16. IDIOTA
"IDIOTA"
Appena finii di pranzare, uscii nel giardino per respirare l'aria di Darwin. Il cielo azzurro e il caldo ti facevano venir voglia di andare all'oceano, idea che potevo prendere in considerazione dato che non era male. Però la cosa che più volevo fare era starmene sdraiata sotto al sole. In una zona del giardino avevamo diversi sdrai, un'amaca, un gazebo con un tavolo e sedie, e un dondolo da giardino. Tutto era in un legno color marrone chiaro, a parte le sedie che erano colorate di bianco, mentre l'amaca, allacciata a due palme, era di colori caldi come il rosso, l'arancione e il giallo, divisi a strisce sottili. Volevo convincere i miei genitori a comprarne un'altra di amaca, però al momento loro non ne volevano sapere, dicendo che bastava quella che avevamo.
Fui la sola ad uscire di casa, mamma e papà erano andati a fare il riposo pomeridiano, Xavier e Samuel invece si erano messi a giocare con la Playstation in ricordo dei vecchi tempi. Pensai che forse Darwin per Samuel era un lontano ricordo, tra Italia e America, forse, si era quasi dimenticato com'era passare i giorni qui in Australia. Non riuscivo ad immaginarlo a vivere in un altro posto, eppure c'era stato in tutti questi anni facendo diventare le giornate più grigie. Mettendomi sull'amaca iniziai a pensare a tutto, come al fatto che rivedere Samuel era una cosa a cui non riuscivo ancora a credere. Stare a Darwin in quel momento con i miei due fratelli mi faceva rivivere quei giorni felici e nostalgici. La cosa strana erano stati quei quattro anni in cui non c'erano entrambi, e quei tre anni in cui vedevo solo il mio fratellone. Era come se avessi un buco nella mente, che collegava il passato col presente. Quel buco senza loro era stato colmato con gli altri amici che invece mi ero fatta in quegli anni, e li ringraziavo per avermi aiutata, specialmente Brooke e Suwa, ma era come se avessi vissuto un'altra vita. Quei minuti in cui stavo sull'amaca avevo realizzato che tutto oramai si era mescolato e il fatto non mi dispiaceva per nulla. I miei fratelli e i miei amici, non sapevo come poteva andare meglio.
«A cosa stai pensando?»
Mi girai di scatto pensando di essere al contrario da sola, e cadendo dall'amaca vidi dei capelli rossi riflessi dal sole caldo di quella giornata. «E tu che ci fai qui?»
Mi rimisi in piedi e ritornai a sdraiarmi sotto lo sguardo divertito di Suwa. Che colpo dannazione.
Lui finì di ridacchiare e si sedette a terra, come spesso usava fare. Si era cambiato, indossava dei pantaloni corti beige e una camicia corta a scacchi neri e rossi, senza indossare una canotta sotto e potevo capirlo; lui era mister sento sempre caldo, e in quella giornata afosa potevo ben capirlo. La solita collana di perle rosse invece era sempre lì, a circondare il suo collo. «A fare un giro. Ehm, se ti stai chiedendo come sono entrato io-»
«Lo sappiamo tutti che sei capace di entrare alla villa degli Amstrong senza far scattare l'allarme, non penso che entrare in casa mia sia così difficile» lo stoppai, guardandolo con un sopracciglio alzato, aspettando o una sua risposta, oppure che chiudesse la bocca, in segno che avevo ragione.
Scelse la seconda opzione, ma solo per pochi secondi dopo avergli strappato un sorriso contento sul viso. «Già. Comunque sono passato di qui per chiedervi di scendere in spiaggia. Il tempo è davvero dei migliori» affermò, guardando il cielo con un aria soddisfatta.
Per un secondo mi misi a fissarlo anche io, poi annuii. «Mi era venuta in mente la stessa cosa, però Xavier e Sammy sono alla Playstation, non so se scenderanno.»
«Capisco.»
