Ti presento i miei

Ravenclaw11: è vero che non ti conosco ma ho la certezza che tu sia una brava persona

Hydra_Silently: come fai a dirlo?

Ravenclaw11: perché hai salvato l'orso mistico dall'oblio nero

Hydra_Silently: Grazie...posso dire la stessa cosa di te

Ravenclaw11: ma io non ho salvato l'orso -.-''

Hydra_Silently: No, però hai salvato me


Erin si sistemò nervosamente il vestito, lisciandone il tessuto.

Due settimane prima, quando era rientrata da casa di Alexy ed Armin, la zia l'aveva ricevuta in salotto comunicandole che doveva parlarle. Il tono serio della donna fu di pessimo auspicio e i sospetti della ragazza erano stati confermati quando la donna aveva parlato del suo licenziamento e del conto in rosso in banca. Tuttavia, prima che la nipote potesse farsi prendere dall'agitazione, Pam l'aveva tranquillizzata, raccontandole del progetto della boutique, che grazie a Jason si sarebbe presto realizzato.

Se fino a quel momento Erin provava una forte simpatia per il vicino, dopo quella rivelazione la simpatia si era trasformata nella più totale stima e ammirazione, tanto da cominciare a fare pressioni alla zia perché si decidesse a farsi avanti. Non ne avrebbe trovato uno uguale, ne era certa.

Da un paio di giorni gli operai avevano finito con gli intonachi e la tinteggiatura della boutique, quindi la ragazza aveva trascorso il weekend ad aiutare Pam con le pulizie, in vista dell'arredamento che sarebbe arrivato l'indomani. Nel frattempo alcuni capi che Pam aveva ordinato, a seguito di un disguido, erano stati recapitati prima del tempo e, in mancanza di spazio, la donna aveva sovraffollato con quei vestiti il suo già piccolo appartamento.

Proprio quella sera, l'inconveniente aveva finalmente rivelato un lato positivo: Erin avrebbe cenato a casa Daniels e Pam, rovistando tra i capi che avrebbero adornato il futuro negozio, riuscì a procurarle uno adatto alla serata.

"tesoro sei meravigliosa" si complimentò la zia, orgogliosa dell'aspetto elegante e raffinato della nipote. Aveva ondulato i capelli con la piastra e si era truccata in modo semplice ma adatto all'uscita.

Erin annuì, lanciando un'occhiata fugace allo specchio. Sorrise pensando che l'ultima volta che aveva indossato un abito, si era ritrovata fidanzata con il ragazzo più ambito della scuola.

"se tutti i vestiti che venderai saranno belli come questo, avrai un successone zia. Hai sempre avuto buon gusto"

Quelle parole sincere e spontanee commossero Pam al punto che emise un gridolino di gioia e lanciò le braccia al collo alla nipote. Da quando la donna aveva intrapreso l'attività della boutique, era tornata a comportarsi come la zia spensierata e affettuosa che Erin ricordava. L'esperienza del licenziamento tuttavia l'aveva segnata profondamente, avviando in lei un processo di maturazione personale che l'aveva resa una donna di cui la nipote si sentiva orgogliosa.   

"giovedì sei libera?" le chiese Pam sciogliendo l'abbraccio e lisciando le spalline del vestito.

"ho la scuola" 

"intendo... la sera. Vorrei invitare Jason a cena qui con noi per ringraziarlo per tutto. Se non fosse per lui, a quest'ora tu saresti tornata dai tuoi genitori e io sarei... meglio che non ci pensi" 

Erin sorrise sentendo nominare il vicino. Più tempo rimaneva a Morristown e più se ne affezionava.

Quando la zia le aveva descritto la drammaticità della sua situazione finanziaria e l'impossibilità di continuare ad ospitarla, la ragazza aveva sentito crollarle il mondo sotto i piedi. Tutti i suoi amici, la scuola, il suo ragazzo... avrebbe dovuto rinunciare a tutto. E invece Jason era arrivato in loro soccorso, proponendo quel meraviglioso piano B che sua zia aveva, ovviamente, accettato. Le aveva prestato molti soldi e Pam si era impegnata per restituirglieli una volta che l'attività avrebbe ingranato.

