Parte 7
La torta è ancora sul tavolo. Al nostro arrivo vedo mia nonna Amelia sfoderare il suo sorriso più radioso mentre mi fissa. Mio nonno Charles, invece, sta armeggiando con il suo cellulare proprio come mio padre.
«Finalmente. La torta si è praticamente sciolta» afferma pungente mia madre.
Mi impongo di ignorare qualsiasi cosa mi dirà d'ora in avanti nella serata, così mi sistemo accanto a mio fratello pronta per la foto.
Vedo mio padre alzarsi sorridente e posizionarsi davanti a noi.
Il mio sguardo ricade per un istante sulla torta e sulle figure di pasta di zucchero che vi sono sopra. C'è uno sfigmomanometro, delle provette ed una siringa ed infine la scritta HAPPY BIRTHDAY ELLIOT.
Mi sale nuovamente un groppo alla gola per l'emozione. Davvero Elliot diventerà un dottore, ma sarà così lontano da me. Ricaccio indietro le lacrime e quei pensieri e mi stampo in faccia un bel sorriso di circostanza.
Ecco la foto è fatta.
«Ti voglio bene sorellina. Sappi che per te ci sarò sempre» mi sussurra Elliot mentre si abbassa per baciarmi la guancia.
Mi getto al suo collo stringendolo forte e non riesco più a trattenere le lacrime.
«Sei il miglior fratello del mondo. Ti voglio tanto bene» proferisco con la voce rotta dai singhiozzi.
Qualcuno si schiarisce la voce attirando la nostra attenzione. Ci stacchiamo e vedo uno dei camerieri che è in attesa di poter portar via la torta per il taglio.
Mi ricompongo avviandomi verso la mia sedia, ma la mia proverbiale scoordinazione mi fa inciampare per poi finire addosso ad un altro cameriere intento a liberare il nostro tavolo dai piatti sporchi.
Si sente un enorme fracasso per via dei piatti caduti in terra.
Mi rialzo barcollando imbarazzata per quello che ho combinato.
«Accidenti. Sono mortificata» dico con un filo di voce. In realtà vorrei evaporare.
«Non si preoccupi Miss Clayton. Avrei dovuto aspettare che foste tutti ai vostri posti prima di ritirare le stoviglie sporche» ribatte il cameriere desolato.
«Dica al signor De Luca di mettere sul mio conto l'ammontare del danno arrecato da mia figlia» interrompe mio padre con voce grave, rivolgendosi al cameriere che guarda prima me e poi lui. Subito pronto a puntualizzare la mia inadeguatezza in qualsiasi contesto.
«Oh. Ma scherzi Philip?» irrompe una voce roca e profonda alle mie spalle.
Mi volto di scatto e vedo un omone che mi sovrasta. Si tratta di Mr De Luca, il proprietario del locale ed amico di mio padre.
È un uomo molto affascinante. Alto, fisico atletico, capelli fulvi e ricci ed occhi verdi penetranti. Porta una camicia bianca inframmezzata da minuscoli righini lilla, sbottonata ai primi due bottoni e lasciata fuori dai jeans molto attillati e ficcati all'interno di grandi stivali dalla punta alzata stile motociclista.
«Tony. Vecchio pazzo. Mi avevano detto che non c'eri stasera» urla mio padre avvicinandosi a lui.
«In realtà, ero nella sala privata al piano di sopra per la festa di mia figlia Clara che oggi compie dieci anni» afferma con una voce carica di orgoglio paterno.
«Quindi i ragazzi sono qui?» chiede mio padre guardandosi attorno.
«Sì. Ed ho organizzato tutto in modo che potessero esserci anche tutti gli amici di Clara che vivono in California».
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