78. SBALZI D'UMORE NATALIZI ☆
Passate a leggere anche REFLEX - attraverso l'obiettivo
*
In questo capitolo c'è la presenza di scene da cartellino giallo, quindi sconsiglio la lettura se facilmente impressionabili...
Per chi legge invece buona lettura 🎶
"SBALZI D'UMORE NATALIZI"
Tornammo a Rancho Palos Verdes sul tardi dato che, dopo aver passato buona parte della serata in quella sala di proiezione, Samuel si era perso a raccontarci tutto quello che c'era là dentro, stupendo persino il signor Bennett. Caleb era leggermente scocciato di sentirlo, infatti si era avviato per conto suo e alla fine della visita lo trovammo fuori a fumarsi una sigaretta. Era la prima volta che lo vedevo con del tabacco.
«Fumi spesso?» gli domandai raggiungendolo. Sam e Jared si erano messi a parlare con il signore di prima e la loro conversazione cominciava a pesare.
Con disinvoltura il biondo si voltò dalla mia parte inalando dal filtro, poi tornò a fissare davanti a sé e fece uscire il fumo dalla bocca. «No, di rado capita, le ho solo per evenienza.»
Come Sammy, pensai. Effettivamente capitava raramente che fumasse, di solito gliela offrivano durante le grigliate dato che non si comprava le sigarette o il tabacco, e poche volte acconsentiva. Al contrario suo Hugh e Jensen lo faceva abbastanza di frequente come anche i cugini Lee.
Ad ogni modo, dopo aver buttato il mozzicone per terra, partimmo per la loro abitazione, ma Sammy sembrava più energetico di prima. «Che palle, non ho sonno» si lamentò giunto da poco in camera, mentre si toglieva i vestiti.
«Io invece sono cotta» gli feci presente una volta indossato i pantaloncini e la maglietta di quello che reputavo il mio pigiama, buttandomi senza esitazione sul materasso.
Lo sentii sbuffare, tirandomi per le gambe giù dal letto. «Sei una seccatura quando fai così, e poi mi chiedono perché non lo facciamo spesso, guardati.»
Arrivata al bordo con la paura di sbattere la testa al suolo, lui mollò le mie gambe e finii col culo per terra. «Aia!» mi lamentai. «E comunque sono cose che si fanno ogni tanto, non siamo macchine e il letto non è una fabbrica.»
Mi alzai da terra e mi massaggiai i glutei. Osservai poi lo sguardo pensieroso di Samuel, senza capire che gli stava passando per la testa, e ad un tratto si tirò giù i boxer. Sbarrai gli occhi dallo stupore e dalla paura. «Che vuoi fare adesso?!»
Mostrandomi un sorriso sgembo, si avviò sul balcone, salì sul parapetto e si buttò. In un primo momento mi sentii perdere le forze, le gambe volevano cedere credendo che, sì, insomma, si fosse suicidato, ma subito dopo sentii il rumore nostalgico di un tuffo e quello fu il motivo per cui corsi fuori dalla vetrata e vedere che diamine era successo davvero.
Mi affacciai dal parapetto quasi da cadere pure io e vidi Samuel fissarmi dalla vasca tutto bagnato. Nel vedermi con quell'espressione sul viso, scoppiò a ridere passandosi una mano fra i capelli.
«Sei un cretino!» gli urlai contro. «Mi hai fatto prendere uno spavento!»
Cercando di smettere, affievolì a poco a poco la risata. «E perché mai dovrei pensare di suicidarmi? Sono troppo bello per diventare poltiglia.»
«Sei uno stupido baka rincoglionito!» lo insultai in tre lingue diverse.
Sentii la porta della mia stanza aprirsi di botta, vedendo un Caleb a dir poco contento venirmi incontro. Aveva lo sguardo da incazzato e arrivatomi vicino, capii che io ero fuori dal suo raggio. «Ma dico, sei un coglione o cosa?!»
«Oh, andiamo, non dirmi che non lo hai mai fatto.»
«Sei una testa di cazzo!»
«Non chiamarmi testa di cazzo!» ribattè dalla piscina.
