5. Atto primo

«Ti hanno scambiato per Beatrice Volpi?!» esclamò Enzo, versando il caffè più sulla tavola che nella tazza di Valeria «Cioè, mi stai dicendo che lei» allargò le braccia e un altro po' di caffè lasciò la caffettiera per spandersi sulle piastrelle della cucina «É coinvolta in questa storia?»

«Non è finita qui» disse Valeria, tirandosi una ciocca di capelli e passandosela tra le dita «L'autista, quello che mi ha fatto entrare in casa, a un certo punto ha detto che la polizia è corrotta.»

«Non è tutta questa novità.» replicò Enzo, poco impressionato «Oddio, non sto dicendo che sia normale, ma... qualche funzionario corrotto qui c'è sempre stato.»

«Enzo, la polizia di ***. Non quella di San Graziano, quella della città. Cioè, hanno detto che hanno sistemato anche loro, però...»

«Eh?» la interruppe Enzo, stranito.

«Te l'ho detto, è peggio di come sembra. Ma perché? Ma perché si sono interessati ad Anna?»

«Vale» iniziò Enzo con delicatezza «Sei sicura che questo non abbia niente a che fare con tuo padre? Lo sai anche tu, non è che lui sia proprio... pulito, se qualcuno avesse voluto vendicarsi di lui potrebbe aver rapito tua sorella. Sai, uno sgarro, o un regolamento di conti con un gruppo rivale...»

«Mio padre non intrallazza così tanto come pensi! É solo un modesto imprenditore di provincia che fa e riceve favori.» replicò Valeria con stizza, un po' verso Enzo, perché la famiglia è la famiglia, e un po' verso suo padre, perché la famiglia in questione non se l'era scelta lei e avrebbe preferito che il padre non si meritasse commenti del genere. Ma soprattutto, la cosa che la turbava era che non aveva mai saputo fino a che punto suo padre fosse coinvolto in certe operazioni non proprio legali, e doveva ammettere che le parole di Enzo potevano non essere del tutto campate in aria.

L'aveva pensato anche lei, quando aveva chiamato la polizia e le era stato detto di aspettare – perché che cosa poteva essere se non un regolamento di conti? – ma poi era saltata fuori questa faccenda della Volpi, e sentiva che il coinvolgimento di suo padre si era fatto in qualche modo meno probabile.

Il pensiero del padre le fece tirare fuori il cellulare e guardare il display. Ancora nessuna chiamata. Come avrebbero reagito i suoi quando avessero saputo di Anna Rita? Suo padre avrebbe fatto fuoco e fiamme, sua madre... non riusciva neanche immaginare il dolore e la paura di sua madre. O forse sì.

«Scusa, cos'hai detto?» chiese, quando si accorse che Enzo stava parlando.

«Stavo dicendo che forse la rilasceranno. Forse volevano solo mettere paura a tuo padre.»

«Certo, e si sono scomodati a corrompere la polizia di ***. Ma che cazzo dici, Enzo?» le lacrime, che ormai aveva asciugato, tornarono ad impiastrarle le guance. Si sentiva stordita come se l'avessero presa a pugni «E poi la Volpi...ma ti pare?»

«E allora perché se la sono presa con Anna? Perché, eh?»

«Appunto, che ne so? Ma io stasera vado a tirarla fuori di lì, cascasse il mondo! Annina... è piccola così, che ha fatto di male?» la sua voce si assottigliò fino a spegnersi.

Enzo si sedette dall'altra parte del tavolo, guardandola con estrema serietà «Ascoltami bene, Valeria. Stasera non ti lascio andare là a farti ammazzare, ci siamo? Da quello che mi hai raccontato abbiamo messo il naso in qualcosa di più grosso di quello che sembra, e non credo che tu e Anna possiate uscirne facilmente. Cosa pensi di fare, anche se riesci a portarla fuori di lì, eh? Cambi nome e vai ad abitare in Patagonia?»

«Mi appello direttamente alla questura di Roma, piuttosto, e chiedo che la tirino fuori da lì!» replicò Valeria, alzando la voce e impugnando il cucchiaino con fare minaccioso.

