49. È UNA TORTURA
"È UNA TORTURA"
Dire che ero in stato di shock era a dir poco. Samuel si era dichiarato a me, a quella che reputava come una sorellina fino a poco tempo prima. Non sapevo quali problemi avesse nel cervello, ma il come aveva aperto i suoi sentimenti mi aveva fatta sciogliere come un ghiacciolo si scioglie sotto al sole rovente. Ero sempre più sconcertata ad ogni secondo che passava, cercando di metabolizzare la cosa. Era davvero da non credere.
Rimanemmo per un po' nel giardino, uno abbracciato all'altro mentre mi raccontava del nostro bacio sotto all'albero. Personalmente ero troppo piccola per ricordarlo e il come gli fosse venuto in mente non riuscivo a concepirlo. «Quindi teoricamente ci siamo scambiati il primo bacio» continuò a pavoneggiarsi, probabilmente perché gli dava fastidio il fatto che nei miei ricordi questo me l'avesse dato Suwa alla famosa gita scolastica a Melbourne.
«Ma se non ricordo nulla, e poi avevo due anni. Se quello era un bacio allora quello che ci siamo dati cos'era? Trasfusione di saliva?» poi riflettei a quello che avevo detto e mi venne da vomitare. «Bleee che schifo detto così.»
Sam scoppiò a ridere e mi baciò la fronte. «Quello lo sarebbe stato se ti avessi baciata alla francese, ma non è successo» mi corresse con gli occhi che però dicevano "ma se vuoi provare non esitare a chiedere".
Feci scivolare le mie mani dal suo collo al petto, lo spinsi leggermente captando i suoi pensieri e mi girai dall'altra parte. Lui però mi prese per i polsi e si fece abbracciare per i fianchi, per poi chiudermi nella sua morsa appoggiando il mento alla mia testa. «Su dai, non volevo, non era mia intenzione, ma sei stata tu a tirare fuori il discorso, mi conosci, non posso trattenermi dal fare certe espressioni e pensieri. Scusa per la mia luridaggine.»
Scoppiai a ridere non volendo credere a ciò che avevo sentito. «E questa parola da dove viene?»
«Dal mio vocabolario, ne invento tante di stronzate, lo so. Ma tu con quella cosa, cos'è che era? Stupendamente atomico avevi detto? Tu mi batti sicuro» disse con tono scherzoso e ridacchiando.
Sorrisi nel ricordare quel nostro lontano litigo. Era passato così tanto tempo... «Sì okay, ne invento tante anche io, ma anche Brooke. E a proposito di lei, gli altri ci stanno aspettando dentro casa tua, penso che sia ora di entrare.»
Appena cercai di muovere i piedi per camminare, lui me lo impedì sollevandomi da terra. «Sei una guastafeste, io mi dichiaro e non mi lasci cinque minuti per fare le cose per bene.»
Ha completamente ragione.
Per te lui ha sempre ragione, sei di parte.
«Guarda che ti ho lasciato raccontare quella cosa di quando avevo due anni, e poi, com'è che volevi concludere il momento? Mi sembra essere andato anche bene» osservai.
Lui mi posò a terra e mi guardò negli occhi senza però proferire parola. Io alzai le sopracciglia come per incitarlo a parlare, poi roteai gli occhi scuotendo la testa e cominciai a camminare. Lui in un baleno mi affiancò portandosi in avanti col busto. «Lasciami il tempo di parlare almeno.»
Aggrottai la fronte e allargai le braccia volendo dare enfasi alle mie parole. «Ma se sei rimasto a fissarmi come uno stoccafisso.»
«Stavo ammirando quanto eri bella, scusa.»
Arrossii di colpo e lui mi notò. Lo capii perché con la coda dell'occhio lo vidi fare un sorrisetto soddisfatto.
«Potevo baciarti ancora una volta comunque» ammise grattandosi la nuca.
«Mi hai baciato la fronte» gli comunicai indicandomela.
«Sei una rovina momenti.»
Concordo.
«Da quand'è che saresti romantico?»
«Da quand'è che una ragazza rifiuta di essere baciata da me, questa è la domanda» disse incredulo.
Risi. «Ti fa corrodere, ammettilo» ammiccai volendolo infastidire.
«Ti fai desiderare brutta nanetta che non sei altro» sbottò seccato dalla mia osservazione.
«Ah, è così che conquisti le ragazze? Prima dici a loro che sono belle e poi le chiami brutta nanetta che non se altro? Hai un modo tutto tuo per adularle» scimmiottai. Era una soddisfazione personale riuscire a stuzzicarlo, adoravo questi momenti.
