38. OH MERDA

"OH MERDA"

Come mi aveva accennato Samuel, il giorno dopo eravamo usciti di pomeriggio con Xavier a fare un giro per Sydney. Le nuvole grigie coprivano il cielo azzurro e il sole che doveva riscaldare quella giornata. C'era freddo, e io iniziavo a non sopportarlo, desiderando caldamente di tornare ai tropici al più presto non potendone più. In quel momento avevo ben chiaro che adoravo il dolce caldo che mi abbracciava piuttosto del gelido freddo che ti si infilava sotto il maglione. E mentre passeggiavamo guardavo Sam con la giacca aperta, pensando che fosse un pazzo e che non aveva un minimo di percezione della temperatura. Come facesse non lo sapevo e sicuramente mai lo avrei capito. Lui era un caso a parte, si sapeva che non era normale, ma ogni giorno che passava mi stupiva in modo differente, facendomi conoscere un altro particolare del vecchio Sammy che conoscevo fin da bambina.

Camminavamo uno al fianco dell'altro, guardando le vetrine dei negozi e cercando di non pensare a quanto facesse freddo. Okay, l'unica persona che ci pensava sembrava che fossi soltanto io, Xavier aveva aperto una discussione accesa con Samuel, parlando dei nuovi videogame in uscita, arrivando a fare delle strategie per alcuni giochi per poter superare determinati livelli. Potevo partecipare anche io alla loro divertente discussione, solo che mi ero soffermata ad osservare Sam. I suoi occhi quel giorno, nonostante fossero sempre azzurri, avevano delle pagliuzzette grigie che si abbinavano al tempo. Anche la sua felpa era grigia ed era della Quintin Co, un brand che di come lui mi aveva spiegato veniva dalla California. Mi piaceva come i suoi jeans blu scuro aderivano alle sue gambe e adoravo le sue scarpe nere dell'Adidas. La sua giacca invece era di un rosso caldo, uno di quelli che mette il buon umore, e all'interno c'era una sottospecie di pelliccia bianca e morbida che lo avrebbe tenuto al caldo, forse più della mia che avevo comprato il giorno prima.

«Scar, come ti stanno andando gli esami?» mi chiese mio fratello ad un certo punto, facendomi voltare verso di lui.

Mi spostai una ciocca di capelli dietro all'orecchio e feci girare gli ingranaggi che avevo nel cervello. «Benissimo, ho preso 82 nel test di spagnolo e 94 in quello di italiano negli ultimi che ho fatto» dissi fiera di me.

«La seconda è per merito mio» affermò Samuel come se dovesse auto congratularsi.
Spiritoso.

Poi mi guardò negli occhi e mi pizzicò una guancia mettendo in risalto le sue belle fossette. «Grandissima nanetta, sono fiero dei tuoi risultati.»

Sammy ampliò il suo sorrisone a trentadue denti, mentre il mio fratellone mi si avvinghiò stritolandomi tra le sue braccia. «Ma potevi dirmelo prima sorellina, sei stata formidabile!»

Le mie guance iniziarono a diventare leggermente rosse, lo potevo dire perché oltre al fatto che me le sentivo calde, c'era Sam che mi guardava con un sorrisetto compiaciuto, uno di quelli che mi faceva esplodere gli ormoni come fuochi d'artificio. Misi il muso perché mi sentivo come se mi stesse prendendo in giro, cosa che succedeva abbastanza spesso. «A voi invece com'è andata?» chiesi una volta che mio fratello mi permise di camminare di nuovo con le mie gambe.

«Non bene come te, ma un 91 sono riuscito a prenderlo» mi rispose Xavier felice del suo risultato.

Poi guardammo entrambi Samuel sperando che parlasse. «Devo per forza dirlo?» domandò guardandoci come se fosse confuso e noi annuimmo con la testa con fare curioso. «Okay, speravo in di più, ma ho preso un 100.»