«Ti chiamo testa di cazzo perché la tua testa mi ricorda una testa di cazzo, testa di cazzo!»
«Ma la volete piantare di urlare?! Sveglierete tutto il quartiere di questo passo!» li sgridò Jared dal balcone dello studio.
Il maggiore indicò Samuel come se fosse un oggetto, guardando infuriato il fratello. «Sì è buttato dal balcone quello stuntman! I cast per fare Spider-Man sono stati conclusi con Tom Holland, quel coglione del tuo amico deve darsi una regolata!»
«Effettivamente sarei perfetto per fare Spider-Man» si vantò quell'altro.
Assottigliai lo sguardo e ribattei. «Saresti troppo bello per fare Spider-Man, daresti troppo nell'occhio.»
Tutti si voltarono dalla mia parte, i fratelli Watson con in faccia scritto "adesso questo cosa c'entra", Sam con un'espressione compiaciuta.
«Poi non lamentatevi se mi definisco uno schianto» e guardò gli altri due, di cui Jared scosse la testa come per crederlo senza speranze, l'altro era ancora a fissarmi.
«Non sono osservazioni da fare al momento, australiana.»
«Lo dici solo perché ha definito me sexy.»
Voltandosi con la fronte corrugata, Caleb era pronto a ribattere. «Ha detto che saresti troppo bello e che daresti nell'occhio, io non ho sentito nessun sexy uscire dalla sua bocca.»
«Era sottinteso. Comunque invece di star qua a litigare, perché non ci facciamo tutti un bel bagno?»
«Dovresti uscire invece, non fa poi così caldo questa notte» e con questo prese ad andarsene.
«Che carino, si preoccupa per me.»
«Fottiti, puttana.»
Che cose dolci.
Questo è segno di un'amicizia profonda.
E Cab non si è accorto che Sammy è nudo là dentro.
Magari non volevo darlo a notare, si sa che è un esibizionista.
«Dai, Scar, buttati» mi disse e voltandomi notai che anche Jared se ne era andato.
Fissai la sua figura starsene beatamente nell'acqua e solo quando connettei che stava galleggiando col corpo a pelo d'acqua, distolsi lo sguardo sentendo le guance pizzicare.
«Avanti, tesoro, mi hai già visto nudo, non dovresti nemmeno accorgerti se sto con o senza biancheria.»
«Ma a te cambia se ci sto io senza intimo» gli feci notare appoggiando la schiena al parapetto.
Avanti, sbircia.
No.
Il suo è un invito ad ammirarlo, quindi fammi la cortesia di voltarti.
«Certo, a differenza tua ti salterei addosso» ammise.
Mi voltai e osservai di sotto. La piscina non stava troppo lontana dal parapetto, bisognava soltanto saltare poco più in fuori per non maciullarsi al suolo, conseguenza che la mia mente visualizzò in un batter d'occhio. Rabbrividii al pensiero e mi portai una mano sul cuore come se servisse a calmarmi.
«Scarlett, tutto bene?» mi domandò e lo vidi portarsi a bordo vasca.
Se solo fossi stata coraggiosa quanto lui e Suwa, sarei già saltata giù di sotto. Annuii per non farlo preoccupare e senza distogliere gli occhi dai miei, si sollevò e si sedette al bordo. «Se ti butti non ti succederà nulla, avrai solo una botta di adrenalina e riderai, fidati. Al massimo ti prendo io, sempre se vuoi buttarti.»
Come mi avesse capita era ancora un mistero, era come se lui riuscisse a collegare i miei pensieri con i suoi.
Mi morsi un labbro credendo che forse mi sarebbe servito un po' di coraggio, che effettivamente non sarebbe stato poi così rischioso vedendo che anche lui era vivo e vegeto che si beava dell'acqua.
«Ah, al diavolo» e con questo scavalcai il parapetto e con un salto mi buttai.
Con gli occhi chiusi percepii il tuffo e coi piedi toccai le piastrelle della vasca, con il quale mi diedi la spinta per tornare a galla. Presi una manciata d'aria appena uscii la testa dall'acqua e subito dopo Sammy mi era vicino, pronto a tenermi. «Non credevo che ti saresti buttata sul serio.»