Che la zia fosse innamorata di Jason ormai era fin troppo lampante ed Erin si chiedeva come l'oggetto del suo amore fosse così cieco da non rendersene conto. Tutto era cominciato quando era andato a prenderla alle Twin Towers, salvandola da una nottata con un individuo squallido, e quei sentimenti nella donna erano cresciuti pian piano ma inesorabilmente. Quanto a ciò che Jason provava per la zia, nemmeno Erin era poi così sicura che ne fosse ancora innamorato. Nelle ultime settimane l'aveva visto raramente e pertanto non avrebbe saputo giudicare l'atteggiamento dell'uomo verso Pam. Era certa che le fosse molto legato, altrimenti non le avrebbe offerto quell'ancora di salvezza rappresentata dalla boutique ma, secondo la zia, si trattava di un commovente gesto di generosa amicizia.

"Nath verrà a prendermi a momenti" annunciò Erin guardando l'ora.

"d'accordo. Quando esci, farò un salto alla boutique, credo di aver lasciato lì la lista dei fornitori" ragionò Pam, cercando le chiavi della macchina sul tavolino all'ingresso.

Il campanello suonò ed Erin, raggiante, si precipitò all'esterno.

"allora ci vediamo più tardi zia, non aspettarmi in piedi" si raccomandò allegra.

Pam seguì con lo sguardo la sua meravigliosa nipote mentre scendeva le scale e sorrise felice.

Sentì aprirsi la porta accanto da cui uscì Jason. Indossava una felpa della NBA e un paio di jeans strappati. Quel look che una volta la donna tanto criticava, sostenendo che fosse da ragazzino, ora lo trovava addirittura affascinante. Del resto Jason aveva appena trent'anni, quel modo di vestire gli si addiceva e lei era sempre stata troppo severa nel giudicarlo.

"è arrivato Nathaniel devo supporre" sorrise l'uomo, ormai a conoscenza della relazione e degli impegni di Erin.

"già. Erin era su di giri. Quel ragazzo è un tesoro, sono tranquilla quando è con lui. Comunque, farò un salto alla boutique, credo di aver dimenticato la lista dei fornitori. Quando torno, se vuoi passo da te per il nostro appuntamento settimanale con Lost" dichiarò allegra.

"preparo i popcorn" replicò prontamente l'altro.

Tornato in appartamento, Jason si spostò in cucina e recuperò i semi di mais dalla dispensa. Mentre stava per aprire lo sportello del microonde, l'occhio gli cadde sulla mensola poco distante. Ricordò solo allora che la lista che era andata a cercare Pam, l'aveva presa lui. Corse sul pianerottolo con la speranza di intercettarla ma era troppo tardi. Rotolò giù per le scale, uscendo dall'edificio ma fece solo in tempo a vedere la macchina di Pam che sfrecciava davanti al cancello.

Rassegnato, stava per richiudersi il portone alle spalle per tornare di sopra a telefonarle, quando si accorse della presenza di un ragazzo che si stava avvicinando.

Il colore eccentrico dei capelli non lasciava spazio a equivoci: era l'amico di Erin, quello che aveva intravisto la prima volta che Pam e sua sorella si erano conosciute.

"sei Castiel giusto?" azzardò il veterinario, vedendo il rosso avvicinarsi.

"Jason" completò l'altro "Erin è in casa?" 

"mi dispiace, ma è già uscita"

Castiel assimilò quella notizia rabbuiandosi per un attimo, reazione che non sfuggì al suo interlocutore.

"fa' niente" replicò infine il ragazzo scrollando le spalle.

"devo dirle qualcosa da parte tua?"

"beh, mi faresti un favore se le ridai questo" gli annunciò allungandogli un quaderno con la scritta STORIA  "è suo e mi sono accorto di avercelo io" 

La scarsa considerazione per la materia della Fraun sia da parte di Castiel che di Erin aveva ritardato di una settimana il ritrovamento di quel reperto.

"nessun problema"

"ok grazie" mormorò Castiel, facendogli un cenno di saluto e avviandosi verso casa.

"aspetta, ti interessa per caso un gatto?"

"un gatto?" ripetè Castiel talmente perplesso che Jason ridacchiò.

"sì, sì un gatto. Faccio il veterinario e oggi è venuto da me un vecchietto con una gatta incinta. Pressappoco partorirà tra un mese o un mese e mezzo... Sto già cercando qualcuno che possa prendersi cura dei cuccioli quando saranno pronti a staccarsi dalla madre"

"hai scelto la persona sbagliata mi dispiace. Preferisco i cani, infatti ne ho già uno" 

"ah sì?" chiese incuriosito Jason.

"un pastore del Beauce"

Jason emise un fischio di approvazione:

"bella razza"

Castiel sorrise lusingato. Era orgoglioso del suo Demon e chiunque ne facesse un apprezzamento, era ben accolto dal padrone.

