Parte 98
«Parlami di quando non sei stata bene» le chiedo.
«C'è stato un momento in cui mi sono sentita soffocare da tutta la mia vita. Ero completamente annichilita. Avrei voluto andarmene, fuggire da Richard, pur amandolo follemente. Non so, forse qualcosa nel mio subconscio, si stava ribellando a tutta quella situazione. Insomma, cercai di parlarne con lui ma, in risposta, invece, di starmi ad ascoltare, cercare di capire i motivi del mio smarrimento, mi segregò, letteralmente. Mi fece stare chiusa in una cella vera e propria per sette interminabili giorni. Mi sembrò di impazzire».
Mentre mi racconta quelle cose, sembra persa nell'oscurità di quei momenti, come se ne rivivesse a pieno la stessa sofferenza provata allora.
«Come sei uscita di li?» le domando sperando di riuscire a farla liberare dal peso di quegli eventi che ancora sembrano avere un forte impatto emotivo su di lei.
«Mi ha fatto uscire lui, alla fine della settimana di prigionia. Senza rivolgermi nemmeno una parola, mi venne a liberare e mi portò nella sua stanza dove per la prima volta, da quando stavamo insieme, volle fare l'amore con me nella maniera più tradizionale e fu un'esperienza che mi lasciò ancor più turbata rispetto alla prigionia alla quale mi aveva costretta per quei giorni».
Inizia a torturarsi le dita delle mani continuando a fissarle.
«Va avanti» la incito e non per mera curiosità ma perché vorrei comprendere il motivo che l'ha spinta ad accettare ancora di sottomettersi al volere di quell'uomo.
«Continuava a ripetermi che mi amava profondamente e che non avrebbe mai rinunciato a me ma che quella mia improvvisa insofferenza poteva essere curata solo con una maggiore disciplina. Cosicché gli ammonimenti e le punizioni furono più insistenti e via via più pesanti da sopportare ma non mi importava perché lui continuava a dirmi che lo faceva solo per il mio bene. Ma mentre il mio cuore seguiva ogni suo comando la mia mente iniziava nuovamente a ribellarsi. Credevo di non avere più via d'uscita ed una sera, mentre ero nel mio appartamento, che avevo iniziato a condividere con un altra ragazza del conservatorio, presi coraggio e mi tagliai i polsi. Volevo farla finita e quello mi sembrava l'unico modo per uscire di scena poiché sapevo che un altro non poteva esistere, conoscendo Richard. Fui salvata proprio dalla mia amica che mi portò al pronto soccorso» si mette improvvisamente una mano davanti alla bocca come se volesse trattenere la nausea improvvisa che quel ricordo le provoca poi scoppia a piangere ed affonda la sua testa nel mio petto.
L'accarezzo e la stringo forte a me.
«Mi hanno salvata ma a che prezzo? Di li ho iniziato con l'anoressia ma Richard non sembrava accorgersene. Lo vedevo sempre meno. In ospedale avevo conosciuto un dottore, uno strizzacervelli, pensava di aiutarmi anche lui. Voleva salvarmi dalla mia autodistruzione» ride con amarezza tra le lacrime.
«Avrei dovuto raccontargli ogni cosa ma avevo paura che Richard potesse venire a saperlo così il mio Padrone era improvvisamente diventato un fidanzato particolarmente oppressivo ed esigente, amante di giochi di ruolo anche nella vita sessuale. Credo abbia capito subito cosa intendessi ma, non mi ha mai forzata, nei nostri incontri, a rivelargli ulteriori dettagli della storia. A lui interessava la mia salute psicofisica anche se, per stare meglio, avrei dovuto lasciare il mio amante. Quando paventò questa soluzione, decisi di mollare anche la terapia e poi....beh, poi sei arrivato tu, sconvolgendo la mia esistenza ed ho capito che rappresentavi la soluzione a tutti i miei problemi» dice alzando la testa e fissandomi negli occhi con aria trasognata mentre il mascara, sciolto dalle lacrime, le riga le guance arrossate improvvisamente arrossate.
«Ti amo e questo sentimento mi esalta e mi turba allo stesso momento perché non so se sono capace di amare qualcuno in modo convenzionale dopo aver vissuto per tanto tempo l'esperienza della sottomissione come un unico baluardo dalla sofferenza di una vita di merda».
«Ti aiuterò a venirne fuori. Affronteremo le cose, una alla volta senza fretta. Hai la mia parola» cerco di rassicurarla e Dio solo sa quanto mi pesi quella promessa e quanto sacrificio essa rappresenti per me.
«Ti ho detto che ti amo ma tu... non mi hai detto nulla» sospira e ritorna triste staccandosi improvvisamente dal mio petto.
«Io...» cosa rispondo alla donna che ho amato per un anno intero? L'amore che provavo per lei era solo un rifugio dal mio di dolore. Poi è arrivata Amelia ed ho scoperto tutto un ventaglio di possibilità alternative.
Veronique mi fissa torva vedo la delusione crescere in lei.
«Chi è lei?» proferisce pungendomi sul mio nervo scoperto.
«Non c'è nessun'altra. È solo che io...» mi ricordo le parole di Ethan riguardo alla necessità di farla stare tranquilla, in modo che si possa concludere l'operazione quanto prima. Soffoco le parole in gola e riformulo i miei pensieri.
«Anche io ti amo» rispondo e quelle parole mi tolgono il respiro.
La vedo nuovamente illuminarsi e rituffarsi tra le mie braccia.
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