Mi aggrappai a lui notando che l'acqua era alta, ma lui sembrava non curarsene. Anzi, forse ci toccava. Sam mi strinse a sé riuscendo a calmarmi e a stabilizzarmi il battito. Aveva ragione, sentii una botta di adrenalina che non riusciva a tenermi ferma, avevo le mani che tremavano e a vedere che ero ancora intatta, scoppiai a ridere.
«Oh mio Dio, Sammy, mi sono buttata» ero ancora incredula a quello che avevo appena fatto.
«Ho visto, sei stata bravissima» mi accarezzò i capelli.
Poco dopo si mosse verso il bordo vasca, e una volta che mi mise seduta su di esso, mi osservò i vestiti fradici. «Potevi toglierteli prima» pensò ad alta voce, prendendo i lembi della mia maglia e tirandomela via.
La strizzò per bene e la mise da parte, mentre io sguazzavo i piedi nell'acqua e senza motivo mi ritrovai a credere che dava una sorta di intimità. Pensare che questa era il suo elemento fin da piccolo, in qualche modo mi faceva sentire più vicina a lui. Mi ricordai di quando da piccolo voleva insegnarmi a nuotare insieme a Xavier, delle sue gare di nuoto dove batteva il mio fratellone, degli schizzi che ci facevamo in spiaggia...
Percepii il tatto leggero delle sue dita sulla mia mano e automaticamente alzai lo sguardo sulle sue iridi, così pure e limpide da confonderle con il colore dell'oceano. Spostai la mano da dove era solo per accarezzargli il viso e Sam, pochi istanti dopo, mi si avvicinò e unì le nostre labbra. Un tocco delicato simile alle prime volte che ci eravamo baciati, il che mi parve leggermente strano nonostante fosse piacevole. Si muovevano insieme a poco a poco, distogliendo l'attenzione su tutto ciò che ci circondava e facendoci credere di poter stare lì in eterno.
Indugiai poco alla volta il bacio e Sammy a sua volta premeva le labbra contro le mie, sorridendo ogni qualvolta cercavo più contatto con lui. Gli accarezzavo la nuca, il collo, la schiena, le braccia, i pettorali... era impressionante quanto fossi attratta da Samuel, certe volte mi spaventava quel sentimento che provavo, credendo di essere pazza. Era così bello credere di essere l'unica al mondo con cui lui volesse stare, ma inspiegabilmente, d'un tratto, mi balzò tra i ricordi quella fotografia vista a Darwin. La possibilità di incontrarla, adesso che eravamo in America, era aumentata ancor di più. La possibilità che Sammy tornasse da lei era alta. Se ancora non se la sentiva di parlarmene, poteva essere soltanto che lui non l'avesse dimenticata, che probabilmente provasse ancora dei forti sentimenti per quella ragazza da una bellezza indescrivibile. Percepii il cuore logorarsi di volta in volta dalla gelosia e dalla paura di perderlo. Sentii dentro di me quel disperato bisogno di volerlo, di sapere che fossi io l'unica persona a cui dovesse pensare e il credere di non esserlo mi faceva imbestialire.
Allargai le gambe e le allacciai alla sua vita avvicinandolo a me, azione che ad essere onesta sorprese anche me. «Hai i pantaloncini, Quokka» bisbigliò tenendo le sue labbra attaccate alle mie e potendo così sentire quel suo classico sorriso pieno di sé.
Coscienza al contrario nostro si era direttamente paralizzata dal mio gesto involontario, da non riuscire a dire una parola. No, un momento, sul serio l'ho fatto?
È l'istinto, cara.
Istinto un corno e tu non eri paralizzata?
La tua stupidaggine mi ha fatto riprendere.
Avrei voluto allontanarlo in quel momento, ma una voce ci distrasse. «Cavolo, con tutta quell'acqua mi è difficile capire chi di voi due è più bagnato.»
Poteva venirmi un infarto, forse la morte sarebbe stata l'unica via d'uscita da quell'imbarazzo disumano. Non era possibile che fosse una sorta di Xavier, con però commenti sconci pronti a farmi sentire peggio di quanto lo fossi già. Forse era meglio che ci avesse visti mio fratello, si sarebbe limitato ad uccidere Samuel senza soffermarsi come quell'altro sul fatto che fossi anche io complice.