«Peccato che tu sei una di queste» rispose con tanto di spavalderia.
«E chi te lo fa credere?» domandai.
«Basta vedere come mi guardi, mi mangi con gli occhi come io farei con il tiramisù» continuò, avvicinandosi poco alla volta a me con il viso.
«E-e tu allora? Oh Scarlett, adoro vederti sorridere, sei bellissima quando arrossisci e sono geloso del fatto che sia stato il tuo migliore amico a darti il tuo primo bacio, così ho inventato una storiella per autoconvincermi che io sono sempre stato il primo per te» lo presi in giro imitandolo, usando un tono di voce che sicuramente gli avrebbe dato molto fastidio.
Lui si passò una mano sulla mandibola cercando di trovare una frase per poter ribattere, il che mi fece sorridere contenta di averlo messo alle strette. «Non ho mai detto di essere geloso di Al e non mi sono inventato nulla, è tutto vero, tu sei pazza di me da quando sei nata.»
«E tu mi stai a guardare da quando ero in fasce, dimmi chi è il più patetico ora» continuai a battibeccare, superando la soglia dell'ingresso e dirigendomi in sala dagli altri.
Voltandomi verso i miei amici, notai che ognuno di loro si era girato nel guardarci. Per di più Brooke sembrava andare in fibrillazione, aveva un sorriso inquietante sulla faccia e saltellava di qua e di là come un coniglietto nel vedermi. Poi prese la rincorsa e mi strangolò come solo lei poteva fare.
«Oh mio Dio, la mia BFF si è finalmente fidanzata con il suo primo amore! Io lo sapevo che sarebbe successo, io prevedo tutto, sono una cazzo di veggente!» si staccò da me e con le lacrime agli occhi cominciò a passarsi le dita sul viso cercando di asciugarle. Poi prese a usare le mani come ventaglio. «Oh, sono così commossa, sono così felice per te.»
Come fanno a saperlo se siamo appena entrati?
«Si fa festa!» urlò Suwa stappando lo champagne. Non sapevo da dove lo avesse tirato fuori, fatto sta che la schiuma scivolò lungo la bottiglia e Matthew, facendosi aiutare da Danielle, prese i bicchieri di vetro per poterlo bere.
«Com'è che lo sapete?» chiesi con un punto di domanda sulla testa. «Abbiamo appena oltrepassato la soglia e già voi-»
«Abbiamo sbirciato dalla finestra» mi interruppe Brooke, indicandola.
Guardando in quella direzione, osservai mio fratello che al contrario degli altri sembrò di finire le proprie energie buttandosi sul divano. Sembrava voler sprofondare.
Simpatico, sua sorella e il suo migliore amico si mettono insieme e lui sembra sconvolto? Tsk, non capisce proprio nulla.
Mi voltai sentendo uno strano guardo addosso,e puntando gli occhi sul viso di Samuel sembrava voler dire qualcosa con quel sorrisetto.
«Che c'è?» sbottai alzando le sopracciglia.
Lui cercò di non sorridere portando i lati della bocca verso il basso, ma vedevo divertimento nella sua smorfia. «No nulla, ho solo avuto la conferma che io sono il tuo primo amore.»
Gli feci la linguaccia ricominciando a non sopportarlo. «Mi raccomando, sta dietro alle cazzate che dice quella lì.»
«Okay.»
Lo guardai male assottigliando lo sguardo. «Smettila di pavoneggiarti.»
«Smettetela di flirtare, vi prego» si intromise Xavier quasi schifato. «Non posso reggere ancora per molto, in tutto questo tempo non ho fatto altro che avervi sotto gli occhi e non ho notato nulla, mi sento un emerito idiota.»
Sembrava sconvolto da tutta questa faccenda e dire che io mi sentivo come lui se dovevo pensare a quello che era successo pochi minuti prima.
«Eddai Xavier,» cercò di rimediare Brooke, «è una cosa carina, si amano fin da piccoli solo che non se ne erano mai accorti e ora è fiorito il loro amore dopo aver passato anni a coltivare questo sentimento; è una coppia predestinata la loro, sono così carini. Sono belli quasi quanto me e il mio tesorino» finì di dire saltando addosso a Matt, che l'accolse tra le sue braccia dandole un bacio sulla fronte.
Eppure non mi sarei mai aspettata che avrebbe potuto dire quelle parole proprio davanti alla sua prima cotta. Ero orgogliosa di lei.
