30. La tempesta si avvicina


—Quanto ci vorrà per ricostruirla?—
Edwin esaminò le bruciature nere lungo il legno della parte anteriore della stalla, calpestando poi la paglia distrutta sotto la suola degli stivali. —Approssimativamente direi che sarà necessario acquistare nuovi sacchi di paglia o abbatterla completamente, per ricostruirla da capo.

—Se siamo fortunati ne avremo una nuova per l'inizio dell'inverno.
—La maggior parte delle provviste è andata perduta, però— osservò Edwin con un sospiro. —Anche il magazzino è bruciato.

Dannata Madylin, pensò Jack con rabbia. Mai prima di allora si era sentito tanto soddisfatto di una decisione che aveva preso, e cacciare sua madre da quella casa era stata la scelta migliore che avesse potuto fare. Tuttavia, Madylin Sanders si era lasciata alle spalle una scia di danni che, all'apparenza, sembravano irreparabili.
Si passò stancamente una mano sul viso.
Aveva questioni più urgenti di cui occuparsi, come impedire a Richard Ferguson di portare via Lily dal castello, ad esempio, o di come trovare il modo di farle capire che tutte le cose che le aveva detto erano state dettate solo dal desiderio di proteggerla.
Non sarebbe stato semplice, anzi, se contava che Lily era probabilmente la creatura più testarda che avesse conosciuto e quella che era diventata la più importante della sua vita, gli ci sarebbero volute tutte le forze e anche di più. Ormai, però, non aveva più dubbi. La voleva, e lui non si era mai negato ciò che voleva. Sperava solo che Lily lo ricambiasse, o lo avrebbe fatto in futuro, in qualche modo. L'idea di sposarla, in quel momento, sembrava più reale che mai, anche se l'incombere della nuvola nera che erano il conte Ferguson e Edward BlackWood si faceva sempre più vicina e minacciava di smorzare tutta la luminosità che Lily aveva portato nella sua vita. Ora che Madylin e Violet se n'erano andate, però, Jack poteva finalmente sperare in qualcosa di bello.
Involontariamente, gli angoli delle sue labbra si incurvarono in un sorriso.

—Andrà bene, Edwin— assicurò all'uomo, più alto di lui di una spanna, che si guardava intorno per capire la reale entità dei danni provocati dall'incendio.
—Come dite?—
—Andrà bene— ripeté lui stringendogli amichevolmente la spalla, anche se i suoi pensieri erano diretti altrove. —Andrà tutto per il meglio.

***

—Se ne sono andate?— ripeté Lily, confusa. —E per quale ragione? —
—È stato il signor conte a cacciarle— rispose Sarah stringendosi nelle spalle. —Non ho idea del motivo, ma non posso negare di esserne estremamente sollevata.—
Scostandosi una ciocca di capelli dietro l'orecchio, Lily scambiò un'occhiata in tralice con Helena. —Voi lo sapete?—
Lei scosse la testa, e subito dopo si accigliò. —Però penso di conoscere il motivo.—

—Parlate, vi prego— la esortò Lily con una certa impazienza. Dopo essere sopravvissuta all'incendio aveva le idee piuttosto confuse, ma non così tanto da far pensare agli altri che non le fosse concesso conoscere gli eventi che avvenivano nel castello.

Si accorse che l'espressione di Sarah diventava di secondo in secondo più cupa. —Sarah, che succede?—
La piccola donna smise di affettare le cipolle e intrecciò le mani sul grembo. Con un sospiro incerto, rispose: —Pochi giorni fa è giunta una lettera per voi, signorina Lily.
—Una lettera? Per me? Non mi è stata data alcuna missiva.
—Avrebbe dovuto darvela Jack— disse Helena, fissandola con espressione seria.
Lily si accigliò. Jack? Jack aveva letto una lettera destinata a lei e non gliene aveva parlato?
—Che cosa diceva questa lettera?— volle sapere, contrariata.
Helena accavallò le gambe sotto l'ampia gonna color verde smeraldo.
—Era da parte di vostro padre, il conte Ferguson.— Interrompendosi un istante fu indecisa se continuare, quando gli occhi di Lily si colmarono di stupore.
—Lily...
—Andate avanti.—
Il tono di Lily fu incredibilmente freddo, ma quella freddezza era tradita dal tremolio nella sua voce e dal pallore sulle sue guance.
Sarah le strinse delicatamente una mano, e, quando lei non la scostò, le si avvicinò. —Noi lo abbiamo saputo solo questa mattina.
—Jack ci ha ordinato di non farne parola con nessuno— aggiunse Helena, annuendo. —Voleva essere lui a darvi la notizia.
—Di quale notizia state parlando?— sussurrò Lily con un filo di voce.
Un presentimento sinistro le annebbiò la mente, mentre si torturava le mani, nervosa.
Helena attese qualche secondo prima di cominciarle la novità.

—Vostro padre sta venendo qui, Lily, insieme al vostro promesso sposo.
Sarah chiuse gli occhi, stringendo più forte la mano della ragazza che si irrigidì sotto le sue dita.

Spalancando la bocca, Lily si impose di non perdere il controllo, anche se il panico le serrò violentemente la gola.

—Quando lo ha saputo? Quando è arrivata la lettera?— chiese, portandosi una mano a toccare il collo.
—Due giorni fa— rispose prontamente Helena, alzandosi dallo sgabello e affiancandola.

