8. COME I VECCHI TEMPI


«Jo, a che punto sei?» sbadiglia con aria stanca.

«Ho quasi finito, tu puoi andare a letto se vuoi.»

«Aiden se vuoi posso sostituirti.» continua lei, appoggiandosi al bancone.

Lui sbuffa. «Non preoccuparti, chi la sente mia madre se non mi comporto bene.»

Eppure non sembra il tipo che prende ordini. Nel frattempo io ho terminato.

«Finito! Visto? Ci ho messo pochissimo.» asciugo le mani e mi dirigo verso Sam.

«Andiamo?» è stanchissima, è stata distratta tutta la sera.

Senza dire nulla, si alza e raggiungiamo il soggiorno per salutare mio padre e Jane.

«Noi andiamo a letto, Samantha è molto stanca. Ciao Jane.»

«Va bene tesoro, a domani.»

Sentir dire da mio padre "a domani" mi genera sollievo per la prima volta dopo tanto tempo, come se non fosse mai cambiato niente. Gli sorrido e mi volto per dirigermi verso le scale, trovando Aiden seduto nei primi due gradini. Lo avevo lasciato in cucina.

«Aiden, visto che domani è sabato e io e Josie usciamo, ti va di venire?» gli chiede Sam.

Lui rimane sbigottito.

«Non accetto un no come risposta.» Sam è sempre la solita; si sente già in colpa per come lo ha trattato.

Lui le sorride e annuisce. Dopodiché lei si volta e inizia a salire le scale, arrancando.

Faccio per seguirla, ma la mano di Aiden mi trattiene, facendomi scendere gli scalini e avvicinandomi a lui. Ecco di nuovo il solito brivido, mi sento percossa da mille scariche elettriche. Cosa sta facendo? Sento il suo fiato sul collo, le punte dei nostri piedi si toccano, poi avvicina le sue labbra al mio orecchio:

«È...0707.»

Si allontana delicatamente, guardandomi le labbra e subito dopo gli occhi.

«Buonanotte, Josie.» si volta e va in soggiorno.

Rimango immobile.

0707? Che numero è? Sette luglio? Il giorno che sono arrivata a

Miami. La prima volta che l'ho visto! Che l'abbia messo di proposito? E perché mai, cosa mi ha voluto dire? E se fosse ... ma certo! La voce di Sammy che mi chiama mi riporta sulla terra ferma. Ero rimasta imbambolata come una stupida.

Salgo in camera e la prima cosa che faccio è prendere il cellulare ed ecco che mi appare la schermata di blocco. Digito subito il numero:

0707... sbloccato!

Tra le ondate di messaggi ricevuti ne è arrivato anche uno da un numero sconosciuto. È di Aiden. Mi ha davvero mandato un messaggio! Dio, odio quell'aria da arrogante! Non so se salvare il numero o far finta di niente.

Per adesso non sono in vena di pensarci, domani sarà una lunga giornata.

Leggo i tanti messaggi che ho ricevuto, soffermandomi su quello di Wayne:

"Non vedo l'ora di arrivare domani, Buonanotte"

Domani! Lo avevo dimenticato! Perfetto! Nick, Wayne e....Aiden, ci sarà da divertirsi.

Basta pensarci!

Poggio il telefono sul comodino vicino al letto, metto il pigiama e libero i capelli dalla coda di cavallo che ho da stamattina e che ormai porto perennemente per via del caldo soffocante.

Spengo la luce, ma il sonno non arriva. Inizio a pensare ad Aiden e ancor prima di capire cosa sto facendo prendo il cellulare e salvo il suo numero.

Chiudo gli occhi e cado in un sonno profondo.

Quando mi sveglio sono euforica; non vedo l'ora di vedere i miei amici e finalmente uscire con loro come i vecchi tempi, dovrebbero arrivare a momenti. Papà e Sam sono andati a prenderli all'aeroporto così mi siedo in veranda, aspettandoli.

Nel frattempo la mente torna a ieri sera: io e Aiden siamo riusciti a parlare senza litigare.

Ha proprio ragione: diventerà il mio fratellastro.

È inutile fare la stronza, è un tipo strano, ma è nella mia indole. Non mi fido di lui. L'auto di mio padre si accosta al marciapiede ed io scatto in piedi. Wayne scende e gli corro incontro, lanciandogli le braccia al collo e poi faccio lo stesso con Nick che però mi abbraccia senza lasciare la mano di Sam con un sorriso da un orecchio all'altro.

«Che bello avervi qui ragazzi!» dico euforica.

Dall'auto esce anche un'altra sagoma: Aiden. Si avvicina con le mani nelle tasche dei pantaloni imbarazzato.