"dov'è che hai lo studio? Magari uno di questi giorni te lo porto per un controllo generale" gli propose il rosso.

"volentieri, vieni quando vuoi. Sono all'incrocio tra Grace Boulevard e Book Street"

"vicino alla scuola guida?"

"di fronte" precisò Jason.

Castiel annuì. Quel tizio gli ispirava simpatia e fiducia. Anche se ricordava perfettamente che era per colpa di sua sorella se lui quella settimana si sarebbe esibito davanti a tutta la scuola, per giunta con una canzone imbarazzante, non poteva non ammettere che quel veterinario fosse in gamba. Aveva un modo di fare amichevole e spontaneo, per nulla affettato. Lo ringraziò con un sorriso misurato e, dopo avergli augurato una buona serata, il ragazzo tornò a casa, lasciando a Jason una buona impressione di sè.

In macchina, Erin stava tempestando Nathaniel di domande:

"allora? Tua mamma com'è?"

"non adorabile come la tua" replicò il biondo.

"visto quanto impeccabile sei tu, sono convinta che i tuoi genitori sono assolutamente deliziosi"

L'entusiasmo e l'eccitazione della ragazza le impedivano di notare che il fidanzato quella sera era piuttosto teso. Nathaniel fermò la macchina sotto la luce rossa del semaforo e guardò Erin negli occhi:

"senti Erin, sono settimane che devo dirtelo ma ho continuato a rimandare... la verità è che ti ho invitata solo perché loro hanno insistito ma sinceramente non sono entusiasta all'idea che tu li conosca"

Quell'ammissione fu una doccia gelata per la ragazza, talmente fredda da far evaporare all'istante il suo ardente entusiasmo.

"non ho un bel rapporto con loro" continuò Nathaniel "niente a che vedere con quello che hai tu con i tuoi e mi dispiacerebbe che ci rimanessi male per questo"

La mora esitò prima di chiedere, con una certa insicurezza nella voce:

"davvero non vuoi che li conosca?" 

Le era impossibile far finta di non esserci rimasta male. Non se l'aspettava una simile affermazione.

"si, ma il problema non sei tu, sono loro" ribadì Nathaniel con serietà. Il biondo si pentì per il modo in cui si era rivolto alla ragazza: era stato fin troppo diretto e schietto, lasciandola turbata e delusa.

La ragazza infatti cominciò a sentirsi insicura e dubbi che prima non l'avevano nemmeno sfiorata, cominciarono a presentarsi tra i suoi pensieri: forse i genitori del biondo non l'avrebbero considerata all'altezza del figlio oppure semplicemente l'avrebbero trovata insignificante.

Nathaniel ingranò la marcia e proseguirono il viaggio in silenzio.

Più si avvicinava verso casa, più il biondo sentiva crescere la tensione mentre Erin continuava a tormentarsi in vista di ciò che sarebbe successo una volta varcata la soglia di casa Daniels.

Il ragazzo parcheggiò la Subaru nel vialetto ed Erin scese titubante.

Alzò lo sguardo verso la villa e ne rimase folgorata: l'abitazione si ergeva su tre piani e la facciata era decorata con lesene e bassorilievi. Il ragazzo però le impedì di apprezzare l'architettura dell'edificio e la guidò verso l'ingresso.

Vennero accolti nel salone principale da una signora dall'aria simpatica che Nathaniel chiamò Molly e che li condusse in una stanza dai soffitti altissimi e il mobilio ricercato. Il locale era circondato da ampie porte finestre, aggettanti su un terrazzo dal quale si godeva della panoramica dell'intricato giardino della villa. Due elaborati lampadari pendevano dal soffitto, uno dei quali si trovava esattamente sospeso sopra un bellissimo pianoforte a coda.

"hai una casa pazzesca" gli sussurrò Erin quando Molly li lasciò soli.

"in effetti è un po' grande" minimizzò lui.

"solo un po'?"

Dopo qualche minuto, la porta della stanza si aprì e fece il suo ingresso una donna dai lunghi capelli biondi e gli occhi verdi. Aveva un fisico minuto, quasi scheletrico e un trucco impeccabile. Entrando nella stanza, aveva diffuso un profumo costosissimo e sorridendo si era avvicinata alla sua giovane ospite.

"suppongo tu sia la famosa Erin" la accolse, tendendole teatralmente il braccio sottile. La ragazza per un attimo rimase incapace di parlare di fronte a tanta artificiosità, poi confermò la sua identità.