Lacrimuccia.
«Sì sì, va bene, l'importante è che non si sbaciucchiano davanti a me, per il resto può andare.»
«Allora cerca di stare poco nei paraggi» gli comunicò Sammy posando le sue mani sulle mie spalle e baciandomi la guancia.
Le mie gote si dipinsero di rosso, lasciando mio fratello più sorpreso e schifato di quanto non lo fosse già.
«Dai, ammettilo che sono carini» intervenne Danielle, mentre Suwa annuiva bevendo dalla bottiglia.
L'ultima cosa che volevo era che si ubriacasse di pomeriggio.
Xavier guardò per terra e alzò le mani come per arrendersi, poi si mosse verso l'ingresso con ancora un'espressione incredula dipinta sul viso.
Che esagerato.
Su questo sono d'accordo.
Mi avviai dietro a Xavier che si stava incamminando verso casa nostra, come supponevo. Mi dava fastidio vederlo in quello stato, era come se non approvasse la cosa. Non capivo il perché della sua brusca reazione. Perché non doveva essere contento? E per di più come diavolo aveva fatto a non capire il mio interesse? Capivo che Samuel era un bravo attore, ma io? Se io non davo a notare la mia cotta, allora sarei potuta andare a Narnia aprendo l'anta del mio armadio.
Gli sbuffai dietro e riuscendo a prenderlo per il braccio una volta oltrepassato il nostro cancello, lo feci voltare verso di me.
«Che ti prende?!» gli urlai contro.
«Nulla» rispose guardando dappertutto tranne che me. Che nervi.
«Come nulla? Basta guardarti per capire che c'è qualcosa che non va.»
Lui finalmente si degnò di guardarmi in faccia, mettendo in contatto i suoi occhi scuri con i miei e cambiando espressione. Sembrava avere lo sguardo di un cucciolo di cane, faceva persino tenerezza a me. «Scusami, ma mi è difficile vedervi insieme, siete miei fratelli è... è strano tutto questo. E sono stupido ad averlo capito solo una volta che me lo ha fatto notare Brooke, quindi devi darmi un po' di tempo per metabolizzare la cosa, giusto il tempo di connettere Samuel e Scarlett insieme.»
Continuando a fissarci negli occhi, mi avvicinai a lui e lo avvinghiai forte a me. Lui mi strinse a sua volta, facendomi cullare dalle sue braccia e dal suo affetto. La sensazione che mi dava era differente da quella che provavo quando venivo abbracciata da Sammy. Mentre con quest'ultimo mi sentivo protetta e al sicuro facendomi battere forte il cuore nel petto, col primo mi sentivo più tranquilla e sentivo ogni preoccupazione scivolarmi di dosso. Forse il risultato finale poteva essere lo stesso, ma la percezione cambiava in un modo che ancora non riuscivo a comprendere.
Fortunatamente deve solo farci l'abitudine, una preoccupazione in meno a cui pensare.
E per fortuna, se no vengo fuori e lo picchio.
I nostri genitori tornarono dal centro di Darwin nell'istante in cui Xavier mi accarezzò la guancia con un sorriso caldo sulle sue labbra. Nostra madre uscì per prima dall'auto con una busta tra le mani, agitata come sempre pensando probabilmente alla cena di quella sera, nostro padre invece era tranquillo e spensierato, al tal punto di fischiettare una canzone di Bon Jovi. Era divertente vedere come erano diversi, facevano capire che una coppia poteva completarsi anche se non si era uguali in tutto e per tutto, ma sinceramente stare con uno uguale a me non mi stuzzicava, preferivo di gran lunga qualcuno come Sam al mio fianco.
Anche perché aumenterebbe il tempo di attesa con uno come te.
Il tempo di cosa?
Di fare fiki fiki.
Sei già lì?!
Per forza, magari non qui a Darwin, ma appena metterete piede a Sydney... ehehehe, le cose si scalderanno, e anche parecchio, ne sono più che certa.
Adesso ho paura...
Da lontano vedemmo gli altri uscire dalla residenza dei Sampson, e il piccolo dei tre fratelli che anni prima abitavano di fronte a noi, era a pochi passi dall'auto. Aveva uno sguardo concentrato che non mi fece capire cosa gli passasse di mente e la cosa mi preoccupava assai. «Signori Willoughby!» chiamò i miei genitori, ottenendo così le loro attenzioni.
A mia madre era già sparita la cena di testa nel vederlo, facendola sorridere come un ebete.
Rettifico, ho capito perfettamente da chi hai preso.