«Certo, vai là e gli dici "Beatrice Volpi ha rapito mia sorella". Ma sei cretina?»

«Magari sarò cretina, ma Anna la tiro fuori di lì lo stesso. Non ci provare, Enzo.» ribatté lei, muovendo il cucchiaino a titolo di ammonimento quando vide che Enzo si sistemava a braccia conserte davanti alla porta scorrevole, come per non farla uscire.

«Non ti permetto di fare un'idiozia. Se non altro non lascio che il tuo comportamento da stupida uccida Anna. Mettiamo che la polizia, o i carabinieri, o che ne so ti diano una mano. Tu fai arrestare quei due cristi che sono là, e poi? Poi te lo dico io come va a finire: i loro capi mandano qualcuno a far fuori te e Anna. Il programma protezione testimoni c'è solo nei film, la gente vera viene lasciata a sé stessa. Come Ciccio, te lo ricordi Ciccio?»

Ciccio, il barbiere che aveva denunciato ai carabinieri quelli del clan di Donnafugata. Arrestati quasi tutti, eh, però intanto Ciccio era stato ritrovato in un fosso con un foro di proiettile nella nuca.

Certo che se lo ricordava. E nello stesso momento in cui ricordava, una rabbia ancora più feroce le montava dentro.

«E non esagerare, adesso!» esclamò, alzandosi così di colpo da far tremare il tavolo, perché quello che era successo a Ciccio non sarebbe successo ad Anna, oh no «Meglio tentare che abbandonarla lì come se non avessi visto niente!»

«Ci saranno delle alternative!» Enzo abbassò un po' la voce «Senti, lo so che ti suona sbagliato non fare niente, ma ti è appena capitato tra capo e collo questo casino, non sei lucida.»

«Allora hai qualche altra idea brillante?» fece Valeria con sguardo rosso e omicida. Non riusciva a mettere giù il cucchiaio. Stringere qualcosa in mano la faceva sentire meglio.

«Forse.» disse Enzo, stringendo le palpebre «Ti hanno detto che sarà una cosa lunga, no? Beh, dammi almeno un paio di giorni per pensare a qualcosa, d'accordo?»

Per qualche tempo Valeria non parlò. Per parecchio tempo. Respirò a fondo misurando a grandi passi il perimetro della cucina e passando distrattamente la mano sul piano da lavoro futuristico. Alla fine gettò con rabbia il cucchiaino da caffè nel lavandino e disse: «Va bene. Ma pensa in fretta.»

«Intanto aspettiamo e guardiamo cosa succede adesso. Potrebbero chiedere un riscatto.»

Valeria storse il naso «La Volpi avrà soldi a palate, cosa se ne fa di mia sorella?»

«Non riesco a pensare, mi agiti.» disse Enzo, picchiettando l'indice sulla cornice della porta.

«Tu sei agitato?» esclamò Valeria, alzando pericolosamente la voce.

«Ecco, appunto, sei isterica. Vai a casa, ti prometto che io mi inventerò qualcosa.»

«E io? Cosa faccio, come mi comporto? Non posso fare come se niente fosse!»

Enzo sollevò un sopracciglio «Ah no? Allora è vero, rimarrai sempre un'attricetta da quattro soldi.»

Valeria non colse neppure quel tentativo di fare leva sul suo amor proprio «Non è il momento. Anna è laggiù...»

«Per l'amor di Dio!» ululò Enzo, esasperato «L'ho capito che è laggiù, è per questo che devi darmi retta!»

Valeria lo guardò, troppo svuotata per fare anche solo lo sforzo di capire.

«Se non fai niente» spiegò Enzo con voce forzatamente calma «devi anche far finta di non sapere niente. Se capiscono che tu li hai visti...»

«La fanno fuori. Lo so, lo so.» si passò una mano sul viso e si conficcò le unghie nella fronte fino a farsi male.

«Allora recita.»

Valeria annuì brevemente e si mosse verso la porta. Recitare, benissimo. Allora meglio lasciar credere ad Enzo di averla convinta, o non l'avrebbe mai lasciata uscire da quella cucina.

