Parte 4

Matt, questo è il nome che ho sentito pronunciare alla bimba, la stringe ancora forte a sé, poi le bacia la testolina rossa e si rialza sollevando la piccola da terra.

«Lo sai che ti voglio un universo di bene?» dice lui cullandola tra le sue braccia.

Clara si scosta un attimo dal suo petto aggrappandosi alle spalle larghe e massicce del fratello.

«Da meno e più infinito?» chiede sorridendo come se conoscesse già la risposta.

«Certo. Da meno a più infinito!» afferma Matt varcando, finalmente, la porta e scomparendo poi entrambi.

Me ne sto li a fissare quella scena fino alla fine ferma come uno stoccafisso.

«Amelia!Amelia! Non vuoi fare la foto con tuo fratello davanti alla torta?» mi chiede mia madre con un tono di voce più alto di qualche ottava e, soprattutto, spazientita, probabilmente da quel mio essere totalmente avulsa dalla festa di mio fratello.

Trasalisco al suono della sua voce che mi appare così stridula e fuori contesto da irritarmi. Mi volto di colpo pronta a lanciarle uno dei miei sguardi più truci e la vedo fissarmi accigliata, dall'altra parte del tavolo, mentre, con una mano fa volteggiare la paletta per la torta e l'altra poggiata sul fianco.

Mi guardo intorno e noto che tutti, al nostro tavolo, hanno un'espressione che va dal sorpreso al perplesso e, soprattutto, guardano tutti la sottoscritta.

Ecco che i miei propositi da rivoluzionaria vanno a farsi benedire insieme alla mia autostima, ormai in balia del parere altrui. Di chiunque, intendo. Se ora passasse un perfetto estraneo, mi preoccuperei di conoscere, persino, la sua opinione sulla sottoscritta. Per non parlare del rapporto anticonvenzionale che io e Mrs Clayton condividiamo e che ha del raccapricciante.

Distolgo lo sguardo da mia madre, che col suo carattere farebbe rabbrividire persino Sthephen King, e cerco un rifugio per il mio ego annientato. Elliot è in piedi e sembra sovrastare l'enorme torta alla panna che ha davanti. I miei occhi improvvisamente ricadono proprio sulla torta che ha sopra delle strane figure di pasta di zucchero che non comprendo immediatamente. Decido di assumere un atteggiamento di totale indifferenza, così mi alzo e raggiungo mio fratello sotto lo sguardo di biasimo di mia madre che valuta attentamente ogni mio movimento.

Mi sistemo al fianco di Elliot che mi strizza un occhio e mi pizzica delicatamente un piccolissimo lembo di pelle all'altezza del bacino. Sussulta più lui di me dopo quel gesto. Non ne capisco il motivo.

«Non mi piaci così magra» mi sussurra in un orecchio piegandosi improvvisamente verso di me.

«Facciamo questa benedetta foto, così non dovrai saggiare, oltre, la mia magrezza» rispondo caustica.

«Ok. Fermi così. Fate un bel sorriso e dite H A R V A R D» dice mio padre da dietro la sua Nikon.

«Oh. Ma smettila pà!» dice Elliot imbarazzato.

Giorgia sogghigna divertita mentre se ne sta seduta alla destra di mio fratello.

Sbuffo esasperata.

«Amelia. Tira su quelle spalle. Non startene tutta curva su te stessa. Eppoi, non avevi un vestito più decente da metterti rispetto al solito jeans, con la solita maglietta? E...Dio, mio. Da quanto porti quelle sneakers?» interrompe mia madre acida.

Tutti mi stanno fissando. Chino la testa per guardarmi ed effettivamente mi accorgo che non ho perso molto tempo a curarmi prima di uscire di casa. Anzi non ne ho perso affatto perché indosso gli stessi abiti che portavo a scuola stamattina.

Ho pensato che, non essendo la festeggiata, nessuno si sarebbe accorto di cosa avessi indosso.

Non mi piace fare shopping e preferisco di gran lunga i miei abiti comodi, che meglio mi camuffano come se fossero il mio mantello dell'invisibilità. Mi rendo conto di essere io la causa stessa della mia sfortuna nel mondo. Faccio di tutto per non farmi notare sperando che gli altri non si accorgano della mia goffaggine senza considerare che, così facendo, mi rendo automaticamente, pasto per i bulli della mia scuola.

E che stupida sono stata a cercare di essere amica di Megan, per tutto questo tempo. Ci conosciamo dall'asilo e nessuna delle due a mai sopportato l'altra ma i nostri rispettivi padri sono soci d'affari ed hanno deciso che dovessimo frequentarci. Megan è sempre stata una stronza, evolutasi, al liceo, in vera e propria zoccola, in tutti i sensi. Capitano delle Cheerleader è riuscita a spodestare Milena Michaels, del quinto anno, come se nulla fosse, accaparrandosi in brevissimo tempo il favore di tutta la scuola. Tutti la temono e nessuno vorrebbe averla come nemica, per cui, tanto vale fare buon viso a cattiva sorte. Io mi ritrovo in questa situazione mio malgrado. Ho cercato sinceramente di esserle amica ma, adesso, mi rendo conto che nessuno, dotato di un minimo di cervello, vorrebbe essere amico di una come me che cerca di nascondersi al mondo intero. Cosa ne ho ricavato, infatti? Megan mi ha sfruttata per avere sempre i compiti fatti ed in più, ora che ne ha avuta l'occasione, me la sta facendo pagare facendomi terra bruciata intorno. Sono stata una vera stupida a pensare che potevo farmi degli amici a questo modo, in fin dei conti io voglio stare sola con me stessa, perché mai avrei dovuto volere degli amici e perché qualcuno avrebbe dovuto volermi come amica quando sono meglio come vittima sacrificale. Sono puro divertimento per gli altri.

Amelia Clayton la frana. Amelia Clayton la ragazza carina ma insignificante. Amelia Clayton chi?

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