"sono la madre di Nathaniel, Ingrid. È un piacere averti come ospite" continuò la donna, dando prova delle sue abilità nelle pubbliche relazioni.

"vi ringrazio per l'invito" riuscì a dire Erin, a disagio per quei modi di fare. Le venne automatico pensare alla madre dei gemelli e mettere in contrasto la spontaneità di quest'ultima con i modi artefatti della signora Daniels.

La donna annuì sorridendo melliflua e spostò l'attenzione sul figlio che la guardava con un certo distacco:

"tua sorella non scende? Non ci si comporta così quando ci sono ospiti"

Prima che Nathaniel potesse aprir bocca, qualcuno mosse il pomello della porta ed Ambra fece il suo ingresso nella sala.

Era passato un mese dall'ultima volta che lei ed Erin si erano viste e la punizione della ragazza stava ormai per scadere. Il suo rientro a scuola sarebbe avvenuto esattamente l'ultimo giorno di scuola prima delle vacanze natalizie, nonché giorno del concerto.

"dovresti salutare gli ospiti" la ammonì la madre con severità, spazientendosi per l'eccessivo silenzio della figlia.

Erin guardò la ragazza: aveva un trucco molto delicato, nulla a che spartire con gli eccessi con cui si presentava in classe e indossava un elegante abito lungo di colore blu che le esaltava gli occhi e i capelli chiari. Come unico accessorio, la bionda si era concessa una fila di bracciali d'argento e aveva raccolto i capelli verso l'alto. Che Ambra fosse una bella ragazza, Erin l'aveva sempre pensato, ma quella sera era assolutamente magnifica. Senza le sue extension e gli strati di fondotinta, la ragazza risultava più naturale e per questo più attraente.

"piacere di rivederti Erin" commentò secca Ambra, senza guardarla in viso. Quel modo di fare, così impostato, corrispondeva all'etichetta e, come ogni ragazza dell'alta società, la bionda si sedette educatamente sul divano, accavallando elegantemente le lunghe gambe. Per la sua ospite era strano vederla così remissiva e posata. Non aveva di fronte la sua nemica dallo sguardo fiero e combattivo. Ambra non prestava attenzione alle persone presenti nella stanza e si era chiusa nei suoi pensieri.

"come stai?" le chiese Erin.

Quella domanda banalissima spiazzò Ambra.

Solo Molly era così premurosa da chiederglielo e sentire la sua ospite interessarsi a lei, la disorientò. Non sembrava una domanda formulata per cortesia. Lei avrebbe ascoltato la risposta.

"bene" rispose.

"mi fa piacere" replicò a sua volta la mora, sentendo la situazione farsi sempre più pesante.

Non era abituata a quei silenzi. A casa sua era tutto uno schiamazzo, un'allegria continua, specie quando c'era Sophia. Allontanò prontamente il ricordo della sorella e tornò a concentrarsi sui Daniels.

Fortunatamente subentrò Molly annunciando l'arrivo del padrone di casa. Dopo qualche secondo infatti, entrò un uomo non troppo alto ma dai lineamenti marcati e mascolini. A quel punto per Erin fu lampante osservare che i due fratelli avevano preso i loro lineamenti delicati dalla madre.

L'uomo aveva un passo deciso e teneva il capo dritto, guardando davanti a sé e vedendolo camminare, Erin capì che anche lui, in fondo, aveva trasmesso qualcosa alla sua discendenza, in particolare ad Ambra: gli occhi di Gustave Daniels tradivano una mente attenta e sveglia, come quelli della figlia, e il passo fiero e orgoglioso, era lo stesso di Ambra:

"Erin, devo supporre" le disse, allungandole la mano.

La ragazza annuì, sentendosi ancor più in soggezione. Era una mano morbida, di una persona estranea ai lavori manuali ma che occupa una posizione di prestigio e di superiorità, posizione sottolineata da una stretta vigorosa. Erin sentì le spalle irrigidirsi per la tensione così Nathaniel le accarezzò leggermente la schiena, tranquillizzandola un po'.

"piacere" ingoiò la ragazza, guardando timidamente il padre del suo ragazzo. Gustave rivolse poi un cenno al figlio e alla figlia e, solo per ultima, alla moglie. Si scusò per il ritardo e invitò i quattro a seguirlo nel salone in cui avrebbero cenato.

Guidata dai padroni di casa, Erin si ritrovò in una sala ancor più maestosa di quella che si era lasciata alle spalle: al centro della stanza dominava un bel tavolo in legno massiccio e lungo una parete opposta a quella con le finestre, era appeso un quadro enorme di un pittore rinascimentale italiano.

