Parte 43

Amelia.

L'acqua scivola sulla mia pelle accaldata e l'avverto come minuscoli spilli mentre davanti agli occhi mi scorrono le immagini della mattinata.

Appoggio le mani alle mattonelle che rivestono le pareti della doccia e chino la testa in avanti lasciando che grandi ciocche di capelli mi ricadano sul davanti celando il mio viso.

Vedo James ed un brivido di paura mi attraversa la schiena scuotendomi. I suoi iridi grigi che dapprima erano velati di amarezza per poi essere attraversati da un guizzo di follia. Sento la sua mano tirarmi i capelli con violenza. Improvvisamente avverto il bruciore irradiarsi nuovamente sul cuoio capelluto. Perché? Mi domando esasperata, mentre le lacrime si mischiano all'acqua calda della doccia come torrenti che si immettono nello stesso letto di fiume per poi sfociare nel mare. Perché, nonostante tutto il dolore provato allora ed ancora oggi, il cuore mi manca un battito davanti a quell'essere tanto spregevole, che dovrei odiare?

Sono io quella sbagliata. È colpa mia.

E poi lui. Il ragazzo che mi ha sconvolto la vita solo per il fatto che esiste. Mio Dio. Era davvero necessario perdere la testa anche per Matt? Come se già non fosse tutto abbastanza complicato con James. Perché mi ha salvata? Perché è intervenuto? Che sciocca. Come ho fatto a non pensarci. Io sono Amelia la ragazza indifesa da salvare a tutti i costi. Persino uno psicopatico come lui sente la necessità di salvarmi in tutte le situazioni.

Sospiro frustrata. Mentre ripenso a ciò che è accaduto la sera prima durante la cena. Penso alle sue parole, prima di gettare la spugna e decidere che non valeva la pena darsi tanto da fare per una come me. Eppure aveva detto di volermi trascinare in quello che lui chiama il suo mondo per farmi ritrovare la luce che ho persa.

"Amelia, smettila di fantasticare, s'è tirato indietro ed ha lasciato che me ne andassi e mi allontanassi da lui" mi ripeto mentalmente.

Che sia davvero pericoloso come ha detto Elliot. Ma qual è il suo "mondo"? Di certo il fatto che rientrasse alle sei di mattina a bordo di un suv nero, coi vetri oscurati, non guidato da lui, ha qualcosa di veramente strano.

Chiudo il rubinetto e faccio per uscire quando il cuore mi manca un battito per lo spavento.

Gesù che ci fa qui, nel mio bagno?

«Ciao Amelia. Per caso ti serviva questo asciugamano» sorride mentre mi guarda malizioso porgendomi il telo di spugna rosa che, poco prima, avevo sistemato sul lavandino accanto alla doccia.

Cerco di strappargli l'asciugamano dalle mani ma lui indietreggia ed io in preda al panico non mi ricordo del gradino della doccia e perdo maldestramente l'equilibrio.

Mi sento afferrata per le braccia e stretta al suo corpo.

"Ora svengo per la vergogna" penso tra me.

«Ma hai davvero seri problemi a stare in piedi o sei imbranata?» sogghigna mentre con il pollice e l'indice mi stringe e tira su il mento affinché io lo guardi negli occhi.

Ok. Quando si apre la terra per inghiottirmi? Cioè sono nuda, bagnata e nelle braccia di un maniaco, probabilmente.

È tutto assurdo e sconveniente, ma allora perché l'ultima cosa che vorrei è sparire da li?

Lo guardo e mi perdo ancora una volta nei suoi occhi nocciola, scruto quella pelle ambrata, il contorno delle sue labbra morbide ed invitanti come un frutto succoso. Mi sistema una ciocca bagnata dietro l'orecchio ed io chiudo gli occhi assaporando la dolcezza e la sensualità di quel gesto.

Poi mi passa un dito sulle labbra e scende lungo il mio collo ma li lo fermo prima che possa andare oltre.

Riapro gli occhi e lo fisso con aria allarmata.

«Perchè mi fai questo? Non sono già abbastanza incasinata per te al punto da lasciarmi perdere? Forse, non costituisco, anche per te, un caso troppo disperato?» ribatto aspramente e quelle mie parole lacerano prima di tutto me.

Mi valuta, scrutando la mia espressione ed improvvisamente mi bacia stringendomi più forte a lui.

Avverto la voracità di quel bacio, la guerra tra le nostre lingue che si intrecciano, si respingono, si scontrano. Il mio corpo nudo, freme di desiderio per quell'essere tanto oscuro.

Quando si stacca da me, manca il respiro ad entrambi.

«Vestiti, prima che arrivi qualcuno. Tua nonna, evidentemente non pensava stessi facendo la doccia, visto che mi ha invitato a raggiungerti in camera tua» proferisce stringendomi le braccia e fissandomi ancora intensamente.

Ma come accidenti fa a restare imperturbabile davanti a ciò che è appena successo tra noi?

Perché non molla la presa?

Per l'ennesima volta mi dice di andare e poi però scorgo nel suo sguardo una volontà differente.

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