La caccia

La notte a Manhattan era una cacofonia di suoni, ma solo uno tra questi attirava l'attenzione dei Cacciatori: gli innumerevoli ululati delle loro prede, o dei loro predatori, dipendeva dal punto di vista.

Quel suono, per le orecchie dei Cacciatori, era così forte da sovrastare lo sgommare delle auto, la musica sparata a tutto volume del locale più vicino e gli schiamazzi incessanti dei bambini.

Erano una ventina in tutto, divisi in gruppi da quattro che presidiavano la zona. Inseguivano il branco di lupi da settimane e non potevano farselo sfuggire.

- Cosa dice il radar?- Dream si spostò la coda corvina da un lato, in un chiaro gesto di impazienza.

Il ventenne sudaticcio che reggeva l'apparecchio deglutì, prima di rispondere balbettando - S...sette lupi, a circa due chilometri di distanza dalla nostra posizione, si a...avvicinano a una velocità di 115 km/h.-

Affianco a Dream, la sottotenente
Light imprecò tra i denti e si grattò nervosamente il braccio, come faceva sempre quando era in ansia.

Dream invece inspirò l'aria della notte e sorrise con espressione di sfida verso la direzione da dove il pericolo sarebbe arrivato. Lei non aveva paura. Non aveva e non avrebbe mai avuto paura.

Dello stesso atteggiamento era il tenente Reed, un uomo di mezz'età dai misteriosi occhi azzurri. Era il capo della loro divisione e alle spalle aveva numerosi anni di servizio alla Lucky Day. Le cicatrici che Reed aveva sul viso e sulle braccia erano numerose come le medaglie sulla sua divisa bianca e le portava con altrettanto orgoglio.

Dream squadrò i suoi compagni, poi i suoi occhi grigi si puntarono sul sonnolento East River, sulle persone comuni, inconsapevoli del rischio che correvano e infine, in quella direzione, da dove si iniziavano a scorgere sette sagome nere....

"La caccia è iniziata"

La lupa rossa correva come non aveva mai fatto prima, la lingua a penzoloni, le zanne scoperte, le narici impregnate dall'odore della paura....

La propria velocità e quella dei suoi sei compagni rendeva indefiniti i grattacieli che coronavano l'Upper East Side e tutte le altre costruzioni che facevano da sfondo al paesaggio urbano.

"Troppo pochi" pensò la lupa. Erano tre in più rispetto alle loro prede, ma i nemici erano armati di pugnali d'argento dai manici d'argento, armi da fuoco dalle pallottole d'argento e persino le borchie sui loro anfibi erano fatte di quel dannato materiale.

Perché l'argento è letale per i lupi mannari.

Lei non aveva scelto di essere quello che era ora, la lupa se lo ricordava.
Lei era un'adolescente con progetti ben chiari in mente, a differenza della maggior parte delle sue coetanee che semplicemente non se ne curavano.

Sarebbe diventata una scrittrice.
I suoi genitori, che insieme dirigevano una casa editrice, avevano da subito approvato il suo grande sogno e la ragazza, ancora tredicenne, cominciò a scrivere.

Era un romanzo horror, una storia diversa dalle altre, che metteva in evidenza il suo talento.
Le mancava poco prima di finirlo, un paio di capitoli e voilá! Sarebbe stato successo mondiale, una ragazzina di soli tredici anni che si sarebbe affermata nel genere dell'horror e del dark fantasy.
A scuola non l'avrebbero più presa in giro. Avrebbe avuto milioni di fans: se li immaginava urlare "WE LOVE YOU" durante i suoi tour e, cosa più importante, sarebbe diventata immortale nel mondo della letteratura.

Sarebbe stato troppo bello vero?

Colpa di quello stronzo di Ken se tutto andò in fumo.

Frequentavano insieme il corso di matematica e dopo qualche settimana erano diventati amici inseparabili.

Lui diceva di essere attratto dal suo talento, ma lei aveva la sensazione che in realtà lo era dal suo corpo appena sbocciato.

Un sabato sera, mentre tornavano da una pizzata, iniziò l'ultima conversazione che la ragazza avrebbe fatto da umana.

-Allora...hai finito la tua storia?- chiese lui.
-Quasi- disse con tono allegro - Basta solo un epilogo schiacciante e "Una scommessa con la morte" sarà definitivamente finito- si inchinò come per prendere gli applausi aspettandosi la reazione divertita dell'amico.

Lui non rise. -Senti...- disse dopo qualche secondo di esitazione -È da un po' che ti desidero-.
Lei restò letteralmente senza parole.
- Sei l'unica che sa apprezzarmi per come sono- puntò il suo sguardo sul seno della ragazza -Io ti amo-.

-No...sono le mie tette che ami- rispose acida.
-Voglio prenderti piccola-
-NON CHIAMARMI PICCOLA!-
Lui sorrise beffardo -Voglio fare sesso con te-.
Lei gli tirò uno schiaffo, poi si incamminò velocemente verso casa.

-Noi due staremo insieme piccola- la voce di Ken la costrinse a voltarsi.
Notò con orrore, che i suoi occhi verdi ora erano di fuoco -Staremo insieme per sempre-.

Il corpo del ragazzo cominciò a cambiare, il viso si allungò, sul corpo cominciarono a spuntargli lunghi peli grigi, le braccia si trasformarono in zampe, e le unghie in artigli.
Una manciata di secondi e Ken era diventato un bellissimo maschio di lupo grigio.

Neanche il tempo di urlare e ottanta chili di pelo le furono addosso, facendola cadere sul selciato.

Gridò, scalciò, tentò di mordere, ma il lupo era più forte.
L'ultima cosa che vide nella sua vita da umana furono le zanne di Ken, bianche al chiaro di luna che le affondavano in gola.

Quella notte non sarebbe morta, morire sarebbe stato troppo misericordioso...










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