14.



Se il rapitore col cappello avesse conosciuto di persona Beatrice Volpi, realizzò Valeria, si sarebbe trovata davvero nei casini, perché Beatrice era una persona molto diversa da come l'aveva immaginata, e dunque da come l'aveva recitata.

«Non voglio farti domande a cui non ti senti di rispondere. Se non ce la fai non esitare a dirlo.»

«Io...» disse Valeria con un mormorio, in modo che nessuno tranne Beatrice potesse sentirla e occhieggiando con aria sospettosa le persone che si stavano preparando a riprendere il programma dopo la pubblicità «penso che possa essere stata la mafia, a uccidere Anna. Ho paura. Di questo non voglio parlare.» concluse con voce rotta, guardando la sé stessa riflessa nei coni delle telecamere che la circondavano, per il momento cieche.

«È sciocco dirlo in questo momento, ma ti capisco.» Beatrice parlava in modo quieto, era discreta e aveva un modo tutto suo di sollevare gli occhi sotto le ciglia che le dava un'aria interessante.

Valeria si rese conto con orrore che se non avesse saputo niente di lei l'avrebbe ammirata e avrebbe fatto carte false pur di diventare sua amica.

Quasi non ci credeva lei, che quella che aveva davanti fosse capace di rapire una bambina. Di uccidere una bambina.

"In carcere o fuori non fa differenza: lei ucciderà tua sorella."

«Vengo dalle tue parti, sai, e la mia famiglia si è trovata ad aver a che fare con la criminalità organizzata. Perciò se non vuoi parlarne va bene. Ma chiamami, se avessi bisogno.» gettò un rapido sguardo ad un operatore che le fece segno che avevano ancora un paio di minuti.

Beatrice staccò un foglietto vuoto dalla sua cartellina e ci scrisse rapidamente il suo numero sopra.

«Grazie.» disse Valeria, piegandolo «Lei è...» non andò avanti. Non voleva fare un complimento alla persona che aveva rapito sua sorella, si credesse pure quello che voleva.

«Le persone che vengono qui pensano che le dimenticheremo, e sarebbe semplice, in effetti, scordare tutte le storie terribili di cui parlo qui. Ma mi sono ripromessa di non farlo, dovessi chiamarmi anche tra dieci anni saprò chi sei.»

«Casco d'Oro?» domandò Valeria.

Beatrice sollevò gli occhi verso di lei «Come, scusa?»

«La sua famiglia... ha avuto dei guai con Casco d'Oro?»

Beatrice inclinò impercettibilmente la testa, come se stesse ponderando qualcosa «In un certo senso si potrebbe dire così.»

«Dieci secondi e siamo in onda.» disse una voce dal fondo.

Beatrice riservò a Valeria un'espressione di rassicurazione, senza sorridere, poi si alzò e si portò al centro dello studio.

Tre, due, uno...

«Buonasera e bentornati a "Piazza Italia".» esordì la presentatrice. Aveva abbandonato quell'aria da interlocutrice interessata e pronta al gossip che aveva avuto poche sere prima in quello stesso programma, ma Valeria era sicura che vista da casa desse la stessa impressione di flirtare con lo schermo.

«Come vi ho detto nell'anteprima abbiamo qui con noi Valeria Guzzani, la sorella della piccola Anna, scomparsa quattro giorni fa a San Graziano di Sopra. Non potrà rimanere con noi fino alla fine perché naturalmente, alla luce di quanto accaduto ieri sera, vuole tornare al più presto dalla sua famiglia e dare una mano alle ricerche. Se è ancora qui è perché ha ancora qualcosa di importante da dirci.» la guardò, e Valeria immaginò la telecamera fissa sul suo volto prendere il sopravvento su quella che abbracciava tutto lo studio.

Aveva già il microfono in mano.

Piantò gli occhi nell'obbiettivo – telecamera tre, quella dritta davanti al suo viso, le avevano detto – e cominciò a parlare.

«Sì. Volevo dire a chiunque abbia ucciso mia sorella» dovevano fare proprio una grande impressione la sua pelle tirata e i suoi occhi scuri circondati da ombre «che il nostro dolore non ci impedirà mai di cercare giustizia. Non dimenticherò.»

«Quello che vedete qui in sovrimpressione è il numero della famiglia Guzzani. Preghiamo chiunque fosse a conoscenza di dettagli utili per le indagini di contattare loro o di chiamarci qui. Ma Valeria è qui anche per un altro motivo: con grande gentilezza si è prestata a darci una mano nella ricostruzione degli eventi dalla sera del rapimento di sua sorella a quelli di ieri.»

Valeria emise un suono gutturale dalla gola, come se non riuscisse a parlare, poi disse: «Adesso la cosa più importante è-è fermare chi... chi ha fatto questo. Ho già detto tutte le cose importanti alla polizia, ma... se può essere d'aiuto a tutti non mi tiro indietro. Forse se fossimo stati più attenti...» si portò le mani alla bocca e soffocò un singhiozzo.

