Parte 6


Guardo la mia immagine riflessa nell'enorme specchiera, che occupa tutta la parete sopra i lavandini del bagno delle donne.

La luce dei neon conferisce al mio volto un'area tetra, cinerea. Due enormi solchi grigi fanno da ombra sotto i miei occhi azzurri, le labbra sono di un color rosa pallido ed i capelli biondi ricadono quasi senza vita sulle mie spalle.

Inorridisco a quella visione, apro il rubinetto sotto di me e faccio scorrere l'acqua fredda sotto il cui getto metto subito i polsi. Immediatamente sento una leggera sensazione di benessere pervadermi, chiudo gli occhi assaporandola fino in fondo.

Ascolto il mio respiro per qualche altro istante e poi riapro gli occhi. Il viso appare finalmente più rilassato ed un tenue rossore inizia a colorare le mie guance pallide. Chiudo il rubinetto e tiro giù le maniche della camicia jeans che ho messo sopra la t-shirt. Avverto il nodo che ho dietro le scapole conficcarsi nella pelle. Non ho tempo, né voglia di andare a comprarmi nuova biancheria intima, così adatto quella che ho alle mie nuove misure.

Non amo quel mio nuovo involucro ma è come se lo stessi purificando di tutto il dolore che provo. Se il risultato è la mia completa guarigione non mi importa. Magari scomparissi del tutto, assorbita dalla terra che calpesto, ogni cosa tornerebbe nel suo ordine naturale.

Soffio via un ciuffo di capelli che mi ricade sugli occhi e mi preparo ad uscire dal bagno.

Sono pronta a farmi divorare ancora una volta oppure stavolta combatto?

Respiro a fondo ed apro la porta.

«Amelia. Ma che fine hai fatto?» irrompe mio fratello. Me lo ritrovo praticamente davanti, appena fuori dal bagno.

Ha il viso stravolto, sembra preoccupato.

«Ero in bagno» rispondo sbattendo le palpebre più volte cercando di nascondere al meglio il mio turbamento.

«Maledizione. Con che animo credi che me ne andrò sapendo che sei la preda più appetibile persino in casa? È stata una stronza a dirti quelle cose ma ormai dovresti esserci abituata, in fin dei conti è sempre nostra madre, che ci piaccia o no» dice Elliot esasperato.

Si stringe nelle sue enormi spalle, la sua altezza mi sovrasta. Il mio gigante buono, la mia fortezza. Ci passiamo un tredici mesi ma la natura è stata molto più generosa con lui facendolo maschio. A volte penso che se fossi stata io il maschio sarebbe stato tutto diverso. Ad esempio, non mi avrebbero costretto ad essere amica di Megan....Improvvisamente, si fa strada in me un pensiero funesto, che mi fa rabbrividire. Di sicuro non sarei potuto essere amico di Megan ma forse mi avrebbero costretto ad esserne il fidanzato. Un moto di ribrezzo mi scuote.

Elliot richiama la mia attenzione prendendomi per le braccia. Lo fisso negli occhi e vorrei che tutto intorno a me scomparisse, compreso lui.

«Non devi preoccuparti per me. Me la so cavare benissimo da sola. Ce la farò anche questa volta» gli dico liberandomi dalla sua stretta e dandogli una pacca sulla spalla.

«Ora ritorniamo al tavolo o nostra madre farà scoppiare un pandemonio»continuo stampandomi sul viso un sorriso che spero non lasci spazio ad ulteriori indugi sulla questione.

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