Ah, ma smettila.
Avete lo stesso effetto nel vedere Sammy. Non è che lei-
Ma fammi il piacere, lei è già sposata per la miseria! Cosa vai a pensare?!
Scusa, scusa, dammi il beneficio del dubbio...
Samuel si mise a pochi passi da mio padre, anche perché era il più vicino tra i miei vecchi. Lo vidi guardarli dritto negli occhi, con la schiena ben dritta e le mani tese lungo il corpo. Mia mamma invece sembrava pendere dalle sue labbra.
Sempre più uguali.
E piantala!
«Io volevo ringraziarvi per tutto quello che avete fatto per me in tutti questi anni in cui ci conosciamo, ed è davvero molto» cominciò il discorso. «Ma ora volevo ricambiare il favore e spero di esserne all'altezza» e a quel punto fece un sospiro che lasciò anche me in sospeso.
Per un istante mi persi al riflettere a quando eravamo piccoli. Sammy era spesso teso quando doveva rivolgersi a mio padre, ma questa era la posizione più rigida che mai gli avevo visto fare. L'ultima volta che era più o meno così agitato davanti a lui, era quando si stava giustificando del fatto che lo aveva visto spingermi dietro a sé, spiegando che era perché mi ero messa in mezzo a una sua rissa e non volendo che mi facessi male, mi aveva spostata per evitare che mi rompessi sul serio qualcosa per colpa di quei mascalzoni; che alla fine lui pestò per bene ottenendo come risultato il non essere più infastidito, ma questi erano dettagli.
L'espressione di Sam rispecchiava perfettamente il suo stato d'animo, solo che la sua sicurezza cercava di mascherare quella sua tensione, alzando un muro che sarebbe vacillato solo se papà avesse detto qualcosa che lo potesse far smontare.
«Sono innamorato di vostra figlia e desidero prendermi cura di lei più di quanto abbia già fatto.»
Era impressionante come in quel giorno continuasse a farmi prendere fuoco con delle semplici parole, pietrificandomi del tutto. Sembravo un albero, con i piedi piantati nel terreno e il busto bloccato per il qualsiasi movimento.
Sto per svenire.
Quant'è romantico...
Ehm, sì... lo è stato.
*snif snif* non ci posso credere... vuole rendere la questione ufficiale. Scar, passami un fazzoletto.
Ora piangi?
E cosa dovrei fare? Sono commossa...
Mia madre gli andò incontro mollando tutte le borse a terra, lo abbracciò e gli baciò le guance come una zia psicopatica. «George, George! Si sono davvero fidanzati, non ci posso credere!» e si voltò verso suo marito con gli occhi sbarrati e pieni di lacrime di gioia. «Oh per tutti i santi, io glielo avevo detto a Caitlin anni fa che sarebbe successo!» poi la vidi bloccarsi sul posto, guardando un punto vuoto nella sua classica posizione da "aspetta un secondo". «Aspetta aspetta aspetta... Il matrimonio, quand'è che lo fisseremo? Un momento, vado a prendere il calendario in cucina, torno subitissimo!»
Mia mamma passò da me, mi diede un bacio sulla fronte, raccolse le borse e si avviò in casa, senza notare di aver rotto le uova, infatti il liquido colava dalle borse bagnando il terreno. Mio papà invece era più spiazzato nel vedere la reazione di sua moglie che nel sentire la richiesta di Sammy e lo capivo benissimo. Poi lo osservai voltarsi verso quest'ultimo e lo squadrò dal basso verso l'alto. Sì, Sam era più alto.
Ansia...
Cosa dirà ora?
Se stai zitta magari lo scopriremo.
Ma come faccio?! Insomma... ckajkqbdkaiskahsianja
Cosa?
Sto schizzando!
Dovresti dirmi di stare calma invece di sbraitare. Così sono più agitata!
«Samuel... pensi davvero quello che hai detto?» gli domandò senza battere ciglio.
Mi si bloccò il cuore, non lo sentivo più battere, era assurdo. Era normale percepire tutto quel trambusto nello stomaco?
Lui annuì in tutta risposta. «Certo George, non ho il minimo dubbio. Ci tengo molto a voi, e in particolar modo a sua figlia Scarlett.»
Mio padre, dopo una pausa di riflessione, tanto logorante quanto la fine di una stagione della tua serie TV preferita, gli allungò la mano e gli sorrise contento, con forse anche una nota di soddisfazione e orgoglioso. «Samuel Sampson, anche se ne hai sempre fatto parte, benvenuto in famiglia.»