«Quando ci si trova in una situazione del genere, è una cosa che si dice spesso» intervenne l'uomo dai capelli brizzolati, un tipo insignificante che faceva da spalla a Beatrice e di cui Valeria aveva subito dimenticato il nome «ma la verità è che il fatto di concedere un po' di autonomia ai ragazzi è un fatto naturale e comune a molte famiglie. Il problema non è la libertà dei nostri figli, il problema sono le persone che mettono a rischio la loro sicurezza!» concluse in modo quasi trionfante. Il pubblico in studio applaudì convinto.

«Prima di continuare vi presentiamo i nostri ospiti di questa sera: la nostra sempre benvenuta Angela Maria della Ginestra, opinionista.» annunciò Beatrice in mezzo ad uno scroscio d' applausi «Rosvita Cucicchi, criminologa del RIS di ###. Simone Damante, giornalista del quotidiano nazionale "Il resto della voce della repubblica". Viola Albergato, psicologa dell'Università degli studi di §§§.»

«Abbiamo qui un modellino di San Graziano per illustrare i fatti avvenuti negli ultimi giorni.» continuò la donna. Valeria percepì l'attenzione di tutti spostarsi sulla metà di studio opposta agli sgabelli, al di là dello spazio centrale, dove troneggiava una carta 3-D del paese e dei suoi dintorni. Rabbrividì. Prima non se n'era resa conto, ma su quel tavolino c'erano tutte le case, riprodotte con precisione e chiaramente distinguibili l'una dall'altra.

Era violazione della privacy? Beh, avrebbe dovuto esserlo, perché Valeria la sua privacy la sentiva violata eccome.

«Come sempre ringraziamo il nostro Celestino Tafano per il plastico.»

L'uomo brizzolato fece un cenno con la testa e tutti lo salutarono educatamente battendo le mani.

Ah, ecco come si chiamava.

Tafano si avvicinò al mostro sintetico, mettendosi a favore delle telecamere, e a Valeria sembrò che lo guardasse quasi con affetto.

«La sera di sabato 11 luglio Anna Rita Guzzani è uscita di casa per la sua lezione di pattinaggio e non è più tornata. Nessuno dei familiari l'ha vista uscire.»

Beatrice e Tafano la guardarono. Si aspettavano che parlasse, questo l'avevano già provato poche ore prima.

«Il sabato Anna va – cioè, andava...» finse di confondersi e tacque.

Il pubblico rimase interdetto e, senza sapere bene come dimostrarle la propria solidarietà, applaudì.

«Scusate.» disse Valeria nel microfono con una specie di sospiro. Poi ricominciò daccapo: «Anna aveva lezione di pattinaggio, sabato... inizia alle sei, la lezione. A-a quell'ora i miei erano a Messa» a questo proposito metà del pubblico la guardò con simpatia, l'altra metà con mal dissimulata indifferenza e una minima parte con una bonaria rassegnazione «e io non ero ancora tornata dall'università, perciò avrà pensato di prendere l'autobus per il paese di sotto... passa alla fine del paese alle cinque e mezza.»

«Puoi venire ad indicarci il percorso?» la invitò Beatrice.

Valeria si alzò dallo sgabello e raggiunse i due presentatori dietro al plastico. Vide la telecamera snodabile – "Jimmi-j", lo chiamavano – venire verso di lei dall'alto.

Così avrebbero inquadrato per bene il suo paese e le loro vite che da lì non si vedevano e la sua mano sospesa su quelle casette che avrebbe potuto frantumare in un sol colpo.

«Ecco» disse Valeria, indicando una casa con giardino non distante dal centro di San Graziano «questa è casa mia. Anna... per arrivare alla fermata ha fatto il giro largo» tracciò con un dito la strada «Si fermava sempre a prendere la merenda. D-dal panettiere.»

«E lui l'ha vista?»

Valeria annuì «Sì. E l'ha vista anche la gente in piazza.»

«Quindi si sa con sicurezza che si è avviata verso la fermata?»

«Sì, ma da lì in avanti nessuno l'ha più vista. Non c'era nessuno, lì dove ha aspettato. La fermata è qui.» picchiettò col dito su uno spazio al margine del paese.

A proseguire fu Celestino «A quel punto Anna Guzzani è scomparsa, perché a sentire il conducente la bambina su quell'autobus non è mai salita.

«Quello che sembrerebbe l'epilogo – tragico – della storia risale a ieri sera, quando Chiara Dellangiò, una giovane di San Graziano di Sopra, ha dichiarato di aver visto un uomo in tuta e passamontagna gettare il corpo di Anna Rita nel torrente che scorre nel paese.»

«È possibile che a causa dell'agitazione di questi giorni la ragazza si sia sbagliata?» si fece viva la psicologa dalla fila di poltrone degli ospiti.

