Capitolo 8

Dopo il nostro incontro, Michael ha potuto raccontarmi molte cose su di lui. Mi ha detto che in vita fu un marchese, unico figlio di Arthur Edwards e di Emily Doyle, rispettivamente il duca e la duchessa di Stone. Nacque il 23 Luglio del 1852. Sua madre era una bellissima e gioiosa ragazza irlandese, dalla pelle chiara e i capelli color del grano, anche se molto spesso debole e cagionevole di salute. Morì dandolo alla luce, e Michael purtroppo non poté mai godere dell'affetto materno. Tutto ciò che sa di lei proviene dai ricordi di suo padre, che la descrisse costantemente come un angelo sceso in terra, dal volto sorridente e dell'animo dolce e delicato. Essa non amava vedere la sofferenza negli altri, e cercava sempre di consolare chiunque manifestasse anche solo una lieve tristezza.
Lord Arthur Stone patí a lungo la perdita di sua moglie, e molto spesso il povero Michael credette di essere lui la causa del dolore paterno. Ma il duca non dimostrò mai del rancore nei confronti di suo figlio, anzi fu un padre buono, giusto e amorevole, che trasmise in lui la passione per la natura e per lo studio dei classici latini e greci.
Purtroppo, durante un freddo inverno del lontano 1872, Michael si ammaló. Una grave febbre si impossessó del suo corpo, costringendolo a letto per molti mesi. L'infelice duca fece di tutto per curarlo, chiamò i migliori medici, consultó lui stesso vari libri di medicina,ma tutto ciò fu inutile. E così, il 12 marzo del 1873, all'età di quasi ventun anni, Michael morí.
O almeno, cosí parve.
"E come mai poi ti sei risvegliato all'improvviso?" gli chiedo, mentre siamo seduti su una delle panchine di pietra.
"Vedi, è una storia alquanto inverosimile," afferma. Poi inizia il suo racconto: "Quando esalai l'ultimo respiro, i miei occhi si chiusero e mi sentii improvvisamente leggero. Vidi di fronte a me un tunnel, e all'interno vi era una luce bellissima, che trasmetteva al mio animo una gioia immensa. Una volta oltrepassata quella galleria luminosa, mi trovai poi di fronte una figura che mi lasciò estasiato. Una donna stupenda, dalla carnagione chiara e dai capelli lunghi e biondi stava dinanzi a me, e mi osservava sorridente. Il suo viso era uno spettacolo per i miei occhi. Sentivo dentro di me che quella persona altri non poteva essere che mia madre. Non le chiesi nulla, mi limitati solo a chiamarla mamma, e lei annuì. Poi mi disse che era stata inviata qui per farmi un dono. Voleva che io tornassi in vita, poiché durante la mia esistenza non avevo adempiuto un compito molto importante. Non mi disse di cosa si trattava, rispose solo che lo avrei scoperto con il tempo. In un istante il suo volto si veló di tristezza e mi confidò con dispiacere che purtroppo poteva solo far tornare l'anima nel mio corpo, ma che non era capace di impedire la decomposizione di quest'ultimo.
Improvvisamente ebbi paura, non volevo che ciò avvenisse. Desideravo solo trovare il riposo eterno e nulla di più. Mia madre a questo punto mi strinse in un abbraccio, e prima di andarsene mi sussurró all'orecchio:
~Non temere tesoro, tutto questo deve accadere per un motivo. Soltanto, abbi fede. Il tempo ti aiuterà a comprendere molte cose. E ricorda: non sarai mai solo, io veglieró sempre su di te.~
Dopo aver udito queste parole ricordo solo di essermi svegliato nella mia bara, all'interno della cripta di famiglia. Fortunatamente la porta d'ingresso era socchiusa, e da quel giorno la mia tomba è divenuta il mio giaciglio."

