34. NON PUOI NASCONDERTI
"NON PUOI NASCONDERTI"
Il giorno dopo, sapendo che quella mattina Samuel sarebbe dovuto andare a lezione, mi intrufolai in camera nostra per poter prendere altri vestiti da portare da Suwa. In parte però, entrando nell'appartamento, volevo rimanere. Mi mancava l'odore di quella stanza, l'ordine che Sam teneva spesso e tutti i ricordi che tenevano quelle mura. Anche se ero lì da circa quattro mesi, mi sentivo come se ci avessi vissuto anni.
Quando entrai sembrava proprio non esserci nessuno, quindi prendendomela con calma appoggiai la mia borsa vicino al divanetto ed entrai in stanza per raccattare qualcosa dal mio armadio. Canticchiavo mentre sceglievo cosa portare o meno, ma talmente ero assorta che non mi accorsi che qualcuno da dietro mi prese per i fianchi, facendomi prendere uno spavento. Mi sollevò e senza avere il tempo di dire qualcosa, mi scaraventò sul letto, facendomi rimbalzare. Era divertente tutto ciò, dovevo ammetterlo, ma dovevo essere arrabbiata con lui.
Sicura che oggi aveva lezione?
Più che sicura.
Con le braccia mi sollevai dal materasso e lo guardai assottigliando lo sguardo.
«Non fare quella faccia nanetta da strapazzo, ora mi devi spiegare dove sei stata tutto il giorno ieri» disse con uno sguardo serio.
I suoi occhi sembravano volermi tenere sotto controllo, quindi anche se avessi voluto scappare come una gazzella, mi avrebbe presa senza il minimo sforzo. Sbuffai e alzando gli occhi verso l'alto cominciai a fissare il soffitto. «Da nessuna parte» mentii.
«Almeno guardami quando parli» brontolò, esalando un sospiro pesante.
«Non voglio vedere la tua brutta faccia» mentii per la seconda volta.
Non sai mentire cara, lo sanno anche i wallaby che lui è dannatamente figo, gnocco e stupendo. Anche gli animali potrebbero perdere la testa per lui.
Troppe cazzate spari.
«E va bene» gli sentii pronunciare dopo aver schioccato al lingua, e abbassando gli occhi lo vidi dirigersi verso di me con sguardo convinto, duro e serio. Quando un suo ginocchio toccò il materasso, la mia schiena di istinto andò indietro come se volessi allontanarmi da lui, ma perdendo l'equilibrio mi ritrovai da testa a piedi a contatto col materasso, e poco dopo Samuel si piazzò sopra di me, spostando la testa per cercare di farsi guardare dritto negli occhi. Si teneva sollevato dalle mani, e queste affondavano sul materasso che gli permettevano di tenersi ad una lontananza tale da poterlo guardare bene in faccia. Se solo avessi voluto sarei riuscita ad osservare e studiare ogni centimetro del suo viso a quella distanza, ma il punto era che sapevo anche i minimi dettagli. Il suo volto era perfetto, non c'era una cosa che non andava e l'unica cosa che poteva non essere al suo posto potevano essere i capelli, ma lo rendevano selvaggio e dannatamente carino. Maledetto.
«Se non mi vuoi guardare, ti costringo» mi comunicò con un tono secco.
Abbassai lo sguardo di poco, scorgendo così che era senza maglia, quindi automaticamente era a petto nudo.
Fantastico.
Come hai fatto a non notarlo prima?
Non lo so! Ero troppo concentrata nel guardarlo male.
Sei sicura di essere eterosessuale? No perché sei davvero strana ragazza mia.
Roteai gli occhi dall'imbarazzo e cercai di mettermi in contatto visivo con lui, ma mi bloccai nel fissare le sue rosee labbra.
Acqua, voglio dell'acqua, non reggo, sto avvampando.
Ma che idee gli vengono in testa a sto qua?! Non può mettersi a petto nudo sopra di me!
Esatto, togliti anche i pantaloni!
Ma che diavolo stai dicendo?!
«Senti, almeno mettiti una maglia, è inverno a momenti, non sarà Melbourne, ma comunque il freddo arriva anche a Sydney.»
«L'inverno sta arrivando» scimmiottò. «Sembri quelli di Game Of Thrones.»
Si guarda anche GOT, che meraviglia, abbiamo altro in comune?
No, lui è sexy mentre tu sembri un Kiwi.
«Sta zitto babbeo» sputai fuori, non credendo sul serio che mi avrebbe potuto tirar fuori quell'argomento. Non mi avrebbe distratta tanto facilmente.
Poi pensi a Jason Momoa, e lì sono cazzi amari. Khal Drogo, amore della mia vita.
«No, è tu non sai nulla Jon Snow. Devi imparare meglio le battute.»
«Non voglio fare certe citazioni, e per di più non centrano nulla.»