Sicuramente pensa che una parte di te è zozza, non c'è nemmeno da chiederselo.
Piantala.
Irritato il mio fidanzato alzò la testa. «Non solo ho mio cognato a irrompere in momenti come questo, ci mancava che anche in America venissi disturbato!»
Indicando verso il basso gli rispose con disinvoltura. «Sei nella mia piscina, raggio di sole, non posso starmene zitto. Poi potete scopare quanto vi pare e piace quando andrete a San Francisco. Questa è casa mia, Sampson, ci scopiamo io e mio fratello.»
«Lo sai che quello che hai appena detto suona abbastanza ambiguo?»
Scocciato lo guardò malissimo. «Non rompere il cazzo, sei soltanto un ragazzino con gli ormoni in fibrillazione.»
«E tu un coglione che deve sempre scassare la minchia. Ma che per di più, che ci fai in camera nostra?»
Ad osservare Caleb, effettivamente era sul balcone da dove ci eravamo buttati.
Scioccando la lingua con seccatura, ci rispose assottigliando lo sguardo. «Avevo sentito un altro tuffo, ma volevo escludere che si fosse buttata l'australiana, quindi prendendomela con calma sono venuto a controllare cosa stava succedendo» e spostando lo sguardo da Samuel a me, fece un sorrisetto altamente malizioso. «Non ti facevo così audace signorina, se non fosse per quei pantaloncini mi sa che non vi avrei disturbati.»
Uno sbuffo al mio fianco mi accarezzò la pelle e mi voltai sicuramente rossa in faccia. Sammy mi stava fissando leggermente seccato. «Sempre colpa tua, te l'ho detto che dovevi tuffarti nuda.»
Gli schiaffeggiai il braccio e mi scaldai. «Non lo hai mai detto!»
Si perse a riflettere, ma non ci volle molto prima di riprendere la discussione. «Ho detto che potevi toglierteli prima, quindi è la stessa cosa.»
«Non è vero!» e a quel punto il biondo scoppiò a ridere.
«Ma smettila che è specialmente colpa tua, Taylor Swift» cercò di dargli fastidio, ma a quanto avevo notato, Caleb era più bravo di lui a rompere l'anima.
Affievolendo la risata tornò serio, il che mi fece accapponare la pelle. «Uscite immediatamente da quella piscina prima che venga giù io a sistemarvi con le cattive.»
Mi ritrovai a deglutire pietrificata a causa di quello sguardo truce. Senza scollare i miei occhi dai suoi, andai a raccattare la maglietta, ma una volta presa tra le mani, quella stessa persona che stavo ancora a fissare aprì bocca. «Principessa, ti conviene cambiarti, non vorrai andare a letto già bagnata.»
«Niente doppi sensi, Caleb» lo rimproverò Samuel, di cui la sua voce fu l'unica cosa che mi fece distogliere lo sguardo da quel concentrato di malizia. «E cazzo, volevo dirlo io.»
«SAM!» lo rimproverai, ma lui scoppiò a ridere uscendo successivamente dall'acqua sotto al mio sguardo vigente, che di conseguenza spostai per ovvi motivi.
«Ah, andiamo Sam, potresti evitare di farmelo vedere» sembrò disgustarsi Caleb e alzando lo sguardo non lo vidi, probabilmente se ne era andato.
Mettendosi in piedi, sorrise soddisfatto. «Che bello, finalmente se ne è andato.»
Sorrisi a mia volta per quella sua affermazione e cercando di non distrarmi da altro, mi alzai anche io.
Perché doveva distrarmi la sua nudità?
Perché stai iniziando ad essere perversa.
Nu...
Sì sì, te lo dico io.
«Vado a prenderti un asciugamano.»
«Ma sei fradicia anche tu.»
«Sì, ma tu sei nudo» e lo indicai.
«Ti da fastidio?»
«Che ti vedano gli altri sì.»
Si portò le mani dietro alla schiena e si stiracchiò.
