27. WTF?!

"WTF?!"

Suwa

Exit, light
Enter, night
Take my hand
We're off to never-never land

Come ogni giorno stavo rientrando dalla mia università, con la mia fidata tracolla nera tutta disegnata che barcollava ad ogni passo e le mani nelle tasche dei pantaloni, fischiettando le canzoni che mi giungevano alle orecchie dalle cuffie collegate al cellulare. Quel giorno mi erano toccati a canticchiare i Metallica. Dire che gli adoravo era veramente poco, avevo tutti i loro cd a casa a Darwin ed è stato davvero doloroso lasciarli nella mia stanza insieme alle altre montagne di cd che avevo. Era come separarsi dalla propria anima tanto per spiegarsi meglio. Erano la mia vita, i miei adorati figli.

Somethings wrong, shut the light
Heavy thoughts tonight
And they aren't of Snow White
Dreams of war, dreams of liars
Dreams of dragon's fire
And of things that will bite
Sleep with one eye open
Gripping your pillow tight

Non la smettevo di canticchiare e la gente come al suo solito mi guardava male. E che me frega pensai. In qualsiasi caso sarei sembrato strano lo stesso con questi capelli rossi che mi ritrovavo, quindi canticchiare o meno mi avrebbero lanciato in qualsiasi caso occhiate strane. Era una cosa assurda, anche in classe mi chiedevano se li avessi colorati e io ogni volta dovevo spiegare il giro delle mie origini. Insomma, si vedeva che erano naturali, se fossero stati veramente finti si sarebbe potuto notare da un chilometro di distanza, che fastidio. Ma che ci potevo fare, mi avevano creato così. Si vedevano le mie nette appartenenze nord europee con questi capelli, infatti vedere australiani con un certo colore di capelli era più che strano.

Gira a destra sentii debolmente nella mia testa.

Continuando ad andare a tempo e riflettendo superficialmente da che parte dovessi andare, voltai a sinistra e dopo qualche metro mi accorsi che il posto non mi era familiare.

Te l'ho detto di girare a destra.
E quand'è che me lo avresti detto?
Quando hai iniziato a riflettere quale fosse la destra. E hai sbagliato.
Basta tornare indietro.

E tra un pensiero e l'altro con un sottofondo a dir poco eccezionale, mi ritrovai davanti al portone del mio dormitorio. Non condividevo con nessuno la mia stanza, in parte mi dispiaceva, speravo di avere un coinquilino, possibilmente simpatico avrei preferito, i musoni non mi piacevano, ma stavo bene anche da solo. Nessuno che rompeva per le mie notti insonne, per il volume troppo alto, secondo loro, della mia amata musica, anche se dovevo ammettere che i vicini ogni tanto erano venuti a lamentarsi e mi ero fatto la reputazione di metallaro, ma non mi dispiaceva nemmeno quello. Stavo bene nel mio piccolo mondo, c'ero solo io e la mia musica. La mia vita era bella così come era.

Appena lanciai la mia borsa sul letto misi il telefono a caricare e lo collegai con il bluetooth alle casse. Le note si espansero in tutta la stanza e a tempo di musica mi diressi verso il frigo e presi un budino. Sì, il budino era al cioccolato e ne andavo matto. Presi un cucchiaino e cominciai sia a mangiare che a cantare. Partivano più spesso assoli di mhmhmhm che parole vere e proprie, e in qualsiasi caso, imitare la voce di James Hetfield veniva difficile a chiunque avendo una voce tutta sua, che solo lui in tutto l'universo e in tutta la galassia poteva avere. Era uno dei tanti Dei a cui credevo. Lo veneravo.

Una volta finito il budino, presi le cose che mi servivano per disegnare e anche se la musica continuava a cambiare, io continuavo a canticchiare facendo quello che dovevo fare. A tempo di musica facevo tutto e non mi interessava se ci fosse stato un terremoto o una simulazione anti incendio, per me l'importante era non staccare la musica. Se no mi sarei incazzato.

Mentre facevo le mie cose, ad un certo punto mi finì una penna, la penna che adoravo e non potevo rifinire i manga senza di essa. Come se avessi avuto le ali, volai al negozio più vicino e andai a comprare tutto quello che al momento ritenevo opportuno e indispensabile, tornando in appartamento con dodici penne diverse.

Non si sa mai.

