Parte 69
«Perchè non parli?» chiede mentre le punte dei suoi seni ancora turgide sotto la stoffa del vestito mi sfiorano il petto.
«Perchè potrebbero sentirci. Dovremmo uscire da questo buco» rispondo nervosamente sentendo l'ansia serrarmi la gola impedendomi di muovermi.
«Oh. Mio Dio. Matt. Stai tremando. Il tuo cuore sembra impazzito» dice con la voce rotta mentre mi fa girare nuovamente verso di lei e mi afferra il petto stringendomi a lei.
È terrorizzata quasi quanto me e sento il suo palmo sul mio sterno mentre cerca invano di fermare la rincorsa del mio cuore con il calore del suo tocco.
Ma non basta a lenire il bruciore che velocemente si dirama per tutto il petto salendo e scendendo nei miei arti che si bloccano sotto la colata di aghi affilati che mi trafiggono. Il respiro si fa sempre più corto, i miei polmoni stretti nella morsa della gabbia toracica premono anelando più spazio prima del collasso.
La bocca trema, la lingua è gonfia e le orecchie iniziano a ronzare mentre tutto attorno a me diventa ovattato, sfocato, persino il suo volto sul quale appare un piglio crucciato.
Tutto appare confuso, non riesco a parlare e mi sento frustrato mentre le tempie pulsano senza sosta e mi pare di sentirle fin dentro lo stomaco.
«Gesù. Matt. Parlami ti prego!» e la sua voce flebile rotta dai singhiozzi del pianto mi attanaglia più di ciò che mi sta succedendo.
Sono paralizzato, inerme come una preda ancora viva ma ormai spacciata, tra le fauci del proprio assalitore. Ogni istante che passa sento un pezzetto della mia vita scivolare via per sempre.
Mi afferra il volto tra le mani, la sento ma non posso fare niente, costretto nella mia prigione, incatenato dalla mia follia.
Scivolo sul pavimento freddo in un ammasso disordinato di membra senza avere la facoltà, di cui sono privato dal mio stato, di pensare al fatto che mi trovo in buco di cesso e che non sono da solo.
Annaspo, ingurgito aria come un bimbo al primo vagito di vita, la testa esplode, vortica, si perde nella confusione.
Sento lontano l'urlo di Amelia ma non riesco a raggiungerla a dirle che non morirò, perché so che sta passando, so contro cosa combatto e la mia battaglia quotidiana mi rende così tanto simile a lei da lasciarmi trascinare più affondo nell'oblio delle mie emozioni.
Si accascia su di me, stringendosi tremante al mio petto, pietrificata dagli eventi, si rannicchia come un cucciolo ed affonda la sua testa nel mio petto ancora bruciante di dolore.
Ora la sento e lentamente il tornado lascia la mia terra devastata ma sono vivo ed ora c'è lei da dover curare, amare. Ora ho Amelia da dover sorreggere affinché la vita sia per lei una ricchezza e non una tortura quotidiana.
Raccolgo tutte le mie forze e le accarezzo la testa bionda, sembra così piccola.
Lei alza il viso e mi fissa con gli occhi azzurri pieni di lacrime cristallizzate sulle lunghe ciglia.
Il naso è rosso come i cerchi che ha intorno agli occhi gonfi, che rendono l'incarnato del suo viso ancora più etereo.
«Ehi» le sussurro.
«Ehi» risponde tirando su col naso.
«É tutto ok. Non è la prima volta. Ora sto bene» cerco di rincuorarla ma ottengo in risposta uno sguardo ancora più spaurito.
«Credevo che morissi» risponde.
«Davvero? Allora ci tieni a me» la canzono.
Mi becco un pugno in pieno petto che mi fa sobbalzare.
«Accidenti a te, Mattew De Luca. Farai morire me di questo passo» ringhia balzando in piedi e poi porgendomi una mano per aiutarmi a rialzarmi.
Una volta in piedi e vacillante per qualche altro istante, l'afferro tra le mie braccia e la bacio con rinnovata passione.
«É una fortuna che non sia entrato nessuno in bagno fino ad ora» soggiunge lei staccandosi da me.
«Forse perché ho avuto il buon senso di mettere davanti alla porta d'ingresso il cartello di "Attenzione pericolo di caduta"» ribatto sogghignando.
«E perché lo avresti fatto?» chiede di rimando.
«Perchè avevo bisogno di parlarti in tranquillità» rispondo.
Sbuffa e mi intima di uscire da quel buco prima di lei. Le do un bacio furtivo a fior di labbra ed esco di soppiatto trovandomi improvvisamente di fronte Mrs Clayton.
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