2. ALEXANDER

Come da foto di copertina, ecco chi secondo noi sarebbe ideale per una Josie forte e caparbia.


Sbatto le palpebre un paio di volte e l'acqua cade sulla testa del ragazzo ubriaco che nel frattempo stava cercando di rialzarsi, farfugliando scuse. Voltandomi verso i miei amici, vedo Sam che mi guarda interdetta.

«Che succede?» dico un po' spaventata, facendo finta di niente.

«Hai visto l'acqua?»

Oddio, non l'ho immaginato?

«Forse hanno messo qualcosa nell'acqua.» la guardo sconcertata perché in effetti lo sono... sì, sarà sicuramente questo, non c'è altra spiegazione.

Mi sorride:

«Sì, credo sia vero, infatti mi gira anche la testa. Oh, o forse è stato un effetto di gravità! Sai tutte quelle cose che dice il professor White, ma per sicurezza vado a chiederlo a Mary.»

Nel frattempo il ragazzo, che poco prima mi è letteralmente venuto addosso, si è alzato e mi accorgo solo adesso che è davanti a me intento a stiracchiarsi la camicia fradicia e sporca. Oddio poveretto, che brutta figura. Mi viene un po' di pena per lui, ma non riesco a trattenermi e scoppio in una risata assurda.

Quando si accorge di me alza lo sguardo e io mi zittisco, tornando seria di colpo.

Chi è? Non l'ho mai visto a scuola, non l'ho mai visto in questa città, il che è molto strano visto che, noi ragazzi, ci conosciamo quasi tutti.

«Beh, mi fa piacere che ti faccia ridere.» Sembra infastidito, ma poi gli angoli della bocca si sollevano verso l'alto.

«Non ti ho mai visto da queste parti.»

Lo studio, ignorando quello che mi ha detto.

«In effetti non sono di qui, sono in visita da mia cugina che mi ha invitato a questa festa. Non mi sembrava ti stessi divertendo molto.» Cosa? Okay, adesso quella infastidita sono io.

«Se è per questo non credo che divertirsi voglia dire inciampare e cadere addosso alle persone, rovesciando il tavolo e tutto quello che c'è sopra. Sai, forse lo stavi facendo proprio nel modo sbagliato!» ribatto.

Prendi e porta a casa Mr. Ragazzo so tutto io.

«Sì, forse hai ragione... a proposito, mi dispiace.» risponde mortificato, guardandosi un po' intorno «Devo essere inciampato da qualche parte.»

È evidentemente imbarazzato. Si passa una mano tra i capelli castani, ravvivandoli e abbozzando un sorriso sbilenco. Non mi piace far sentire in imbarazzo le persone, così gli sorrido per rassicurarlo.

«Tranquillo non fa niente. Tanto stavo per andare a casa, sono molto stanca e domani devo studiare.»

«Oh, posso accompagnarti io se vuoi e farmi perdonare per... questo disastro.»

Mi viene in mente un episodio della mia vecchia vita, ma non appena fa un gesto col dito, indicando il tavolo ancora rovesciato, torno in me. A quanto pare nessuno a parte noi si è accorto del piccolo incidente.

«Grazie, ma no!» gli faccio un sorrisino «Non ti conosco e poi preferisco andare da sola.»

«Ah giusto!» si dà uno schiaffo in fronte «Mi chiamo Alex, che sta per Alexander. Sono qui con mia cugina Marianne, non so se la conosci.» continua, porgendomi la mano.

Oh perfetto, ci mancava solo il cugino della reginetta, ecco perché aveva quell'aria da "so tutto io".

Alex che sta per Alexander, ma davvero? Mi viene di nuovo da ridere, ma stavolta mi trattengo.

«Ho capito. È stato un piacere Alex che sta per Alexander, ma vado da sola lo stesso. Ci si vede in giro!»

Mi volto verso i ragazzi, ma vedo solo Wayne intento ad ascoltare me e Alex con un sorrisetto divertito. Ha capito che evidentemente lo stavo prendendo in giro, mi conosce abbastanza bene.

«Se vuoi ti accompagno io, mentre loro si divertono.» fa un gesto con il mento, indicando un punto sulla pista dove intravedo Nick e Sam che si scatenano e ballano.

Che carini, stanno proprio bene insieme.

A Nick è sempre piaciuta Sam e a Sam è sempre piaciuto Nick, ma nessuno dei due ha mai avuto il coraggio di fare il primo passo per paura di rovinare la loro amicizia. Chissà se scatterà qualcosa, in ogni caso voglio fare due passi da sola non vivo molto lontano da qui.