A quel punto potevo dire che il mio ragazzo gli strinse la mano alleviandosi di un grosso peso sulle spalle, quasi stava per crollare da come aveva buttato fuori tutta l'aria dai polmoni. Mio papà non esitò ad abbracciarlo come se fosse veramente un suo figlio, aggiungendo delle pacche paterne sulla schiena. Potei vedere la felicità di Sammy tramutarsi in lacrime di gioia, probabilmente sentendo la mancanza del suo vero genitore.
Ero felice, ma allo stesso tempo triste per lui. Nonostante avesse sempre avuto noi come punto di appoggio, avere lontano la propria famiglia era difficile, specialmente se non si sapeva dove alcuni fossero, come Ethan Sampson. Nessuno aveva più avuto notizie di lui, o almeno, io non sapevo nulla.
«George, potremo decidere le date quando arriva Anthony, che ne dici? Ora che ci penso non abbiamo impegni molto importanti nei prossimi cinque anni» intervenne mia mamma senza un motivo ragionevole.
Senza un motivo sensato per te! Sta organizzando il vostro matrimonio, è importante.
Ma se ci siamo appena messi insieme! Sì, insomma, teoricamente... ora... noi...
Puoi avvampare, ti dò il permesso.
Sammy, con lo sguardo fisso su di me, si avvicinò fino a quando le punte dei nostri piedi non si sfiorarono, allungandosi di poco per poter stringere delicatamente le mie mani tra le sue. I suoi occhi brillavano sotto la luce fioca del sole che veniva coperto da quelle leggere nuvolette, mentre io mi sentivo sempre più a disagio per tutto questo. Potevo sciogliermi in quell'istante talmente era bello, e sapevo perfettamente che se fosse successo sul serio, lui mi avrebbe presa e sorretta.
«Manca solo una tua conferma» pronunciò sorridendo lievemente.
Con i pollici mi accarezzò le nocche, avvicinandole alle sue labbra per permettergli di baciarmele. Un tocco leggero e fugace da renderlo tenero e carino agli occhi di chi ci guardava.
Il mio vero stato d'animo in qualsiasi caso urlava soggezione da tutte le parti.
«Vuoi essere la mia ragazza?» domandò con sguardo dolce e speranzoso.
Quel dannato sapeva perfettamente la risposta.
Cocca, ti ha chiesto conferma. Sì o no, è tanto difficile?
Sì!
Sì che vuoi essere la sua ragazza o sì che è difficile?
Entrambe.
Rimasi a fissarlo e a perdermi nei suoi occhi limpidi e puri. Erano così meravigliosi e profondi, volevo tuffarmici dentro. Il cuore prese ad accelerare il suo battito, facendomi credere che anche lui potesse sentirlo in qualche modo.
Devi rispondere, non sorridere come un ebete.
«Sì» risposi a trentadue denti, lasciandomi abbandonare alla volontà di Samuel che non perse un secondo ad accarezzarmi il viso e a baciarmi candidamente sulle labbra, facendo sbattere le farfalle nello stomaco le une con le altre, come delle meteore in rotta di collisione. Non sapevo se erano messe peggio loro o io, fatto sta che non riuscivo a reggermi nemmeno in piedi.
Questo è da tutto il giorno che lo sei.
Lui mi abbracciò forte a sé, dondolandosi leggermente e facendosi trasportare dall'emozione. «Non ti lascerò mai» mi sussurrò all'orecchio.
Diventai per l'ennesima volta paonazza, mentre si fecero sentire i singhiozzi di mia madre come potevo immaginare. «Oh George, la nostra piccolina è cresciuta.»
«Ecco, tieni un fazzoletto» le disse porgendole un pacchetto, tirato fuori dalla tasca posteriore dei suoi pantaloni.
Lei ne estrasse uno e soffiò forte, facendo ridere tutti quanti sotto alle sue lacrime che bagnavano dalla felicità la camicia di papà.
Da quel momento potevo dire fermamente che io e Samuel ci eravamo ufficialmente fidanzati e non riuscivo a crederci. Era stato un pazzo a fare quel discorso ai miei genitori, anche perché grazie a questa dichiarazione aperta mia madre non si dava un attimo di pace; appena ci passava davanti, nonostante stessimo tranquilli sul divano a guardare la televisione insieme a mio fratello e a Danielle, ci lanciava occhiatine entusiaste e piene di approvazione. Sembrava più emozionata lei che io nel stare insieme a Sam, aiuto.