Quando oltrepassai la soglia e chiusi la porta alle mie spalle, un'ombra mi passò davanti. Alzai le spalle, pensando fosse il solito uccello che planava dalla finestra sembrando un proiettile, ma non era così. Appena svoltai l'angolo per andare a prendere un bicchiere d'acqua, qualcosa di familiare era davanti ai miei occhi. Alto, capelli rossi e occhi verde scuro che si voltarono appena sentì il mio passo alle sue spalle. Insomma, io avevo gli occhi di una tonalità più chiara, avevo meno lentiggini sul viso, ma sembrava come guardarsi allo specchio. Feci un passo a sinistra e quello davanti a me non si spostava di un millimetro. Lo feci a destra e lui aggrottò la fronte, come se pensasse a cosa stavo facendo. Alzai una mano e lui mi interruppe subito.

«Cosa cazzo stai facendo?» chiese seccato.

Abbassai il braccio e mi ricomposi, senza mai togliergli gli occhi confusi di dosso e pensando che la sua voce era più grave della mia. «A-ha, sapevo che tu non eri me!»

Lui aggrottò nuovamente la fronte, sembrando scontroso e antipatico. Se questo era uno scherzo e se questo era il mio nuovo coinquilino, giurai tra me e me che mi sarei buttato giù dalla finestra. Non potevi convivere con un musone! Non di questi livelli. Sembrava anche depresso e delle borse rosse gli pendevano sotto agli occhi, come se si fosse fatto di chissà quale sostanza illegale.

Sbuffai. «Garfield 2, lo hai mai visto? Quella scena chi non se la ricorda? Se vuoi ti presto il dvd-»

«Ma la vuoi smettere di sparare stronzate?» mi fermò con acidità.

Feci uno sguardo più serio e mi misi con la schiena rizzata. Questo non aveva per nulla l'aria di essere uno nuovo nel dormitorio. «Senti, qua le domande le devo fare io dato che questo è il mio appartamento» poi qualcosa come l'improvvisa accensione di una lampadina sulla mia testa collegò un'informazione del mio cervello ad un'altra. «E qualcosa mi dice che sei quel malvivente che tutti mi scambiano per te.»

Lui mi fece un'ispezione dalla punta dei piedi fino alla cima della mia testa. «Beh, ci assomigliamo, non hanno tutti i torti. Ti hanno mai arrestato?»

Alzai lo sguardo per un secondo e feci un passo all'indietro, cercando una soluzione per farlo andare via e per chiamare la polizia. Sembravo stupido, ma cercavo un qualcosa per prendere del tempo. «Sì, una volta mi hanno portato in caserma, solo che avevo un alibi per mia fortuna.»

«Sta fermo dove sei» mi intimò con la sua bassa voce minacciosa.

Beccato.
E mo che faccio?
Non lo so, pensa anche tu a qualcosa.

Non capivo se ero più spaventato del fatto che avevo davanti agli occhi un criminale, oppure per il fatto che lui era uguale a me. A darci un'occhiata migliore, forse io ero poco più alto.

Lui mi guardò con sospetto e io alzai le mani in alto. «Svuota le tasche.»

«Non ho nulla nelle tasche.»

«Svuotale ti ho detto!» urlò, facendomi leggermente sobbalzare dal tono che aveva assunto.

«Okay, okay» misi le mani nei pantaloni e gli feci vedere che non avevo nulla. Stessa cosa con la giacca.

Antipatico il tipetto.
Concordo.

«Il portafogli dove lo hai?» mi domandò, guardando dietro di me non capendone il motivo.

«Lo ho di là, ma ci sono pochi centesimi» ammisi, ed era vero, avevo speso i venti dollari che avevo nel comprare quelle belle penne.

«Fa vedere» mi incitò con prepotenza.

Alzai gli occhi e andai a pendere il portafogli con lui che mi seguiva alle spalle per controllarmi. Non venivo seguito così da quando mia madre doveva controllare che non uscissi di casa e che fossi andato direttamente in camera all'età delle medie, anche se, appena usciva dalla mia stanza, io scappavo dalla finestra. Una volta ci trovai mio padre col fucile a doppia canna seduto sulla sedia da giardino sotto alla mia finestra. Sapevo che non mi avrebbe sparato, era solo per fare scena ed eravamo simili in quello, ma faceva paura comunque.
Presi il portafogli tra le mani, lo aprii e gli feci vedere che di banconote non ne avevo. Avevo più gettoni delle giostre che mi erano avanzati da quella volta in cui ero uscito con gli amici del dormitorio che soldi.

Il tipo sbuffò e cominciò ad andare avanti e indietro nel salotto pensando tra sé e sé. Pensare a cosa poi, dovevo pensare io ad un modo per liberarmi di quel tipaccio. Qualcosa nella mia mente cominciò a farsi vivo e alzando la mano lo chiamai per farmi notare.

