La ninfa (Beach House- Myth)


Asia si addentrò  nell'ombra della pineta, sentendo gli aghi di pino che le pungevano le piante dei piedi nudi. Fece una leggera smorfia di fastidio, ma proseguì a passi leggeri sul tappeto di foglie che andavano a diradarsi lentamente. Poco alla volta si iniziò ad aprire un sentiero nella boscaglia, fatto di terra color ruggine che sollevava la polvere in un tenue pulviscolo intorno a lei. Sentì il maestrale che iniziava a farsi più calmo, mentre intorno a lei il sentiero cominciava a presentare gli odori del ginepro e del lentisco e riusciva a rivedere il cielo, sentendo il lontano abbraccio del sole estivo sulla nuca. Nonostante non percorresse da anni quel percorso, proseguì con sicurezza, sempre avanti.

Un suono la fece sussultare, come un sussurro primordiale che chiamava il suo nome in una lingua ancestrale; prima ancora di realizzarlo, cominciò a correre verso quel suono immerso in un eterno riverbero, scalciando via le pietroline che si trovavano sulla via. Arrivò davanti a una pietra da cui poteva osservare l'orizzonte, e lì si fermò. Volse lo sguardo avanti a sé e le labbra le si aprirono in un sorriso innocente come quello di un bambino che si approccia alla realtà per la prima volta: vide il mare che si riversava a poco a poco sulla terra, emettendo un leggero fruscio, torbido e spumoso sulla riva, placido e sonnolento all'orizzonte. Asia si sentiva rinvigorita da quella vista, tanto da riprendere a correre verso la spiaggia deserta, tenendo lo sguardo basso per vedere dove metteva i piedi, ma cercando con la coda dell'occhio le onde che apparivano sempre più vicine. Scendendo, riusciva a distinguere più chiaramente gli scogli che circondavano la caletta, dove terra e mare si mescolavano nel loro eterno abbraccio.

Finalmente la terra si diradò e divenne di un colore più dolce, man mano che la sabbia carezzava le gambe sottili di Asia. La ragazza si mise in ginocchio sulla battigia e sentì un brivido di freddo quando un'onda la toccò timidamente, per ritrarsi subito dopo. Immerse lentamente il pugno in acqua e lo aprì, lasciando scivolare un sasso sottile e scuro, intagliato nella forma di un cigno.

"Ciao. Mi dispiace di essere stata lontana per un po', e forse adesso sei arrabbiato. Ho pensato molto a te quando ero via, tutti i giorni. Magari questo non servirà a farmi perdonare, ma sappi che l'ho fatto con tutta me stessa, e penso che ci sia una parte di me qui dentro."

Asia rimase immobile, ascoltando la risposta lenta del mare.

"No, non ho ancora parlato con mamma. Forse dovrei, ma non riesco a capire come. Ogni volta che penso di parlarle mi sento come se mi si annodasse la lingua, e ogni volta che riesco a parlare lei non mi risponde. E credo che, se anche mi rispondesse, non capirei."

La risposta del mare arrivò nuovamente, enigmatica nella forma ma cristallina nel significato, una parola alla volta in sintonia con il fruscio dell'acqua. Asia sorrise con una traccia di malinconia, carezzando la superficie del mare e creando dei piccoli vortici intorno a sé. Si alzò e uscì, osservando la distesa salata sempre più in fondo, fino agli scogli in lontananza, fino alla minuscola isola che affiorava esitante e che subito si immergeva nuovamente sott'acqua, come un bambino che vede qualcosa di nuovo, intimorito ma insieme sopraffatto dalla curiosità. Lanciò lo sguardo verso l'orizzonte, dove il mare avrebbe entro pochi minuti incontrato il sole, e capì che era il momento di andare via. Pensava che tutto ciò l'avrebbe rattristata, invece si sentiva tranquilla all'idea di tornare indietro. Avrebbe continuato a vedere il mare il giorno dopo, e quello dopo ancora, e quello dopo quello dopo ancora... Continuò a contare i giorni così, finché non perse il conto e la testa non iniziò a farle male. Sorrise conscia della propria ingenuità, sollevata da quel contatto con il mare dopo una quantità di tempo che non sarebbe stata in grado di spiegare. "C'è davvero una differenza fra mille milioni di miliardi e mille milioni di miliardi e uno?" si chiese sorridendo, mentre si ritirava dalla rena e cominciava a scrollarsi la terra dai piedi, girandosi ogni tanto per non perdere di vista i riflessi dorati che baluginavano sull'acqua placida. Rifece il percorso a ritroso, cullata dai profumi selvatici di fiori, arbusti e alberi, che sembravano volerla proteggere, e si sedette, abbracciata dalla nuda terra.

Asia si passò una mano sui capelli ondulati e scuri, così simili a quelli di sua madre. Avrebbe voluto che l'unico tratto acquisito da lei non fosse stato proprio quello che non le avrebbe mai permesso di superarla, ma non dava più molta importanza a quel tipo di sentimenti. Aveva passato molto tempo a rimuginare su di essi, fino a quando non era tornata al mare. Sentiva un senso di sollievo, non solo per quello che era accaduto quel giorno, ma percepiva già che sarebbe stata contenta nei giorni a venire. Col cuore abbondante di sospiri, si lasciò abbandonare silenziosamente al sonno.

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