«Bene ragazzi, dove andiamo?»

«Vorrei andare in spiaggia, mi hanno detto che Miami è fantastica.» annuncia Nick, la mia migliore amica annuisce poi si gira verso di me.

«Sì, avete proprio ragione, ma non credo che Josie possa venire.» Uffa...

«Infatti, non credo sia una buona idea.» la appoggia inaspettatamente Aiden.

Wayne mi guarda alzando un sopracciglio, come per dirmi "MA QUESTO?" e io alzo le spalle.

«Ragazzi tranquilli, io me ne starò lontana dall'acqua, magari prenderò un po' di sole su una sdraio, non so ancora che effetti abbia la mia allergia, quindi andiamo.»

Sorrido e gli altri fanno lo stesso tranne Sam e Aiden che mi dice: «Allergia?»

Ah già, forse non gliel'ho mai detto.

«Sì, credo si tratti di una specie di reazione che l'acqua del mare ha sulla mia pelle, non so se sia la salsedine, qualche minerale o alga presenti in acqua. Riesco a sentirne l'odore a distanza però e mi solletica le narici. Dovrei chiedere a mio padre, ma non faccio altro che dimenticarlo, per questo quel giorno sono svenuta, ricordi? Era la prima volta che vedevo il mare da vicino, da quando ne ho memoria almeno.» Lui sgrana gli occhi, così come Wayne.

«Svenuta?»

Mi metto a ridere.

«Sì, sono proprio svenuta. Te lo racconterò.» gli strizzo l'occhio e lui abbozza un sorriso, ma non è molto convinto.

Sistemiamo le ultime cose, mettiamo il costume e andiamo.

Scegliamo di andare a piedi; lungo il tragitto nessuno dice una parola tranne Wayne che non fa altro che raccontarmi per filo e per segno tutto quello che ha fatto mentre non c'ero.

Sento l'essenza del mare come se fossi già lì, ma manca ancora un po' per arrivare.

Inizio a rallentare il passo affannata, Wayne non se ne rende conto, crede che io sia ancora accanto a lui.

Mi appoggio a un muretto cercando di respirare e subito dopo delle mani mi accarezzano la schiena. Mi volto cercando il volto di Sam, ma mi ritrovo davanti Aiden. Ma che...vuole!

«Va tutto bene?»

Si appoggia accanto a me.

«Respira, tranquilla.» si allontana leggermente in cerca degli altri, ma saranno già andati avanti «Okay, ti riaccompagno a casa!» Lui non mi dà ordini!

«Non voglio andare a casa, voglio vedere il mare! Sto bene!» Sospira innervosito e mi aiuta a drizzarmi.

«Ragazza cocciuta! Aspettami qui, vado prendere la moto. Non siamo lontani molto da casa mia, ci metterò due minuti, tu manda un messaggio a Samantha e avvertila.»

Lo vedo allontanarsi, così digito il messaggio, ma non faccio in tempo a inviarlo che mi chiama:

«Josie dove sei! Non ti vedo più!» sta letteralmente urlando.

«Sono rimasta indietro, ti stavo mandando un massaggio. Andate avanti io vengo con Aiden in moto.»

La sua voce è un po' più calma:

«No, sto venendo a prende...» la interrompo prima che possa concludere.

«No... è già andato prenderla, non ne vale la pena, tranquilla.» Sento per telefono un sospiro di rassegnazione.

«Josie...» la sento sbuffare «Sei sicura? Perché sei rimasta indietro?» mi chiede apprensiva.

«Ho solo rallentato il passo. Stai tranquilla, sto bene. Ci vediamo lì.»

«Va bene digli di sbrigarsi e stai attenta, Josie. A dopo.» Riaggancio, sbuffando. A volte è proprio esagerata!

Mi volto, quando sento il rombo della moto e vedo Aiden che mi aspetta con il casco in mano, ci ha messo davvero due minuti.

Senza che me lo dica glielo tolgo dalle mani, salgo sulla moto e lo indosso.

«Devo dirtelo o lo capisci da sola?» Di che sta parlando?

«Eh?» chiedo con sguardo interrogativo.

Ma non risponde, mi avvicina a lui intrecciando come al solito le mie mani alla sua vita e parte.

Mi ritrovo a pensare che tutto ciò non mi mette a disagio, al contrario mi sembra come se lo facciamo da sempre, come se fosse... un'abitudine.

Arriviamo in spiaggia in meno di cinque minuti, i ragazzi non ci sono ancora.

Non li ho visti nemmeno in strada, che ne abbiano presa un'altra?

