#3 domenica | Infrazione di Domicilio
«Guardala, la cap’e cazz. Senza stipendio mi ha lasciato, ‘sta vecchia emmerda.»
Il borbottare del mio tamarrissimo compagno di sventure si fa ancora più tamarro man mano che inveisce contro la vegliarda.
C’è da dire che aveva tutte le ragioni per essere infuriato, insomma, quella “vecchina indifesa” è riuscita a soffiargli milletrecento euro da sotto il naso.
Certo, è stato lui a metterglieli nel carrello di sua volontà, ma l’ha fatto per acquistare un bene che poi gli è stato sottratto.
«Cazzo.» Stava là, a sbattere la testa all’indietro contro il poggiatesta nella mia auto. Lui è venuto coi mezzi, o almeno così ha detto. O magari voleva solo scroccarmi un passaggio. «Come faccio adesso? Non ho più un euro. Cazzo.»
Mentre lui piagnucolava la sua indignazione, la sciura spingeva il suo carrellino per il parcheggio esterno. Saremmo potuti andare là a fare brutto e prenderci quello che era nostro... ma non l’abbiamo fatto. Non abbiamo fatto male a nessuno, e questo direi che è apprezzabile, dato che nessun altro ci ha degnato della stessa gentilezza.
Soprattutto a me. Specifico, che è meglio.
Sono stato io a dirlo. Non lui, io. La verità è che... la verità è che aveva ragione. Quello era lo stipendio di un mese di lavoro! Come potevo stare a guardare? Che razza di persona non avrebbe fatto nulla davanti a un’ingiustizia simile?
«Prendiamoglielo.»
«Come?»
L’ho guardato dritto negli occhi, ed era triste e stanco, e bello. «Riprendiamo il tuo stipendio a quella vecchia del cazzo.»
E lui si è tutto illuminato. Cristo, avreste dovuto vederlo. Non gli sembrava vero.
Così mi sono deciso a tallonare una fiat punto scassata con la mia Audi nuova solo perché l’avrebbe fatto contento.
E l’abbiamo seguita sino a Frattaminore. Ve lo giuro, andava lenta che pensavo di morire. Credo che sia illegale andare così lenti, è intralcio al traffico.
La casa della vecchia era, beh, la tipica casa di una vecchia. Di quelle che al tempo suo sono state pagate con l’equivalentre commerciale di una carta di caramella, mentre a rivenderle adesso se le fanno pagare mezzo milione di euro ad andar bene. Che poi magari si sentono pure Wolf of Wall Street di questa grandissima ceppa di cazzo.
Ho parcheggiato. Lui mi guardava ancora come il principe azzurro di Biancaneve. In quel momento sentivo di poter fare di tutto, capite? Mi ero offerto di aiutarlo, ed era felice. E non stavo nemmeno più pensando a quel Bimby, pensavo solo che la vecchia aveva rubato i soldi ed era ingiusto.
«Che facciamo, adesso?»
L’ho guardata sparire dentro il cancello, ho spento i fari, era già buio.
«Come “che facciamo”? È stata una tua idea!»
Sì, lo ammetto, non aveva tutti i torti. Certo però è che mi aspettavo un minimo di sforzo neuronale anche da parte sua!
«Okay, okay, hai ragione» ho borbottato, perché alla fine ero andato sin lì per impressionarlo e tanto valeva farlo.
Che senso ha limonare con uno sconosciuto nello stanzino di un centro commerciale per poi rinunciare del tutto a fare colpo? Nessuno.
Soprattutto se lo sconosciuto è un po’ tonto ma così bello. E intraprendente. E devo dire che qualche minuto di petting mi ha acceso tipo dinamite in tempo zero.
Ma sto divagando.
«Vado a dare un’occhiata, tu fammi da palo.»
«Forse potrei fare da esca mentre tu... fai quello che devi fare. Così non se ne accorgono.»
È stato allora che ho realizzato di stare davvero per commettere un reato. Credo di non averlo fatto sino a quel momento. Ero stato obnubilato dagli ormoni e soggiogato dalla sete di giustizia. Un mese di stipendio... beh, è tanta roba, concorderete con me che un atto del genere non poteva restare impunito.
«No, meglio di no. Resta in macchina, non farti vedere. Se ti fai vedere per distrarla, come minimo la vecchia ti riconosce e chiama qualcuno.»
«Quindi che faccio? Me ne sto qui?»