Che spettacolo di muscoli. Un Dio greco, io l'ho sempre detto.
Esibizionista.
È impossibile non ammirarlo, c'è una luce divina che gli riveste il corpo e attira l'attenzione.
«Ma siamo tutti uomini etero, chi vuoi che mi salti addosso?»
Sbuffai avviandomi verso l'interno, ma mi prese per un polso e tirandomi verso di lui mi fece voltare totalmente, trovandomi davanti alla sua meravigliosa corporatura. Ovviamente non poteva mancare un sorriso malizioso. «Per caso saresti tu quella che vorrebbe saltarmi addosso?»
Suonava più come un'affermazione che altro e coscienza continuava a proporsi come candidata.
Ritrassi la mano e assottigliai lo sguardo. «Nei tuoi sogni.»
«Sono sicuro che sono presenti anche nei tuoi. Basta solo agire, dolcezza, io sono pronto a tutto» mi sfidò.
Cambiando espressione sorrisi cercando di sembrare maliziosa e mi avvicinai a lui, accarezzandogli i pettorali. «Sai, forse hai ragione» e gli feci fare un passo indietro.
Sul suo viso si vedeva espressamente che la situazione stava cominciando a piacergli, il che rendeva me soddisfatta. Passai le mani sulle sue spalle continuando a spingerlo fievolmente, come se il mio fosse soltanto un tentativo di prolungare le cose.
«Sei così sexy che non riesco a levarti gli occhi di dosso, Sammy» e lui fece un altro passo trovandosi a bordo vasca, proprio come volevo.
Avvicinando il suo volto al mio, era completamente concentrato sul volermi baciare che, anche per una come me, spingerlo veniva facilissimo. «Buon tuffo, tesoro» sussurrai a fior di labbra e senza dargli il tempo di reagire, posai i palmi sul suo petto e lo feci tornare in piscina.
Appena tornò a galla mi fulminò con lo sguardo. «Questa me la pagherai, nanetta malefica» e appena lo vidi muoversi nel tentativo di uscire dalla vasca, scappai all'interno della casa a gambe levate.
.......
La mattina seguente mi svegliai con la luce del sole che illuminava la stanza. La notte prima non avendo un pigiama pulito di ricambio, maledetta me ad averlo dimenticato, ero andata a dormire con le mutande e una maglia rubata a Samuel. Era così grande che mi sentivo avvolta dal suo calore e dal suo profumo quasi come in un abbraccio.
Vedendolo ancora sonnecchiare, ovviamente nudo, cominciai a punzecchiargli la guancia dove solitamente spuntava una sua fossetta. Prima di andare a dormire mi aveva fatto storie che sentiva caldo e che si sarebbe sentito meglio dormire senza nulla addosso, volendo convincermi a prendere la stessa decisione, ma io al suo contrario avevo fatto caso del fresco della notte e rifiutai categoricamente la sua proposta. Inutile dire che ce l'aveva con me, infatti mi rifilò la battuta "sei una bambina cattiva, questa notte Babbo Natale non ti porterà nulla". E poi dovevo essere io quella infantile della coppia.
Finalmente diede cenno di vita e si mosse stringendomi ancora più a sé. Ritrovandomi il suo volto a pochi centimetri dal mio, ne approfittai per baciargli le labbra. Dopo due, tre volte a provare a svegliarlo in quel modo, stavo cominciando ad elaborare un piano per rompergli le scatole, ma come mi stavo allontanando, lui ridusse la distanza facendomi ritrovare tra lui e il materasso. Si scostò soltanto per stiracchiarsi sul mio corpo, nel mentre io gli passai le dita fra i capelli volendogli sistemare un pochetto nonostante lui fosse perfetto anche con la chioma tutta scompigliata dal sonno. «'Giorno, mio meraviglioso Quokka.»
Sorrisi come meglio potevo fare, ammirandogli prima le iridi e poco dopo le labbra. «Buon Natale anche a te, Raggio di Sole.»
Sorridendo come una divinità, sospirò. «Grazie per aver notato il modo in cui splendo la mattina, mia cara. Certe volte mi domando come fai a resistermi tutta la notte senza violentarmi.»