«Sei sicura? Sai non vorrei raccoglierti di nuovo da terra.»

Lo guardo contrariata.

«Non sei obbligato ad aiutarmi, ci sono i miei amici, puoi anche andartene.» lo rimprovero, scendendo dalla moto e ridandogli il casco.

«Anche io non vorrei, ma a quanto pare ogni volta che ti cacci nei guai sei sempre da sola.»

Fantastico, addio all'Aiden di ieri sera! Mi volto e vado verso la spiaggia, lasciandolo solo.

Dopo pochi istanti sento il motore della moto avvicinarsi ma non mi volto. Vado in spiaggia e stendo l'asciugamano, mi ci siedo sopra poggiandomi sulle ginocchia e fisso il mare per qualche minuto.

È davvero bellissimo.

«Bello, vero?»

«Il figliol prodigo è tornato.» Si siede accanto a me.

«Sei sempre stata così suscettibile?» si appoggia sui gomiti e alza il viso per guardarmi.

«Io non sono suscettibile!»

Uffa...quando arrivano i ragazzi!

«Certo come no! Non hai mai avuto accanto qualcuno capace di tenerti testa prima di me e questo ti manda in bestia, perciò fai quello che ti riesce meglio, te ne vai.»

Rimango in silenzio, per la prima volta senza parole. Rifletto su quello che ha appena detto...ha ragione?

«Quanto dista da qui casa mia?»

Dove diavolo è finita Sam!

«Circa dieci minuti, ne mancano ancora una manciata prima che arrivino i tuoi cari amici.» Però, perspicace!

Nonostante il sole, una leggera brezza fresca mi accarezza il viso; decido di sciogliere i capelli che mi arrivano quasi in vita.

«Stai meglio così, non ti ho mai vista con i capelli sciolti.» Adesso fa anche il carino.

«Wow, dov'è finito l'Aiden che c'era tre minuti fa?»

Scoppia a ridere. La sua risata è contagiosa così lo seguo a ruota, in men che non si dica mi trovo coricata sull'asciugamano con le gambe piegate e lui accanto a me.

«Quando ero a casa tua ho visto una tua foto con una bambina, è la tua sorellastra?»

Il suo sguardo si fa serio, quasi cupo.

Si porta una mano dietro la testa, girando il viso verso di me.

«No, era mia sorella.»

Era...che stupida. Con tutte le domande che potevo fargli proprio questa mi è venuta in mente. «Oh scusa, mi dispiace, non volevo.»

Il senso di colpa si fa strada dentro di me, così mi giro, riportando lo sguardo sull'orizzonte. Sento una scossa sul fianco, Aiden ci ha poggiato la mano sopra e adesso mi volta verso di lui.

«Non...non ne parlo mai con nessuno, neanche con mia madre... si chiamava Nikki.»

Annuisco comprensiva e mi volto verso l'orizzonte. Lui continua, sorprendendomi: «Era con la bici e un pazzo ubriaco alle dieci di mattina l'ha investita. Non c'è stato niente da fare.»

I muscoli della sua mascella guizzano, irrigidendosi. La sua espressione è tesissima mentre me ne parla. Deve essere stato uno shock per lui. Posso capirlo benissimo.

Non ho mai immaginato un Aiden dispiaciuto, l'ho sempre visto con quello sguardo spavaldo e orgoglioso.

«Perché me ne stai parlando adesso?»

Per la prima volta da quando ha iniziato il discorso di sua sorella mi guarda negli occhi e in questi, di un colore quasi innaturale, riesco a cogliere tutta la sua angoscia.

Riesco a percepire e a vedere tutto quello che ha passato, come se lo conoscessi da tempo. O forse è semplicemente perché mi riconosco in quello sguardo.

«Non lo so, non ne ho mai sentito il bisogno, ho sempre tenuto tutto dentro.» guarda il cielo poi di nuovo verso di me «Non mi sentivo così libero e rilassato da tanto.»

Inconsapevolmente le nostre mani si sfiorano; cerco di ritrarla, ma lui mi ferma e la intreccia tra le sue. I nostri sguardi passano dagli occhi alle labbra poi di nuovo agli occhi, si avvicina lentamente a me e stavolta rimango immobile.

Ora so cosa significa avere le farfalle nello stomaco, è tutto così perfetto: il rumore delle onde, il suo fiato sul mio viso, mi guarda un'ultima volta poi le sue labbra sfiorano le mie.

«Dai ragazzi, sbrighiamoci, ci abbiamo messo una vita ad arrivare!» mi alzo di scatto allontanandomi, lui invece rimane fermo dov'è, guardandomi con uno sguardo nuovo che non riesco a decifrare.

