Capitolo 2
Ellie - 20 Febbraio 1992
Caro Charles, Sono qui in ospedale che attendo l'arrivo delle nostre piccole. Tu sei appena andato via per riposare e sistemare le ultime cose prima della loro nascita. Fino a due giorni fa, non sapevamo che sarebbero state delle femmine. Il mio istinto materno, mi dava l’impressione che avrei avuto due bei maschietti ma comunque sia, la gioia che provo nell’ averle mi rende felice e serena. Amore mio, non mi pento di averti conosciuto, amato e sposato. Mi pento solo di non averti amato prima. Per mesi pensavo, che eri i l solito, inutile uomo che desiderava solo avere una donna al suo fianco. Invece mi sono sbagliata. Ero completamente fuori strada. Tu amavi veramente la donna, che avevi conquistato e con fatica fatto tua. Non ti sei mai arreso neanche per un secondo e no n hai mai esitato, a mostrarmi quanto davvero mi desideravi. Ogni singolo giorno, mi hai riempito di affetto e amore. Mi hai mostrato la tua dolcezza e anche la tua timidezza. È vero, non sei di molti discorsi lunghi e pieni di paroloni però quel poco che mostri, mi fa capire quanto in questi anni, tu non abbia mai smesso di desiderarmi e volermi al tuo fianco come devota moglie. Ricordi cosa tu dicesti dopo esserci scambiati entrambi, gli anelli all'altare? Mi dicesti esattamente queste dolci e tenere parole: << Sei l’unic a che ho sempre voluto al mio fianco. E adesso sei parte di me. Ti amo. >> Non erano paroloni, ma per me valevano più di qualsiasi frase fatta e tratti da film, stile via col vento. Amore, ogni giorno che passa, mi mostri chi sei e come sei. Con quei picc oli gesti, mi fai capire quanto ti impegni. Ed questo che amo di te. Forse anche con quel poco riesci a mostrare più di chiunque, persino di me, quanto mi ami. Sai dimostrare con semplicità, i tuoi veri sentimenti. Anche se ogni volta che ne ho l'occasione ti ripeto il mio forte amore per te; tu con un solo gesto o con una sola parola riesci a trasmettermi, tutto l’amore che porti dentro. Mi sento così fortunata e non vorrei mai aver scelto, diversamente quel giorno. Tu Charles, sei un marito meraviglioso e lo sarai altrettanto di più, con la nascita delle nostre bimbe. Sarai un padre meraviglioso. E loro vedranno il loro papà, come un eroe che sarà sempre pronto a proteggerle nei momenti più importanti e difficili delle loro vite. Gli insegnerai cosa è gi usto e cosa invece non lo è. Gli insegnerai che mamma e papà sono i loro pilastri e non devono aver paura in futuro, a chiedere una mano. Ed infine gli insegnerai che nonostante la nostra poca ricchezza, loro non devono sentirsi povere o meno ricche perché per noi, sono la nostra vincita. La vincita più grande è stata averle qui con noi. E nonostante in futuro sentiranno e vedranno che qualcosa sarà diverso rispetto a quello che avranno loro, gli insegnerai che tutti nel bene o nel male siamo uguali. Nonost ante le diversità, nonostante ognuno di noi vestiamo o parliamo diversamente, alla fine abbiamo quel qualcosa che ci lega e accomuna ad ogni persona. Non voglio aggiungere altro a questa mia prima lettera se non dirti che ti amerò per sempre. Oltre la nos tra esistenza, non smetterò mai di amarti e di far battere il mio cuore per te. Ti amo. Con amore. Ellie Ripenso alla prima lettera che mia madre aveva scritto per lui. Quelle parole così amorevoli e allo stesso tempo, dolci e potenti mi fanno riflett ere su quanto mia madre lo amasse. Non sono mai riuscita, del tutto a capire i sentimenti che teneva dentro di sé. Mi ha sempre nascosto ciò che realmente sentiva per papà ed io non ho mai avuto il coraggio di chiedere di più. Fino ai suoi ultimi ricordi, ho atteso in qualche modo una sua parola, nella speranza di farle sentire almeno per un breve istante, com'era essere la Ellie di un tempo. La ragazza e la donna di cui papà si era innamorato. La donna che lei stessa aveva descritto nelle altre