15. Assolo



I fari dell'auto tagliavano il buio secco della notte estiva come due riflettori su un palco.

«Che ne pensi di Walter?» disse Enzo ex abrupto.

Valeria inarcò le sopracciglia alla strana domanda.

«Beh, è un tipo particolare. Interessante.» disse, guardando fuori «Parla come se venisse da un altro tempo.»

«Sembra un signorino del Novecento, eh?» Enzo fece una risata tesa.

«Che succede, Enzo?» domandò Valeria, leggermente minacciosa.

Enzo tacque per un po', come se cercasse le parole da dire.

«Ha capito che c'è qualcosa sotto.» spiegò alla fine.

Valeria ci mise un po' a rendersi conto di cosa voleva dire, poi la consapevolezza gocciolò nella sua testa.

«Come "ha capito"?»

«Ha capito e basta. Non sa cosa stia succedendo, ma si è reso conto che ciò che facciamo è strano.»

«Strano come?»

«Non lo so, non è riuscito a spiegarlo molto bene.»

«Ma allora potrebbe averlo notato chiunque!» esclamò Valeria, iniziando a passarsi tra le dita una ciocca di capelli.

«Non credo. Walter è un grande osservatore, e fa il cameraman: di persone se ne intende. E poi mi conosce talmente bene che il mio comportamento deve sembrargli strano per forza.» rimase un attimo in silenzio, pensoso.

«C'è anche un'altra cosa da dire.» disse dopo un po' «È un po' paranoico.»

«Possiamo fidarci?»

Enzo annuì senza esitazione.

«Come fai a dirlo?»

«Te l'ho detto che ci conosciamo da tanto, no?»

Valeria aggrottò le sopracciglia «Beh, saranno al massimo un paio d'anni, no?»

Enzo fece il suono delle risposte sbagliate nei quiz «Da molto più tempo. Era uno dei miei amici del Campo.»

«Non lo sapevo.» fece Valeria, impressionata. Quello era un ritaglio della vita di Enzo di cui lei non aveva fatto parte, e un po' gliela invidiava. Forse se a quel campo estivo ci fosse andata anche lei avrebbe fatto qualche passo avanti. «Cosa ci faceva Walter, lì? Avevo capito che fosse solo per noi artisti saltimbanchi acrobati.» sì, era con un'espressione del genere che i suoi genitori avevano definito il campo estivo quando Valeria gli aveva chiesto se per un anno, solo per un anno, le avrebbero permesso di frequentarlo.

«Mhm. Vedi, a dirtela tutta non lo so con precisione.» Enzo fissava la strada con espressione concentrata, sembrava che stesse cercando di distinguere i granelli dell'asfalto nel buio, uno per uno «Sai, Walter oggi non ha insistito più di tanto per capire che cosa c'è che non va, perché la nostra amicizia è sempre stata così: funziona perché è fatta solo da noi, dalle nostre personalità e dalle cose che abbiamo condiviso. Quello che è successo all'uno o all'altro mentre non eravamo assieme non ci deve interessare.» si scosse un po' con una mano i capelli pieni di ciuffi, poi regolò lo specchietto senza che ci fosse alcun bisogno di farlo «Però, mi sono spiegato alla grande, eh?» disse ironico.

«Tranquillo, ho capito.» fece Valeria, passandosi un dito lungo la mascella. Per capire aveva capito, solo che non aveva mai pensato che potessero esistere amicizie così ragionate ma anche così singolari. Forse era perché lei prendeva tutto di petto, accusa che sua mamma le muoveva abbastanza spesso.

«Non devi pensare che io non volessi o non voglia adesso saperne di più su di lui.» si affrettò a spiegare Enzo.

Certo che no, lui era un gran pettegolo.

«È stata una sua richiesta specifica.» continuò il ragazzo «Tacita, ma specifica. Di lui so solo che vuole fare il giornalista, e qualcosa che c'entra con la regia, forse. E poi su di lui sono girate una quantità pazzesca di voci, del tipo che sia ricco sfondato e che il padre sia proprietario di una grossa emittente, forse straniera. Qualcuno dice che i suoi sono nel programma protezione testimoni, altri che suo padre prima di fare i soldi abbia avuto problemi coi creditori e sia dovuto scappare all'estero. Un mucchio di stupidaggini, insomma, ma i soldi è vero che ci sono. E poi lo senti come parla, no?»

«Magari è figlio di un Lord inglese.» suggerì Valeria. Sempre più interessante, questo Walter. Insomma, chi altro finisce per fare il cameraman se sta seduto su un mucchio di banconote?

Enzo inclinò leggermente la testa di lato, soppesando la strada come un critico d'arte di fronte ad un'opera di arte moderna «Bah. Lui mi ha insegnato che le fantasie che tutti abbiamo sulle persone, su come dovrebbero essere le persone, in realtà, novantanove su cento sono sbagliate, e per l'un per cento non sono del tutto giuste. È anche questo che ci ha fregato, con lui.»

«Ecco, adesso faccio un po' di fatica a capire di cosa parli.»

«Fa niente, ho un sacco di tempo per spiegartelo.»