Io aprii la bocca incredula. Anche le altre volte aveva preso 100 e mai sono riuscita ad arrivare al suo risultato, era incredibile. A pensarci bene anche quando eravamo a Darwin lui portava a casa sempre voti positivi se non eccellenti, dicendo che voleva rendere orgogliosi sua mamma e suo papà. La cosa che più mi sorprendeva era che se in classe facevano casino lui dava corda a questi, così diceva Xavier dato che erano sempre stati compagni di scuole, ma riusciva allo stesso tempo a stare attento e a captare tutte le informazioni per fargli prendere il massimo nelle verifiche. Come facesse non lo comprendevo, desideravo avere il suo cervello perché io per ottenere certi risultati dovevo farmi esplodere il cervello dallo studio.

«Sentite, anche il professore è rimasto sorpreso, e se fosse esistito un voto più alto di cento me lo avrebbe dato, testuali parole. Con tutta onestà, faccio prove perfette, da invidia» si pavoneggiò, tenendo uno sguardo alto come per sentirsi il re del mondo, Dio onnipotente.

È la mia divinità preferita, altro che Hercules.
Eccola, c'era una sensazione di vuoto, non ti sentivo da un po'.
Ammettilo che ti manco.
Ma neanche.

«SCARLETT!» urlò qualcuno di impeto da dietro di noi e dalla voce era sicuramente una ragazza.

Ci voltammo tutti e tre per vedere chi caspita mi stava chiamando, con da una parte Xavier dire con la fronte corrugata "ma questa da dove salta fuori?" e dall'altra Samuel commentare divertito "ora le sirene parlano?". Appena vidi una chioma bionda e di piccola statura mi venne da sorridere. Il suo vestitino a balze blu e bianco si muoveva ad ogni suo passo e il pensiero che sembrava leggera come una nuvola mi sfiorò la mente senza un motivo valido.

«Ciao Juliette» la salutai guardandola verso il basso. Nonostante portasse ai piedi delle scarpe bianche col tacco cinque, era sempre più bassa di me. Poi mi domandai come facesse a non sentire freddo senza calze, e dire che per fortuna indossava una giacca celeste con il pelo sul cappuccio.

«Wow che bella giornata oggi» disse guardando il cielo, meravigliata come avrebbe fatto un bambino.

Buttai un occhio verso l'alto e tanto bello non mi sembrava.

La vidi poi scuotere la testa e portarsi le mani sul viso, come se volesse imitare il famoso dipinto di Munch. «Oddio Scar, devi proprio aiutarmi.»

Aggrottai la fronte non capendola, poi sentii Samuel emettere un suono simile a un risata soffocata e da lì gli diedi una gomitata allo stomaco, facendolo piegare leggermente in avanti. «Ma non ho fatto nulla» cercò di giustificarsi portandosi una mano sulla pancia, con sempre però una smorfia divertita sul volto.

Nel vederlo sbuffai nonostante potevo capire quanto per lui potesse essere divertente vedere quelle tipiche reazioni da Julie e tornai sulla mia amica che si era fermata a guardarci, ma senza capire.
Ovviamente, ancora non capisco come faccia a camminare per strada senza farsi ammazzare.
Che crudele.
Ma è vero, è così sbadata che ho paura che finisca sotto a qualcosa.

«Ho bisogno di un aiuto in spagnolo, devo rifare l'esame» disse, continuando a girare da destra a sinistra, facendo muovere la gonna e le braccia. Sembrava davvero una bimba.

«Sì certo, non c'è problema» le sorrisi amichevolmente.

Non mi diede neanche il tempo di continuare che mi prese per un polso e mi trascinò con sé. «Sì, che bello, andiamo a casa mia, Louis ci sta aspettando.»

Mi voltai un secondo verso i miei due uomini e mentre Xavier era letteralmente preso alla sprovvista, mai quanto me, Samuel mi stava urlando: «Se ti rapiscono fatti dare almeno una telefonata, è un tuo diritto!» mettendo le mani ai lati della su bocca.

Poi ritornai su Juliette che ancora correva, non facendomi comprendere come riuscisse a tenere quella velocità con quel tipo di scarpe che indossava. «Chi è Louis?» chiesi.

Lei rise in modo alquanto buffo, come solo lei riusciva a fare. «Ma sciocchina, è il mio autista.»

Strabuzzai gli occhi non credendo davvero che ne avesse realmente uno.
Ma dico, scherziamo?
Voglio che sia una limousine.
Sì sì, tu sogna.