—Come ha saputo dov'ero?— C'era una tangibile disperazione nel tono della sua voce.
—Non lo so, Lily — disse Helena, con uno sguardo amaro. —Jack non permetterà che vi portino via— le assicurò con un sorriso abbozzato.
Helena era cambiata, si rese conto lei con scrupolosa osservanza. Non era più la rigida, superba donna che le aveva curato la caviglia tanti giorni prima, ma una donna capace di comprendere, di ascoltare, di rassicurare. La sua vicinanza la scaldò un poco, come i primi accenni di in fuoco che via via avrebbe preso vita. Lily non avrebbe mai pensato di poter arrivare a godere della sua vicinanza; non erano amiche, e forse non lo sarebbero mai state, ma ora, oltre a quella di Sarah, sapeva di avere una spalla in più su cui contare.

Tuttavia, nonostante le rassicurazioni di Helena, lei era estremamente consapevole di non poter restare al castello, dopo quello che Jack le aveva confessato. L'umiliazione non era ancora passata, non sarebbe passata per molto tempo ancora. Si era sentita usata, sottomessa dal desiderio carnale di un uomo ed era stata tanto ingenua da cadere nella trappola. L'affetto che la legava a Jack Sanders, però, si stava rinforzando, solidificando e lei non se lo spiegava. L'unico pensiero che la sua mente elaborava era che non doveva permettere ai suoi sentimenti, ormai brutalmente calpestati, di prevalicare sul raziocinio. Doveva andarsene di lì e, anche se il prezzo da pagare fosse stato sposare un altro uomo, l'uomo che suo padre aveva deciso per lei, lo avrebbe fatto.
Forse, pensò con amarezza, mentre i ricordi dei giorni passati si mescolavano dentro di lei, ci sarebbe voluto del tempo per dimenticare Jack. Ma ci sarebbe riuscita, in un modo o nell'altro, anche a costo di affidarsi alle mani di Edward BlackWood.

—Lui vi ama, lo sapete, vero?—
La domanda di Helena la riscosse dalle sue divagazioni mentali.
Abbozzando un sorriso amaro, schiuse le labbra. —No, Helena.—
Due sole parole, un tono secco e tagliente, talmente sconcertante da far sgranare gli occhi delle due interlocutrici.
—Probabilmente non sa nemmeno cosa sia, l'amore. Esattamente come me. Non siamo fatti per stare insieme, lui è fatto per comandare, io sono fatta per sposarmi e avere una famiglia. Le due cose non coincideranno mai, non voglio che coincidano— precisò, tristemente.
Helena le afferrò all'improvviso entrambe le mani.
—Anche voi lo amate, anche se ancora non lo sapete.—

La osservò con l'aria saggia di chi sapeva molte cose, e non aveva mai avuto l'opportunità di dirle. —Molti dicono che l'amore sia un desiderio futile, un'immagine irrealistica destinata a non prendere mai concretezza. Ma non è così, o almeno non per tutti: amo Jack con tutta me stessa, Lily— deglutì il groppo che le chiudeva la gola, e prese un respiro profondo. —Ed è per questo che vi sto dicendo di non lasciarvi prendere dallo sconforto. Lui vi ama, e voi amate lui. Non c'è ostacolo che tenga quando è presente un tipo di amore come il vostro.

Sarah si sporse ad asciugare una lacrima che era colata lungo la guancia di Lily. —Helena ha ragione, signorina— mormorò, carezzandola dolcemente. —Ricordate la prima volta che abbiamo parlato? Vi dissi che il signor conte vi guardava in un modo che nessun uomo potrebbe fingere, uno sguardo sincero, profondo, intenso. Uno di quegli sguardi che lasciano senza fiato, se uno ci sbatte contro. Da quel momento ho pregato affinché la signorina Violet sparisse dalla circolazione, per permettere a voi due di vivere felici. E se il cielo ha esaudito questo mio desiderio, farà avverare anche la speranza di non veder giungere vostro padre al castello.

Lei avrebbe voluto crederci. Con tutta l'anima, con tutto il cuore, avrebbe voluto concedere a Jack la possibilità di amarla, e avrebbe voluto concedere a se stessa il privilegio di poterlo amare. Ma il dolore che sentiva nel cuore, come un macigno troppo pesante per essere spostato, un peso che aveva smorzato qualunque tristezza passata, non poteva essere ignorato. Lily sapeva che non era giusto cedere agli ordini di un uomo come Richard Ferguson. Sapeva che non avrebbe potuto, mai e poi mai, innamorarsi di qualcuno che non fosse Jack Sanders. Ma sapeva, con risolutezza ancor maggiore, che Jack Sanders l'aveva ferita e per lei, che aveva sempre visto l'amore come un sentimento dolce ed epurato da ogni sorta di male, quel tipo di amore era destinato a svanire.
Perciò sceglieva una vita fatta di un sentimento fasullo e sintetico, a un amore sincero ma intriso di ferite.

—Che cosa avete intenzione di fare?— le chiese Sarah, con uno sguardo colmo di speranza. Lily serrò le labbra, e poi fu costretta a spegnere quella speranza.
Era la cosa giusta, quella che le avrebbe permesso di riprendere in mano i suoi sentimenti, quella che non le avrebbe concesso altra sofferenza. Sì, pensò cercando di convincersene, non avrebbe più sofferto. Andava bene così.

—Sposerò Edward BlackWood.

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