Pochi istanti dopo notai una macchina grigia fermarsi davanti alla casa che avevo di fronte e da qui vidi Anthony con il piccolo Hayden scendere dall'auto. In tre secondi mi venne un flash e, alzandomi dall'amaca, mi diressi da loro. Chiamandolo per nome si fermò davanti alla portiera della macchina, guardandomi con stupore. Il piccolo si aggrappò alla gamba del padre, nascondendosi come usava fare la renna Chopper di One Piece. Da dentro mi salì una tenerezza che non riuscivo a descrivere. Era carinissimo.
Ti ricordo il piano con Sammy.
Scordatelo.
Prima o poi dovrà succedere, stanne certa, non finisce qui!
«Ciao!» dissi appena mi fermai davanti a lui e scacciando quella stupida vocina dalla testa. «Mia madre voleva invitarvi a pranzo domani o a Pasqua, ma forse siete già impegnati per quel giorno.»
Mi spostai una ciocca di capelli dietro all'orecchio con fare imbarazzato. Avere Anthony davanti era sempre stata una sensazione che non riuscivo a spiegare, era come avere la versione più grande di Sam, ma essendo il grande dei tre fratelli mi aveva sempre emesso un certo terrore. Per il nervoso continuavo a mordermi l'interno della guancia, anche quando debolmente mi fece notare un sorrisetto e delle fossette mentre annuiva con un'aria un po' dispiaciuta.
«Sì, siamo dai genitori di Mikayla, ma per domani possiamo parlarne. Ah, volevamo invece invitare Samuel a cenare con noi, ma non so se vorrebbe. Cioè, volevo presentarlo ai miei suoceri dato che vogliono conoscere la mia famiglia ed è già tanto se si sono visti qualche volta con mio padre dato che spesso viaggia per l'Australia.»
«Sì, capisco. Se riesco a tirarlo fuori dalla camera magari ne potete parlare direttamente insieme.»
«Certo, mi farebbe molto piacere, noi siamo qua a casa. Spero che quando viene riesca a vedere anche mia moglie e mia figlia» affermò con entusiasmo.
Se Samuel non sarebbe andato mi sarei sentita io in colpa, quindi dovevo usare ogni mezzo necessario per mandarlo da suo fratello, al costo di prenderlo anche con una gru. Salutai Anthony e ritornai nel mio giardino dove c'era Suwa che mi aspettava con un punto interrogativo in faccia. «Ti spiego dopo, devo andare a convincere Samuel.»
Lui, ancora più confuso, mi seguì in casa. Salimmo le scale e arrivammo davanti alla porta della stanza di mio fratello. Si sentivano le loro voci esultare e gridare, e mi domandai come mamma e papà non sentissero nulla. Bussai alla porta e sentii Xavier dire avanti. Entrammo e la sua stanza era sempre la stessa. Il pavimento era uguale al mio, con un armadio blu scuro a tre ante, le tende blu notte e le coperte del letto arancioni. Loro erano seduti su di esso, con una ciotola di patatine in mezzo a loro. In camera di Xavier, dovevo precisare, c'era un letto a castello, quindi Samuel avrebbe dovuto dormire di sopra, decisione presa fin da quando erano piccoli, stipulando l'accordo con carta forbici sasso; vinse mio fratello. Davanti a loro avevano la televisione appoggiata sulla mensola attaccata all'armadio, dove sotto c'era collegata la Playstation e si vedevano altri due controller e tre file di giochi per questa. Li vicino c'erano le vecchie cose di Xavier, come i guantoni e le mazze da baseball, una borsa del nuoto e uno scatolone con i giochi da tavola che avevamo collezionato dall'infanzia. Sulle mensole c'erano diversi libri e souvenir, e notai che il letto lo aveva spostato per lasciare l'angolo apposta per l'amplificatore della chitarra. Questa era li appoggiata, chiusa nella sua custodia nera. Entrambe le cose le avevamo spedite da Sydney dato che sull'aereo non riuscivamo a portarle. Appoggiate alla parete dove c'era la porta, c'erano le loro valigie ancora chiuse e da disfare.