I ragazzi invece si erano congedati subito dopo aver riordinato la sala dei Sampson, mentre noi eravamo ovviamente e come al solito a casa mia, sotto lo sguardo vigente di mamma come avevo già accennato.
Alla porta d'entrata improvvisamente suonarono e aggrottando leggermente la fronte andai ad aprire, ritrovandomi faccia a faccia con Anthony e sua moglie. Con il suo sorrisone alla Sampson mi salutò abbracciandomi calorosamente. «Scarlett, congratulazioni! Finalmente il mio fratellino si è svegliato.»
Non ne potevo davvero più di imbarazzarmi di continuo, era una sensazione fastidiosa e avrei voluto prenderla come Samuel, con tranquillità e soprattutto con normalità.
Successivamente fu la volta di Mikayla. «Auguroni carissima, sono molto felice per voi due.»
Solo un nome mi passò per mente: Caroline. Mia madre li aveva avvisati e sicuramente invitati a cena, quella donna era impressionante.
«Ehi mezza tacca, sei uscito dal letargo finalmente, dopo quanti anni?» lo salutò dandogli una pacca sulla spalla.
Sam si alzò mezzo irritato nonostante quel sorrisetto lo tradiva. «Ha ha ha, divertente sega umana» ricambiò.
La moglie di suo fratello andò ad abbracciarlo e solo in quel momento mi accorsi che non c'erano i piccoli.
«Anthony! Mikayla! Che bello avervi qui» esultò mia madre spuntando dalla cucina con sempre quel suo grembiule addosso. «I piccoli li avete lasciati dai tuoi genitori?» domandò alla donna.
«Sì, per questa cena i miei hanno insistito a lasciarglieli per avere un pensiero in meno.»
Nel frattempo io e Sammy ci rimettemmo seduti sul divano. Vicini. Non ero mai stata così tesa nel stare a così poca distanza da lui, che situazione odiosa, perché non passava?
«Va bene così. Comunque Anthony, avete qualcosa di importante da fare nei prossimi cinque anni?»
No, non glielo aveva detto davvero... Ma scherziamo?
Caroline non scherza mai quando si tratta di Sammy.
Il più grande dei fratelli Sampson la guardò stupito e allo stesso tempo spaesato. Ovviamente, che richiesta era la sua? «Ehm... no, non credo, perché?»
«Perché dobbiamo pensare al matrimonio! Con George ne stavamo parlando giust-»
«Sei tu quella che continuava a parlarne, io cercavo di leggere il giornale» spuntò mio padre dalle scale, negando le parole di sua moglie. «Perdonatela, ha più fretta lei che i ragazzi» e dopo aver salutato gli ospiti come si doveva, si rivolse a mia madre. «Carol, lascia fare a loro, non mettere pressione, sono ancora giovani per sposarsi e avere figli.»
Lei si portò le mani sui fianchi guardandolo scocciata. «Guarda che avevamo più o meno l'età di Samuel quando abbiamo avuto Xavier.»
«Tua figlia ne ha tre in meno per la miseria, ha diciotto anni Caroline, dalle tempo per certe cose» mi giustificò lui sbalordito.
«Grazie papà» dicemmo contemporaneamente io e mio fratello.
Sammy invece si avvicinò poco a poco al mio orecchio. «Non che dobbiamo aspettare per fare certe cose» mi bisbigliò con quella voce che avrebbe fatto svenire persino un canarino.
Io, probabilmente rossa in faccia, gli diedi un pugnetto sul petto senza avere la capacità di insultarlo a voce, facendomi però male alla mano sotto al suo sogghignare. Non era esattamente il momento adatto per dire certe cavolate, ma il modo spensierato con cui mi aveva parlato mi aveva un po' calmata. Che strani effetti che mi faceva.
«Sam» lo rimproverò Xavier con le braccia conserte, captando sicuramente i pensieri del suo migliore amico.
«Io non ho detto nulla» disse alzando le mani come per mostrare la sua innocenza e sorridendo a trentadue denti.
«Xavier, lasciali in pace» gli accarezzò il braccio Danielle, facendogli addolcire lo sguardo per qualche secondo.
«Dice troppe porcate» bisbigliò per non farsi sentire dagli ospiti.
Di risposta sbuffò. «Sono fidanzati ora, dacci un taglio tesoro» lo zittì.
«La cena comunque è pronta, ho preparato la pizza. Spero solo che sia buona come quella che faceva Caitlin, lei era veramente brava ai fornelli» ci comunicò mia madre con una leggera sconsolazione.