Su un'altra parete era inserito un magnifico camino che riscaldava l'ambiente e i soffitti erano decorati con degli affreschi. Tuttavia, nonostante la presenza del fuoco, Erin percepiva un'atmosfera gelida attorno a sé.

Si accomodò accanto a Nathaniel, mentre Ambra era davanti a lei dall'altro capo della tavola. Alla destra della mora c'era Gustave, prevedibilmente seduto a capo tavola, mentre la moglie lo fronteggiava dal lato opposto.

"i tuoi genitori Erin di cosa si occupano?" chiese Gustave educatamente, sorseggiando del vino rosso d'annata.

"mia madre è psicologa, mentre mio padre lavora come istruttore di nuoto"

Gustave annuì senza aggiungere altro mentre il figlio gli lanciava un'occhiata severa. Non era difficile intuire cosa passasse per la testa del genitore, così il biondo si premurò di aggiungere:

"i genitori di Erin sono molto in gamba. Sono stati a Morristown tre settimane fa" 

"lo so" gli ricordò il padre "è anche per questo che ci tenevo a conoscere la tua ragazza Nathaniel. Sono contento di vedere che sia così carina"

Erin arrossì e guardò di sottecchi il ragazzo che però non sembrava essersi rilassato dopo quella lusinga. Sin da quando erano entrati i genitori, il ragazzo si era irrigidito ancor di più, assumendo un'espressione seria in cui Erin a stento lo riconosceva. Il suo Nathaniel raramente si dimostrava ostile verso gli altri e la ragazza era rimasta spiazzata nel constatare che fosse proprio la presenza dei genitori a farlo reagire in quel modo.

"Nathaniel dice che hai ottimi voti" s'intromise Ingrid affettando la carne.

"beh, per la verità ottimi solo in biologia e chimica" si imbarazzò Erin. Il suo rendimento scolastico, paragonato a quello di Nathaniel ed Ambr,a non era affatto invidiabile.

"e in matematica come te la cavi?" chiese Gustave.

"non è il mio forte" ammise la ragazza sempre più a disagio.

Anche se i due adulti le rivolgevano quelle domande con un tono neutro, lei non potè fare a meno di sentirsi sempre più in difficoltà e soprattutto, sotto esame.

"Nathaniel invece non può permettersi di trascurarla" commentò il padrone di casa tra sé e sé, ma era evidente che quell'affermazione fosse un messaggio diretto al figlio.

Erin non seppe come replicare e, nel tentativo di scaricare un po' la tensione, spostò lo sguardo verso Ambra. Quest'ultima non aveva aperto bocca da quando si erano seduti e continuava a mangiare in silenzio. Sembrava totalmente disinteressata alla conversazione, come se in quella stanza non ci fosse nessun altro a parte lei. 

"tu Erin ci capisci qualcosa di computer?" le chiese d'un tratto Gustave, cogliendo Erin di sorpresa.

Nathaniel si irrigidì e deglutì a fatica.

"computer?" ripetè la ragazza, come se avesse sentito una parola estranea al suo patrimonio linguistico.

"lo sai vero che la nostra famiglia è nel settore dell'informatica?" chiese retorico l'uomo.

"non vedo come questo dovrebbe interessare Erin" tagliò corto Nathaniel, evidentemente scocciato.

"è la tua ragazza, non vedo perché non dovrebbe cominciare a pensare al suo futuro con te" spiegò Ingrid.

Erin sentì irrigidirsi tutta la muscolatura: era un fascio di nervi. Lei e Nathaniel stavano assieme da esattamente cinque settimane, parlare già di un futuro insieme era troppo avventato e imprevisto.

"stanno insieme da poco papà. Lascia che vivano la loro storia in pace"

Erin alzò lo sguardo verso la ragazza seduta davanti a lei. Era stata proprio Ambra a parlare e, inspiegabilmente, aveva preso le sue difese.

"invece dovresti darti una mossa anche tu Ambra e trovarti un ragazzo come si deve" la rimproverò la madre, approfittando di quell'occasione per conversare con la silenziosa figlia "altro che quell'assurda infatuazione per quel tizio... come si chiama?" domandò canzonatoria guardando il marito "Evans?"

A quelle parole, Ambra scattò in piedi, fissando la madre con astio mentre Erin la guardava sbigottita.

C'erano solo due ragazzi di sua conoscenza che avevano quel cognome e uno dei due aveva il fratello gay.

"mi è passata la fame" commentò secca la bionda.