lettere, un a donna forte e tenace. Ma non riuscii nell’intento, la paura di riaprire quella sua ferita, mi terrorizzava e non volevo che soffrisse. Dopo qualche anno dalla malattia, mia madre è stata trasferita in un posto apposito con dottori in grado di aiutarla e sostenerla. All’inizio ero io a prendermene cura, ma da sola era difficile ed io non potevo e non volevo chiedere aiuto a nessuno. Poi con il passare del tempo e la malattia in netto peggioramento, avendo lavorato per diversi settori e avendo risparmiato il denaro per pagare le medicine, decisi di trasferirla in una clinica privata. Lì se ne sarebbero presa cura e l'avrebbero aiutata a vivere più serena. Mi rendo conto che non è una cosa bella fare questo alla propria madre, ma non avevo scelta. Io non potevo fare diversamente. Ero sola. Io e lei. Nonostante cercavo di prendermene cura, con il tempo anche lasciarla qualche ora o solo mezz’ora era diventat difficile e molto rischioso. o Un giorno ero tornata a casa prima da lavoro. Ancora oggi, ho un brivido alla schiena al solo pensiero. Ricordo perfettamente che la porta che tre ore prima avevo chiuso con la chiave, in quel momento era aperta. La cosa ch e mi fece quasi andare nel panico, fu la maniglia rotta e il sangue ancora fresco; lì pensai veramente al peggio. Entrai in casa e cominciai a chiamarla ma senza risposta. Così chiesi ai vicini se avessero sentito o visto qualcosa, ma nessuno sapeva niente . Così chiamai David. All’ epoca ci stavamo solo frequentando ed era l’unica persona di cui mi fidavo. Gli spiegai la situazione e così la cercammo per non so quanto. Alla fine ricordai ciò che ripeteva sempre: “Charles che diceva qu aspettami . “Ogni volta elle parole, mia madre lo raggiungeva. Quel posto la faceva sentire più vicina al suo amato. Ricordava solo papà. Il solo ed unico suo primo amore. Dopo la perdita, non ha più voluto uomini intorno. Se non mio zio Frank e il nonno. Loro erano gli unici per cui si mostrava veramente per quello che era. Però il suo mondo quel giorno, era esclusivamente per Charles. Il 15 Aprile del 2008 capii che Ellie non sarebbe stata più la mamma che amavo un tempo e a cui rivelavo ogni mio segreto. La battaglia era cominc iata ed io dovevo in qualche modo salvarla per continuare a far vivere almeno quel poco che gli era rimasto. Volevo salvarla dal dolore più grande, la perdita dei propri ricordi. E volevo fare ciò, in una maniera per lei giusta. Mi rattristava che mi aves se ormai del tutto dimenticata, ma almeno qualcuno di noi non aveva scordato e questo un po’ mi rincuorava. Il mio cuore soffriva per lei, però la capacità di vedere ancora di più a fondo la sua perdita per ogni singola persona, mi spingeva a rendere la su a vita in qualche modo più felice. Sapevo perfettamente che era più un modo per sopravvivere alla realtà, di quello che mi stava veramente attorno che invece cadere giù nel baratro della disperazione e della sofferenza stessa. Avevo la sensazione che lasc iandogli credere giorno per giorno quello che lei voleva sentirsi dire, era l’unica soluzione possibile. Ed infatti è quello che tutt’ oggi cerco e continuo a fare ad ogni nostro incontro. Quel giorno, dopo aver attraversato la città, alla fine arrivai a l cimitero. Era lì. La guardia che era di turno, la trovò distesa sul prato. Era distesa con la faccia che guardava al vasto ed immenso cielo blu. Di fianco alla tomba del suo amato marito, immaginava chissà cosa. Forse di correre assieme a lui su quelle b ianche e morbide nuvole. Non esitarono a contattarmi dato che sapevano chi fosse. Io e mia madre, ogni domenica era solita abitudine portare dei fiori sia a papà che alla mia povera sorella. “Già, mia madre non aveva perso solo l’amore della sua vita, ma anche una delle sue bellissime e dolci bambine. “ Mia sorella ed io eravamo entrambe nate troppo presto e quindi siamo state subito messe in