Kintsugi

Non storcete il naso, non ho mica detto che da quel momento in poi gliel'ho servita su un piatto d'argento, no no, anzi a dirla tutta ne passò di acqua sotto i ponti, sebbene non mi sembrasse più sbagliato avere un minimo contatto fisico, non mi saliva la scimmia nè mi veniva l'orticaria, almeno non sempre: gli "permisi" di ritornare a dormire nel nostro letto e se la giornata era stata buona riusciva persino a dormire abbracciato a me.
Vedere Ale prendere posizione chiara e spietata contro la mistress mi aveva calmata un po', anche se una parte di me pensava che potesse essere tutta una finta; però dall'altro lato mi rendevo conto che volevo credergli perché lo amavo ancora e non potevo lasciare niente di intentato.

Per ritornare alla metafora del Kintsugi, capivo che sarebbe stato necessario molto collante dorato per tenere i pezzi e molta pazienza per effettuare il restauro che non era detto sarebbe andato a buon fine, ma certe volte scommettere è obbligatorio se non necessario. Ero consapevole del fatto che non sarebbe stato facile ma soprattutto che non gliel'avrei fatta facile, perché se è vero che volevo seriamente riprovarci, dall'altra parte non avevo idea di come procedere per cercare l'equilibrio tra una rifondazione "pedagogica" e un po' di sana vendetta.

Fino all'episodio con la mistress erano stati mesi pesanti, nei quali però io non avevo cambiato le mie abitudini, non ero ancora fuoriuscita dalla parte di madre e basta, io c'ero sempre, senza curarmi delle mie necessità di persona prima che di madre: ebbi un'epifania, per cui decisi che se dovevamo incollare i pezzi, avrei dovuto brillare con tutto quell'oro a mia disposizione.

Iniziai con mettere dei paletti ben chiari: Ale doveva incastrare i suoi impegni con le mie esigenze, altrimenti non avremmo neppure potuto progettare il fantomatico restauro della coppia, altro che Kintsugi! Gli dissi che avevo bisogno dei miei spazi, di risvegliare quella parte di me che si era assopita con la maternità, una parte fatta di lettura, musica, arte e non mi riferisco solo a mostre e concerti, ma anche il poter leggere un libro senza essere chiamata mille volte (pure stando in bagno), ascoltare canzoni, fare una chiacchierata con una persona della mia età che non vertesse sempre e solo sui bambini, perfino il pettegolezzo su qualche starlette da 4 soldi mi stava bene!

Purtroppo, se sentivo di aver messo il cervello in standby, il corpo non è che stesse messo meglio, tra smagliature, pelle secca, unghie rovinate e rotolini vari potevo essere scambiata per la "donnina Michelin" e meno male che mi ero data una regolata col cibo, altrimenti più che camminare avrei rotolato.

Sfortunatamente, quella stronza non era poi così in errore paragonandomi all'orchessa Fiona.     
Ma ciò non la rendeva meno stronza.

Alessandro non aveva niente da eccepire (non gli conveniva se teneva all'integrità dei suoi testicoli), anzi mi propose di impegnarci insieme, magari frequentando qualche villaggio del fitness, ma gli scoppiai a ridere in faccia sia perché non potevamo assentarci da casa contemporaneamente, sia per i costi alti, sia anzi soprattutto perché lui in palestra non sarebbe tornato, se non passando sul mio cadavere, basta con le provocazioni in tutina attillata; gli proposi in modo provocatorio di cercare un personal coach, uomo ovviamente, che seguisse entrambi magari all'aperto, ma Ale non voleva che qualcuno mi guardasse il culo senza che lui potesse farci qualcosa, per cui non se ne fece nulla.

Alla fine, tornammo a fare attività fisica, lui all'alba mentre io preparavo i bimbi per la giornata, io la sera mente lui dava loro da mangiare e li metteva a letto; per me, che non mi sentivo a mio agio in una palestra, andava benissimo. Comprammo qualche attrezzo da usare in casa allestendo un angolo della nostra stanza; io iniziai una frequentazione più assidua di parrucchiere (avevo i capelli devastati dalle gravidanze) ed estetista, per quanto miracoli non ne potessero fare, ma almeno ero sempre più spesso in ordine.

Man mano che mi rimettevo in sesto, mi sentivo diversa, più sicura di me, più gradevole e meno invisibile, per cui ogni tanto mi arrischiavo con qualche vestito di colore sgargiante o con qualcosa di aderente o di scollato: non fraintendetemi non sono mai stata una puritana, ma un po' il contesto tutto maschile in cui ho lavorato un po' il fatto che non mi piacessi, beh cercavo di nascondermi.

Non lo avrei più fatto.

Mentirei se dicessi che il mio atteggiamento non fosse anche di ripicca, godevo troppo nel vedere lo sguardo infastidito di Ale quando uscivo di casa al mattino e un paio di volte ha anche provato a farmi cambiare mise, ma l'ho liquidato con la scusa che ero in ritardo e non potevo perdere tempo per stare dietro alle sue fisime. Inutile dire che ho gongolato come poche volte nella mia vita, soprattutto perché ogni giorno di più l'ho visto incupirsi davanti alla mia rifioritura, io diventavo via via più luminosa, lui si ombrava in modo proporzionale. Il mio amor proprio gridava ancora e costantemente vendetta, la parte più razionale diceva che se davvero volevo recuperare il mio matrimonio dovevo smetterla di ragionare così e impegnarmi davvero e non soltanto per diventare una bellezza capace di aprire ali di folla al suo passaggio...puntualmente, il mio ego vinceva e mi dicevo che volevo far rosicare Ale solo un altro po', ma questo poco stava diventando un tempo indeterminato.

Se lo meritava, me lo ripetevo spesso.

Da che ero diventata pratica di corna, ero molto più gelosa, mi presentavo al negozio all'improvviso anche senza una scusa, quando potevo sbirciavo il cellulare e mi mostravo molto più interessata allo svolgimento delle sue giornate e sebbene lui non mi desse mai realmente da pensare, stavo sempre all'erta.

La realtà è che quando certi argini mentali si rompono,  i brutti pensieri sommergono tutto sotto una coltre oscura, densa e vischiosa.

Insomma non era una vita proprio semplice, perché col senno di poi mi rendo conto che lo tiranneggiavo e non era da me questo atteggiamento.

Una sera tardò nel ritornare dal negozio così che la mia sessione di camminata veloce saltò, io però non pensai a quello, ma fui investita dall'ennesimo, potentissimo (più delle altre volte) déjà vu di lui che saltava addosso alla mistress: iniziai a figurarmi che ridevano di me, che si davano al gran sesso liberatorio alla faccia mia, che brindavano per essere riusciti a fregarmi perché loro erano intelligenti e io ero l'imbecille che credeva davvero di poter recuperare qualcosa che forse non esisteva più ormai. Non lo so cosa mi successe, non so neppure come feci a sistemare i bambini senza dare i numeri, ho proprio un vuoto di memoria, a partire da quando ricevetti il suo messaggio in cui mi avvisava che tardava per un imprevisto fino a quando lui mi trovò al buio rannicchiata a terra che ripetevo ossessivamente "mi ha fregato di nuovo,  mi ha fregato di nuovo".

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