Capitolo 21

Lo sguardo perso, il petto scosso dalla tosse, le orecchie piene di gemiti e il naso invaso dall'odore di fumo: questa è la descrizione di uno Uri che, scosso dagli eventi e destabilizzato dal colpo preso alla nuca, non ha avuto la prontezza di cercare il compagno disperso.

Sono tornato ufficialmente in questa fase: il Saul che oramai aveva quasi sostituito questo soggetto debole e talmente egocentrico da arrivare a non curarsi di un dettaglio tanto importante.

Chi sono? Da dove vengo? Cosa ci faccio qui? Quale Dio vorrebbe dare una mano ad un simile mostro?

Queste sono le riflessioni che faccio mentre guardo il volto di Shimon che si contrae in una smorfia di puro dolore.

Il mio cuore mi dice di non farlo, ma l'istinto mi dice di guardare di nuovo più giù, dove l'albero gli impedisce un qualsiasi movimento, ed è lì che vedo sangue che esce copiosamente, tingendo il tronco e la distesa erbosa e rocciosa di rosso.

«Dobbiamo assolutamente liberarlo dall'albero, o la gamba andrà in cancrena!» mi spiega l'anziano frettolosamente, avvicinandosi a Shimon.

«Aiutami, Uri! Aiutami a spostare quel dannato albero!» mi incita Alexander, e penso che non mi abituerò mai a quel nome pronunciato dalle sue labbra.

Guardo Shimon per vedere se se ne sia accorto, ma il dolore sta limitando le sue capacità intellettive.

Ci proviamo con tutte le nostre forze, ci posizioniamo su lati opposti del tronco, ma è talmente pesante che non riusciamo a smuoverlo neanche di un millimetro: non voglio pensare a quanto stia soffrendo Shimon, al solo pensiero rabbrividisco.

Alexander impreca nella nostra lingua, ma cerca con tutte le sue forze di trovare una soluzione e liberare il suo piccolo amico.

«Dobbiamo chiamare rinforzi, in questo momento neanche un energumeno riuscirebbe a sistemare la soluzione» mi dice, abbassandosi all'altezza di Shimon.

«Ascolta piccolo, devi essere forte. A breve sarai fuori a giocare con Orly e ad azzuffarti con Saul» ironizza, pronunciando con fatica l'ultima parola.

«Vado a chiamare gli altri» mi offro: nelle sue condizioni, Alexander impiegherebbe di certo molto tempo, e, vista l'emorragia, non abbiamo un solo secondo da perdere.

Dalla sua espressione rassegnata posso dedurre che l'idea di coinvolgere anche gli altri ragazzi non lo entusiasmi più di tanto, ma al momento questa è l'unica soluzione possibile.

«Arrivo subito» dico.
«Sta' attento» risponde Alexander, evidentemente preoccupato per la botta che ho preso.

Guardo Shimon, mentre lui continua a contorcersi dal dolore, per quanto l'albero possa permetterlo.

Inizio a correre, ma devo più volte fermarmi per dei giramenti di testa che mi mandano in uno stato di confusione totale.

"Puoi farcela" mi dico, e, dopo essermi ripreso, riprendo la corsa.

Salto cumuli di foglie, sposto rami e quasi urto tronchi, eppure tutto questo, nella mia immaginazione confusa e destabilizzata, perde realtà e consistenza: vedo solo il mio amico dolorante, quell'amico che fino a poco tempo fa non era tale, che, nel raggiungimento di un mio stesso obiettivo, è caduto in una sorta di limbo, in una dimensione tra la vita e la morte.

L'odore acre di fumo continua a invadere le mie narici, e ora all'immagine di Shimon in fin di vita si aggiunge quella di una radura rigogliosa e verdeggiante che è stata intaccata dal nero più totale, mentre il vento non sospira più, ma si limita a cercare di allontanare il puzzo che gli sta alle calcagna, come il Tedesco con l'Ebreo.

Perdo la cognizione del tempo, tanto da non accorgermi che, in tutta questa confusione, è passata una buona parte della giornata, senza che né io, né Shimon, né Alexander potessimo mettere qualcosa sotto i denti.

E passa in maniera talmente veloce che quasi non mi accorgo di essere arrivato nel punto in cui il bosco si interrompe, e si apre davanti a quella che è oramai l'abitazione fissa di tanti ragazzi nelle mie condizioni.

Busso come un forsennato alla porta, ma nessuno mi apre: è a quel punto che deduco di aver spaventato i miei amici, e li chiamo a gran voce, cercando di farmi riconoscere.

«Abbiamo capito, non preoccuparti» mi dice quello che, dalla voce, sembra essere Ben, con il quale, nelle ultime settimane, ho stretto un buon rapporto, nonostante la sua sfrontataggine ostentata, a volte, mi dia sui nervi.

Apre la porta con naturalezza, ma io la spalanco di scatto, e mi rivolgo a tutti con molta, troppa fretta.

Entro dentro, e tutti si radunano attorno a me.

«Ragazzi, ho bisogno al più presto di rinforzi. Shimon è in grave pericolo: un grosso albero gli è cascato addosso durante i bombardamenti, e perde sangue. Dobbiamo liberarlo prima che la situazione diventi irrimediabile» spiego, e le facce dei ragazzi sono una più preoccupata dell'altra.

«Vado a cercare degli attrezzi nella rimessa» si offre Yona.

«Ovviamente tu rimarrai qui» mi dice Ben, passandosi una mano sulla faccia stanca e afflitta.

«Perché dovrei? Voglio, anzi devo contribuire» gli dico, mentre lui mi poggia una mano sulla spalla.

«Da cosa vogliamo partire? Dal fatto che sembra che tu non dorma da giorni, o dai tuoi vestiti logori? Anzi no, ci sono: dalla ferita che hai sulla nuca» mi sgrida ironicamente, e io non ho il coraggio di vedere se effettivamente la mia testa perda sangue.

Afflitto, decido di non opporre resistenza, e mi siedo sul divano.

Orly si avvicina, con le sue treccine mezzo disfatte e il volto preoccupato.

«Ti farò da infermiera» si offre.

L'unica cosa che posso fare è accarezzarle la testa, improvvisare un sorriso stentato, e cadere nel mondo dei sogni mentre gli altri organizzano i preparativi per la traversata nel bosco, capeggiati da Aaron che, dopo la nostra memorabile disavventura, ricorderà per filo e per segno ogni singolo metro quadrato del bosco.

Sogno alberi e bombe, sogno urla e dolore, sogno pianti, Tedeschi iracondi e bambini orfani, o forse sono in uno stato di dormiveglia e la mia testa, da masochista quale sono, mi induce a fare simili pensieri.

Fatto sta che neanche chiudendo gli occhi simili immagini vanno via, e la mia impotenza fa bene all'operato degli altri, ma non alle mie condizioni fisiche e spirituali.

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top