«Non che ti dispiaccia pensare a Kit Harington» disse alzando un sopracciglio, sapendo di avere totalmente ragione.
Naa, preferisco Jason. Perché ti hanno dato una parte così futile? Tu dovevi rimanere fino alla fineee.
Calmati, un po' di contegno.
Lo guardai negli occhi ed erano più belli di come potessi immaginarmeli. Oltre ad essere azzurri quel giorno avevano delle piccole striature verdeacqua. Erano a dir poco bellissimi. Poi pensai a due sere prima e mi veniva voglia di uscire dalla stanza il prima possibile. Come non faceva a pensare che quella vicinanza potesse essere una cosa negativa? Insomma, sapeva che mi interessava, il suo starmi così vicino poteva solo farmi del male. Eppure continuava a giocare, come se fossimo due bambini e tra noi non potessero esserci pensieri maliziosi.
Poi mi persi nelle sue labbra, facendomi salire quella voglia di assaporargliele.
No, non dovevo pensarci, stava accadendo tutto in modo strano e senza alcun minimo di senso.
«Tu dovresti essere a lezione» gli dissi, cercando di riprendere il discorso, non riuscendo a capire il motivo per cui eravamo arrivati a parlare del bastardo degli Stark.
Vuoi tornare su Jason? Perché io qua ho un catalogo per rifarci gli occhi. Non che Samuel non vada bene, anzi, ora che ci penso dovrei fare un calendario. Potresti portarlo da un fotografo? Per dicembre lo voglio con solo un cappellino di natale.
Tu sei impressionante, la vuoi smettere?
Che c'è? Ora non posso fantasticare?
«Sapevo che saresti venuta» mi rispose senza staccare i suoi occhi dai miei, abbozzando quel sorriso che evidenziava leggermente le sue fossette. Poi si spostò da quella posizione alquanto imbarazzante, sdraiandosi al mio fianco sul letto. «Ero davvero preoccupato, se non mi avesse detto tuo fratello che eri da Alastair, ti avrei cercato in tutta Sydney anche senza aver fatto cena.»
Il mio cuore non seppe tenersi a freno. Continuava a battere, e talmente era forte che pensavo che mi sarebbe scoppiato il petto. Mi avrebbe cercata per tutta la città. Eppure non prova nulla di ciò che provo io nei suoi confronti.
Mica te lo ha detto.
Non serve dirlo, anche perché avrebbe già parlato.
Se tu non lo avessi zittito...
Ma guardalo, se davvero gli piaccio mi avrebbe baciata.
Mi stai facendo salire la voglia di commettere uno Scar-omicidio. Indovina chi voglio uccidere?
«Non ti credo, al cibo non riesci a rinunciare» affermai con sicurezza.
Lui scoppiò a ridere e voltandomi verso di lui potei ammirare il suo sorriso. Era semplicemente perfetto e vederglielo era l'unica cosa che forse mi importava osservare in quel momento. Poi mi diede una leggera spinta, in segno di disapprovazione. «Zitta, così rovini il bel momento.»
Sorrisi non sapendo effettivamente cosa poter dire oltre. Lui mi guardò con i suoi occhi dolci, per poi spostarmi una ciocca di troppo dal viso. «Il sorriso ti dona di più del muso» concluse prendendomi il naso con leggerezza e muoverlo nello stesso modo delicato.
Sentii le guance andare a fuoco e speravo vivamente di non essere rossa come un peperone. Mi voltai dall'altra parte e cercai di deviare il suo sguardo, volendo evitare un'altra delle mie solite figuracce.
«Vuoi dirmi cos'hai?» mi chiese con voce tranquilla e pacata.
Nonostante il modo carino in cui mi stava trattando, mi dava fastidio il fatto che non ci arrivasse da solo. «Non è nulla» negai.
«Allora non andrai ancora da Alastair a dormire, vero?» domandò ulteriormente.
Con lo sguardo mi persi nel fissare un punto vuoto della stanza, senza riuscire a scollarci gli occhi di dosso. Avrei voluto rimanere in appartamento con Sam, ma allo stesso tempo soffrivo dal nostro strano rapporto di amicizia. Forse dovevo lasciarlo stare, in fin dei conti mi ero dichiarata e lui trovandomi come una piccola sorellina da proteggere, mi aveva fatto capire che non cercava di illudermi o di creare fraintendimenti. Il problema era riuscire a levarmelo dalla testa, era impressionante come lui era un pensiero fisso nel mio cervello.
Forse perché è figo.
Forse dovresti eguagliare la parola figo con Jay Alvarrez veramente.
Non c'è bisogno di ripeterlo una seconda volta. File archiviato con successo.
«Non lo so. Cioè sì, glielo avevo promesso» Menti. «Non ci vediamo mai per di più, quindi ora che ho l'opportunità non la voglio sprecare.»