«Non farò niente di stupido, ora puoi toglierti

Enzo la lasciò passare, ma accortosi che si dirigeva direttamente alla porta d'ingresso la bloccò.

«Ma dove cavolo vai?»

«A casa, no?»

«Mica puoi andarci ridotta in questo stato!»

«Prestami una sciarpa e un paio di occhiali da sole, così se mi vedono...»

«Una sciarpa a luglio, brillante!»

«Un velo da musulmana, non lo so, qualcosa... Tanto alla gente cosa interessa se porto una sciarpa in testa?»

«Comunque, io mi riferivo al fatto che sembra che ti sia morto il gatto.»

«O che abbiano rapito mia sorella.» replicò Valeria, acida.

«Appunto, e tu non dovresti sapere che tua sorella è scomparsa.»

Valeria chiuse gli occhi e sospirò «Parla di qualcosa, di un argomento normale per un po', ok?» disse massaggiandosi le tempie, sempre con gli occhi chiusi.

«D'accordo.» disse Enzo, interdetto «Allora...hai visto come ho risistemato la casa?»

Valeria annuì, aprendo gli occhi «Bella» decretò. La sua voce riprese colore «Bella! Mi piace che tu abbia lasciato un grande open space.»

Si avvicinò alla finestra e guardò la casa dei genitori di Enzo «Certo che è stato di classe, comprarla proprio qui» disse, soddisfatta. Il dolore e il panico vibravano ancora nelle sue parole, ma ora li controllava.

Piano, piano...

«Dobbiamo proprio parlare di loro?» il sorriso di Enzo era ironico, ma Valeria sapeva bene quanto fosse triste.

«I tuoi genitori» disse la ragazza, tornando a guardare fuori «sono i più grossi, grassi idioti sulla faccia della terra.»

«Vale, che tu ci creda o no, non mi sono trasferito qui perché a loro bruci. L'ho fatto per me.»

Valeria sorrise «Beato te che riesci a pensarla così. Io non ce la farei» le sue parole si assottigliarono e si persero.

«Di nuovo argomenti allegri, eh?» fece Enzo, in un tono che con uno sforzo di immaginazione si poteva considerare gioviale.

«Hai ragione, scusa» rispose Valeria, passandosi una mano tra i capelli. Non sapeva più quale parte di lei tremava e quale no «Adesso mi impegno.»

Guardò le fotografie con cui Enzo aveva fatto una specie di collage tra due finestre.

In una c'erano loro due da bambini, il primo giorno delle elementari, un'epoca in cui i capelli scuri e lisci di Enzo erano ancora ben pettinati con la riga di lato, anziché gellati, indisciplinati e sparati in tutte le direzioni com'erano adesso. L'angolo della bocca di Valeria tremò.

Amici da sempre, forse da prima di nascere, chi lo sa.

Più in là c'era la foto della Cresima, con lei, Enzo, Chiara, Fabrizio, tutti in riga e sorridenti. Si era voluta prendere Anna Rita in braccio, in quella foto...

No. Passa oltre, non pensarci.

La foto di uno dei primi concerti di Enzo. C'era anche lei sul palco perché Enzo l'aveva fatta salire per ringraziarla, mentre i loro amici in prima fila facevano una specie di ola.

Una foto di Enzo con uno che poteva avere la loro età, con i capelli ricci color del mosto.

Valeria sorrise. «Il tuo ragazzo?» disse «Un giorno o l'altro dovrai presentarmelo.»

«Ti piacerà» fece Enzo, mentre rovistava in un cassetto alla ricerca di una sciarpa «siete due schiacciasassi tutti e due.»

«Bene» approvò Valeria, prendendo al volo il foulard - anche se lei lo giudicò piuttosto un grosso fazzoletto o una piccola tovaglia - e sistemandoselo in testa «Non c'è niente di male nell'essere determinati. So già che mi starà simpatico.»

Si guardò nel riflesso della finestra.

«Adesso sembri quasi normale.» commentò Enzo.

«Vado in bagno, eh?» Era un avvertimento. Valeria non era il tipo di persona che chiedeva il permesso.