Spero che l'idea sia decente...
Zitto e guarda.

«Scusa sosia, posso andare al bagno?»

Lui si voltò e cominciò a fissarmi come se volesse penetrarmi nella testa per leggermi nel pensiero, come se il suo sguardo fosse stato un trapano e io il muro da bucare per poter metterci il chiodo per appendere un quadro.

«Senti, mi scappa, dimmi si o no, insomma, capisco che siamo uguali, ma io ho certi sintomi e tu altri, a meno che non ti piaccia l'odore di feci» sbottai deciso.

Lui mi fece cenno di andare, ma una volta che aprii la porta, lui entrò e si mise a guardare nei cassetti e negli sportelli. Forse cercava un cellulare o un modo per potermi mettere in contatto con qualcuno. C'era solo la finestra. «Se ti sento urlare entro dentro e ti sparo dritto alla testa, siamo intesi?»

Annuii, e felice entrai in bagno. In realtà lui non poteva pensare che a me non servivano certe cose per chiedere aiuto. Lui prese la chiave, ma in qualsiasi caso la porta me la chiusi alle spalle. Aprii la finestra e guardai verso il basso. La gente passava spensierata, senza poter immaginare che un criminale potesse essere così vicino a loro da poterli minacciare. Mi misi in piedi e andai fuori dalla finestra sul cornicione, facendo finta di volermi suicidare buttandomi di sotto. Poco dopo una persona mi vide, e terrorizzata cercò attenzione da altre, creando così un brusio pieno di voci spaventate. Vidi ad un certo punto qualcuno prendere il telefono dalla tasca della giacca e comporre un numero veloce, facendomi intuire che poteva essere sicuramente la polizia.
Certo che sei intelligente.

Dalla porta del bagno sentii bussare.

«Cosa vuoi?» urlai.

La gente mi guardava ancora più male, e da dietro di me sentii i borbottii del rosso psicopatico. «Cosa stai facendo lì dentro? Ci stai mettendo troppo, esci immediatamente!»

Pensai ad una risposta che potesse servire da messaggio anche a coloro che mi stavano fissando impauriti. «Sono chiuso in casa con uno come te che mi vuole uccidere, voglio un po' di pace!»

«Ma cosa cazzo stai dicendo! Guarda che entro anche se stai cagando.»

Sicuro che non siamo parenti?
Nella mia famiglia non ho sosia così brutti e antipatici.

Mi venne da ridere ma riuscii a trattenermi. «Entra pure, io voglio finirla con questa storia!»

Guardai sotto ai miei piedi e c'era una signora preoccupata che cercava di farmi ragionare. «Ragazzuolo, questa non è la soluzione migliore, sono certa che la tua vita è appena iniziata» disse tenendo le mani congiunte, con la speranza negli occhi che mi implorava di non buttarmi giù.

Per fortuna che non soffri di vertigini.
Mi ricordo ancora di essere andato sul tetto di casa un sacco di volte per ammirare le stelle. Oppure da lì saltavo sull'albero e scendevo, altro che scale, avevo una sorta di palo dei pompieri con quella palma vicino a casa.
Concentrati che hai uno scellerato in stanza.
Giusto.

Sentii ancora bussare dalla porta del mio bagno, ma questa volta in modo più forte. «Sbrigati smidollato!»

«Sto male, voglio starmene in pace per una buona volta!» gridai scocciato, sperando che entrambi, lui e la signora di sotto, mi credessero.

La cosa divertente era che il mio sosia poteva pensare al massimo che stavo cagando, e la signora sotto con gli altri potevano pensare che volessi mettere fine alla mia vita. Se ci fosse stata una persona che conoscevo la sotto, avrebbero capito già che la mia era una messa in scena. Per fortuna che non c'era nessun conoscente.

Per enfatizzare il fatto che fossi in bagno, volevo fare una pernacchia, ma guardando verso il basso cambiai idea. Sarei stato poco credibile, meno di quello che già non ero.

Da lì a poco sentii delle sirene della polizia suonare e dall'altra parte stavano giungendo anche i pompieri.

Nooo, anche i pompieri. Che gran figata, qua a Sydney le cose si fanno in grande.
Lo sai che è di norma, vero?

Vidi gli agenti scendere dalle auto e i pompieri uscire dalle portiere con un telo nero per attutire la mia caduta in caso mi fossi buttato. Avevo fatto il volontario dai pompieri per due estati a Darwin, quindi sapevo benissimo che loro mi avrebbero preso se fossi caduto. Appena si posizionarono sotto di me, gli agenti cominciarono a parlare al megafono. «Ragazzo se vuoi puoi saltare, non ti farai nulla.»