incubatrice dopo la nascita. Purtroppo lei era q uella con meno probabilità di vivere e il giorno seguente la nostra nascita, il suo piccolo cuore smise di battere e morì. Ero rimasta solo io. E solo io continuai a combattere per vivere. Dovevo vivere per i miei genitori e per la piccola Pamela. Tutti pregavano per me ed io non potevo lasciarli. Avevano bisogno di me e io di loro. Ed oggi sono qui, che a piccoli passi vado avanti con la mia vita. Pezzo per pezzo raccolgo i cocci che per la strada si erano dispersi. Ed ad ogni pezzo che raccolgo cerco d fare chiarezza e ricostruire la mia vita che sembrava ormai in frantumi. i Quella volta distese sul prato di margherite, capii che era giunta la sua fine. Lei aveva lasciato la sua anima e i suoi ricordi svanire in cielo. È come se fosse morta tra le bra ccia del suo amato Charles. Ormai la mamma di un tempo non esisteva più, era rimasto solo il corpo e nient'altro. Dopo un lasso di tempo infinito, la riportai a casa e curai il taglio che si era procurata precedentemente nell’aprire la porta, ed infine que lla stessa settimana decisi di trasferirla in una clinica dove se ne sarebbero presa cura. °°°° Ancora oggi, pensare a lei lontana da me, mi rende amareggiata e allo stesso tempo mi reputo una persona orribile, per le scelte prese. Vorrei che tutto il mi o passato non fosse mai esistito e che la mia famiglia avesse potuto vivere una vita diversa, migliore e più serena. Ma penso che ognuno di noi, abbiamo un proprio destino da intraprendere e perciò dobbiamo vivere giorno per giorno, nella speranza che il f uturo possa essere migliore. Per molto tempo, davo la colpa a Dio, ma sapevo che non bastava puntare il dito contro qualcuno per stare meglio dal quel dolore così immenso. Nonostante al mio fianco abbia una persona che mi ami e che rispetti tutte le scel te intraprese nel mio corso, sento che anche per David è diventato difficile starmi vicino. A prescindere da tutto, sento un vuoto incolmabile dentro, che nemmeno lui riesce a curare. Per anni David mi ha amato, rincuorato e protetto da ulteriori dolori e continua tutt’oggi a farlo. Cerca di amare la Emma che sono e di cui lui stesso si è innamorato. Però l’amore a volte non è abbastanza per continuare ad andare avanti, bisogna che entrambe le parti combattono per quell’amore e che se ne prendono cura con d olcezza e amorevolezza. Il mio problema era diventato, esternare quei sentimenti che un tempo mostravo e donavo all’uomo che era al mio fianco; ma che ormai da tempo non riuscivo più a trasmettergli. Oggi da Ellie, incomincerò a lavorare su me stessa e fo rse a comprendere ciò che ho scritto io per lui. Leggendo le parole che io stessa ho messo su carta, ad alta voce comprenderò io stessa, parola per parole il vero significato. E solo dopo che avrò letto tra le righe di quella lettera, riuscirò a capire in questi anni cosa realmente tenevo nascosto. Ciò che la vera Emma, ha sempre tenuto rinchiuso nel suo cuore e che non è mai riuscita a dirgli in questi anni di matrimonio. Forse tra quelle righe di amore, dolore e passione finalmente David si sentirà di nu ovo amato. Il giardino della clinica di S. Rita è veramente immenso. Ogni paziente è libero di passeggiare, ammirare la natura circostanze e sentire il profumo dei cipressi durante il proprio cammino. E’ un posto davvero accogliente per i pazienti e ques to mi rende serena e tranquilla. Sono felice che mia madre nonostante i ricordi ormai del tutto svaniti, possa riposare in un luogo felice e con gente meravigliosa. Ogni volta che passeggio assieme a lei ammiro la tanta bellezza da cui sono circondata. E’ davvero bello e allo stesso tempo gratificante, sentirsi liberi nonostante ognuno di loro, debba comunque vivere ogni sera, in queste solide ed immense mura. Per loro ogni giorno è come se fosse nuovo. In ogni attimo delle loro vite la percezione dello s pazio e del tempo