«Samuel, tuo fratello vorrebbe parlarti» dissi senza pensarci più di tanto, sperando che mi sentisse dietro alla sua concentrazione.
Si girò un attimo di scatto, poi tornò a guardare lo schermo e a premere di continuo i tasti del controller. «Ah sì? Cosa voleva?»
«Voleva chiederti una cosa.»
Sperai vivamente che staccasse quel gioco e si alzasse da quel letto. Invece rimase lì, a finire la partita a Fifa12 che aveva iniziato con mio fratello. Quest'ultimo sembrava invece non sentirci proprio talmente era immerso in quel campo virtuale.
«Un favore?» domandò.
Aggrottai la fronte, senza sapere nemmeno io se fosse così o meno. «Non saprei come tradurla.»
Xavier fece goal e cacciò un grido di vittoria, finendo poi la partita, esultando di aver centrato la porta all'ultimo millesimo. Samuel posò il controller e alzandosi mi venne incontro. Mio fratello, vedendo Suwa vicino a me, lo invitò a giocare e quest'ultimo non se lo fece ripetere due volte, buttandosi sul letto e dando inizio ad una nuova partita.
Samuel, una volta vicino a me, mi prese per un polso e mi portò fuori dalla camera, chiudendosi la porta alle spalle. Il cuore perse un battito al contatto della sua mano, lasciando una scossa percorrermi il braccio. Lasciò pochi secondi dopo la presa e appoggiò la schiena sul muro incrociando le braccia al petto. Io mi appoggiai alla parete davanti, con le mani dietro la schiena e spostando il mio peso da un piede all'altro. Non sapevo se sentirmi in imbarazzo oppure avere paura. Se non lo conoscessi, penserei che sul suo volto avesse un'espressione intimidatoria e un'aura spaventosa. Quell'espressione invece l'aveva ogni qualvolta era passivo. Non pensava a nulla, era attento a ciò che gli era davanti e esaminava la situazione. Per un momento mi ricordò Anthony e se fossi stata un cane avrei abbassato le orecchie.
Mi decisi a parlare, quel silenzio non lo sopportavo, e sapevo anche che lui stava aspettando che io prendessi parola. «Vorrebbe fare una cena con te e come vorrebbe lui, vorrei anche io che tu attraversassi quella strada e ci parlassi.»
«Tsk. Suppongo voglia farmi conoscere tutta la sua nuova famiglia.»
«È tuo fratello, penso che ci tenga che tu gli dia il tuo appoggio e che tu gli dicessi che sei felice per lui e per come si è costruito la sua nuova vita.»
Lui restò zitto, con il muso e un'aria leggermente offesa. Il suo sguardo era anche leggermente imbarazzato, come se volesse nascondermi qualcosa che reputava stupido e bambinesco.
Non volevo credere a ciò che mi era passato per mente. «Non dirmi che ce l'hai con lui perché non ti ha detto che è diventato padre?»
«Per due volte» precisò allargando le braccia e alzando le sopracciglia.
Mi schiaffrggiai la fronte non potendo credere a quelle parole. Sembrava un bambino che non aveva ottenuto la caramelle che desiderava. «Come poteva farlo se non aveva nemmeno i vostri numeri? E poi penso che costi chiamare dall'Australia all'Italia.»
«Sì, ma sono diventato zio prima di quanto ero convinto di esserlo.»
Inizialmente ci rimasi di sasso dalla sua affermazione, poi aggrottai la fronte riflettendo.
Di cosa stava parlando?
Almeno non ha detto che è diventato lui padre.
Lui sospirò e si infilò le mani nelle tasche dei pantaloni. Lo sguardo era tutt'altro che su di me e un lieve di rossore dipingeva le sue guance. Un Samuel così era difficile da vedere, dal profondo desideravo prendere in mano il cellulare e farci un video. «Chelsea si è sposata con un italiano e ha avuto un figlio tre anni fa di nome Riccardo.»