«Grazie lo stesso, ma preferisco prendere una boccata d'aria, avverti tu i ragazzi.» non replica perché sa che non cambierebbe nulla, quindi gli faccio di nuovo l'occhiolino e mi avvio verso l'uscita.

La strada del ritorno è molto tranquilla, tranne per qualche tratto dove ho l'impressione di essere osservata. Credo sia la stanchezza, sono le due del mattino.

La giornata è proprio volata. Sto iniziando ad avere le paranoie e le allucinazioni. Non appena finirò l'esame, mi prenderò un bel periodo di riposo prima di...beh, prima di decidere finalmente cosa fare dopo.

Quando arrivo a casa le luci sono spente. La zia starà già dormendo. Salgo di sopra in punta di piedi con le scarpe in mano e prima di andare in camera mia controllo Lely; di solito la trovo con le lenzuola a terra, nonostante sia appena arrivata l'estate fa ancora freschetto, stavolta però è tranquilla.

Sarà andata a dormire da poco.

Mi chiudo in camera mia, infilo il pigiama e mi metto a letto. Faccio mentalmente un riepilogo di tutta la giornata e concludo sapendo che ho bisogno di una pausa e di una svolta. Sì! Qualcosa di nuovo. Scivolo in un sonno tranquillo, sognando strani colori e un abito bianco.

Mi sveglio di soprassalto guardando l'ora, merda! Sono le dieci, non ho sentito la sveglia. Mi alzo in fretta e scendo di sotto e trovo zia Lely sul divano che legge.

«Potevi anche svegliarmi, ho tantissimo da studiare!» la rimprovero bruscamente.

«Avevi bisogno di riposare.» mi risponde senza alzare lo sguardo, sorseggiando una tazza di caffè.

Certo! Come se lei fosse nella mia testa. Anche se, devo ammettere che non ha tutti i torti: mi sento benissimo e sono pronta a iniziare la mia giornata. Prendo un bagel, un bicchiere di succo d'arancia e vado in camera mia a studiare.

Oggi mi sento particolarmente di buonumore, così all'ora di pranzo faccio una pausa e mando un sms a Sam "Stasera film e popcorn?" La risposta è immediata:

"Potrei mai dire di no a te?"

Ci mettiamo d'accordo sul film e ci diamo appuntamento per le nove a casa mia, dopodiché mi rituffo nello studio.

Devo andare a comprare i popcorn.

Scendo giù a prendere le chiavi di riserva della macchina, ma non appena esco in giardino i miei piani vanno in fumo: la macchina non c'è. Strano, di solito zia Lely usa la bici.

Andrò a piedi, sul suo aggeggio infernale non ci salgo!

L'aria sembra diversa, non c'è anima viva.

L'unica cosa a farmi compagnia sono i fruscii degli alberi scossi dal vento e questo strano silenzio che infonde pace, liberandomi da ogni pensiero.

Percepisco odori nuovi, un'essenza strana solletica le narici facendomi sentire leggera. Il vento mi avvolge i capelli spettinandoli. Dopotutto non è poi così male camminare a piedi. Mi aiuta a rilassarmi.

In un batter d'occhio sono al supermarket. Scelgo di prendere le patatine, tanto a Sam non fa differenza, l'importante è mangiare qualcosa.

Mentre sto per recarmi alla cassa, sento un fracasso che mi costringe a voltarmi: tutti i prodotti dello scaffale sono caduti e disteso a terra, si trova un ragazzo con un fazzoletto in faccia e le scatole dei biscotti addosso. Mi precipito subito da lui.

Potrò anche essere acida, ma non sono insensibile, se fosse capitato a me anche io avrei voluto qualcuno pronto ad aiutarmi.

Mentre gli corro incontro vedo volare via il fazzoletto dal suo viso ed ecco che ricompare il ragazzo che ho incontrato alla festa di fine anno: dovrebbero dargli il premio Nobel per le figuracce.

«Fammi capire, far cadere tutto a terra è il tuo hobby preferito?» dico senza neanche guardarlo per non ridergli in faccia, ma non ci riesco.

Lui mi guarda, prima sorpreso e poi imbarazzato e sorride. I suoi occhi chiari mi incantano per un momento, ma poi sono distratta dalla sua voce:

«A quanto pare da quando ti conosco non faccio altro che cadere.»

