sostenne il suo sguardo con severità, fino a quando il fratello non lasciò andare il pugnale che cadde con un tonfo piatto sul tappeto.

—Allora vai da lei e diglielo.—
Lo guardò con eloquenza.
— Non stare qui ad autocommiserarti. In quel caso saresti un idiota, Andrew. Solo in quel caso. E non è questo il fratello che ricordo di avere.—
Sperò che Andrew non leggesse la sofferenza nei suoi occhi, unita a quella piccola abrasione che si era creata al centro del petto, destinata ad espandersi, e che non se ne sarebbe andata presto.
—Perciò prendi un fottuto cavallo e riportala indietro.—
Gli occhi di Andrew passarono in rassegna ogni anfratto del suo volto, come per sincerarsi che quelle parole fossero veramente uscite dalla bocca di Philip Turner. Annuì, mentre le labbra si incurvavano in un sorriso carico di aspettativa.
Gli passò un braccio intorno alle spalle, dandogli una pacca sulla schiena e, chinandosi a raccogliere il pugnale e rimettendolo nel fodero, si avviò, correndo, verso l'uscita.
Philip rimase in piedi, al centro della stanza. Si avvicinò alla finestra e guardò suo fratello saltare in sella al suo stallone, spronanarlo al galoppo.
Amala anche da parte mia, pensò guardandolo sparire all'orizzonte.

***

—In piedi!—
Quella secca intimazione fece svegliare Megan. Qualcuno la strattonò per un braccio. Lei spalancò gli occhi, poi strisciò indietro come un animale impaurito. Si massaggiò le tempie per mettere a fuoco e quando lo fece, vide i due uomini al servizio del duca osservarla con sufficienza.
—Sia ringraziato Dio!— esclamò quello che l'aveva strattonata. —Non è morta, almeno. Su, alzati!—
—Il duca l'ha colpita talmente forte che ammetto di aver avuto paura— aggiunse l'altro, torturando un pezzo di corteccia con i denti.
Megan cercò di divincolarsi.
—Non toccatemi!—
L'uomo le serrò una mano attorno alla nuca, sospingendola in avanti.
—Cammina— le intimò, sfiorandole l'orecchio con il respiro.
—Ringrazia il cielo che Victor non abbia già infilato il suo arnese dentro di te, ragazzina.—
Un'ondata di paura fredda l'assalì. Avanzò di qualche passo, seguita come un'ombra dai due uomini e sbucò nella stessa radura che ricordava di aver attraversato qualche ora prima.
—Dov'è il duca?— chiese in un sussurro.
—Oh, non temere— le rispose il secondo uomo, sputando a terra la corteccia. —È tornato al castello. Ci ha ordinato di sorvegliarti fino a quando non ti fossi svegliata, e poi di portarti da lui. Ha preparato una bella sorpresa per te, ragazza. Vedrai.—
I due scoppiarono a ridere sguaiatamente, facendo avvampare Megan.
—Lasciatemi andare— li pregò, fermandosi e puntando i piedi a terra. L'uomo le finì addosso.  —Vi supplico.—
Seguì un ringhio.
—Ti ho detto di camminare— sibilò, stringendole il braccio con forza. —Non fartelo ripetere un'altra volta.—
Megan sollevò il mento, avanzando con tutta la dignità che riuscì a racimolare, e finse di ignorare la pacca che lui le diede sul fondoschiena.
All'improvviso si levò, nell'aria, il rumore di fronde che venivano spostate e un tramestio di zoccoli contro l'erba ancora umida. Un cavallo nitrì, mentre passi concitati facevano tremare il suolo.

—E lei vi ha appena detto di lasciarla andare.—
Megan si bloccò in mezzo alla strada, incapace di credere alle proprie orecchie. Davanti a lei, la schiena rigida, in sella allo stallone, c'era Andrew.
Avvertì una sensazione di gioia esploderle nel petto quando i loro occhi si incontrarono. Lo sguardo di lui era cupo, incuteva timore, ma quando si posò su di lei parve rischiararsi. La guardò con eloquenza, e in quel momento l'uomo dietro di lei la colpì sulla nuca. Andrew agì all'istante. Con un balzo agile smontò dal cavallo e si diresse correndo verso di loro. Lo agguantò per il collo e gli sferrò una ginocchiata al basso ventre. L'uomo si piegò su se stesso gridando, ma allungò comunque un braccio e afferrò la gamba di Andrew con la mano libera. I due uomini caddero a terra e l'aguzzino batté la testa contro il suolo. Megan fissò atterrita la scena, incapace di muovere un passo: si sentiva rigida, i piedi come ancorati al terreno. Fu quando la mano dell'uomo si chiuse intorno al collo di Andrew che un istinto primitivo la scosse da capo a piedi, guidando i suoi passi. Animata da una furia cieca corse verso di loro, ma una grossa mano la afferrò per i capelli tirandola indietro. Megan trattenne a stento un gemito, mentre tentava di divincolarsi con tutte le sue forze.

