Parte 90
Sgrano gli occhi perché non riesco a credere che si tratti proprio di lui. Sembra così diverso da come lo ricordavo, probabilmente, dipende dal colore dei capelli più scuri rispetto al biondo platino di quando l'ho incontrato la prima volta.
«Ethan. Ethan Collins. Come fai a conoscere Amelia?» queste sono le uniche parole che riesco a proferire allarmato.
Sorride e si guarda alle spalle.
«Lavoro a questa operazione da diverso tempo, molto più di te, che sei solo un collaboratore della giustizia. Insomma sei un pivello, per intenderci. Sono sotto copertura come te. E la mia identità è quella di Paul Ross, dottore presso il Cedars-Sinai Medical Center. Sono psicologo e psicoterapeuta, specializzato in disturbi dell'alimentazione negli adolescenti. Ruolo particolarmente interessante se consideri il luogo in cui ci troviamo. Ti stupiresti nel vedere le decine di casi di ragazzini disturbati che mi passano da sotto le mani. Grazie proprio a questo "lavoro" sono venuto a conoscenza di particolari sulla vita di Veronique che ci sono stati molto utili nell'operazione stessa» mi spiega.
«Perchè Amelia?» chiedo mentre il dubbio mi afferra la gola in una morsa. Al momento, tutto il resto può andare a farsi fottere, a me interessa di come sia finita lei, in tutto questo circo.
Ride come se fossi talmente stupido da non aver ancora compreso l'evidenza dei fatti.
«Amelia costituisce il tuo punto debole. Una sorta di tallone d'Achille, se vogliamo definirlo in qualche modo. Ci tieni a lei?» chiede.
«Sì. Brutto stronzo!» inizio a reagire avventandomi su di lui.
«Cerca di stare calmo» mi intima afferrandomi per il colletto della camicia e strattonandolo. Con la forza che ha, potrebbe benissimo mettermi ko in un nano secondo, così decido di starlo ad ascoltare ma, è difficile contenere la rabbia e lo sconcerto per quelle rivelazioni.
«Comunque, la tua Veronique è una testa calda quasi quanto te e va tenuta sotto controllo per evitare che faccia sciocchezze e che induca anche te a farne, mandando a puttane anni di lavoro. Non ero d'accordo affinché tu facessi parte dell'operazione ma, le tue credenziali, visto il rapporto con il soggetto in questione, hanno fatto pendere l'ago della bilancia verso la tua parte, inevitabilmente. Detto questo, pensa ad Amelia come al tuo fine ultimo. Se vuoi vivere la tua storia d'amore con lei devi prima fare in modo che Richard Krauss finisca dietro le sbarre a vita» dice tra i denti serrati.
Non riesco più a pensare a nulla se non ad Amelia ed al fatto che sia in pericolo.
Come hanno fatto a sapere del nostro rapporto? In fin dei conti non abbiamo avuto modo di frequentarci poi molto e dico si che ho a che fare con l'FBI ma non è che abbiano la sfera di cristallo tanto da prevedere la possibile evoluzione del nostro rapporto.
«É stata una scommessa, con una posta in gioco molto alta. Amelia mi è capitata, anzi mi è praticamente piovuta dal cielo. Era una delle tante pazienti dell'ospedale. Quando l'ho vista, la prima volta, mi sembrava così fragile, delicata. Abbiamo iniziato a parlare ed ecco che sei venuto fuori tu. Mi ha raccontato come l'avessi tormentata e come le avessi sconvolto la vita. Suo fratello non può proprio vederti eh?» domanda sornione dandomi una pacca sulla spalla.
Lo guardo di traverso, non mi piace come si rivolge a me ma, soprattutto, non mi piace l'ascendente che ha sulla mia ragazza. Li ho visti in galleria e non mi sembrava che il loro comportamento tanto intimo fosse il semplice frutto di un rapporto professionale tra medico e paziente.
«Dai su. Non fare quella faccia. Non devi mica andare a morte. Amelia sopravviverà intanto che tu porti a termine questa operazione. È diventata parecchio forte ed ho capito il perché ti abbia colpito così tanto. Oltre la sua bellezza fisica, la sua anima risplende come un diamante raro. Ha una elevazione di spirito che confonde chiunque e vederla struggersi perché altri hanno fatto di lei una marionetta, annientandone la volontà, mi ha fatto incazzare da morire. Non merita di essere trattata così. Non merita che qualcuno controlli la sua vita come hanno fatto tutti fino ad ora. Ha bisogno di camminare da sola, scegliendo la strada da percorrere, con i suoi ostacoli e le sue discese. Ora sembra più forte ma, l'ombra dell'anoressia incombe ancora prepotentemente su di lei, credimi, non è facile da cancellare con un colpo di spugna. Ha bisogno di confrontarsi ancora con la realtà scolastica, quella più dura da affrontare ma, ce la farà se... tu le starai lontano, però. Non ha bisogno di avere altri casini nella sua vita. Sta guarendo ma non lo è del tutto. Ha bisogno di recuperare il suo rapporto di fiducia con la madre. Quindi stalle alla larga per due ragioni: Uno. Perché, così potrai svolgere meglio il tuo lavoro e liberarti di noi quanto prima. Non puoi distrarti, ora viene la parte più difficile. Due. Devi farlo per lei, se davvero la ami. Se è destino che dobbiate stare insieme vi ritroverete. Dopotutto, a settembre starete nella stessa scuola» quelle parole mi lasciano completamente allibito.
«Stai scherzando spero?» sbraito.
«No, ragazzino. Non la trascinerai nelle tue perversioni. Non è fatta per quei tuoi giochi. Se ti interessa hai sempre la tua sottomessa. Lei non la devi toccare. Intesi, pivello?» ringhia lasciandomi il colletto della camicia e spingendomi all'indietro.
Lo guardo e vorrei ammazzarlo per ciò che mi ha detto. In che razza di situazione mi sono andato a ficcare. Devo fare appello a tutto il mio autocontrollo per non avventarmi su di lui ma, penso ad Amelia, e, l'ultima cosa al mondo che vorrei è vederla soffrire per causa mia. Sanno troppe cose di noi, ormai e sembrano più pericolosi di Richard.
Incasso e mi avvio verso la portiera della macchina passandogli accanto e sfidandolo con gli occhi ma lui, di rimando, continua a beffarsi di me, dandomi uno spintone.
Entro nel suv ma lui no. Partiamo per chissà dove.
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