«No. Mi aiuti a saltare il cancello, do un’occhiata, e poi mi dai una mano a risalire.»
Ho visto un luccichio nel suo sguardo che valeva la pena, ve l’assicuro. Si è sporto in avanti e mi ha baciato sopra la leva del cambio con una foga che mi ha fatto scordare dove eravamo e cosa accidenti stavamo facendo.
«Vediamo di fare attenzione» mi ha detto.
Avevo fame d’aria, solo per un bacio, e nella mia testa iniziavo a formare romantici scenari di fuga d’amore. I Bonnie e Clyde del nuovo millennio, che spariscono verso il tramonto in sella a un’Audi, con un Bimby nel portabagagli, per andare in Paraguay col primo volo e sparire nella giungla in barba alla legge – potrei avere un’idea molto approssimativa di che razza di posto è il Paraguay, ma non è rilevante al momento.
«Sì.»
Allora ci siamo avvicinati al cancello, e ci siamo assicurati che non ci fosse nessuno per strada né alle finestre. Mi ha afferrato a due mani e mi ha quasi lanciato oltre nel giardinetto.
In un gesto che potrebbe avermi fatto un certo effetto. Se c’è una cosa che amo, è l’uomo di polso con due belle braccia forti dai mille e più usi di cui tutti piacevoli.
Il cortile era buio, silenzioso e deserto.
Faceva un cazzo di freddo, l’unico motivo per cui non ero ancora morto congelato era il fuoco che mi aveva acceso dentro con quel limone da panico.
Non volevo fare danno. Solo guardarmi intorno, vedere se i soldi erano stati lasciati in qualche posto incustodito... poi l’ho visto.
Il Bimby. Il mio cazzo di Bimby. Era stato lasciato accanto al portone d’ingresso. E allora ho avuto l’unica idea che aveva senso.
L’idea di prendere la scatola, tirarla dall’altra parte del cancello, poi dare al mio tamarrissimo flirt l’assegno maggiorato del dieci percento, et voilà. Vittoria su tutta la lina.
La sciura avrebbe avuto i contanti dello stipendio, lui il mio assegno con la mancia per il disturbo, e io esattamente quello che ero andato a comprare quel giorno.
Cosa di meglio?!
Allora ho smesso di cercare i contanti e ho preso la scatola.
Ho camminato silenzioso e furtivo per il vialetto.
Lui era lì ad aspettarmi, mi ha fatto segno di tirargli il Bimby e l’ho fatto, dopo essermi raccomandato in numerosi sussurri di non farlo cadere a terra.
E l’ha afferrato senza alcuna difficoltà, con una naturalezza e una precisione che me l’avrebbero fatto venire duro... se l’istante dopo non si fosse messo a correre, certo.
Sono rimasto un istante a fissarlo allontanarsi come un allocco. Ero in shock, insomma, è comprensibile.
Poi ho afferrato le sbarre del cancello e l’ho chiamato. Niente di orrendo, volgare o offensivo, solo: «Ehi! Ch sfaccimm faij?!»
Che, va bene, magari un po’ volgare lo è davvero, però lo ritengo del tutto giustificato.
Solo che il grido ha fatto uscire la vecchia, che ha spalancato la porta per andare a vedere. E ha iniziato a urlare. Ed è uscito pure il suo cane. Che mi è saltato addosso. E lei ha chiamato la polizia. E i vicini l’ambulanza. E insomma... io sono rimasto senza Bimby, senza fidanzato tamarro, e senza nemmeno sapere il suo nome.
L’unica cosa che quello stronzo mi ha lasciato è stato il mio assegno, un morso sin troppo vicino all’inguine per cui mi hanno dovuto mettere tre punti di sutura, e una macchia sulla fedina penale che non laverò mai più.
E buon Natale a tutti, davvero.
Note autrice
Scusate, la mia vita fa schifo e ho avuto un’emergenza familiare, lol. Tra l’altro mi ero pure dimenticata di postare oltre a non avere tempo, si ringrazia Elena che mi ha scritto su Instagram per ricordarmelo xD
Nella prossima puntata, scopriremo perché non abbiamo saputo il nome di nessuno, e anche il perché del narratore inaffidabile.
Non vedo l’ora di mostrarvelo!!
Com'è finirà questa storia? Dietro le sbarre? In fuga d’amore? Con una gigantesca esplosione di fuochi d’artificio?
Seguitemi per scoprirlo!
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