«Perché non sono te» gli feci presente.
«Ma sei una Sammynfomane, dovresti» e fece quell'espressione sbalordita con gli occhi sbarrati e che sempre mi faceva ridere.
Gli accarezzai il viso e tornai a baciarlo, mentre lui non perse tempo nell'infilare le sue mani sotto la maglia a maniche corte che indossavo. Mi accarezzò i fianchi lasciandomi in balia di quelle sensazioni che mi provocava, ma come per noi era diventata una maledizione, la porta si aprì.
Uno sbuffo precedette quello che forse voleva dirci. Magari stava aspettando il momento giusto per irrompere nella stanza. «Sempre eccitati voi due, smettetela e venite da basso.»
Scazzato peggio di quando eravamo in Australia, si voltò mettendo in evidenza i suoi occhi taglienti. «Sei uno scassapalle, Caleb, maledetta la tua decisione di revocare la chiave!»
Dovevo ammettere che la cosa non era piaciuta anche a me, specialmente perché amavo la privacy.
No, tu ami fare cose con Sammy, è diverso.
«Maledetta? L'ho tolta appunto per evitare che vi appartasse sul letto dei miei genitori.»
Assottigliando lo sguardo, cambiò espressione. «Ammettilo, ti rode il fatto che tra i due a goderci sarei stato solo io» ed ecco quella sua solita aria da sfida.
«Certo, per chi mi hai preso? Se qualcuno tra noi dovrebbe spassarsela, quello dovrei essere io. Appunto per questo adesso dovete alzarvi e venire da basso, vi do due minuti, se no ritorno e qualsiasi cosa farete, provvederò» e si voltò per andarsene.
«E a fare cosa, Watson?» indagò il mio fidanzato palesemente irritato.
Fermandosi alla soglia con la sicura intenzione di lasciare la porta aperta, girò solo il capo dalla nostra parte, sorridendo con malvagità. «Magari potrei legarti a una sedia e spassarmela io.»
Se solo fosse stato un cane, avrei potuto constatare la rabbia di Sammy col suo ringhiare, ma il fatto che mi stringesse i fianchi ne era la prova fisica.
«S-Sammy, fai male.»
Mollando la presa mi scannerizzò preoccupato senza riuscire a proferire parola. «Oddio, scusami» pronunciò alla fine con voce debole e mettendosi a cavalcioni su di me, mi tirò su la maglietta per guardare.
Mi imbarazzai pensando che quel biondo ci potesse ancora guardare. «Ma che fai, idiota?!» ma sentendolo accarezzarmi dove mi aveva stretto, mi calmai dall'agitazione iniziale.
Osservò attentamente entrambi i lati, ma esalando un sospiro si abbassò per baciarmi il grembo. «Scusami davvero, non volevo farti male» e con ciò si alzò dal letto per dirigersi all'armadio.
Mi sollevai anche io dirigendomi al bagno e guardando il mio riflesso allo specchio, prima intravidi uno dei succhiotti che mi aveva fatto durante il bagno in vasca, poi, alzando la maglietta, vidi due segni leggermente rossi sulla mia pelle. Ero sicura che a breve sarebbero spariti, ma dalla faccia che aveva fatto sembrava che avessi qualcosa di peggiore. Sospirai non capendo questi suoi atteggiamenti che a dire il vero in parte mi stavano contagiando, lavandomi al tempo stesso i denti per successivamente cambiarmi e scambiandomi di stanza con Samuel, aspettandolo seduta sul letto.
Appena uscì ci dirigemmo in sala e vedendo Caleb spaparanzato sul divano con un ghigno sul volto, intuii che il loro battibeccare non sarebbe finito. «Allora mezza tacca, buon Natale.»
«Buon Natale sto cazzo, coglione» rispose Sam mostrandogli le dita*.
«Ce l'hai ancora con me per ieri sera?»
«E anche per questa mattina» e il suo sguardo era abbastanza scazzato.
Certo che questo giorno di festa era iniziato proprio nel migliore dei modi.