La porta del bagno si aprì di scatto e c'era il rosso con gli occhi più scuri dei miei che mi guardava sconcertato. «Ma che cazzo stai facendo figlio di puttana?!»

Gli feci l'occhiolino e sorrisi. «Salto. Sayōnara.»

Guardai oltre ai miei piedi e mentre mi venne incontro per potermi afferrare, io saltai di sotto, sicuro di me e del fatto che i pompieri mi avrebbero preso e assicurarsi che non mi sarei fatto del male. Nonostante fossi cosciente di star precipitando, adoravo quella sensazione di volo che si impadronì di me in quei pochi millesimi. Affondai subito dopo nel telo spesso e cercai sia ad uscire da quell'affare, sia a comunicare agli agenti cosa stava succedendo nella mia stanza. Ero sicuro che il tipo si fosse affacciato e che si fosse accorto del trambusto che avevo creato, quindi era questione di secondi.

Suwa 1 malato pazzo 0.

«Agenti, stanza 196, piano terzo, c'è uno che è uguale a me, è il ladro che state cercando da tempo! Ma come si esce da questo affare?»

Un'agente fece un cenno verso uno dei suoi colleghi, per poi portarsi dietro tutti gli altri entrando del dormitorio. Mi rilassai sul telo nel vederli in azione e sorrisi soddisfatto. L'agente che invece era rimasto fuori dall'edificio con me mi tese la mano e gliela afferrai. «Non volevi suicidarti, non è vero?»

Lo guardai meglio e sgranai gli occhi dallo stupore. «Agente Walker!» mi misi in piedi e lo guardai dritto nelle pupille con una luce di soddisfazione che mi riempì l'animo. «Sì, me lo sono trovato dentro e wow, manco fosse uno specchio. Cazzo eravamo uguali. Ehm, scusi, non volevo essere-»

«Tranquillo. Immagino che ce ne è voluto di coraggio ragazzo» disse con fierezza.

Annuii appagato, eravamo ad un passo per poterlo acciuffare e sarebbe stata anche opera mia. Sarei finito sui giornali, in televisione e la gente avrebbe capito che io, Sugawara Lo Iacono Diaz ero solo un semplice ragazzo dai capelli rossi. Un po' matto, ma comunque non psicopatico come quello. Mi voltai verso la struttura e notai degli agenti uscire dal portone principale guardandosi attorno. Con curiosità posai anche io lo sguardo verso l'alto, ma vedevo solo un cielo poco nuvoloso sulla mia testa.

«Agente Walker! Lo abbiamo perso! È scappato prima che riuscissimo a trovarlo, non siamo riusciti nella missione.»

Sul volto dell'agente Walker vidi solo tanti nervi che sarebbero potuti scoppiare in pochissimi millesimi. «Merda! Lo stiamo cercando da settimane, non possiamo permetterci un errore del genere! Il commissario sarà deluso di tutti! Forza, andate in pattuglia, svelti! Non deve essere lontano!»

Tutti si precipitarono nelle auto, mentre il signor Walker mi fece cenno di stargli dietro.

Lo seguii fino all'auto e una volta salito sopra, ci avviammo in centrale dove feci la descrizione totale di chi avevo trovato con sorpresa nel mio appartamento. In parte non riuscivo ancora a crederci, eravamo a tanto così per riuscire ad acciuffarlo, maledizione. Non ne potevo più di quella storia, doveva solo essere trovato e arrestato, cosa c'era di difficile? Per di più era rosso, poteva essere facile da distinguere per strada, sicuramente non se ne stava tutto il giorno nel suo rifugio o nascondiglio segreto, eppure ancora nulla. L'unico che lo aveva avvistato ero io, il suo sosia. Era da non credere.

Quando uscii dalla caserma stava già tramontando il sole ed era quasi giunto il momento di andare dagli altri per mangiare insieme a cena alla villa sulla spiaggia di Hugh. Io però ero senza soldi e a piedi.

~~~~~~

Aloha aussiee 🌺

Spero che questo capitolo col rosso sia piaciuto! Ammetto di non essere bravissima nei gialli, specialmente su argomenti in cui c'entra la polizia e... sosia? Me la sono andata a cercare, lo ammetto, questa è la mia punizione hahahah

Bando alle ciance, ci vediamo al prossimo capitolo 😘

Bye bye 🐨

~ Niki_Rose

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