Parte 17

Al termine della lezione mi avvio verso il mio armadietto, quando avverto una strana sensazione. Mi sento osservata e non con il solito fare cospiratorio ma sembrano tutti più che altro in attesa, immobili come se aspettassero che io faccia qualcosa in particolare.

Li guardo tutti, ad uno ad uno, poi mi avvicino al mio armadietto e faccio per aprirlo, giro lentamente la serratura quando sento due mani prendermi per i fianchi e trascinarmi all'indietro.

«No, Amelia. Non farlo!» grida una voce familiare alle mie spalle.

Resto però attaccata con la mano alla maniglia dell'armadietto che si apre facendo cadere sul pavimento una montagna di carta igienica srotolata e piena di una poltiglia appiccicosa che sembra essere miele.

Oh. Mio. Dio. Resto a guardare con orrore quel disastro che fuoriesce dal mio armadietto e non riesco a muovermi.

«Amy. Stai bene?» sento mio fratello Elliot che, staccatosi da me, ora mi è proprio di fronte. Ha gli occhi sbarrati e mi fissa come se avesse di fronte un alieno. Non riesco a capire l'emozione che traspare dal suo volto mi pare un misto di terrore ed apprensione.

Lo guardo e poi torno a fissare il mio armadietto inorridita.

«Elliot» balbetto e sento le lacrime riaffacciarsi prepotentemente e diventa sempre più difficile non lasciarmi andare ad uno sfogo naturale.

«Ovviamente, nessuno di voi cacasotto ha visto niente, vero?» ringhia Elliot fissando torvo i ragazzi che ci circondano.

«Ve la prendete con chi è più debole perché è un bersaglio facile ma siete solo dei vigliacchi e delle fighette del cazzo. So chi è stato, non vi preoccupate, e sta per avere ciò che merita una volta e per tutte» continua infuriato mentre mi tiene stretta per un braccio.

Barcollo mentre mi avvicino nuovamente al mio armadietto. Le tempie mi pulsano forte fino quasi a stordirmi, la voce di mio fratello sembra così lontana, ovattata. Non riesco a porre la mia attenzione su null'altro che non sia il mio dannatissimo armadietto. Per fortuna dentro avevo solo qualche quaderno ed i libri per la giornata. Ok, non c'è molto di cui rallegrarsi ma, quantomeno, posso sfruttare quella serpe di Giorgia per seguire le prossime lezioni.     

«Amelia, non ti preoccupare, ora chiamo qualcuno per aiutarti a recuperare le tue cose che sono ancora li dentro e poi provvederanno a pulire per bene. Io devo occuparmi di questa faccenda una volta e per sempre» dice guardandomi e nel suo sguardo colgo una luce che mi fa paura.

Mi da un bacio sulla fronte e parte alla carica.

«Amelia. Che cazzo è successo?» dice James avvicinandosi a me.

Lo scanso e mi chino a raccogliere i libri che ho gettato in terra. Subito si accovaccia per aiutarmi.

«Lascia stare, faccio da me» rispondo senza guardarlo, strappandogli dalle mani un mio quaderno.

«Smettila! Basta per favore! Per quanto ancora potrai sopportare questa situazione? È a me che dovrebbe farla pagare e non a te che sei solo stata una vittima» mi urla prendendomi improvvisamente tra le braccia e costringendomi a guardarlo negli occhi.

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