«Che ne dite se mangiamo pancake?» intervenne Jared, spuntando dalla cucina con una scodella e mescolando l'impasto.
Senza pensarci mi avviai nella sua direzione, volendolo aiutare nel cucinare la nostra colazione. Preparammo anche latte caldo e caffè, con tutte le tazze sul bancone pronte per essere riempite. Nel frattempo, come se fosse da programma, i due amiconi continuarono a battibeccare per un po'.
Studiai il perimetro del tavolo guardando cosa c'era di buono da abbinare con i pancake e appena adocchiai lo sciroppo d'acero, lo presi e cominciai a versarlo, ma d'un tratto un braccio mi circondò la vita. «Ho un regalo per te» mi sussurrò Sam all'orecchio, baciandomi poi il collo e mostrandomi un pacchetto bianco con un nastro azzurro.
Lo presi tra le mani e mi voltai per guardare Sammy negli occhi. Il suo sorriso era così dolce che mi parve strano dato che fino a pochi secondi prima stava litigando col biondo.
«Buon Natale» pronunciò come se non vedesse l'ora di vedere la mia reazione.
Scartai il regalo e mi ritrovai davanti a una confezione bianco panna di una gioielleria. Aprii la scatolina e dentro c'era una collana argentata con una esse. Rimasi senza parole per l'eleganza del carattere, portandomi una mano sulla bocca. Ammirai la sua lucentezza e alzando lo sguardo, vidi il mio fidanzato compiaciuto dalla mia reazione. «Oddio... è davvero bellissima, Sammy, sono senza parole. Me la metteresti?»
Annuendo la prese delicatamente e mi voltai per permettergli di farmela indossare. Spostai i capelli e lui, portando il gioiello in avanti, mise il gancetto. «Sai per cosa sta la S?» mi chiese accarezzandomi le spalle.
Mi voltai e lo guardai nelle pupille cominciando a sparare le prime parole che mi passarono per mente. «Per Scarlett? Samuel? No, Sampson» dissi infine, indicandolo come se fossi sicura di averci azzeccato.
Ridacchiando, fece un sorrisetto che diceva "ci sei quasi". Dannazione, volevo indovinare. «Anche per questi devo ammetterlo, ma quando l'ho vista ho pensato a Sydney, dove dopo sette anni ci siamo incontrati di nuovo.»
Sorrisi come un ebete, accarezzando la collana. «È un pensiero davvero dolce da parte tua, grazie infinite» e con questo mi avvicinai al suo volto premendo le mie labbra alle sue.
«Mi vien da vomitare» pronunciò Caleb nel vederci. «Che cose da coppiette sdolcinate.»
«Invece di rompere a loro, pensa ad America» lo punzecchiò Jared e io essendo la nuova arrivata non capivo.
«Fatti gli affari tuoi, musone» volle ammunirlo e come se fosse per ripicca, rubò una tazza e il piatto di pancake, avviandosi alla sua postazione davanti al televisore.
Sam si perse per qualche secondo a guardarlo male, mentre il biondo sogghignava contento di averlo infastidito. Poi lo distrassi prendendo parola. «Anche io ho un regalo per te.»
«Uuh, come l'ultimo?» ammiccò, ricordando probabilmente il suo compleanno. Pervertito.
Lo guardai male, inarcando un sopracciglio. «No, quello possiamo farlo in qualsiasi altro giorno.»
«lo hai detto eh» mi indicò, alzando le sopracciglia.
Mi scappò un sorrisetto e lui ne sembrò soddisfatto. «Scemo» gli riferii e lui ridacchiò. «Vado a prenderlo, arrivo.»
E mentre mi avviai gli sentii dire «È un intimo sexy?»
«Tu sempre a quello pensi» lo riprese il biondo e in quel momento riuscivo solo a sentire le loro voci battibeccare.
«Perché tu sei diverso.»
«Che infantili» commentò Jared dalla disperazione.
«Zitto tu!» lo rimproverarono, e io, aprendo l'armadio, trovai il pensiero per Sammy che mi ero tenuta da parte.
Scesi le scale, osservando Jared seduta al tavolo a consumare la sua colazione e curioso di vedere fin dove si sarebbero spinti quei due idioti nel punzecchiarsi come due bambini.