cambia e tutto in base al loro modo di vedere le cose. Il parco è stato costruito nel 1800 da un noto architetto del posto. Non ricordo il nome ma pare che le proprie origini fossero tedesche. La storia narra, che fu costruita per la su a volontà, dopo la morte della sua amata. In quegli anni la malattia denominata oggi, Alzheimer era sinonimo di pazzia. La donna di cui la storia parla, descrive la sua malattia in uno stadio ormai avanzatissimo. All'epoca era complicato capire la vera ca usa. Ogni medico da cui era stata, l’aveva sottoposta a cure del tutto estreme. In diverse occasioni, aveva subito una serie di elettroshock. Il marito ormai senza speranza, decise di fuggire con lei. Così pensò ad un luogo dove ella poteva vivere i suoi u ltimi periodi in tranquillità e serenità. Così costruì, una specie di centro; dove le persone con i suoi stessi sintomi, potessero vivere tranquilli dalla follia di quel tempo. Se penso che lui abbia fatto tutto ciò, per la propria amata. Il mio cuore si c olma quasi di felicità. Mi fa pensare a David. Lui lo farebbe. Per me darebbe la vita. Lungo il sentiero che costeggia il lago, scorgo da lontano il suo viso. È sempre a sedere su quella panchina, nelle giornate di sole. Guarda il lago come se fosse in a ttesa di qualcosa. Lei ha sempre guardato oltre le cose. Anche con la perdita di memoria, il suo sguardo è rimasto pieno di mistero. I suoi pensieri nonostante non siano chiari nella propria mente, per me ogni sua parola, mi dà modo di riflettere e pensare . << Mamma sono Emma, come stai oggi? >> Alla mia domanda si volta quasi spaurita, come se gli avessi chiesto una cosa più grande di lei. Con quei suoi occhi marroni e luccicanti riesco a vedere dentro, confusione e dolore nel non riconoscere la persona che si trova dinnanzi. Gli sposto una ciocca ribelle dietro l’orecchio e gli accarezzo il viso delicatamente. Riprendo a parlare nonostante non abbia ricevuto risposta. << Mi sei mancata tanto. Oggi ti ho portato una lettera nuova. Ma questa volta, non so no tue parole. Ma sono le mie. Sai da tempo con David non vanno bene le cose. Dopo il matrimonio tutto è cambiato. Poi ho avuto la perdita e li mi sono sentita persa. E poi ogni giorno, mi manchi tanto mamma. Vorrei che fossi sempre con me, ma non è possib ile. Ogni volta che vengo via, mi si spezza il cuore. >> L’ultima frase mi fa scendere una lacrima calda, triste e piena di rabbia. Ormai covo rabbia da dieci anni e come se fosse parte di me. << Chi sei tu? E chi è David? >> << Tua figlia, mamma. Son o Emma. >> Dico, accarezzandole la mano che si trova appoggiata al proprio ginocchio. << Come sei bella. >> << Tu sei bella. Sei pronta a sentire una nuova storia? >> << Quale storia? >> << La storia di Emma e David. La storia di come mi sono innamorat a di lui. Di come lui si è innamorato di me. Di come la vecchia Emma sorrideva il solo pensare a lui. Sei pronta? >> << Mm … Si … Leggi … Mi piace la tua voce. Ma chi sei? >> << Emma, mamma. >> << Emma leggi pure. A me piace ascoltare. >> << Anche a me piace ascoltare. E non solo… leggere. Ma solo per te. >> << Perché leggi solo per me? >> << Perché non l’ho mai fatto con nessuno. Solo con te i miei pensieri sono liberi di poter esprimersi. Tu… Mamma sei l’unica che mi hai reso ciò che so no. Non posso immaginare la mia vita senza di te. >> << Tu non sei sola, mia cara. >> A quelle parole, la osservo per un breve istante e capisco che nonostante i ricordi, lei sente in qualche modo quello che sento e provo. Devo solo credere di nuovo, in m e. L’unico mio problema è ricominciare da dove ho bloccato quel pezzo di vita. Riprendere da quel giorno, dove tutto si è fermato. Dove la donna che ero, ha smesso di vivere felice accanto al proprio uomo. Ed ha incominciato a soffrire e chiudersi in sé. C osì sopraffatta da tutto inizio a leggere quella lettera bagnata ormai dalle mie stesse lacrime.
