Parte 86
Una volta fuori dal cancello mi dirigo verso la spiaggia. Ormai è sera, il sole è tramontato lasciando il posto ad una lama di luna che si riflette sullo specchio d'acqua dell'oceano. L'odore del salmastro portato dalla leggera brezza mi invade le narici ma, a differenza delle altre volte, quando qui ho trovato la pace, non riesco a tenere a freno la mia angoscia che mi strappa le budella.
Cado a quattro zampe affondando le mani nella morbida e fresca sabbia mentre le lacrime mi bagnano i dorsi e i singhiozzi si alternano allo sciabordare delle tenui onde.
Mi sento in preda al delirio, sopraffatta dalle emozioni, non vedo più via d'uscita ma solo l'amarezza di quel momento ed il pensiero va a ciò avrebbe potuto essere quello che io chiamavo amore.
Si perché Mattew De Luca era...è l'amore della mia vita e non lo so perché ho dovuto innamorarmi così alla svelta, così violentemente ma, è accaduto. È successo che stavo ricostruendo la mia anima e lui mi ha trascinata fuori dall'abisso con la promessa di restare al mio fianco se gli avessi insegnato ad amare. Che stupida sono stata a pensare che quella promessa potesse essere mantenuta da uno come Matt.
A lui ho dato la mia verginità più sacra, quella donata consapevolmente e con tutto il cuore alla persona che si ama. Sono stata solo una stupida a pensare di poterlo cambiare e che fosse cambiato solo per me. Ancora una volta, l'ultima però, ho veduto il nostro amore come un miraggio, un'oasi, strappatami via troppo presto.
Piango e non emetto più alcun rumore perché è il mio cuore ha grondare tristezza.
Avremmo potuto baciarci su questa spiaggia, avrebbe potuto fare l'amore con me ma io sono qui e lui chissà dove e con chi.
Il mio cellulare squilla ma non rispondo perché sono troppo provata ed i singhiozzi cacciati a forza in gola mi bruciano come lame infuocate impedendomi di parlare.
Ma il cellulare continua a squillare rompendo il silenzio del mio delirio, così mi decido a prenderlo dalla borsetta.
«Pronto, mamma» rispondo cercando di mantenere ferma la voce.
«Tesoro, ma che fine hai fatto? Sono quasi le nove, stiamo aspettando solo te» dice con voce preoccupata.
«Arrivo in un attimo, non mi sono resa conto del tempo» mi alzo e rimetto il cellulare nella borsa. Poi mi sistemo il vestito togliendo via la sabbia dalle ginocchia e dalle mani. Improvvisamente il cellulare riprende a squillare, così lo riprendo tra le mani e schiaccio il display senza nemmeno vedere chi mi sta chiamando.
«Dove sei?» domanda una voce familiare.
«Non deve interessarti» ribatto caustica.
«Amelia. Per l'amor del Cielo. Dimmi dove ti trovi» insiste sospirando frustrato.
«NO. Non c'era in quella cazzo di villa. Sei soddisfatto ora?» sbraito.
«Sei sconvolta, dimmi dove ti trovi e vengo a prenderti, sono nei paraggi. Non voglio che per colpa di quel figlio di puttana ripiombi nel tunnel dal quale con tanta fatica siamo venuti fuori» continua.
«Oh. Gesù. Ma ti senti almeno? Mi prendi in giro? E tu dove cazzo eri quando mi hai fatto credere di provare qualcosa per me, mi hai baciata e poi allontanata perché non potevi andare oltre con me? Dove eri quando me ne sono andata e mi sentivo a pezzi dopo quello che mi avevi detto? Mi hai abbandonata alla mia sofferenza senza farti scrupoli. Dove credi che sia andata dopo, eh? Ero sconvolta ed, in quel momento, l'unica cosa a cui pensavo era trovare sollievo e la mia risposta era un fottuto buco di cesso dove riversare tutto il veleno che mi cresceva dentro di attimo in attimo. Dove avrei voluto vomitare tutti i sentimenti sbagliati nei tuoi confronti ed in quelli di Matt. Dove cazzo eri DOTTOR ROSS?» urlo sempre più forte al telefono e mi tremano le ginocchia.
«Amelia, calmati dannazione. Hai ragione. Sono stato uno stronzo ed un bastardo. Non avrei dovuto lasciarmi andare con te, non avrei dovuto permettere che i miei sentimenti avessero il sopravvento sul nostro rapporto professionale. Sono stato un dannato egoista. Ti volevo con tutto me stesso ed in quel momento in cui mi vedevi come la tua unica via d'uscita ne ho profittato per avventarmi su di te lasciandoti credere che era giusto così. Ma poi la razionalità ha ripreso il comando della mia volontà, anche se troppo tardi. Non avrei dovuto dirti quelle cose, cacciarti. Ero spaventato e confuso. Prima non mi hai permesso di spiegarti. Io...Cristo, quanto è difficile. Ti prego dimmi dove sei» mi supplica.
«NO. Addio Dottor Ross» riaggancio e caccio il cellulare in borsetta arrampicandomi sulle dune che mi portano fino al marciapiedi.
Affretto il passo per giungere subito a casa ma, improvvisamente, il rombo di una moto squarcia il silenzio della strada deserta facendomi sobbalzare.
Si ferma e sento dei passi raggiungermi di corsa.
«Amelia. Aspetta».
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