2 - Inizio

Le storie cominciano sempre così, con il protagonista che vive la sua normale vita. Infatti si inizia con "C'era una volta" o"Era un giorno qualunque" o "Una giornata come un'altra". Lui vive ignaro di quello che sta per accadere ed ha una vita così detta "stabile". Da parte mia, non mi sento per nulla una "protagonista", bensì una vittima... ma andiamo avanti. Ricordo che ero in ritardo, non saprei per che cosa,forse per la scuola, ma che ti importa, devi solo immaginarti una ragazza che si prepara e che corre da una parte all'altra, mettendosi contemporaneamente dei calzoni grigi e una maglietta nera. La mia colazione invece me la ricordo, delle fette biscottate con della marmellata di ciliege, la mia preferita. Il cane, Jachi un grasso jack russel, dormiva sulla mia borsa come sempre e anche quando lo spostai rotolò dall'altra parte del divano e si rimise a ronfare...

Vita normale era la mia, vita così detta "stabile", ma il racconto deve prendere il via in qualche modo. Ci deve essere una bomba che scuote la storia, un così detto momento di rottura.Un avvenimento fuori dall'ordinario che colpisce la protagonista, chela fa risvegliare dal suo torpore della vita normale da cui non potrà mai più tornare indietro. Ebbene la mia rottura è avvenuta in un ascensore. Neanche mi accorsi di averlo preso, troppo attenta ascrivere con il telefono a Luigi, un nerd che doveva aggiustarmi la stampante.

Il tempo di finire il messaggio, guardarmi allo specchio dell'ascensore,odiare le mie lentiggini per poi chiudere gli occhi. Lo facevo sempre, ero attenta ad ascoltare il cigolio dell'ascensore che da dieci anni ormai faceva sempre degli strani rumori. Prima si sente il legno cigolare, poi le corde di metallo che si tendono e in fine l'ascensore che ti porta giù... ma non arrivai mai al piano terra. I rumori famigliari scomparvero per sentirne altri molto diversi. Era strano ascoltare il rumore di rotaie in un ascensore, pensai. Quando aprì gli occhi vidi il mio momento di rottura.

Mi aspettai di vedere le classiche porte di legno e vetro, con al massimo una vecchietta dal maglioncino rosa e con due buste della spesa che aspettava da fuori l'ascensore per salire, ma la mia bomba non fu quell'anziana signora. Il mio primo pensiero fu "Ah ah.Perché mi immagino di essere in una metro?" per poi pensare "Che diavolo ci faccio in una metro!" Ero sconvolta. Mi trovavo da sola, in piedi in una metro pulita con i sedili grigi. Era in movimento andando molto veloce, così tanto che dovetti aggrapparmi per non cadere. In quel momento mi accorsi di non avere più la borsa e mi guardai attorno per vedere dove mi fosse caduta. Certo, cretina come sono; da un ascensore mi ritrovo improvvisamente in una metro e quello che penso è "Dove è finita la mia borsa?"

"Ehi!" Urlai al conducente. "Vuoi andare più piano! Mica stiamo alle corse!" Naturalmente non potevo comandare la metro, anzi, quando curvò, sbalzandomi su un sedile e dando una clamorosa botta al mio deretano pensai veramente che lo avesse fatto apposta ad andare così veloce. Ragionai, stavo chiaramente sognando! Ero sicura che fosse un sogno, un mondo elaborato da me e dal mio stress. Incrociai le braccia e aspettai che succedesse qualcosa. Speravo in un cambio di scenario, qualche stravagante personaggio o, nelle migliori delle ipotesi, la musichetta della sveglia.

Nulla accadde. A quel punto anche se la situazione sembrava surreale, alla fine pensai che fosse per davvero la realtà. "Forse ero talmente stanca che sono arrivata qui senza neanche accorgermene...ma perché avrei dovuto prendere la metro?" Pensai. A quel tempo non la prendevo quasi mai la metropolitana visto che avevo la patente ed usavo sempre uno scarabeo blu usato per muovermi. Ragionando, continuavo a chiedermi come poteva essere quella la realtà. La realtà dove una metro non si arrestava neanche per le fermate. Continuava inesorabile a correre fra le viscere della terra senza mai decelerare.

La preoccupazione salì di botto quando mi accorsi di un particolare estremamente rilevante.

Non riuscivo più ad alzarmi. Era come se le mie gambe si fossero addormentate, una sensazione che non augurerei mai a nessuno. Cercai in tutti i modi di levarmi da lì, perfino di cadere, ma non riuscii a spostarmi da quel posto. Per la disperazione mi misi le mani fra i capelli. Era chiaramente un incubo.

Lentamente stavo perdendo la calma, ma non era da Melania Ombrelli comportarsi in quel modo. Lei era il tipo che rifletteva sulla situazione fino a trovare una soluzione. Ripensai a come ero venuta lì.

Chiusi gli occhi, immaginandomi i suoni tanto famigliari dell'ascensore di casa mia. Ingenuamente pensai che in quel modo potevo scappare da quel sogno; sentire l'ascensore che ti portava giù, poi le corde di metallo, poi il legno cigolare.

Quello che mi aspettai accadde, il sogno cambiò. Comparve uno stravagante personaggio, seduto proprio al posto accanto al mio.

Urlai più che potei, ma nessuno mi avrebbe sentito lì dove ero capitata per sbaglio. Del resto, tu che avresti fatto se in quella situazione, accanto a te ci fosse un uomo senza testa?



Il disegno sopra l'ho messo così tanto per fare, non fa parte del capitolo XP


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