«Però» fece Valeria «se il padre di Walter è così importante, perché suo figlio si limita a muovere una telecamera? Insomma, è una cosa che ha deciso lui oppure...»

«Anche questo non lo so. Walter non è il figlio di uno o di un altro, Walter non è nemmeno un ragazzo con il sogno di fare il giornalista, né un ricco, forse non è nemmeno un ragazzo. Walter è riservato, elegante, imbranato e intelligente. Questo è lui.»

La persona prima della categoria.

Tacquero per un po'. Valeria pensò a Walter che viveva nel presente senza toccare mai il passato e nebulizzando il futuro quel poco che bastava per far credere che non sarebbe mai esistito, e pensò ad Enzo che aveva accettato quel patto silenzioso.

Com'era possibile che Enzo avesse così tanta più vita che lei non conosceva rispetto a quella che lui non conosceva di lei? Quando aveva iniziato a rimanere indietro?

Ma lo sapeva già, in fondo.

«Ti ha proprio cambiato la vita quel posto, eh?» disse all'improvviso, come collegandosi ad un discorso iniziato tanto tempo prima e mai finito. In realtà era proprio così, il filo del campo estivo pendeva incompiuto su di loro da anni, e lei non era mai riuscita a capire del tutto che cosa si era persa.

«Invidiosa, eh?» la prese in giro Enzo per togliere gli accenni di dramma dalla loro commedia. La commedia era il suo tono, il loro tono. Non andava sporcato, questo Valeria lo avvertiva molto chiaramente così come avvertiva gli sforzi di Enzo perché questo non avvenisse.

«Oh, se lo fossi davvero vorrebbe dire che penso di essere meno brava di te.»

«Però alla fine hai visto che ti ho dovuto raccomandare per farti entrare nello sfolgorante mondo della TV?»

Valeria divenne seria «Cosa c'entra, ne avevo bisogno per Anna.»

«Lo so, stavo scherzando.»

Valeria tacque.

«Ti sei offesa?»

«Ma no, stavo pensando...» incrociò le braccia «Non sono così stupida da non sapere che quelli che entrano senza l'aiuto di qualcuno sono pochi. Ma se prima o poi dovessi farmi dare una mano da te, vorrei almeno essere sicura di valere abbastanza da meritarmi di essere lì. Ti renderò fiera di avermi raccomandato!»

«Che persona integerrima!» esclamò Enzo con fare tragico, portandosi il dorso della mano alla fronte.

«Non ti chiederò mai più di aiutarmi, allora.» fece Valeria, fingendosi imbronciata «Mi troverò un altro amico famoso.»

«Se questa storia finirà bene non ne avrai bisogno. Con le performance di questi giorni ti scrittureranno immediatamente.»

«Pensi di cavartela con le lusinghe?» scherzò Valeria. Poi si incupì, pensando ad Anna.

Enzo le strinse forte il braccio.

«Il particolare della fascetta è stata una bella trovata» le disse «Ma cosa succede se i tuoi la trovano a casa e rovinano tutto?»

Valeria per tutta risposta tirò fuori dalla borsa una fascetta per capelli rossa e scucita come un prestigiatore che tira fuori un coniglio dal cappello.

Enzo la guardò meravigliato «Geniale!» disse tra sé e sé «Questo ci darà un buon vantaggio. Stai attenta a non perderla.»

«Pensi di aver bisogno di dirmelo?»

«Uh, quasi mi dimenticavo.» disse Enzo, frugando alla cieca nella tracolla che teneva tra i due sedili «Guarda cosa ti ho portato.»

Valeria accese la luce per vedere meglio i fogli fitti di appunti che Enzo le porgeva.

Aggrottò le sopracciglia «Che roba è? Non è migliorata, la tua calligrafia.»

«Mica potevo farmi le fotocopie.» ribatté Enzo, offeso «Sono gli indici di ascolto di tutti i programmi che hanno parlato del caso Meis. Visto che non riesci a leggere, ti dico io che c'è scritto: tutte le volte in cui lo share è sceso di qualche punto, improvvisamente è uscita fuori una qualche novità riguardo alla scomparsa, o qualche oggetto della ragazzina. Mi sono chiesto perché dovessero inventarsi una notizia quando di storie del genere da gonfiare ce n'è tante, ma ora inizio a capire: una storia del genere non solo la gonfiano, possono proprio pilotarla come vogliono: è una notizia confezionata su misura.»

«E al servizio di quelli a cui conviene.» commentò Valeria «Un pubblico annoiato potrebbe arrivare ad esigere particolari su vicende che è meglio seppellire, non credi?»

«Credo, credo.» borbottò Enzo.

«Grazie, comunque. È davvero qualcosa su cui riflettere.» Valeria tacque per un attimo, ragionando su una cosa a cui pensava da un po' di tempo. Alla fine parlò, quasi sussurrando: «E se dietro a tutta questa storia ci fosse la televisione, tutta quanta?»











N.d.A.: Sì, nel mio dreamcast Enzo è Mika da giovane XD. Buone feste a tutti, comunque!

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