Un piccolo silenzio si fece presente tra di noi, facendomi credere di aver detto qualcosa di sbagliato.
«Così tradisci Jensen» puntualizzò con una faccia scandalizzata e facendomi ricredere.
Lo potei solo guardare male. «Ma se nemmeno ci frequentiamo» gli feci presente.
Sentendo la mia risposta Samuel scoppiò a ridere, tanto da tenersi la pancia dal divertimento. Io non lo capivo davvero, ogni tanto era come un enigma da risolvere.
Quando però smise la sua comica, mi strofinò i capelli con la sua grande mano e si sistemò meglio sul letto.
«Cosa fai ora?» chiesi voltandomi completamente verso di lui, non capendo il suo cambio di posizione.
Lui chiuse gli occhi e mi lasciò attendere per qualche secondo. «Dormo.»
Aggrottai la fronte ancora più perplessa. «Come fai ad essere ancora stanco? Ti sarai appena svegliato.»
«Sta notte non sono riuscito a dormire, stavo in pensiero.»
Per me?
Avrei voluto chiederglielo, ma lo lasciai riposare e per giunta non volevo venire a sapere altro.
Cosa dovevo ammettere?
Che nemmeno io avevo dormito bene quella notte, era come se mi fossi dimenticata come riuscire ad addormentarmi, era strano. Mi svegliavo e mi rigiravo nel letto, sentendo la mancanza di quel calore nostalgico che solo Sammy mi dava. Era assurdo come riuscissi a sentirmi bene e al sicuro nel dormire con lui, lo era così tanto da riuscire a prendere sonno facilmente sentendomi protetta dalle sue forti braccia, che mi stringevano a sé con dolcezza. Sembrava un paradosso, ma amavo quella sensazione di pace che mi infondeva in modo totale. Adoravo sentire il suo cuore non andare al ritmo con il mio e impazzivo nel sentire il suo respiro sfiorarmi la pelle.
Se questo non era amore, allora non sapevo cosa potesse essere.
Se quello che provavo non era profondo, allora non sarei mai riuscita ad immaginare un'emozione più grande di questa.
Se il volergli stare accanto non era una dipendenza, allora avrei smesso di mangiare pane e nutella perché non si abbinavano bene insieme, cosa che sarebbe stata un'eresia soltanto al poterla pensare.
Se tutto questo non mi avrebbe distrutta, allora forse nulla sarebbe in grado di ferirmi. Solo che a stargli vicino mi faceva sentire come se parte del mio cuore, pezzo per pezzo, si staccasse poco per volta, perché il non poterlo amare come volevo e come desideravo era struggente.
·····
Alla fine ero ritornata a dormire dal mio caro migliore amico, ma non solo per quella notte. Talmente non me la sentivo a tornare al Coral Reef che clandestinamente mi ero stabilita da Suwa per quasi una settimana, per la precisione quattro notti. Samuel non lo avevo visto per niente, nemmeno all'università, ma non capivo se la cosa mi aiutasse o meno. Mi mancava, ma allo stesso tempo sentivo che vederlo mi avrebbe solo fatto scoppiare la testa per via dei mille pensieri che la invadevano. Xavier invece riuscivo ogni tanto a beccarlo per i corridoi dell'UTS e lui mi poneva la stessa, solita e scontata domanda «Sta sera vieni a cena?» che equivaleva a «Sta sera stai in albergo o rimani ancora da quello là?». Con quello là non era in tono dispregiativo, ma più come seccatura. Voleva che rimanessi all'hotel come era giusto che fosse, e non a bighellonare e a far rischiare Suwa al dormitorio. A quanto avevo capito se in quel appartamento ci avesse vissuto una seconda persona allora avremmo dovuto pagare anche il mio di affitto, ma dato che era Sugawara Alastari Lo Iacono Dìaz, il solito testone spericolato che faceva le cose come piacevano a lui, in base ai suoi piani studiati con quella sua strana mente la cosa sarebbe risultata anti-sgamo. Ad esempio certe volte, quando l'amministratore aveva qualche dubbio al riguardo per forse quelle voci di corridoio, si metteva davanti al portone per far sicché nessuno al di fuori degli studenti aventi un contratto potesse entrare; allora quel pazzo scatenato del mio migliore amico mi faceva salire sulle scale antincendio. Per fortuna nessuno veniva a bussare alla porta per controllare se veramente c'era un intruso. Mi sentivo nella versione opposta ai Dalton che volevano uscire dal penitenziario., era esilarante.
In quei giorni, che mi sembravano eterni e senza fine, mi accorsi che mi era mancato tantissimo il mio caro rosso. La sua risata, il suo sorriso, perfino le cazzate che sparava ogni qualvolta apriva bocca e le migliaia di stronzate che le seguivano a braccetto.
Le sue due migliori amiche.