Quando Julie si fermò davanti ad un auto nera, notai con sorpresa che era una BMW e sembrava una Limousine in miniatura.
Visto?

Un signore alto e pelato con in dosso un completo bianco e nero ci salutò in modo fin troppo formale e ci fece accomodare dentro all'auto. Che dire, dentro i sedili erano fatti in pelle, i vetri erano oscurati, della musica latino americana faceva da sottofondo e c'era un piccolo ripiano davanti ai nostri posti con del cibo.
No, okay, era una figata assurda e c'era del cibo. Cibo in macchina, nemmeno quando andavo in auto con i miei genitori a Darwin potevo mangiare se ero là dentro. Mi avrebbero sbranata viva.

«Vuoi un po'?» mi domandò la piccola biondina porgendomi un sacchetto di caramelle alla fragola mentre ne masticava altre in bocca. In qualsiasi caso ne presi qualcuna dalla busta di plastica che teneva tra le mani e me le cacciai in bocca. Mamma mia come erano buone, potevo morire felice, era da un sacco di tempo che non mangiavo caramelle.

Guardai fuori dal finestrino oscurato e potei constatare che, dalla strada che stavamo percorrendo, stavamo uscendo da Ultimo, dirigendoci verso Pyrmont, o almeno, riuscii a capirlo dato che a destra si vedeva il Harbour Bridge. Quando ci ritrovammo a percorrere una strada dove erano presenti diverse villette, capii quanti soldi la sua famiglia avesse per le tasche. Un grande cancello nero ci si parò davanti, aprendosi lentamente come farebbero le porte del paradiso ed entrammo. C'era una fila di alberi alla mia destra e prati verdi che occupavano la parte sinistra del vialetto. Una volta che la macchina si fermò nel piazzale e che Louis ci fece scendere, notai che parte dello spazio verde che avevo notato poco prima vi era un campo da tennis e qualcuno era a fare due tiri con la macchina spara palline, vestito con un completino bianco. Ero così lontana che anche se avessi potuto conoscere quella persona, non avrei potuto riconoscerla.

Mentre l'autista parcheggiò l'auto nel garage, Juliette mi prese per mano e mi trascinò dentro alla residenza. Era inutile dire quando era grande perché le parole non avrebbero riempito nemmeno un centesimo dello spazio che avevo innanzi ai miei occhi. Mentre mi guardavo attorno, potei constatare che erano diverse case messe tutte vicine, facendomi pensare che potesse essere una residenza familiare. Quando entrai era tutto messo in ordine nel minimo dettaglio, sembrava come se nessuno ci avesse messo ancora piede, appariva disabitata e appena ristrutturata. Il pavimento era in un elegante beige chiaro; tavolino, poltrone e divano erano in marrone scuro, fatti in polyrattan. I cuscinetti bianchi invece contrastavano il colore scuro delle poltrone e del divano, mentre sul tavolino in mezzo c'era una lastra di vetro con sopra un vaso in ceramica con dei fiori di Red Suva Frangipani di un bel rosa che colorava la stanza.

«Scarlett, ti va bene se ci mettiamo qua in sala a ripassare?» mi chiese senza farmi rivolgere uno sguardo sul resto della casa. Le vetrate che si estendevano al posto delle pareti esterne facevano penetrare la luce del sole che nel frattempo si era fatta spazio tra le nuvole che coprivano il cielo di quella giornata.

Annuii sorridendole. «Come vuoi tu, per me è indifferente.»

Come una bambina trotterellò verso il divano e ci si sedette sopra. Io la seguii e mi posai al suo fianco, ma poi mi accorsi di un piccolo particolare che non si doveva di certo trascurare. «Julie, il tuo libro e quaderno di spagnolo dove sono?» domandai.

Lei si mise in piedi con uno scatto e la sua bocca prese la forma di una O. «Oh vero, me ne ero scordata, torno subito, devo andarli a prendere in camera. Ciao ciao» e con ciò si avviò e sparì dietro un angolo della casa. I suoi passetti leggeri sembravano salire dei gradini, facendomi pensare che dietro a quella parete c'erano delle scale che portavano al piano superiore.

