3: I'm not in love with her, right?

Adrien

-Amico? Ci sei? Sembri essere altrove- esclamò Nino scuotendomi una mano davanti agli occhi.

Eravamo nella nostra stanza e avevamo già sistemato i bagagli, ma io non riuscivo a togliermi dalla testa quella ragazza. Era bellissima! E il fatto che, quando l'ho incontrata, fosse arrabbiata, l'ha resa ancora più adorabile.

-Sì, ci sono... È solo che... quella ragazza...

-Ti sei innamorato di lei...- mi canzonò il mio amico.

-no! Ma che vai pensando!

-Oh, andiamo Adrien, si vede da un chilometro che ti piace!

-Chi? Intendi Marinette?- chiese una voce molto conosciuta alle mie spalle, sulla soglia della porta.

-La conosci?!- dissi girandomi di scatto a guardare mio fratello.

-Hai ragione, Nino, è proprio cotto.

-Hey! Smettetela, ok?

Dovevo essere tutto rosso, perché scoppiarono a ridere entrambi.

-Comunque... come sai il suo nome?

-L'ho incontrata, prima- disse Plagg sedendosi accanto a me -è simpatica, e la sua stanza è la 204.

-Sei uno stalker- ammisi, ma decisi che sarei andato a parlare con quella ragazza, anche solo per scusarmi.

Annunciai le mie intenzioni a Nino e lui mi disse che mi avrebbe accompagnato, in caso di figuracce, lui sarebbe stato d'aiuto.

-Io vado, ho una lezione tra 20 minuti.

E così mio fratello si dileguò.

Chiudemmo la stanza a chiave e scesi le scale a due a due. Sentii Nino ridere alle mie spalle, ma non gli feci caso.

Quando ci trovammo davanti alla sua stanza, fu Nino a bussare.
Ad aprire, però, non fu Marinette, ma una ragazza della nostra stessa età, con due vispi occhi verdi ed i capelli lunghi e rossicci.
Alla sua vista, Nino sobbalzò.

-Ehm.. Oh... C-ciao Alya. Io... Ecco...

Ora, era lui ad essere paonazzo. E addirittura balbettava!

-Ciao Nino. Tu devi essere Adrien- mi disse porgendomi la mano -io sono Alya Cesaire.
-Molto piacere.

-Oh, che sbadata! Avete bisogno di qualcosa?

-Noi.. Stavamo cercando Marinette- dissi.

Fortunatamente, non domandò il perché, ma ci disse che Marinette aveva un'altra lezione e che non sapeva quando sarebbe stata libera.
La ringraziammo e andai alla mia prima lezione di musica.
Ero un po' giù, ma Nino mi disse che avrei avuto un anno intero per parlarle.
La lezione andò piuttosto bene: l'insegnante, il signor Graves, era molto simpatico e aveva insistito perché io gli facessi ascoltare un pezzo al piano.

Inoltre, dietro di me, c'era una ragazza che non mi toglieva gli occhi di dosso; era oggettivamente bella: occhi azzurri, capelli biondi, ma non la conoscevo, quindi non potevo ancora giudicare.

Quando l'ora finì, uscii dalla classe per primo. Volevo vedere un po' la scuola, avendo il resto della giornata libera (vantaggi del primo giorno).
Davanti alla classe, sentii qualcuno avvicinarsi a me.

-Hey...- disse una voce acuta -sei nuovo qui?

Mi girai e vidi la ragazza bionda.

-Oh... Sì. Sono arrivato oggi.

-Beh, allora è stato un bene per te conoscermi. Si dice che incontrare le persone giuste il primo giorno porti fortuna.

Dietro di lei apparve una ragazza con i capelli lunghi rossi e un paio di occhiali viola.

-Io sono Chloè Bourgeois, la figlia del sindaco di Parigi. Il tuo nome?

-Adrien Agreste, molto piacere.

-A-adrien Agreste? Il figlio di Gabriel Agreste?- intervenne la ragazza insieme a Chloè, che era stata silenziosa fino a quel momento.
in America, nessuno sapeva che io ero il figlio di Gabriel, perché lì lo stilista è meno conosciuto.