«Chiara è un'amica di Valeria, penso che lei potrebbe dirci qualcosa di più.» disse Beatrice, invitandola a rispondere.

Valeria scosse la testa «Non sarebbe possibile.» cominciò con un tono da spezzare il cuore «Chiara ha detto che il corpo...» chiuse gli occhi, li strinse forte «... che Anna aveva una fascia per capelli. Dev'essere Anna per forza, perché noi, quando abbiamo guardato tra i vestiti di Anna, pensavamo mancassero solo la tuta e le scarpe.»

Qualcuno del pubblico tirò il fiato a quel dettaglio sconosciuto.

Valeria sorrise tra sé e sé: adesso voleva vederceli, a credere che Anna fosse ancora viva.

«Questo significa che Chiara ha notato un particolare che non compariva tra i tratti salienti su cui si basavano le squadre di ricerca?» riepilogò il giornalista.

«È così. C'è da dire che Anna andava sempre a pattinaggio con la sua fascia, ma mia madre mi ha detto che si era scucita il giorno prima... nessuno ha pensato che Anna potesse averla aggiustata.»

«Parlando della ricerca, la Dellangiò faceva parte di una delle squadre. Valeria, sai spiegarci perché è tornata in paese mentre le ricerche si erano spostate a San Graziano di Sotto?»

«Sì. Chiara soffre d'asma, e quando si è resa conto di aver dimenticato il respiratore a casa è dovuta tornare indietro. L'-l'ho sentita al telefono, ieri.» fece una pausa abbastanza lunga, perché tutto il pubblico potesse immaginare con comodo che fosse persa nei suoi ricordi «Mi ha detto che stava proprio per imboccare il ponte quando ha visto l'uomo uscire da una macchina e trascinare fuori...» contrasse la mascella mentre le lacrime le spuntavano dagli angoli degli occhi «All'inizio le sembrava un sacco, ma poi sul ponte c'è un lampione e lei ha c-capito che era Anna. Mi ha detto la cosa di cui aveva più paura era che le venisse un attacco e lui la sentisse, ma lui non l'ha notata e se n'è andato.»

«Potrebbe averla vista, invece.» intervenne la criminologa. Aveva un bel tono, nonostante avesse dovuto contraddirla l'aveva fatto con cautela, senza condiscendenza «Il tempismo con cui questa scena è avvenuta mi fa pensare che l'assassino possa aver atteso di proposito l'arrivo di una persona sufficientemente debole da non tentare di fermarlo per essere sicuro che qualcuno assistesse al suo gesto. In base alle informazioni che abbiamo, si può ipotizzare che il soggetto sia un esibizionista di mezza età, probabilmente di quella zona. È probabile che non si senta sufficientemente riconosciuto, e questo ha generato in lui una forte frustrazione. Anche il fatto che abbia scelto di gettare il corpo nel fiume a monte di dove erano condotte le ricerche sottolinea il suo bisogno di attirare su di sé l'attenzione. Forse voleva che il corpo fosse trovato. Non è da escludere che di fronte al ritrovamento del cadavere l'assassino rivendicherebbe il suo gesto.»

Il pubblico e gli altri ospiti mostravano espressioni indignate o esprimevano l'impellente necessità di dire la loro.

Qualcuno già faceva gesti perché gli dessero un microfono, altri parlavano anche senza.

Nell'aria si respirava dibattito, e Beatrice sapeva che il dibattito una volta iniziato non andava interrotto, perciò prima che la situazione degenerasse disse: «Ti fermo un attimo, Viola, perché è il momento di salutare Valeria.» si avvicinò alla ragazza e le strinse la mano «Ti ringrazio per essere venuta. Non ci sono parole che non suonino di circostanza, ma spero che qui tu abbia sentito che ti siamo vicini.»

«Grazie... grazie.» disse Valeria con commozione.

«Noi proseguiremo dopo la pubblicità. Vedo già molti pronti a intervenire, perciò continuate a seguirci.» sentì dire a Beatrice, mentre usciva dalla finta porta sullo sfondo sommersa da un'onda di applausi.

Passando dietro al fondale udì i commenti del pubblico seduto nelle ultime file e si fermò ad ascoltarli.

«Ma com'è possibile che non abbiano ancora trovato un corpo in un torrente?»

«Pare che ieri abbia diluviato.»

Che ignoranza. Non lo sapevano che il "torrente" di San Graziano era un fiume?

«Pensa la famiglia...»

«Già. Chissà se qualcuno di loro si illude ancora o...»

«Non capisco perché abbiano spedito qui quella povera ragazza.»

Era una confusione di voci distinguibili solo a tratti, e più il tono era scandalizzato, più la voce si tingeva di voglia di sapere, di necessità fisiologica di sapere.

E gli applausi continuavano.











N.d.A.: Volevo ringraziare tutti per i commenti, prometto che risponderò il prima possibile ma sto avendo giornate frenetiche, come penso molti di voi in questo periodo! Baci a tutti e buone feste!

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