"Ambra siediti e tu Ingrid vedi di non ricominciare. Nostra figlia non è così sciocca da fare scelte così sbagliate" la liquidò Gustave.

Erin alternava lo sguardo tra la coppia di adulti sentendosi sempre più disorientata. Erano così freddi, artefatti, ipocriti. Dietro i loro sorrisi, si celava una mente spietata e calcolatrice.

"sono solo preoccupata per il futuro di nostra figlia Gus. Non ha nessun futuro con un nerd fallito" concluse Ingrid, pulendosi educatamente la bocca con il tovagliolo.

I sospetti di Erin avevano appena trovato conferma: Ambra era innamorata di Armin.

La bionda, che nonostante l'invito del padre era rimasta in piedi, intercettò l'espressione dell'ospite. A quel punto anche la ragazza aveva sicuramente capito di chi stavano parlando. Ambra si morse il labbro e uscì dalla stanza, mentre il padre la richiamava alzando la voce, irritato:

"AMBRA! Torna subito qui!"

La ragazza però avanzò fiera, senza voltarsi indietro e uscì dalla stanza, chiudendosi la porta alle spalle.

Erin trovava tutta quella scena assurda ma se non altro ora capiva tanti comportamenti di Ambra.

Sentì montarle una tale rabbia verso i genitori della bionda, che questa volta toccò a lei scattare in piedi:

"non ti senti bene?" le chiese Ingrid stupidamente.

"Armin è un ragazzo molto in gamba" affermò decisa la ragazza, difendendo il suo amico. Non osava guardare i due adulti in faccia e teneva gli occhi puntati contro il proprio piatto "scusatemi, ma preferisco andare da Ambra. Continuate pure senza di me" 

Nathaniel fece per alzarsi ma Erin lo bloccò. Aveva bisogno di stare da sola con la sorella.

Uscì dal salone e, appena abbandonò quell'ambiente, si sentì incredibilmente più leggera. Cominciò a spostarsi per quel labirinto rivestito di arazzi e dai soffitti infiniti alla ricerca di Ambra, sentendosi sempre più disorientata. Per sua fortuna, trovò Molly, la donna che l'aveva accolta all'entrata.

"mi scusi signora Molly, ha visto Ambra?"

Il sorriso gentile e sincero della governante, rasserenò Erin che cominciò a seguirla. La donna la guidò fino all'esterno, indicando una fontana di pietra. Dopo aver recuperato il proprio cappotto e ringraziato la donna, la ragazza si avvicinò e vide che la bionda era seduta sulla fredda roccia.  

"non voglio la tua pietà Travis" dichiarò la bionda non appena si accorse dell'intrusa.

"non ti ho seguita per compatirti"

"allora che vuoi?"

"parlare con te"

"e di cosa vuoi parlare? Di Armin? Beh ora lo sai! Sfotti pure, questa volta ce l'hai tu il coltello dalla parte del manico!" la sfidò Ambra guardandola negli occhi che Erin notò che erano bagnati dalle lacrime.

Era la prima volta in vita sua che vedeva quel volto rigarsi di quel liquido salato.

"non lo dirò a nessuno" promise la mora "solo che mi sorprende che tu..."

"mi sia innamorata di lui?" completò Ambra "la verità è che tu non mi conosci Travis. Non sai un cazzo di me!"

Erin non si scompose e replicò:

"è per questo che vorrei conoscerti" ammise "per come sei realmente" precisò infine.

Dopo un mese di lontananza, rivedere Ambra così afflitta e sola, aveva turbato profondamente Erin. Per quanto in passato avesse detestato quella ragazza, ora non poteva fare a meno di interessarsi a lei.

La bionda, dal canto suo, la guardava diffidente. A parte Molly, nessuno l'aveva mai vista così fragile e vulnerabile e si detestava per essere crollata di fronte alla ragazza che aveva odiato sin dall'inizio.

La sua situazione non poteva essere più patetica di così: farsi consolare dalla sua nemica giurata.

Una ranocchia piccolina saltellò sulla ninfea della fontana e osservandola, Erin ridacchiò:

"pensavo avessi paura delle rane"

Aveva imparato da Castiel, che in alcuni casi, il modo migliore per consolare una persona era la provocazione.

Ambra infatti, ricordando lo scherzo della gita, sorrise beffarda:

"devo ammettere Travis che sei stata un osso duro" mormorò asciugandosi sbrigativamente le lacrime "mai avuto un anno più movimentato da quando ti conosco"ammise, grata per quel cambio di argomento.