Annuii, un po' a disagio.
Chloè mi invitò ad andare al bar dell'istituto con lei e l'altra ragazza, che si chiamava Sabrina. ed accettai.
Sembravano molto simpatiche e fare nuove conoscenze non mi faceva male.
C'erano tanti tavolini liberi e l'edificio era molto pittoresco: era stato costruito come un bar italiano, quelli che ci sono nei paesi, con ampli banconi e sedie colorate.

Ci sedemmo ed ordinai un cappuccino,  mentre parlavamo del più e del meno.
A un certo punto, loro due dovettero andare via, perché avevano lezione, e rimasi ad osservare le poche persone che chiacchieravano animatamente.
Quando finii di bere, mi avviai verso il giardino.
Mi piaceva comporre musica, classica e anche elettronica, da ormai tre anni. Portavo dietro sempre il mio portatile e un paio di cuffie.
Mi sedetti su una panca e iniziai a scrivere delle note sul mio quaderno e a trascriverle sul computer.
Senza volerlo, mi ritrovai a comporre una canzone per quella misteriosa ragazza.
Ero talmente assolto dal lavoro che non mi accorsi che qualcuno si era seduto accanto a me.
Quando mi tolsi le cuffie, girai la testa e sobbalzai.
-Ciao- disse Marinette, che era seduta proprio a due centimetri da me -ti disturbo? Sennò mi alzo. Tutte le altre erano occupate.
Notai che stava disegnando un cappello, su un taccuino colmo di fogli e altri disegni.
-no, no, tranquilla. Noi due ci incontriamo per caso, quindi?
-ehm... ci conosciamo?- chiese lei confusa.
-Ci siamo incontrati prima, beh... ci siamo scontrati. Io sono Adrien.
-Ah...scusami, sono molto distratta oggi. Sai, il primo giorno. Mi chiamo Marinette, comunque.
-Anche per me è il primo giorno!
-ah...
Tra di noi calò un fastidioso ed imbarazzante silenzio, rotto da Marinette, fortunatamente.
-Cosa studi?-domandò
-Io studio musica. Tu studi design?
-non proprio.. ho preso Moda e Arte. Voglio essere stilista.
-beh, il disegno di questo capello è bellissimo! Hai un vero talento- commentai mettendole una mano sulla spalla. Era stato un istinto e probabilmente non avrei dovuto farlo.
Marinette mi guardò, riluttante a rispondere, e tolsi la mano.
-va tutto bene?- chiesi.
-No, si... scusami, è che non sono abituata al fatto di avere gente simpatica intorno: non ho mai avuto tanti amici, molto probabilmente al contrario di te.
Quest'ultimo commento fu solo un sussurro, anche se lo sentii.
-Beh, a parte gli amici in America, qui ho solo due amiche. Potrei essere il tuo primo amico, o tu la mia terza.
Marinette non sembrò entusiasta e ci rimasi male, perché mi sarebbe piaciuto farla ridere.
-Chi sono le due?
-come?
-Le tue due prime amiche.
-Ah! Certo, Chloe e Sabrina, su chiamano così.
Marinette strabuzzò gli occhi.
-Chloe Bourgeois?!
-Si, perché?
-Andava al liceo con me... cosa ci fa qui?!
-e.. com'era?- domandai cercando di mantenere la conversazione.
-Un incubo. Insopportabile: all'inizio è gentile e simpatica, poi se non le piaci comincia a trattarti come carta straccia- si interruppe, guardandomi negli occhi -ma sicuramente con te non succederà. Insomma, sei uno del suo calibro
-Che intendi?
-Beh, basta guardarti: alto, biondo, americano, vestiti firmati... anche se sono firmati Agreste! Ottima scelta, è il mio stilista preferito. Comunque, tu sei alla sua altezza.
-Ma...
-Senti, Adrien, lascia stare. Dimentica ciò che ho detto.
Così si alzò, trovandosi di fronte a me. Mi porse la mano.
-È stato un piacere, Adrien...
Decisi di non dare il nome di mio padre, anche perché, mettere i vestiti che mi aveva mandato mi aveva rovinato la giornata. Decidi di dire il cognome di Plagg, e del mio patrigno.
-Smith. Adrien Smith.
Se ne andò prima che potessi stringerle la mano.
-Sono un idiota.
-Già- rispose una voce alle mie spalle.
-Tu non dovresti essere a lezione?!
-È finita da un pezzo! Fratellone, è ora di pranzo.
-cosa?

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