La pizza, quanto l'amavo, e anche se non eravamo in Italia per potercela gustare come si doveva, mamma aveva fatto un buon lavoro. Sam era l'unico che teoricamente poteva riconoscere le differenze, ma se non si lamentava significava che era commestibile, giusto?
Ti sei fidanzata con un mezzo italiano, quando è sexy?
Smettila che ce l'ho vicino e secondo me riesce anche a sentirti.
Sì, come no.
È già capitato che mi leggesse nella mente, eclissati.
«Com'è fidanzarsi con un mezzo italiano?» mi domandò avvicinandosi col capo.
Ecco, che ti dicevo?
Pffff.
«Se mi porti in Italia magari riuscirei a risponderti» gli comunicai dando un morso alla pizza sotto al suo sguardo divertito.
«Esatto!» intervenne mia madre. «Il viaggio di nozze potete farlo in Italia! Perché non ci ho pensato prima?»
«Caroline, ti ho detto di smetterla» piagnucolò papà nel sentirla.
«Va bene, va bene, volevo solo dare un'idea.»
«Mamma,» la chiamò Xavier, «per caso quando ti sei fidanzata con papà continuavi a pensare al matrimonio?»
Lei scosse la testa. «No, prima di pensarci sei arrivato tu.»
E così mio fratello si strozzò con il boccone che stava masticando, affrettandosi a prendere dell'acqua per poter ristabilizzarsi tra una tosse e l'altra. Che figure del cavolo che ci stava facendo fare mia madre davanti ai nostri ospiti, e per fortuna che la conoscevano abbastanza per dire che era in lei senza doversi preoccupare della sua sanità mentale. Io scoppiai a ridere con Samuel, Danielle e papà per la sua affermazione, trascinando poi anche Anthony e Mikayla.
Per tutta la sera non facevamo altro che chiacchierare e disperarci per le sparate di mia madre, però era bello così. Questo nuovi momenti familiari tra Willoughby e Sampson si aggiungevano alla miriade di ricordi magnifici che anni prima riempivano le nostre giornate, non potevo chiedere di meglio.
······
Dopo la cena i Sampson tornarono in casa loro e Samuel prima di andarsene mi diede un bacio veloce sulle labbra. Doveva essere una cosa normale, ma vedendo mia madre eccitata ancora all'idea di aver realizzato un suo sogno, mi imbarazzai tanto da scappare in camera come una scheggia.
Grazie a mio padre non venne a rompermi l'anima dato che la teneva a bada, era peggio dei cani, mentre prima di andare a dormire venne a trovarmi mio fratello bussando alla porta. Quando entrò aveva un sorriso dolce che gli ornava il viso. «Tutto bene?»
Annuii e gli feci segno di sedersi sul puff vicino a quello dove c'ero seduta io.
«Mi spiace per mamma.»
Feci spallucce sapendo che non potevamo farci niente. «Fa nulla, ero già preparata psicologicamente ai suoi probabili schizzi... non del tutto, ho avuto poco tempo a dir la verità» accennai un sorriso divertito spostando una ciocca di capelli dietro l'orecchio.
Era strano parlare di Sam per quel verso con Xavier, ma fortunatamente lo feci ridere. «Si sa che adora Sammy, ha fatto solo ciò che è in sua natura» scherzò, anche se sapevamo tutti che era la pura realtà.
«Sì, ma non può già pensare al matrimonio, ci siamo fidanzati nemmeno da un giorno, per la miseria» mi lamentai.
Lui mi strofinò i capelli. «Povera la mia Onee-chan, deve subirsi mamma.»
«Già, è una tortura.»
Lui ridacchiò e poco dopo si alzò dal puff dandomi un bacio sulla fronte. «Ora torno da Danielle, buona notte sorellina.»
«Notte fratellone.»
A quel punto mi misi a letto, ma non riuscii ad addormentarmi. Pensavo al twister, al nostro bacio, alla sua dichiarazione, a mia madre che insisteva con la storia del matrimonio... Era stata una giornata fuori dal normale, però sapevo che stare con Sammy rendeva le mie giornate imprevedibili. Lui era imprevedibile, tra il suo ritorno in Australia, la sua perversione, il suo bacio al compleanno di Hugh, i momenti imbarazzanti che creava tra di noi, il nostro secondo bacio, la rissa alla festa rock, l'uscita all'acquario di Sydney, la nostra nuova relazione... Tutto ciò che lo riguardava diventava come lui, senza lasciarmi un margine da prevedere. Era una sorta di superpotere il suo, non sapevo come classificarlo sennò. Però questo suo lato non mi dava fastidio, anzi, lo caratterizzava ed era come se mi facesse vivere ogni istante sempre di più, come se le cose imprevedibili come Samuel fosse speciali quanto lui.