"posso dire lo stesso di te Ambra. La verità è che in queste settimane mi è mancata la tua dolcezza" scherzò Erin, trovando posto accanto a lei. La bionda ridacchiò, sorprendendo la mora per quanto potesse risultare più graziosa quando sorrideva in modo così naturale.

Dopo qualche secondo di silenzio, Ambra parlò:

"allora? Cosa ne pensi di questo castello di fiaba il cui re e la regina sono in realtà i due mostri che tengono prigionieri i suoi abitanti?" domandò sarcastica indicando la propria villa.

"i tuoi non sono dei mostri..."e  Ambra stava per obiettare "...di simpatia" completò Erin sorridendo.

"dì pure che sono due stronzi" la liquidò la padrona di casa senza mezzi termini "fanno un sacco di pressione a Nathaniel affinché si prenda sulle spalle l'azienda di famiglia mentre io sono la povera idiota che non ha cervello e l'unica mia fonte di successo, sarà sposare un uomo facoltoso" riassunse la bionda.

"ma hai mai provato a spiegargli come ti senti?"

"oh sì, e l'ultima volta che l'ho fatto mi sono ritrovata una lametta tra le mani" ridacchiò amara.

Erin la guardò con serietà e replicò:

"stai parlando seriamente? Non scherzare su una cosa del genere... è una cosa seria" 

Ambra la fissò negli occhi, con una perplessità che ad Erin sembrò esagerata. Dopo qualche istante, la bionda commentò tra sé e sé:

"le sue stesse parole"

La sua interlocutrice le restituì un'occhiata confusa mentre Ambra scosse il capo:

"no, non sto scherzando Erin. Un anno fa ho davvero provato a suicidarmi" dichiarò, senza osare indagare l'espressione di Erin dopo quella confessione "avevo cominciato un anno prima a tagliarmi i polsi, così, solo per provare qualcosa che mi impedisse di pensare a quanto miserabile fosse la mia esistenza... o forse era solo un modo per provare qualcosa di diverso da quella costante apatia a cui sei costretta quando vivi una vita senza affetti... ti ho sempre invidiata sai? Sin dai primi giorni in cui sei arrivata a scuola, sei riuscita a farti degli amici, quando io, in anni, ero riuscita solo a circondarmi di due ragazze che sfruttavano la mia popolarità a beneficio della propria"

Un flash back si presentò istantaneo nella mente della mora. Era uno dei primi giorni di scuola, quando ancora lei, Iris e Violet pranzavano da sole. Lei si stava lamentando dell'accanimento di Ambra nei suoi confronti:

"[...] ad Ambra non manca nulla per essere felice"

"ma non ha amici" obiettò Violet zittendo le due amiche

 (N.d.A capitolo 6)

In quell'occasione né lei né Iris avevano dato retta alle parole dell'artista, reputando la sua opinione improbabile. A distanza di un mese invece, Erin aveva scoperto che Violet non si era sbagliata.

Questa consapevolezza la spiazzò: e se avesse avuto ragione anche sulla sua relazione con Nathaniel? Cercò di tranquillizzarsi, pensando che comunque la ragazza alla fine aveva ammesso che lei e il biondo erano carini insieme. Con il senno di poi però non le sembrò un granchè come riconoscimento, ma prima che la sua mente potesse arrovellarsi in ulteriori riflessioni, Ambra continuò:

"comunque sia, un giorno, mentre ero in bagno, la lametta è penetrata più in profondità... troppo in profondità. Ricordo di aver visto il sangue uscire in modo più abbondante del solito eppure rimasi lì, ad osservarlo senza reagire. Era come se quel corpo ferito non fosse il mio. Ti sembrerà strano, ma ancora adesso mi chiedo se l'aver premuto così a fondo la lama sia stata un incidente oppure no. Non pensavo al suicidio ma quando ho visto quel sangue uscire, mi sono detta che in fondo non stavo rinunciando a nulla. Nessuno avrebbe pianto la mia scomparsa... ma in quel momento stavo dimenticando l'unica persona a cui davvero importava di me: Molly entrò in bagno e mi soccorse all'istante. Aveva notato il mio strano comportamento dell'ultimo periodo e faceva l'impossibile per non lasciarmi sola"

Erin deglutì a fatica sentendo la gola farsi sempre più secca, mentre Ambra continuava a raccontare:

"poi c'è stata la svolta: mi sono innamorata di Armin, sin dalla prima volta che mi ha parlato" e il ricordo del loro primo incontro addolcì il volto di Ambra, che custodì gelosamente per sé quell'episodio "per avere una qualche chance con lui e potergli parlare ancora, ho cercato di avvicinarmi al suo mondo, quello dei videogiochi e, sorprendentemente, ho finito per appassionarmene!" ammise ridacchiando "del resto nella realtà virtuale potevo essere chiunque ma più che altro, potevo non essere quella ragazza forte e prepotente dalla quale non riuscivo più a liberarmi. Recitare la parte della stronza era una difesa: nessuno mi poteva umiliare e francamente per questo già bastava mia madre. Nessuno, a parte Molly, pensava che ci fosse dell'altro dietro quella ragazza così odiosa. Ovviamente a quel punto non avevo nessuna chance con Armin e tanto valeva portare fino in fondo quella commedia. Dopo che mio fratello e Castiel litigarono, finsi di essermi infatuata di quest'ultimo, solo per provocare Nathaniel"

"io ero convinta che ti piacesse" affermò Erin con convinzione.

"oh andiamo! Quello sbruffone può piacere solo a una come te" replicò stizzita la bionda.

"io sto con tuo fratello!"

Ambra sorrise divertita e commentò:

"avresti dovuto rispondere che sei innamorata di Nathaniel. Il fatto che tu ci stia assieme non significa nulla"

La mora rimase spiazzata ma la sua interlocutrice non sembrava intenzionata a soffermarsi su quell'argomento.

"a forza di fingere, ho finito per perdere di vista me stessa: a scuola ero Ambra Daniels la stronza, a casa Hydra_Silently"

"Hydra Silently?" ripetè Erin dubbiosa.

"è l'anagramma di Lady Slytherin (N.d.A Lady Serpeverde). Era il nickname che usavo quando entravo in un gioco chiamato The Owl. Pensavo che nessuno se ne sarebbe accorto e invece..."

"e invece?"

"invece un'utente riuscì a scoprire l'anagramma che si celava dietro Hydra Silently. Conobbi così Ravenclaw11 (N.d.A. Corvonero11). Da lì, un messaggio ha cominciato a tirare l'altro. I primi erano relativi al gioco, poi però abbiamo cominciato vere e proprie chat. Ho scoperto che dall'altra parte dello schermo stavo parlando con una ragazza e con lei pian piano mi sono aperta. Aveva un modo di scrivere, così spontaneo, allegro che con il tempo finii per affezionarmene. Pensa che smisi di tagliarmi i polsi solo perché così era più semplice per me digitare la tastiera. Le raccontai di me, della mia famiglia e lei mi aiutò ad uscire da quel periodo così buio della mia vita... anche se non l'ho mai conosciuta di persona, la considero tutt'ora la mia migliore amica, l'unica che abbia mai avuto"

Presa dalla narrazione, Ambra non si era accorta del mutismo di Erin.

"è buffo che ci siamo dette tutto, a lei ho raccontato cose che nessun altro sa eppure non saprei rintracciarla perché l'unica cosa che so di lei è il nome"

"si chiamava Sophia" mormorò Erin, come in trance.

Ambra voltò meccanicamente il capo verso la sua interlocutrice che in quel momento teneva lo sguardo fisso verso il suolo:

"e tu come lo sai?" indagò inquieta.

"Sophia è mia sorella"

Ambra scattò in piedi.

"CHE COSA?" strillò incredula. Sentì il cuore martellarle in petto per l'agitazione e lo shock.

"sì... lei giocava spesso a The Owl sotto lo pseudonimo di Ravenclaw11. Per la verità non so altro, Sophia è una persona molto riservata non mi ha mai parlato di Hydra Silently" chiarì Erin.

Ambra era rimasta senza parole.

Aveva appena scoperto di aver aperto il suo cuore alla sorella della sua nemica. O per lo meno alla sorella di una ragazza che considerava sua nemica fino a poche settimane prima. Sophia però non aveva tradito le sue confessioni, tenendole per sé ed evitando di condividerle con Erin. Questo riserbo era un'ulteriore conferma di quanto quella ragazza fosse così preziosa e unica.  

"dov'è ora?! È sparita dal gioco e non sono più riuscita a rintracciarla!" esclamò Ambra appoggiando violentemente le mani sulle spalle della ragazza "ti prego Erin... ho bisogno di trovarla" la supplicò, guardandola intensamente negli occhi.

"anche io" commentò lei amaramente, distogliendo lo sguardo.

Ambra si zittì, allontanando quel contatto. Fissava la ragazza davanti a lei con un'espressione confusa finché questa le rivelò:

"Sophia è scappata di casa"

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