Ritornai a guardarmi attorno e a pensare a quanto fosse grande quel posto. Casa mia era decisamente più piccola, ma non mi lamentavo dato che per i miei parametri era grande al punto giusto. Questa in cui avevo appena messo piede era esageratamente enorme per una sola famiglia.

«Non avrei mai detto di trovarti nella mia residenza Charmander, mi spieghi cosa ci fai qui?» udirono le mie orecchie, e dal soprannome che mi aveva dato avevo capito perfettamente chi fosse.

Voltandomi di scatto verso il ragazzo lo beccai nel passarsi una mano fra i suoi capelli biondo cenere con un sorriso malizioso, indossando gli indumenti bianchi del tennis. Ecco, avevo constatato in quel momento che era lui quel ragazzo davanti alla macchinetta delle palline da tennis. «Prima che pensi chissà che cosa, mi ci ha portato Juliette qua dentro, io non sapevo nemmeno che questo posto esistesse» ed era tutto vero.

Lui fece il giro del divano e si spaparanzò davanti a me senza togliermi gli occhi di dosso. Poi gli si alzò la maglietta quando si mise a grattarsi il petto, facendo intravvedere i suoi addominali.
Nulla in confronto a quelli di Samuel.
Ancora con questa storia...

«Allora ti farò compagnia per un bel po' di tempo, prima che mia cugina si faccia viva potrebbe succedere di tutto» disse con un sorrisetto sotto ai baffi che non sapevo assolutamente come tradurlo.

Aggrottai la fronte non capendo. «Perché dovrebbe metterci tanto? Sono solo due cose.»

«Infatti, quando conta salta sempre il sette, quindi puoi immaginare a quale livello sia la sua memoria per potersi ricordare dove si trovano i libri. E spero per te che non si perda nelle cagate che ha in stanza, sono il suo fattore principale di distrazione.»

«Mi spieghi come fa a frequentare l'università?» chiesi senza riflettere. Se era messa così male come poteva presentarsi agli esami?

Lui si grattò la mandibola e piegò una gamba tenendola in verticale lungo lo schienale e l'altra in orizzontale lungo il cuscinetto che stava sotto al suo corpo. «Non ha deciso lei, lo hanno voluto i suoi genitori, sarebbe stato un disonore per la nostra famiglia se uno di noi non avesse frequentato almeno un corso universitario e il linguistico era il meno impegnativo secondo loro. Cazzate.»

Annuii non sapendo cosa dire. Era abbastanza assurda quella situazione familiare, ma non doveva essere affare mio, avevo abbastanza casini da sola.

Ad un certo punto il mio smartphone si mise a suonare con la stupenda suoneria dei Green Day con Holiday e appena lessi chi era a chiamarmi mi si bloccò il cuore.
Era Xavier.

Okay, calma, lui non sa che sei seduta sullo stesso divano in cui c'è anche il ragazzo che odia a morte, quindi calmiamoci.
Giusto.

In pochi istanti nel mio cervello si era acceso l'allarme di fuga, gli omini che avevo in testa cominciarono ad andare da una parte all'altra della mia nuca lanciando per aria i malloppi di fogli tanto per far più confusione.
In quel piccolo lasso di tempo capii che anche la mia vocina mi aveva lasciato e mi sentii da sola. Quella era incredibile, quando avevo bisogno di lei spariva.
Con lei avrei fatto i conti più tardi.

Lanciai un'occhiata a Jake e lui alzò le braccia per farmi capire che non avrebbe fatto nulla, anche se quel sorrisetto che aveva incollato sul volto iniziava a darmi fastidio.

«Onii-chan» pronunciai cercando di essere il più disinvolta possibile.

«Oni-che?» commentò quel deficiente che avevo accanto, facendomi voltare di scatto e dargli una sberla sulla gamba dato che era la parte del suo corpo più vicina a me. Lui posandosi una mano sulla bocca cominciò a ridere sotto al mio sguardo per nulla divertito. Se avessi potuto avere i poteri che avevano i Pokèmon, avrei voluto lanciarli un fulminsguardo da poterlo uccidere.

Dall'altro capo sentii la risata familiare di Samuel mentre Xavier continuò a parlarmi. «Siete riuscite ad arrivare a destinazione?»

«Sì tranquillo, sto aspettando che torni Juliette che ha i quaderni in un'altra stanza.»