Appena sentii bussare alla mia porta-finestra mi ripresi dai miei pensieri e guardai in quella direzione. Un Sam sorridente era appoggiato alla soglia aperta per via del caldo, aspettando una mia reazione. Non riuscii a trattenere un sorriso e scesi dal letto. «Sammy» pronunciai cercando di non fare casino. «Che ci fai qui e come ci sei salito fin quassù?»
Lui si indicò dietro alle spalle senza togliere quella smorfia divertita dal suo viso. «C'era una scala vicino all'albero, l'ho presa e sono salito fin qua.»
«Hai scavalcato anche il cancello» gli feci notare raggiungendolo.
Lui mi prese per i fianchi mentre si perse nel guardarmi negli occhi. «Non credere che solo Al riesca a scavalcare i cancelli. E comunque sono qua perché non riuscivo a dormire, mi mancavi di già.»
Sorrisi ancor più ampiamente non volendoci credere. «Ma se sei andato via solo quattro ore fa.»
«Infatti, stavo pensando a tutte le occasioni in cui volevo baciarti ma non l'ho fatto, quindi mi è venuta l'idea di venire qua e recuperare le opportunità perse» finì di dire con un sorrisetto malizioso.
E con ciò si avvicinò al mio volto e mi baciò le labbra. Giuro che stavo per implodere, le farfalle nello stomaco stavano sbattendo da tutte le parti e le mie gambe stavano per cedere. Quel gesto mi fece sentire sempre più caldo e ad ogni bacio che mi dava ne desideravo sempre un altro subito dopo.
Lui si scostò leggermente per guardarsi attorno, mi prese per le mani e sedendosi sul puff mi trascinò dolcemente con sé. Facendo scivolare le sue mani lungo le mie gambe, mi fece capire che voleva che mi mettessi a cavalcioni su di lui e mi sentii un po' imbarazzata nel farlo, anche se il giorno precedente un pensierino ce lo avevo fatto. Quando mi sedetti, Sam mi accarezzò il viso dolcemente, facendo sparire la soggezione e incatenando i nostri sguardi. E mentre mi perdevo nell'azzurro dei suoi pozzi ipnotici, mi prese il volto e ricominciò a baciarmi un po' alla volta, quasi come se volesse assaporarsi il momento. A quel punto le farfalle nello stomaco cominciarono a trasformarsi in pterodattili, ne ero certa.
«Vorrei non smettere più» biascicò tra un bacio e l'altro, continuando quel gioco di labbra che avevo desiderato fin dalla prima volta.
Gli accarezzai il viso con dolcezza, cercando in qualche modo di autoconvincermi che quello non era un sogno, che davvero stavamo insieme e che sul serio ci stavamo baciando su un puff nel bel mezzo della notte.
Era impressionante come tutto ciò che lo circondava diventasse magico e magnifico.
Poco dopo sollevai il capo per guardarlo negli occhi. Le sue pupille erano dilatate e uno sguardo dolce accompagnò le sue dita che mi sfioravano il viso. Gli presi la mano e avvicinandomi a lui gli lasciai un bacio sulla guancia per poi appollaiarmi sul suo petto che si muoveva ad ogni suo respiro. Sam cominciò ad accarezzarmi la schiena con un moto che quasi poteva drogarmi talmente era bello e confortante, non facendomi credere che il stare con lui fosse così stupendo. Sentire che i miei sentimenti erano ricambiati e che lui ci teneva a farmi felice, faceva salire il mio morale fin sopra alle stelle che tanto lo lasciavano senza parole. Sembrava davvero tutto un sogno meraviglioso e invece era la pura realtà.
Fu così che ci addormentammo l'uno abbracciato all'altro, facendoci perdere la cognizione del tempo.
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Aussiee 🌺
Finalmente la cosa è ufficiale 😭 ma quanto tempo gli ci è voluto?!
Spero che vi sia piaciuto questo capitolo (≧▽≦)
Questo è Xavier quando non vuole credere alla loro relazione HAHAHAHAHAH
E questa è una cosa pucciosa tra Scar e Sammy 🙈 carini loroo
Aussieee, ci sentiamo al prossimo aggiornamento con il loro risveglio, cosa succederà secondo voi?? ☆
Bye bye 🐨
~ Niki_Rose
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