—Sta' ferma— le inveì l'uomo contro le orecchie. —O giuro che ti ammazzo, qui e adesso.—
—Lasciami!— gridò, sferrandogli una gomitata nel costato. L'altro digrignò i denti, ma non la lasciò andare e continuò a trascinarla indietro. I suoi piedi strisciarono contro l'erba, talmente forte da farle scivolare via una scarpa. Megan venne scaraventata a terra, battendo il mento. L'uomo le fu sopra in un istante. Con uno sgaurdo lascivo la fece voltare, insinuandole una mano fra i seni e stringendone uno con violenza. Megan trattenne il respiro, poi la rabbia esplose dentro di lei.
—Ti ho detto di lasciarmi stare!—
Serrando le labbra sollevò un ginocchio e gli sferrò un calcio tra le gambe, facendolo gemere di dolore. Lo vide digrignare i denti e, poggiandogli le mani sul petto, lo spinse via mentre più avanti sentiva l'altro uomo gemere di dolore. Con uno sforzo si tirò su e vide Andrew tirare il braccio dell'aguzzino dietro la sua schiena. Il volto delluomo era contratto dal dolore e madido di sudore.

Poi, allimprovviso, Megan avvertì una presenza alle sue spalle.
Gli occhi di Andrew si spalancarono, mentre il panico prendeva possesso della sua espressione.
—Lascialo andare o le faccio saltare il cervello.—
Quelle parole giunsero come a rallentatore alle sue orecchie.
Megan sentì il proprio fiato spezzarsi. Il cuore le salì in gola.
L'uomo le stava puntando una pistola alla nuca.
Vide Andrew contrarre la mascella, mentre sul volto dell'uomo che teneva prigioniero affiorava l'ombra del trionfo.
—Ho detto lascialo andare— sibilò l'uomo alle spalle di Megan. —Non ho alcun problema a far fuori un'insignificante puttana.—
Andrew serrò i denti.
Megan scorse una vena cominciare a pulsare sul suo collo. Chiuse gli occhi, inghiottendo nervosamente.
—A... Andrew... —
La voce le uscì a scatti. Lui la fissò con serietà e per un momento il suo sguardo vacillò. Lei sentì il cuore aumentare il ritmo, temette che le sarebbe esploso nel petto, mentre il respiro diventava affannoso.
Le sembrò che Andrew volesse dirle qualcosa tramite lo sguardo, ma non lo comprese, troppo agitata e presa dal panico.
—Se non lo lasci libero adesso, la tua puttana muore. Te lo ripeto per l'ultima volta.—
Il tono dell'uomo che teneva Megan sotto tiro era spaventosamente categorico. Andrew assottigliò lo sguardo. Chiuse gli occhi un solo istante, durante il quale meditò sul da farsi. Sia che avesse lasciato libero l'uomo, sia nel caso contrario, l'altro avrebbe premuto il grilletto. E Megan sarebbe morta in entrambi i casi. Percepì il proprio sangue pulsargli nelle tempie.

Riaprì gli occhi.
Megan era immobile, le braccia appena sollevate davanti a sé. Aveva lo sguardo smarrito, eppure ancora tremendamente orgoglioso. Una parte di lui sorrise. Nemmeno una situazione del genere era riuscita a scalfire la sua armatura.
Con il ginocchio, spinse l'uomo che teneva prigioniero in avanti.
Un passo, piano, poi un altro.
Quello che aveva puntata la pistola su Megan incurvò le labbra in un sorriso che lasciava aperte tante piste.
—Ecco— disse Andrew cercando di mantenere un tono di voce determinato.
—Lo sto lasciando libero. Adesso metti via quella pistola.—
L'uomo tacque per qualche secondo, mentre l'altro avanzava verso di lui con espressione complice.
Andrew non lo vide.
Megan chiuse gli occhi mentre il pensiero di quello che stava per accadere prendeva consistenza concreta nella sua testa.
—Lasciala andare, ho detto— ripeté Andrew avvicinandosi, con espressione dura. Megan si rese conto di quanto quel viso che tanto amava, fosse ora contratto dalla tensione.
L'uomo dietro di lei scosse lentamente il capo.
—Sei proprio un ingenuo.—
E poi, prima che Andrew avesse il tempo di rendersi conto di quello a cui stava alludendo, premette il grilletto.

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top