06 Novembre 2010
Questa notte in quel letto di bambina, sono diventata: donna. Non ho mai avuto piacere nello scrivere diari. Ma mia madre mi diceva sempre, di scrivere. “I ricordi devono essere custoditi e come tali vanno scritti e riletti, in modo da non essere scordati. Ogni cosa che annoti è come fossero frammenti di cristallo. Così luminosi e luccicanti che non devono essere spezzati. Ogni pezzo di essi , raffigura un pezzo di te. Di quello che sei. Emma scrivi e non dimenticare. Nemmeno quei piccoli dettagli che a te appaiono insignificanti. Scrivi e ricorda, perché la vita deve essere vissuta e ammirata anche se il tempo passa. “Aveva ragione. Non vogl io scordare la prima volta. La prima notte, assieme a lui. Non voglio scordare il piacere che ho provato nel sentirlo dentro di me. Unito con il mio stesso corpo. Il desiderio e il piacere di sentirlo mio, mi ha reso parte di se. L’amore che si è manifesta to in questa stanza, mi ha portato ad essere e diventare finalmente, una donna adulta. In questa fredda e piovosa notte, io mi sono sentita amata e desiderata da un uomo. David tu sei l’uomo che voglio e che desidero al mio fianco. Spero che anche tu mi a merai un giorno. Forse non leggerai mai queste mie parole, ma io non le dimenticherò. Anzi ogni volta che mi sentirò triste o felice scriverò di me. Di te. Di noi. In questa notte di novembre io scriverò il mio inizio assieme a te. Non m’ importa quante pagine saranno o quante parole si doppieranno. Io non smetterò di raccontare i miei sentimenti. Quello che sento per te è più di una semplice amicizia. Per anni, mi sei stato vicino e mi hai consolata. Quando non sapevo più cosa fare della mia vita, tu mi hai aiutato a capire come potermi muovere, senza farmi cadere nell’oblio della disperazione. E infine senza sbucciarmi e crearmi ulteriori ferite, mi hai sorretto. Hai fatto in modo, che potessi vedere sempre dove mettevo ogni singolo piede. In ogni passo che ho intrapreso tu eri lì con me. Mi hai fatto capire che la vita nonostante le difficoltà, a volte regala gioie. In effetti è così, io una gioia l'ho avuta ed è stata quella di conoscerti. Ho conosciuto un ragazzo, un uomo ed un amico che in pochi hanno al loro fianco. Sappi che non cancellerò mai, la mia stupenda notte assieme a te. Ogni tuo bacio e ogni tua carezza mi hanno resa felice ed amata. Ogni tuo gesto mi ha fatto capire quanto tua sono. In questa notte, io giuro di essere solo tua. In questa notte io mi sono resa conto, di amarti.
Ti amo David.
Emma.
Buon proseguimento ❤️🌹🌟
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