«Che ci vuoi fare,» alzo le spalle togliendogli qualcosa di dosso, «a volte faccio questo effetto.» dico divertita. "A volte faccio questo effetto" e questa da dove diavolo mi è venuta fuori? Non sono mai stata così spontanea con uno sconosciuto.

Lo aiuto ad alzarsi, continuando a ridere.

«Alex che sta per Alexander, giusto?»

Lui segue la mia risata, il che lo fa sembrare ancora più strano di come si presenta.

«Wow, ricordi proprio tutto della mia bella figura alla festa.» dice sarcastico, passandosi una mano tra i capelli castani per cercare di nascondere l'imbarazzo.

«Con chi ho il piacere di ridere?» continua, sistemandosi il cappuccio della felpa.

Avevo totalmente dimenticato che quella sera non gli avevo detto neanche il mio nome. Dopo quello che era successo è comprensibile.

«Oh, mi chiamo Josie.» rispondo con un lieve sorriso, mentre tende una mano cordiale che stringo con decisione.

«Che sta per?»

«Per te solo Josie.»

Vado via, lasciandolo lì imbambolato. Prima di dirigermi verso la cassa mi volto, rivolgendogli un piccolo sorriso.

«Ci vediamo Alex che sta per... come ti pare.»

Lui mi sorride ed io, dopo aver pagato, inizio ad incamminarmi verso casa.

Quando suonano il campanello corro ad aprire. Mi ritrovo davanti Sam con un sorriso raggiante: è felice, non me la dà a bere, deve essere successo qualcosa ieri sera con Nick, ma aspetto che sia lei a parlarmene.

Ci sediamo sul mio letto e metto su il dvd, Hunger Games: mi affascina il carattere di Katniss forte e deciso, da questo punto di vista è molto simile a me, o forse sono io che vorrei essere, il più possibile, simile a lei.

Alla fine del film Sam è in coma. Non è una novità, si sarà addormentata già nei primi quaranta minuti. La lascio dormire, mando un sms a sua madre e mi sdraio vicino a lei. Non è la prima volta che capita e comunque il letto è abbastanza grande per tutte e due, anche se a lei lo spazio non basta mai.

Guardo il cellulare e trovo un sms di un numero anonimo.

"Ehi Josephine Seawater." ma cosa? Nessuno mi chiama mai con il mio nome completo da quando mamma non c'è più.

Lei aveva sempre amato questo nome e appena seppe di aspettare una femmina non ci pensò due volte. Si divertiva a pronunciarlo per intero: "Josephine vieni qui. "

"Josephine, tesoro, vuoi un po' di torta?"

"Josephine facciamo i mulinelli, guarda quanto sono belli." Mi schiarisco le idee e digito una risposta veloce:

"Con chi ho il piacere di parlare?" guardo il cellulare per qualche minuto, ma non arriva nessuna risposta.

Mi sveglio intorpidita. Sam non è più accanto a me; mi stiracchio e vado di sotto.

Mentre scendo le scale lentamente, ancora presa di sonno, la sento bisbigliare con mia zia. Ma non appena entro nella stanza si zittiscono come se niente fosse. Mi scappa un sorriso, immaginandole parlucchiare del mio compleanno: cinque giorni dopo gli esami, infatti, per la precisone il nove luglio, compirò diciotto anni e chi lo sa cosa staranno complottando quelle due.

Lely mi guarda raggiante: «Buongiorno Josie, come ti senti stamattina?» rispondo con molta tranquillità per metterle alla prova:

«Oh, oggi benissimo! Sai Sammy, per il mio compleanno ho pensato ad una tranquilla giornata di shopping, che ne dici?»

Le due scattano e si guardano. Ho centrato il segno. Sammy adora fare shopping.

«Oh...Ehm... sì, magari ne riparleremo appena finito l'esame, che dici?» Bingo! Non sa cosa dire, ma mi basta così.

«Sì, forse hai ragione, vedremo.»

Controllo il cellulare. Ah! Ecco una risposta al mio messaggio:

"Sarebbe troppo facile per te. Ti conosco, ho visto cosa hai fatto, sentirai presto parlare di me".

Ha visto cosa ho fatto? Sì come no.

Okay, sarà qualche pazzo che si diverte, ne sono certa.

Mi viene da ridere, lo ignoro.

La settimana passa velocemente, io continuo a studiare e a vedere i miei amici. Non ho più ricevuto messaggi dallo stalker pazzo, il che conferma la mia ipotesi.