Sgranai gli occhi incredula. Non pensavo che Chelsea fosse diventata madre a ventidue anni. Certo che in sette anni ne erano successe di cose! Mi sentivo vecchia a pensarci e mi avrebbe fatto piacere condividere quei giorni felici insieme a loro. I Sampson erano sempre stati dei nostri cari amici di famiglia, fin da prima che Xavier e Samuel iniziarono a frequentarsi, dato che i nostri genitori erano vicini da poco più di un anno, ma è stato grazie a quei due che ci eravamo uniti. Quei giorni li sentivo sempre più lontani ogni volta che ci pensavo.
Forse avevo capito come erano andate le cose nella famiglia Sampson. Non avevo mai pensato seriamente al fatto che Caitlin e Ethan si potessero lasciare e sparire nel nulla, erano una di quelle coppie che faceva sembrare tutto bello e farti credere nell'amore, un po' come i miei genitori. Avevano fatto tante cose per me, erano come degli zii. Forse i miei genitori sapevano della cosa, ma a me non ne avevano parlato per non farmi star male. Per di più io non avevo chiesto nulla al riguardo e non perché non mi importasse nulla, ma perché pensavo che non fossero cavoli miei. Era già tanto se ogni tanto, nei discorsi che facevo con mio fratello prima di andare a Sydney, saltava fuori Samuel a caso.
«Che fai, non ribatti più?» chiese, incredulo di avermi zittito.
Scossi la testa e mi ripresi.
Samuel si grattò la testa con lo sguardo posato verso il basso. «Vado. Ma solo perché voglio sapere cosa vuole di persona, non lo faccio per riallacciare i rapporti familiari.»
Sorrisi, capendo che la sua negazione era al contrario vera. «Bello il tuo modo di ammettere cosa vuoi fare.»
·····
Dopo che Samuel parlò con Anthony nella loro vecchia casa, scendemmo tutti e quattro in spiaggia. Sam sarebbe andato il giorno dopo a pranzo con Anthony dai suoceri e la sera sarebbero venuti loro da noi. Mia mamma, quando lo venne a sapere, era entusiasta talmente tanto da cercare varie ricette da usare per la sera dopo, invece di pensare a quella di quel giorno. Mentre scendevamo in spiaggia, notai da lontano una figura familiare, che si avvicinava sempre più a noi, senza farlo apposta.
Sotterratemi se è lui, vi prego.
Nasconditi dietro a Sammy.
Mi vedrebbe lo stesso.
Usa Sammy!
Perché per qualsiasi cosa devi infilarci sempre Sam?
Perché è giusto così.
«Ehi Scarlett! Alastair! Da quanto!»
Oh porca di quella miseria.
Oddio, ma allora è davvero lui? Da quanto... non mi è mancato, affatto.
Suwa sembrava entusiasta nel vederlo. Io ero a dir poco imbarazzata se non paralizzata nel vederlo.
«We, chi si vede! Come stai occhietti dolci?» gli disse amichevolmente, abbracciandolo forte a se.
Io accennai un sorriso, ma Mitchell venne ad abbracciarmi comunque. Era bello in qualsiasi caso aver tenuto buoni rapporti, ma con Samuel accanto mi sentivo diversa nei suoi confronti. Era strano avere Sam a Darwin e la sua presenza, in parte, influenzava il mio normale comportamento.
Come giusto che sia.
Non cominciare.
Mitchell era traumatizzante, volevo liberarmene in un modo o nell'altro.
Allora digli che Sammy è il tuo nuovo ragazzo.
Ma che cosa dici?!
Beh, se ci pensi è più che logico, tu gli dici "ehi, ciao, ti presento il mio nuovo ragazzo, Samuel. Amore, lui è... qualcuno".
Amore?
Solo perché tu non lo hai mai chiamato amore non significa che non lo puoi usare. O vuoi usare qualcosa come orsacchiotto, biscottino-
Sono nomignoli peggiori questi.
Usa Sammy, sono sicura che funzionerà. Guardalo quant'è bello, possente, secsiii...
Oh santo Graal.
«Io tutto bene voi? Ah, ciao Xavier! Ti vedo bene» gli si avvicinò con sorriso per salutarlo e stringergli la mano con fare amichevole.
