Parte 75

Amelia

Mentre torniamo a casa dei nonni non faccio che pensare a ciò che è appena accaduto in questo incredibile pomeriggio estivo.

Ho le tempie che mi pulsano con insistenza e la mente va a mille come il mio cuore.

«Tesoro» mi ridesta mia madre facendomi sobbalzare.

«Ti prego di perdonarmi. Ho sbagliato su molte cose ma credimi ho agito sempre nella convinzione di fare la cosa migliore per te, io...».

«Mamma. Basta. È proprio questo il tuo problema. La genesi di tutto il caos che è stato il nostro rapporto madre/figlia fino ad ora. Ti sei sempre limitata, per tuo comodo, a stabilire ogni aspetto della mia vita, per te ero sempre inopportuna in qualcosa, costituivo la voce fuori dal coro che andava raddrizzata senza considerarne le naturali inclinazioni. Tu e mio fratello mi avete oppressa e non vi siete mai preoccupati di cosa provassi realmente. Anche ora che, dovresti riscattarti, che ti sei resa conto del fallimento del tuo lavoro genitoriale con me, non riesci a contenere la tua indole di dominanza su tutti. Mamma io sono una persona. Ho dei sentimenti. Farò i miei errori ma ne varranno come esperienze di vita. Matt non è il migliore ragazzo che esista, non è perfetto come non lo sono io e come non lo sei tu. Non mi ci devo sposare domattina, ma provo qualcosa per lui e voglio provare a vedere cosa succede. Accidenti, mamma. Sono stata quasi violentata un anno fa, il mio aguzzino bazzica ancora nei paraggi ed ha tentato di farmi del male qualche settimana fa e, se non fosse stato per Matt, avrebbe potuto approfittare di me ancora una volta ma sarebbe stato ancora più degradante visto che ero cosciente di ciò che stava avvenendo e non drogata. Ti prego di cercare di fare la mamma, dammi delle regole ma che abbiano rispetto della mia identità. Io voglio fidarmi di te ma ho ancora troppo dolore da interiorizzare e trasformare in qualcosa di buono per il mio futuro. Non fare sì che quel piccolo spiraglio di luce nel nostro rapporto venga nuovamente oscurato dal tuo modo di fare».

Mia madre sospira continuando a fissare la strada davanti al parabrezza. Il calore che filtra dai vetri della macchina riscalda le mie gambe nude ma non è fastidioso come nelle ore mattutine, poiché ormai la giornata sta volgendo al termine. Il tramonto tinteggia le mura delle ville attorno a noi di colori caldi ed avvolgenti. Sfumature di violetto che degradano fino all'arancione acceso attorno al sole che, lentamente cala sulla baia, rendono l'atmosfera ancora più mistica.

Il silenzio torna ad occupare l'abitacolo della macchina che scivola lungo i vialetti che ci portano infine alla villa dei Clayton.

Non una parola, solo pensieri che appesantiscono i cuori.

Quando esco dalla Mercedes di mia madre riempio i polmoni di aria mista al salmastro del mare e mi sembra di essere stata in apnea fino a quel momento.

Lascio mia madre alle mie spalle e mi precipito in casa dove ad attenderci trovo una sorpresa inaspettata.

Questa giornata sembra essere più lunga del previsto.

«Oh. Amelia. Cara. Finalmente siete tornate. Stavo intrattenendo il Dottor Ross nell'attesa ma, credo che ora tu possa fare meglio di me» mi sorride mia nonna mentre si alza dalla sua poltrona in vimini e mi si avvicina accarezzandomi una guancia con fare amorevole.

La guardo e poi sposto lo sguardo su Paul che è ancora seduto al tavolo.

Aspetto che scompaia dietro la porta finestra che da all'interno della villa e mi accosto ad una delle poltrone libere cercando di non guardare in faccia il mio ospite perché il ricordo del nostro incontro/scontro di qualche ora fa, torna a tormentarmi come una tenia che divora il mio stomaco, mandandomi degli spasmi dolorosi.

Mi seggo e mi tormento le mani pur di non guardarlo.

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