L'unico a scrivermi in questi giorni è stato di mio padre:

"Ciao Piccola, come stai? So che fra due giorni avrai l'esame, so anche che sarai bravissima, sono molto fiero di te, anche tua madre lo sarebbe. Scusami per la mia assenza negli ultimi tempi, ma sono stato molto impegnato a lavoro, ti prometto che presto ti chiamerò, devo dirti una cosa molto importante. Buona fortuna tesoro, ti voglio bene!"

Messaggi come questo non sono nuovi per me. So che è davvero impegnato, ma so anche che un po' di tempo per la figlia si trova sempre... o no? In ogni caso ho risposto come al solito:

"Tranquillo papà, so che il tuo lavoro è molto importante per te. Sì, lunedì avrò l'esame e sto studiando molto quindi vado, a presto ti voglio bene anch'io."

Dopo la morte di mamma siamo rimasti un po' tutti traumatizzati, ma l'abbiamo presa in modi diversi: io e Lely ci siamo avvicinate di più e papà...beh, papà si è immerso nel suo lavoro a tempo pieno, non lo vedevo quasi mai. In fin dei conti lavorare nella polizia dev'essere impegnativo.

Poi, quando gli hanno offerto una promozione in Florida non ha rifiutato, ovviamente mi ha chiesto di andare con lui, ma non me la sentivo di lasciare i miei amici e Lely, non dopo quello che era successo. Lui non ha fatto una piega e dopo una settimana era già sul primo volo diretto a Miami. Mi sono rimboccata le maniche e sono andata avanti nonostante tutto. Adesso chissà cosa vuole, non lo vedo da almeno tre anni, tranne che in videochiamata, ma quello non conta.

Decido di lasciar perdere e non pensarci.

Oggi è sabato, ma Sam stranamente ha accettato di non uscire e ripassare visto che lunedì sarà il giorno della resa dei conti. Non ho paura di qualcosa in particolare, sono preparata, lo sono sempre stata. Ma credo che l'ansia sia del tutto naturale: il diploma chiude un capitolo molto importante della mia vita.

Mentre aspetto che arrivi, mi sdraio sul letto e guardo il soffitto.

Questa settimana è volata; non è successo niente di che, tranne forse qualche sogno strano. Ricordo a malapena uno strano posto molto soleggiato. Sento bussare e una chioma bionda legata in una coda di cavallo fa capolino in camera mia.

«A dire la verità non ho molta voglia di studiare,» dice, sapevo che c'era sotto qualcosa, «ma lo farò solo perché sei così ansiosa che non usciresti lo stesso.»

Ecco, così va bene.

Dopo due ore Sam alza gli occhi dal libro e fissa il vuoto silenziosa.

«Okay, sputa il rospo.» le dico, sospirando.

Lei mi sorride e si siede di fronte a me con le gambe incrociate. «Mi conosci fin troppo bene.»

Lo sapevo, sta per iniziare:

«Ti ricordi la festa di fine anno? Beh, stavo ballando con Nick. Sai com'è ...» dice con occhi sognanti, «eravamo un po' ubriachi, credo, non ricordo niente di quella sera a parte cosa è successo con lui. In effetti Mary mi ha confidato che avevano messo un po' di alcool anche in acqua perché voleva che ci divertissimo tutti, a suo detto. Io credo che era in cerca solo di qualche nuovo pettegolezzo da spiattellare in classe, ma comunque...» Si lancia nel racconto di quella sera, a quanto pare avevo ragione io: è successo qualcosa, ma non potevo certo immaginare tutto questo! Un bacio!

«Okay. Ammetto che immaginavo qualcosa, ma non mi aspettavo che sareste andati dritti al punto così. Ma sono contenta che alla fine abbiate deciso di provarci.» ammetto sinceramente.

Il suo sorriso si allarga e mi abbraccia.

Scendo a prendere qualcosa da bere e sento Lely parlare al telefono, sembra arrabbiata:

«Non se ne parla proprio!» non si è ancora accorta della mia presenza

«E poi non credo che sia una buona idea!» alza gli occhi e mi vede «Adesso devo andare, ciao.»

Interrompe così la chiamata e mi sorride.

«Che succede?» le chiedo perplessa.

«Niente...quegli stupidi libri non sono ancora arrivati, e vogliono fare un altro ordine!»

Aggrotto la fronte sorpresa, che strano. Ma non nevoglio sapere. Mi viene da ridere quindi prendo un po' d'acqua e torno incamera.

Annasophia Robb nei panni di Sam

Leslie Mann nei panni di Zia Lely


Dylan O' Brien nei panni di Nick
Chris Wood nei panni di Wayne

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