Oddio, ma che diamine stavo facendo?

«Da quanto tempo siete qui?» chiede Wayne.

Lo guardo, pensando che sono proprio l'opposto.

«Dieci minuti.» risponde Aiden al posto mio.

«Okay... che ne dite di andare a fare il bagno?» continua allora il mio amico. Dopo aver sentito quelle parole, Sam e Nick sono già in costume.

«Mi dispiace, ma io mi tiro fuori.» affermo, togliendo qualche granello di sabbia dalle mani.

«Oh andiamo, dopotutto non sai che effetti ti provocherà.» In effetti non ha tutti i torti, sospiro.

«Oh va be'...»

Vengo interrotta da Sammy e Aiden: «NO!» EH?! Li guardo sbalordita.

«Poco fa non ti sentivi molto bene, è meglio che per oggi passi. Torneremo un altro giorno.» mi consiglia lei e ovviamente Aiden annuisce, concordando.

Roba da matti, fino a due secondi fa quei due nemmeno si sopportavano!

«Okay, calmatevi! Non era nei miei piani fare il bagno. Era solo un'idea... andate, io vi aspetto qui!»

Sam è dispiaciuta, le si legge in faccia; sognavo di andare al mare da quando siamo arrivate.

Aiden si avvicina, posandomi una mano sulla schiena. Mi irrigidisco involontariamente: troppo contatto fisico.

«Dovrei riportare la moto a casa, ci vediamo più tardi.»

Si volta e va verso la moto senza mostrare il minimo interesse. Che problemi ha? Prima fa il ragazzo carino e poi si comporta così... Beh, pensandoci non ha tutti i torti: sono stata io ad alzarmi bruscamente non appena ho visto i miei amici.

Io mi sarei comportata anche peggio. Tra l'altro non è successo niente, non ho motivo di fare così... comunque dovrebbe tornare a breve. Mi sdraio e cerco di rilassarmi, guardando i ragazzi.

Delle gocce di acqua fredda mi fanno sobbalzare. Sam mi chiama:

«Dai alzati! Non possiamo lasciarti sola nemmeno dieci minuti che cadi in un sonno profondo!» Dieci minuti? Come no!

Mi tasto spaventata le braccia e guardo le goccioline lucenti scivolare via.

Niente, non succede niente.

«Sono stata un'ora ad aspettare che usciste dall'acqua, dovevo pur trovare qualcosa da fare!» forse sono stata un po' troppo sgarbata con la mia migliore amica.

«Hai ragione. Scusaci, non abbiamo tenuto conto del tempo.» Tempo?

Ah, Aiden sarebbe già dovuto tornare...

«Oh andiamo Sam, non infierire. È nervosa perché il suo ragazzo non è tornato.» dice Nick, appoggiandosi alla mia spalla.

Questo è un colpo basso, lancio un'occhiataccia e tutti scoppiano a ridere.

«Se avete finito di fare gli spiritosi io direi di andarcene.» sbuffo, incrociando le braccia, arrabbiata.

«È una buona idea, dove andiamo?» chiede Wayne.

«Qui vicino c'è un bel locale, è un posto carino. Potremmo andarci stasera.»

Finora la giornata non è stata il massimo, ma può darsi che migliori.

«Okay va bene, alle nove pronte per andare.» annuncia Nick.

La strada del ritorno è stata più breve di quanto pensassi, salutiamo i ragazzi e andiamo dritte in camera.

Sam è fuori di testa, non sa cosa mettere, così inizia a provare migliaia di vestiti.

«Sono tutti bellissimi, mettine uno qualsiasi.»

Inizia a girare per la stanza in preda al panico, facendomi sbuffare. Mi butto sul letto, guardando il soffitto per evitare i suoi scleri.

Alla fine opta per un vestitino a fantasia e come al solito mi obbliga a indossarne un altro; quello che ha scelto per me è un po' più appariscente degli altri: un leggero abitino blu notte con una generosa scollatura che mi lascia scoperta quasi tutta la schiena. Lascio i capelli sciolti mentre lei acconcia i suoi in una treccia laterale.

Stranamente puntuali, alle nove siamo già davanti alla porta di casa, aspettando che i ragazzi ci vengano a prendere.

Mangiamo qualcosa tutti insieme e per le dieci siamo tutti seduti al tavolo con una birra in mano.

La mia migliore amica si dà alla pazza gioia, la musica mi rimbomba nei timpani non facendomi pensare ad altro.

Wayne mi invita ed insieme andiamo a ballare, lasciando i due piccioncini sul divanetto.