Io feci un cenno, gli altri risposero che stava andando tutto per il meglio. Samuel mi diede una gomitata mentre tutti gli altri si erano persi in brevi chiacchiere e quando ci incrociammo gli sguardi, capii che voleva sapere chi fosse quel tipo, come lo avrebbe chiamato lui.
«Ehm Mitchell,» ottenni immediatamente la sua attenzione e capii che era un caso perso. Ancora, «lui è Samuel. Samuel, Mitchell» li presentai.
«Piacere, ero il suo ex ragazzo» gli disse tendendo il braccio verso Sam.
Ecco, lo sapevo. Non poteva starsene zitto? Sempre a precisare.
Beh, non lo avresti lasciato se fosse stato perfetto, come qualcuno di nostra conoscenza.
Doveva, per i miei gusti, tacere ogni tanto, non serviva farlo sapere a tutti ogni volta, come se volesse ricordarmelo. Samuel alzò le sopracciglia e sul volto si fece spazio un sorriso divertito.
Ecco, ora parte con le sue prese per il culo, fantastico, non bastavano quelle che mi riservava da Sydney.
Ma io mi diverto un mondo.
Allora mettiti con lui.
Lo farei, ma ci sei tu di mezzo, ti ricordo che sono la tua coscienza, quindi, se io devo mettermi con lui, dobbiamo farlo per mezzo tuo.
«Oh, il piacere è tutto mio» comunicò stringendogli la mano. «Non lo sapevo sai? Pensavo fosse Alastair il suo ex ragazzo, grazie per la conferma.»
Ma che cazzo gli passa per la testa!
Muoio.
«Ma finiscila idiota!» sbottai, dandogli un pugno sulla spalla, ma mi feci male come sempre. Forse dovevo seriamente andare a fare kick boxing come mi ripeteva mio fratello per prendermi in giro.
Mitchell si perse un secondo a guardarci e non ne capivo il motivo. Erano passati molti mesi, forse cinque, forse di più, non ricordavo, la gelosia la volevo escludere. Forse era la battuta su Suwa. Se ci fosse stata Brooke mi avrebbe chiesto cosa pensavo in quel momento del mio ex ragazzo, sicuramente. Ma cosa avrei dovuto pensare? Era un bel ragazzo, con dei bei capelli marroni, lisci e morbidi, e due occhi castani e dolci, che facevano impazzire ogni ragazza; io non ero indispensabile come all'inizio della rottura voleva farmi credere; anzi, era proprio quell'insistenza, che io dovessi essere solo e soltanto sua, che mi ha convinto ancor di più a lasciarlo. Non mi piacevano le persone che non ti volevano condividere con nessuno come se tu fossi un oggetto di sua proprietà; stava iniziando ad essere geloso persino di Suwa, era patetico! Suwa era il mio migliore amico da chissà quanti anni, nessuna persona al mondo mi avrebbe vietato di vederlo, nemmeno mamma e papà, ma sapevano tutti che mia madre adorava Suwa, quindi era da escludere a priori dato che era felicissima ogni volta che lo vedeva. Ah, sì, quando prima di uscire lo ha visto in casa, i suoi occhi avevano preso la forma di cuore. Continuava a fargli complimenti e a chiedergli dei suoi corsi universitari. Samuel sembrava infastidito dato che ebbe la dimostrazione di non essere l'unico pupillo di mia mamma. Ma nessun rancore da nessuna delle parti, non c'era da metterlo in dubbio, anzi, ultimamente erano diventati molto amici e la cosa mi faceva solo piacere.
Parlando di Suwa, guardava Sam con uno sguardo stranito, un misto tra "cosa cazzo ha detto" e "oh mio Dio lo ha detto sul serio?". Io ero più o meno come lui.
«Bene, mi ha fatto piacere rivedervi e spero di beccarvi presto ragazzi. Ciao, buona giornata» salutò Mitchell. Poi guardò me, con sguardo più dolce e... perso. «Ciao Scar» e così se ne andò per la sua strada, lasciando noi sulla nostra.