«Sì, sì, fai pure.» rispose Enzo con un gesto noncurante della mano, impegnato a mettere a posto la pila di indumenti che aveva tirato fuori.

La prima cosa che Valeria vide entrando in bagno fu il riflesso di una ragazza pallida che sembrava avere un forte mal di denti, visto che si era legata malamente un pezzo di stoffa attorno alla testa.

Si avvicinò allo specchio come se volesse caderci dentro.

Quegli occhi rossi non erano i suoi, non poteva crederci.

"Adesso sembri quasi normale", aveva detto Enzo. Bella battuta.

Rimase per un attimo così, coi gomiti appoggiati al granito nuovo di zecca e il viso così vicino al vetro che il suo respiro lo appannava, poi la sua espressione da patetica divenne dura e lei si tirò su, si tolse il foulard e se lo rimise, questa volta sistemandolo a dovere in modo che i capelli biondi rimanessero ben nascosti.

Si tirò la pelle sotto agli occhi con le dita. Sembrava fatta di carta da quanto era esangue.

Cercò di fare il punto della situazione, e pensò a quello che sapeva sulle forze dell'ordine. Il rapitore col berretto aveva detto che avevano comprato qualcuno a ***, e che la polizia di San Graziano copriva loro le spalle, ma non li avrebbe aiutati. Questo era consolante, considerato il fatto che aveva avuto la stupida idea di chiamarli.

"Stupida... Insomma" si disse "che ne potevo sapere?"

Della chiamata, naturalmente, non aveva detto niente ad Enzo, o uscita dal bagno lo avrebbe probabilmente trovato a ritagliare documenti falsi da un cartoncino per farla espatriare in Malesia.

Ad ogni modo, pareva che al paese di sotto non avrebbero collaborato con i rapitori. Né con lei, se per questo, ma almeno poteva sperare che non fossero andati dritti dritti ad informare loro della sua chiamata.

Si rifiutava di credere, però, che i sequestratori o chiunque li avesse mandati fossero riusciti a comprare tutta la Polizia Giudiziaria d'Italia, perché nonostante il panico e la paura e la diffidenza che in quel preciso momento sentiva verso qualsiasi cosa fosse in grado di respirare, un solitario frammento di razionalità le diceva che un complotto di quelle dimensioni semplicemente non poteva esistere, e quindi non le restava che aggirare la cerchia di influenza di chi le aveva portato via Anna.

Si chiese se fosse meglio andare dai Carabinieri o dai Ros, o andare direttamente nella questura di un'altra provincia. Sicuramente avrebbe preso l'autobus, visto che non aveva più una macchina dotata di targhe.

Comunque fosse, aveva deciso in che direzione muoversi.

«Enzooo!» gridò, con quel particolare tipo di urlo che sembrava fatto apposta per farsi sentire da una stanza all'altra.

«Sì?» fece il ragazzo, affacciandosi dalla porta.

«Hai del fondotinta?»

Enzo aggrottò le sopracciglia «Fondotinta?»

«Sì, cerone, crema colorata, chiamala un po' come ti pare. Ne hai un po' di sicuro, superstar.»

«Guarda che io ho una truccatrice, non tengo quella roba in casa.» borbottò Enzo, ma andò ugualmente a guardare se trovava qualcosa.

Valeria fissò la sua immagine nello specchio con aria critica.

«E portami un paio di occhiali da sole che non siano i miei.» aggiunse.







N.d.A.: Rinuncio a stabilire una frequenza di aggiornamento.

Valeria è bionda, ma non sono ancora riuscita a trovare una foto migliore di questa.




EDIT: Mi sono dimenticata di dire questa cosa importantissima: ogni narratore è inaffidabile. La focalizzazione su ogni punto di vista è molto alta, in questa storia, quindi non prendete come oro colato tutto quello che i personaggi pensano e sappiate che le loro convinzioni o reazioni molto spesso non corrispondono alle mie.

Probabilmente non era necessario specificare, ma tant'è... Già che siamo su Wattpad e si può parlare con i lettori meglio approfittarne!:)

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