Parte 33
Amelia
Ho il cuore che mi martella nel petto. Sembra un'agonia senza fine. Matt mi guarda con bramosia, mi anela come una tigre famelica gioca con la sua preda prima di agguantarla a morte.
Un brivido di paura misto ad eccitazione mi attraversa la schiena provocandomi una scossa che contrae ulteriormente i miei nervi. Avverto ormai impellente il bisogno di fuggire verso un qualunque rifugio che mi porti lontano da quell'essere.
«Tesoro. Non stai facendo onore alla tavola stasera. Che diranno i nostri ospiti?» dice bonariamente mia nonna distogliendomi per un attimo dai miei propositi di fuga.
«Vi prego di scusarmi. Ho bisogno di andare un attimo al bagno» dico alzandomi improvvisamente per raggiungere il mio rifugio.
Tutti mi osservano senza dire nulla, solo la moglie del socio di mio nonno mi chiede se mi senta bene.
Annuisco distrattamente e fuggo da quella tavola e dall'uomo che mi tortura.
Quando entro in bagno respiro a fondo e cerco di ridare al mio cuore un ritmo più pacato.
Vorrei tanto liberarmi ed osservo il gabinetto come se fosse la mia unica via d'uscita. Tremo al pensiero ma, mentre sto per chinarmi a vomitare avverto, alle mie spalle la porta spalancarsi violentemente. Sobbalzo talmente forte per lo spavento che per poco non finisco di testa contro il muro davanti a me.
«Che accidenti stavi facendo? È così che risolvi i tuoi problemi? Ficcandoti due dita in gola e vomitando?» sbraita Matt squadrandomi con aria truce.
Lo fisso impietrita e non so cosa rispondere. È furente.
Richiude la porta del bagno dietro di sé e gira la chiave, stavolta. Poi lo vedo avanzare verso di me deciso. Siamo ad un soffio ed io ho davvero paura.
«Ti stresso? Pensavo che ti piacesse. Non volevo arrivassi a tanto per colpa mia» asserisce e vedo il suo volto irrigidirsi ulteriormente. Sembra angosciato.
«Non sei tu il mio unico problema. Non hai tutta questa importanza per me» ribatto caustica.
Mi afferra e mi stringe a sé.
«Lasciami andare» ringhio divincolandomi.
«Dimmi che non avverti niente quando siamo così vicini o quando ti bacio ed io sparirò dalla tua vita» chiede e le sue iridi diventano improvvisamente rosse.
Dio. Perché devo trovarmi in situazioni del genere. Non voglio rispondere. Forse dovrei mentire spudoratamente ma non sono mai stata brava nel farlo. Non riesco a respingerlo perché in fondo non voglio farlo.
«Io...» non riesco a dire niente di più.
«Come immaginavo. Non pretendo che tu mi ami e, sinceramente, non sono fatto per relazioni mielose del genere. Ma posso aiutarti a superare questa merda. Renderti più forte e sicura di te. Sei stupenda ma nascondi questa tua bellezza dietro il tuo dolore» afferma.
La sua proposta è allettante ma mi puzza di fregatura.
«E cosa saresti tu? La mia panacea, per caso? Davvero il tuo ego è tanto smisurato da farti credere di poter dare giovamento alle anime turbate come la mia» rido sarcastica.
«Permettimi di dimostrartelo, poi giudicherai tu» continua.
«Sei davvero convinto, eh?!» rispondo piccata.
«Credimi. Non te ne pentirai» mi sorride e poi, prima che possa parlare mi stringe a lui ed aggredisce la mia bocca. La sua lingua apre un varco tra le mie labbra che si arrendono sotto quell'attacco.
Qualcuno bussa alla porta facendoci sobbalzare.
«Amelia. Tutto ok li dentro?» è la voce di Elliot.
Sono in preda al panico.
«S-sì. Tra un momento esco»rispondo staccandomi malvolentieri da Matt.
«Ok. Ti aspetto a tavola» lo sento allontanarsi e riprendo a respirare.
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