Lo sentii fare un sospiro di sollievo e mi immaginavo che sul suo viso fosse spuntato un mezzo sorriso.

«Ehi Onee-chan, come torni a casa dopo?» questa volta era la voce di Sam, ma subito dopo sentii quella di mio fratello lamentarsi. «Sto parlando io al cellulare con la mia Onee-chan, se ci tieni a parlarle chiamala col tuo di cellulare!»

Non riuscii a trattenere una risata e in quell'istante Jake si sollevò dalla sua posizione mettendosi seduto affianco a me. In meno di un secondo, appena lo vidi muoversi, la mia risata si smorzò e cominciai a sudare freddo.

Giuro che se dice qualcosa lo uccido.
Ma guarda chi compare, non eri andata a correre di qua e di là con gli altri?
Ehm, scusa, c'è interferenza, cckkk, non cckk sento cccckkk.

«Ehi Scar, tutto bene?» mi chiese in tono preoccupato il mio fratellone.

«Ehh, sì sì, sta arrivando Juliette, devo andare, ti chiamo quando finiamo, ciao, salutami Sammy!» dissi di fretta.

«Ciao nanetta!» sentii dall'altra parte della cornetta.

Ecco che iniziarono a girarmi i cinque minuti. «Cosa hai detto Watusso?!»

«Ma dovete litigare anche al telefono voi due? Ci sentiamo dopo dai, ciao sorellina» intervenne Xavier, staccando la chiamata.

Un sospiro di sollievo uscii dalla mia bocca, mentre al mio fianco quell'isibizionista cominciò a ridere. Mi voltai verso di lui e assottigliai lo sguardo.

Sempre più insopportabile.
Dai, almeno ha fatto il bravo e non ha rotto l'anima.
Ma se si caga addosso se vede Xavier.
Ah vero, gli ha spaccato il naso. Significa solo che ci tiene alla sua faccia.
Già, è l'unica cosa di bello che ha.
Beeeeehhh... io non sarei così precipitosa, ha un suo perché anche in altri punti-
Sta zitta tu.

«Bene, è ufficiale, Julie si è persa.»

Smisi di battibeccare tra me e me e mi guardai attorno. Era vero, ancora non era arrivata e non riuscivo a credere che si era sul serio persa nelle cagate che aveva in camera. A meno che quella casa non era veramente grande.

«Vedi Charmander che avevo ragione?» disse avvicinando il suo viso al mio.

Gli feci una linguaccia in tutta risposta, quando un rumore di tacchi sul bel parquet si fece sempre più penetrante nelle mie orecchie. Ci voltammo entrambi non stando più ad una spanna di distanza e notai una bellissima signora vestita da ufficio. Una bella gonna a tubo in beige le fasciava le cosce, un giacchino dello stesso colore molto semplice, ma allo stesso tempo elegante, si posava sopra ad una maglietta bianca con lo scollo a V; sul suo collo invece c'era una stupenda collana in perle, mentre i capelli biondi come il grano erano appena stati sciolti con una mossa fluida della sua mano. Ero letteralmente stregata da tutta quella bellezza.

«Oh, tesoro, hai trovato una nuova fidanzata?»

Cosa?
Stai insieme a Jake per caso? Avvisami almeno!
Ma no che non stiamo insieme!
Certo, avrei preferito Samuel, però anche lui è un bel bocconcino, dai Scar, fatti avanti.
Cosa?!
Eh, saltagli addosso.
Ma tu sei tutta matta, ti sei fatta di cocaina? Non gli salterò mai addosso, specialmente a lui!
Awww, che carina, non vuoi tradire Sammy. Hai superato il mio test di fedeltà.
Meno cazzate grazie.

«Wow, è molto carina, ma non sembra come le altre che mi hai presentato, è più timida, vero?» la bella donna ad ogni parola che pronunciava si avvicinava sempre più a me, per finire ad allungarmi la mano. Gliela strinsi e lei sorrise come una divinità greca. I suoi occhi grigi erano penetranti quanto lo erano quelli Jake ed era assurdo come madre e figlio potessero essere così simili. «Piacere, sono Amanda Parfit, sua madre.»