Quando mi voltai verso gli altri, avevo tutti gli occhi addosso e non ne capivo il motivo. «Che c'è?» chiesi con scocciatura.
«Niente. Sembra solo che gli hai spezzato il cuore» disse mio fratello incamminandosi.
Lo guardai stupita mentre mi sfilava davanti. Io non mi ritenevo la responsabile, o almeno, solo in parte. Speravo che stesse scherzando e che, come al solito, volesse solo stuzzicarmi. «È colpa sua che era troppo appiccicoso.»
«Si è sentito il suo cuore spezzarsi» aggiunse Suwa in stile attore da palcoscenico, potandosi le mani dietro la testa e seguendo i passi di mio fratello. E la sua mania di darmi quei pizzicotti mentali.
«Tsk» pronunciai, incrociando le braccia sotto al seno.
Samuel mi affiancò mentre seguivamo le ombre di Xavier e del mio migliore amico. Io col broncio, lui con un sorrisino sul volto.
«Secondo me pensa che sono il tuo ragazzo» mi fece osservare, ridendo.
Gli scoccai un'occhiata. «E cosa te lo fa intuire, sentiamo» sbottai.
Lui fece finta di pensare, passandosi le dita sul mento. «Non so, voleva marchiare il territorio dicendo "sono il suo ex ragazzo". Penso che basti. Ah, e poi ci è rimasto di merda quando gli ho detto che pensavo fosse Al il tuo ex, quello è stato mitico. E poi quel "ciao Scar" era veramente patetico e malinconico» non la smetteva di ridere, sembrava davvero divertito. In realtà quella strana imitazione che fece prendendo in giro Mitchell era assai divertente, infatti mi scappò una risatina. «Ma non gli hai mai raccontato di me?» chiese d'un tratto.
Riflettei io quella volta, ma io lo feci seriamente al contrario suo. «No, non penso. Gli ho detto solo che quando ero piccola con mio fratello frequentavamo il nostro vicino di casa e che non si è più fatto vivo per diversi anni» confessai e quando mi voltai verso di lui sembrava offeso.
«Come?! Non racconti di me alle persone? Ero il tuo eroe da piccola con Xavier, dovresti portarmi più rispetto e dire in giro che ero il tuo Superman come minimo.»
Scossi la testa in segno di disapprovazione. «Non mi piace Superman.»
«Allora ero... Wolverine. Ti va bene?»
«Logan Howlett mi va benissimo» mi arresi, alzando le mani in alto dato che quel supereroe mi piaceva da matti. «E Xavier chi dovrebbe essere?»
«E chi se ne frega, stiamo parlando di me» disse con falso narcisismo, passandosi una mano fra i capelli e sorridendo nel modo più bello che potesse fare.
È figo, lo devi ammettere.
Maledizione!
A-HA! Beccata!
È tutta colpa di Caitlin e Ethan, perché dovevano fare un figlio così...
Bello? Attraente? Seducente? Sexy? Esprimiti, devo tenere questa confessione come prova per il futuro.
Potevo solo definirlo stronzo. Sapevo anche io che era bello, non serviva quella mossa da playboy per farmelo pensare. Quell'idiota...
~~~~~~
Ehilaaa aussie,
Volevo dire a tutti che mi verrà difficile pubblicare i nuovi capitoli ora che ho iniziato l'università...
Spero vivamente di riuscire minimo una volta a settimana ad aggiornare la storia 😎
Comunqueeeee..........
Anche se non è importante per il cast, guardando una serie che personalmente mi è piaciuta, ho trovato il Mitchell giusto HAHAHA
Dylan O'Brien ❤
Forse è uno dei pochi in cui mi sono detta "È azzeccato" HAHAHAH
Che dite?? I vostri pareri sono ben accettati ❤❤
Chi ha visto Teen Wolf può capire la situazione esilarante 😂 (sperando non lo sia solo per me hahah)
Buone cose ☀
Bye-bye 🐨
~Niki_Rose
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