Mi prende per mano, trascinandomi in mezzo alla pista. I suoi occhi di un grigio scurissimo sembrano brillare di qualcosa che non riconosco. Mi prende per i fianchi e di impulso mi irrigidisco. Poi la musica, la gente, il suo sguardo familiare e soprattutto la birra, mi fanno rilassare.

Mi lascio andare, facendomi trasportare e divertendomi finalmente, dopo quella che mi è sembrata un'eternità. Wayne si muove come se fosse il dio della musica e non sembra per niente scoordinato come mi ricordavo, ma forse mi sto facendo ingannare dalle luci, non fanno altro che lampeggiare e mandarmi in confusione.

Tutte le ragazze si voltano per guardare Wayne (non so se sia l'effetto della birra, ma stasera è davvero bellissimo) fino a quando il mio amico non mi fa cenno di uscire.

Lo seguo grata verso l'esterno, cercando di riprendere fiato e di inalare quanta più aria pulita possibile.

«Sono stanchissima.»

Si avvicina, spostandomi i capelli attaccati al viso.

«Sì, lo vedo.» sussurra, sorridendo.

Lentamente si avvicina ancora di più a me, oltrepassando il mio spazio personale. Mi acciglio immediatamente e tento di uscir fuori un discorso per distrarlo.

«Mi siete mancati tantissimo in questi giorni.»

È vero, avevo bisogno di rivedere qualche viso familiare.

«Sai che farei qualunque cosa per te.» il suo volto è diventato spaventosamente serio.

«Ehi! Da quando in qua sei diventato così romantico?»

Gli scappa un piccolo sorriso che però abbandona quasi subito. Mi prende per i fianchi e mi avvicina a lui.

«Josie io...»

Alzo lo sguardo ed è più vicino di quanto pensassi, mi irrigidisco di colpo.

«Wayne no. Non mi sembra il caso.» gli dico calma, poggiando le mani sul suo petto marmoreo e allontanandolo delicatamente.

Stava davvero provando a baciarmi?

«Scusa. Pensavo...lascia stare.»

Il suo volto è cambiato adesso, sbatte le palpebre un paio di volte e mi lascia andare, facendo cadere le braccia lungo i fianchi, ha uno sguardo buio, ferito:

«È per quello lì vero? Il figliastro di tuo padre...»

Cosa? Ma...

«Quello lì ha un nome!» mi irrigidisco di colpo, voltandomi alle mie spalle.

Tempismo perfetto. La sua figura slanciata e possente si para davanti a noi.

«Aiden cosa vuoi? Lascia stare. Va' a riportare la tua moto a casa, le strade sono buie potresti perderti!» gli intimo in tono deciso, lui si rabbuia.

«Ho avuto un imprevisto.»

Alla parola "imprevisto" emerge la curiosità, ma nello stesso tempo mi rendo conto che non dovrebbe succedere.

«Non ti ho chiesto nulla, non devi giustificarti!»

Cerca di afferrarmi il polso, ma mi libero dalla stretta. Senza guardarlo, prendo Wayne per la maglietta e rientro nel locale.

Vedo i ragazzi farci cenno di avvicinarci. È Sam a parlare:

«So che sono una guastafeste, ma sono esausta e vorrei andare a casa.»

Per una volta non mi dà fastidio che la mia amica rovini la serata, anzi le sono proprio grata.

Guardo Wayne al mio fianco che mi osserva, ha le guance arrossate e mi rendo conto che molto probabilmente quello a parlare due minuti fa non era esattamente lui. C'è un leggero imbarazzo fra di noi.

«Non preoccuparti, sono stanca anch'io.»

La aiuto ad alzarsi e andiamo verso l'uscita.

In macchina nessuno dice una parola. Non appena Nick si ferma davanti casa, saltiamo letteralmente giù dall'auto, facciamo un cenno con la mano ed entriamo.

Aiuto Sam a spogliarsi e a togliere le scarpe. Non le dico niente e lei è così fuori di sé da non riuscire a spiccicare parola.

Mi cambio, spengo la luce e mi metto a dormire. Rimando a domani le riflessioni della serata appena trascorsa.

Il trillo di un messaggio mi sveglia, mi sforzo di aprire un occhio per vedere chi è, ma non appena leggo il nome li spalanco entrambi:

"Sto arrivando, ti devo chiedere una cosa" Cosa?!

Mi stropiccio gli occhi e rispondo:

"Ma sei impazzito?"

La risposta è immediata:

"È importante"

Sospiro: "okay".

Cosa vorrà mai Aiden aquest'ora? E che ci fa ancora fuori, ci siamo visti due ore fa...     


Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top