Dovevo ammetterlo, erano divertenti da studiare, erano come delle scimmie da laboratorio, ma volevo dare priorità al mio regalo. «Sammy» lo chiamai e lui, tappando la bocca, si voltò verso di me, osservando il pacco che tenevo tra le mani. «Buon Natale.»
Pensieroso lo prese e studiò l'intero perimetro. «Non era il regalo per tua mamma?»
«Mentivo» gli feci presente, con un sorriso stampato in faccia.
«Lo sapevo» sogghignò. «Solo che non capivo cos'era.»
«Apri e lo scoprirai» e nervosa dalla sua reazione, cominciai a spostare il peso da un piede all'altro, mordendomi il labbro inferiore e osservando i suoi gesti.
Senza pensarci due volte, tolse lo scotch strappando a poco a poco la carta, ma appena vide un qualcosa di familiare sullo sfondo della scatola, si affrettò a levare l'eccesso e i suoi occhi riconobbero qualcosa che probabilmente conosceva. «È un proiettore di stelle» osservò con sorriso da ebete.
Mi dondolai avanti e indietro, un po' in soggezione. «Sì, so che non è come osservare le vere stelle, però quando saremo a casa potremo osservare la notte boreale dall'Australia, così mi racconterai altro. O semplicemente ammireremo quelle stelle.»
Alzai lo sguardo dal pacchetto e i suoi pozzi ipnotici erano dolci come sempre erano stati nei miei riguardi. Posando il regalo sul tavolo, si avvicinò a me e mi strinse con tutta la sua forza. «È uno dei regali più belli che potessi farmi, Scarlett. Grazie di cuore.»
Il suo abbraccio era così caldo e felice che mi si velarono gli occhi, contenta di avergli fatto un pensiero che gli era piaciuto.
«Beh, la sua prima volta sarebbe valsa più di tutto» commentò Caleb, il che ricevette un'occhiataccia dal fratello.
«Già fatto» sogghignò contento il mio fidanzato. «Sono stato la sua prima volta ihih.»
Contento lui, contenti tutti.
«L'australiana era vergine?» si meravigliò, fissandomi come se fossi un'aliena.
«E che c'è di male?» mi difese Sammy. «Significa che ha amato solo me nella sua vita, per concedermi la sua prima notte significa che la nostra è una relazione seria» e con ciò mi regalò uno sguardo complice, aggiungendo un occhiolino. «Quindi io sono unico e insostituibile.»
«Tsk, certo» e roteò gli occhi.
«Zitto, muschio biondo.»
«Solo quando sarò meno eccitante di te, quindi mai.»
«Smettetela, non potete battibeccare di continuo» si intromise Jared. «Non vi ho mai sentito parlare così tanto, siete estenuanti.»
«Hai ragione» disse il fratello. «È inutile parlare con uno che è più piccolo di me, di quanto poi, dieci anni?»
«Mi stai dando del diciassette?» si scaldò ancora, facendolo ridere.
«Oddio, è più bello rompere a te che a Jad a momenti.»
«La volete smettere?» intervenne il moro, leggermente spaesato.
«Dovresti conoscermi ormai, ci frequentiamo da una vita.»
Ne ebbero ancora per un bel po' quegli scemi, però andava bene anche così. Era stato un Natale davvero particolare, strano e pieno di sbalzi d'umore e indimenticabile, ma non era solo per il fatto di averlo festeggiato in America e con gli amici di Samuel, lo era anche per il fatto che, dopo più di sette anni, avevo trascorso di nuovo quella giornata di festa con Sammy, come sempre avevamo fatto nella nostra infanzia.
~~~~~~
*mostrando le dita: nel mondo anglosassone, per chi non lo sapesse, si usa fare il segno del dito medio anche con indice e medio uniti. In Inghilterra il medio non significa la stessa cosa, però ormai sanno tutti che serve a mandare a "quel bel posto", quindi... 😹
Nel prossimo aggiornamento si incontrerà qualcun'altro, chi sarà mai? Ihihih
-5
Have a nice day 🐨
Niki_Rose
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