Mi ero quasi dimenticata come fosse bello passare del tempo in sua compagnia, tanto da provare nostalgia di quei giorni che sembravano lontani e distanti.
Poi questa bella favola tra amici finì proprio quando Suwa cominciò a fare il serio facendomi sedere davanti a lui sul tavolo e guardandoci faccia a faccia. Era strano vederlo così... normale, quel rosso era il solito che giocava e scherzava con tutti e per tutto. Ed era altrettanto strano stare seduti a tavola, anche per mangiare stavamo sul divano come due barboni. Mi stava spaventando.
«Scar, ti adoro, sei la mia BFF preferita, perdonami Brooke, ma davvero, non puoi rimanere qua in oltranza. Vorrei che tu stessi qua con me, dico sul serio, sto parlando con tutto il mio cuore, ma devi affrontare Sam nonostante tutto. Capisco che lui ti vede come una sorellina, ma è normale dopo tutti questi anni che vi conoscete. E anche per te lui una volta era il tuo secondo fratello maggiore, come se Xavier non ti bastasse, quindi magari a lui suona strana la cosa. Magari lui al contrario di te non riesce a distinguere le due cose come sei riuscita tu. E non gli sto dando una giustificazione, magari ha solo bisogno di tempo e al momento beh... o sta studiando la cosa, o la sta ignorando.»
Qualcuno ha ripreso tutto? Perché non è possibile che sia Suwa, lo hanno rapito gli alieni sicuro. Ridatemi il mio migliore amico!!
Coscienza non era affatto esagerata, era veramente da non credere. Allora aveva anche lui degli ingranaggi che giravano in modo corretto.
Scossi la testa. «Il punto è che lui sembra non pensarci nemmeno. Almeno direbbe "cazzo, le piaccio, cerchiamo di non farla stare male ulteriormente". L'ultima volta che l'ho visto mi ha buttata sul suo letto e poi mi ci si è messo sopra! Ed era senza maglia! Come ho fatto a raccontarlo a Brooke se sapevo perfettamente che lei ci avrebbe trovato il doppio senso?! E quando gliel'ho detto lei si è messa a saltare sul divano, l'hai vista pure tu! Non ho mai visto una shipper come Brooke, e lei lo sta facendo senza un motivo dato che non è ricambiata la cosa» sbottai.
Suwa si grattò la testa, poi congiunse le sue mani, per finire poi nel passarsele tra i capelli. «Okay, questa storia è assurda, lo ammetto. Ma cazzo, devi affrontarlo, non puoi nasconderti tutta la vita.»
«Sicuro?»
Lui annuì incrociando le braccia al petto. «Al cento per cento.»
«Ma io voglio restare» gli dissi facendogli il labbruccio.
Lui roteò gli occhi leggermente seccato. «Il labbruccio no, ti prego Scar, non sai quanto sia difficile dirti di no, ma non voglio cedere, tu uscirai da quella porta oggi stesso. E se non hai intenzione di tornare in albergo, beh, trovati un altro nascondiglio, perché qua non ci torni.»
Misi il muso e cominciai a fissare il panorama fuori dalla finestra. Le foglie si muovevano dal vento e il cielo era coperto da uno strato di nuvole grigie, sovrastando il luminoso sole che pochi giorni prima faceva splendere Sydney. Sapevo che Suwa aveva ragione, ma per me era un qualcosa di veramente difficile. Ero perfettamente consapevole del fatto che tornando a dormire accanto a lui avrebbe peggiorato la mia situazione sentimentale. D'altro canto era vero anche che prima o poi dovevo tornare in albergo, mio fratello avrebbe potuto spennarmi viva.
«Scar» mi richiamò con tono di rimprovero.
Roteai gli occhi e sbuffai, cosa che gli fece abbozzare un sorriso sapendo di aver vinto. «E va bene testone.»
Lui sorrise felice del suo operato. «Brava la mia piccoletta.»
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Aussiee
Questo Sammy è sempre più traumatico... Chissà che ci passa per la sua testa...
Invece Suwa fa il serio, non ci posso credere, da pure consigli sensati 😨
HAHAHAHAHAHHAHA
Comunqueeeeeee
Volete sapere com'è che balla Samuel?? 😏
Sono pessima, non l'ho messo quando c'era il compleanno di Hugh, però meglio tardi che mai, no? Ihihihihihih
È un piccolo Jensen Ackles, non sa ballare, ma allo stesso tempo è un ballo che fa emozionare e sognare ihihihih ❤
Miei cari aussie,
il prossimo sarà un POV di un personaggio che ancora non ha avuto un suo spazio personale... curiosi di sapere a chi mi riferisco??
Spero che vi sia piaciuto il capitolo ☆ ci sentiamo al prossimo aggiornamento 🎶
Bye bye 🐨
~ Niki_Rose
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