Il mio cervello andò in pappa.
Questa donna è uno schianto.
«Piacere, Scarlett, ma io a dir la verità-»

Niente, lei si voltò verso il figlio senza più far caso a me. «Tesoro, ma anche un bellissimo nome, sono fiera di te» gli diede un bacio sulla fronte entusiasta e si incamminò dall'altra parte della stanza. «Ora devo andare, ci vediamo dopo cena, così vi lascio soli alle vostre cose» ci sorrise, prese da un armadietto dietro l'angolo dello champagne, poi raccolse la sua borsa bianca abbinata al vestito e con i suoi tacchi dello stesso colore, che potevano essere di otto centimetri, si avviò fuori dalla residenza salutandoci.

Io rimasi tutto il tempo a bocca aperta. «Tua madre è veramente una bella donna» ammisi ad alta voce.

«Certo, se no da chi avrei preso il mio fascino?»

Mi voltai verso di lui e un sorriso malizioso era abbozzato sulla sua faccia. I suoi occhi grigi quel giorno avevano delle striature azzurre, facendomi pensare che erano simili al cielo di quel giorno che continuava a cambiare. Nonostante ci fossero le nuvole, c'erano poche chiazze di azzurro e la presupposizione di quella mattina che potesse piovere era sparita del tutto.

«Quindi ti piacerebbe essere la mia ragazza a quanto ho capito.»

Strabuzzai gli occhi non volendo credere alle sue parole. Era impazzito? «Ehi coso, ho provato a dire a tua madre il contrario, ma ha iniziato a farneticare cose a caso» mi giustificai.

«Sì, sì Charmander, facciamo finta che ti credo.»

Rimasi leggermente a bocca aperta non capendoci nulla. Speravo vivamente che stesse scherzando perché non era per niente divertente. Sua mamma aveva preso un grosso granchio e lui per chiudere in bellezza lo stava persino cucinando. In quella casa erano tutti impazziti.

«Dai, vado a chiamare Juliette, ci vediamo più tardi fidanzata» e prima di alzarsi si avvicinò a me e mi diede un bacio sulle labbra senza darmi un secondo di reattività.

Ma che diavolo sta succedendo qui?
OH MIO DIO, TI HA BACIATA! Oh, Sugar Honey Ice Tea!
Lo ha veramente fatto?!
Oh santo Graal, ma lo hai sentito?! Certo, era un bacio fugace, però che labbra ragazzi, così morbide al tatto come poche, tipo come quelle di Sam-
Non aggiungere altro, ti prego.
Dici che Sammy era meglio?
Ho detto basta.
Sì, Sammy era meglio, molto meglio.
Ma mi ascolti?
Esplosivo.

Guardai Jake sconcertata e prima di scomparire dietro all'angolo dove era sparita la mia amica, mi lanciò un'occhiata divertita e maliziosa, tanto quanto il suo sorrisetto. Avrei voluto ucciderlo, sbraitare, urlare, e invece ero rimasta pietrificata, mi sentivo come un sasso, pesante e privata di ogni movimento. Che voglia di ucciderlo.

Scar?
Che c'è?!
Ha detto "ci vediamo più tardi".
E quindi?
Come torni a casa secondo te?
Oh merda.


~~~~~~

Aloha aussiee 🎶

Spero che sia piaciuto anche questo capitolo
Le cose tra Jake e Scarlett si fanno sempre più interessanti hehee 😏 HAHAHAHAH 🙈🙉🙊
Ditemi, che ne pensate di Jake?? Vi da la stessa impressione di prima oppure è cambiata??

Vi lascio con la stupenda Amanda Parfit

Jennifer Aniston era quella che più mi sembrava adatta per il ruolo, cavolo, Amanda fa da sosia alla musa di Sammy, sono sconvolta 😨 HAHAHAHAH chissà che dirà quando la vedrà... se la vedrà... ihihih

Ci sentiamo al prossimo aggiornamento carissimi con Scarlett che si farà dare un passaggio a quanto avete capito, chissà che succederà, e ne approfitto per ringraziarvi per le +7,2 k di views, per le +900 stelline e per i +3,8 k di commenti, uno più fantastico dell'altro ❤★

Bye bye 🐨

~ Niki_Rose

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