Il racconto di Michael mi ha riempita di mille emozioni e nello stesso tempo molte domande hanno affollato la mia mente.
"Ma perché tua madre ti ha costretto a patire una tale sofferenza? E chissà poi quale sarà questo compito che devi portare a termine," gli chiedo pensierosa, poggiando l'indice destro sul mio mento e guardando in alto.
"Me lo chiedo anch'io da più di un secolo ormai, e finora non sono riuscito a darmi una risposta," mi dice, mentre osserva sconsolato l'erba sotto ai suoi piedi.
Povero Michael, mi fa davvero pena vederlo in questo stato, e vorrei poterlo consolare in qualche modo. Provo ad accarezzargli il viso, ma lui prontamente si ritrae.
"No Sara, non permetteró che le tue mani rosee e delicate sfiorino questo volto putrefatto. Ti prego di allontanarti."
Si rivolge a me in tono freddo.
"Perché dici queste cose Michael? Il mio desiderio è di farti capire che ti sono vicina. Anche se non posso di certo comprendere tutta la tua sofferenza, voglio farmi carico anch'io almeno di una parte di essa. Credimi, vorrei con tutta me stessa togliere dal tuo animo la tristezza e la malinconia che hai accumulato in questi lunghi anni. Purtroppo non ne sono capace, e una semplice carezza è stato il gesto che il mio cuore mi ha suggerito per farti capire tutto ciò."
Sono molto preoccupata, non capisco il motivo di questa sua reazione improvvisa.
Dopo avergli parlato, noto Michael alzarsi velocemente dalla panchina dove eravamo seduti, e mantenendo lo sguardo basso, si volta dandomi le spalle. Poi mi segnala con le falangi del dito indice l'uscita del cimitero.
"Vattene, Sara. Voglio rimanere da solo ora."
Non escono parole dalla mia bocca, riesco solo a voltarmi e a correre a casa con le lacrime che mi inondano il viso. Non posso credere che Michael si sia rivolto a me in quel modo. Comprendo il suo dolore, ma non avrei neanche lontanamente immaginato che potesse avere un tale atteggiamento nei miei confronti.
Arrivo a casa e tento mio malgrado di mantenere un comportamento tranquillo e rilassato. La zia nota però i miei occhi lucidi, ma fortunatamente riesco a cavarmela dicendole che ho solo una semplice allergia ai pollini, e che basta un antistaminico per risolvere tutto.
Salgo veloce in camera mia e mi butto sul letto lasciandomi andare in un pianto silenzioso. Non ho voglia di cenare, dirò agli zii che non ho appetito. Domani poi daró la colpa all'antistaminico che non ho preso e che mi ha causato una forte sonnolenza.
Mi sento davvero dispiaciuta per tutte le bugie che sto dicendo in questi giorni, vorrei non poterlo fare, ma la verità risulterebbe troppo scomoda e incredibile. Come risultato poi ci sarebbe anche quello di essere presa per pazza, e di garantirmi un bel biglietto di sola andata per il reparto di psichiatria dell'ospedale. E a questo non ci tengo proprio.
Comunque ho deciso che non tornerò più al cimitero, almeno per il momento.
Ho bisogno di riprendermi, e qualche ora intenta ad ascoltare della buona musica dai vinili di mio zio non potrà farmi altro che bene.

Sono trascorsi parecchi giorni e da allora non mi sono più recata al cimitero. Per non fare insospettire i miei zii sono ugualmente uscita di casa, ma solo per andare al parco e per fare un giro nei dintorni, evitando espressamente quella che io ora definisco la "zona X".
Oggi la zia mi ha appena chiesto come mai io non sia più uscita con David ed i suoi amici. Non so davvero cosa risponderle. Fortunatamente interviene mio zio a salvarmi da quella situazione, entrando in cucina e rispondendo lui al mio posto.
"Non vedo come possa chiederle di uscire. Ho parlato col nostro vicino di casa l'altro giorno, e mi ha detto che i Palmer sono andati in crociera per due settimane. Davvero una bella scelta il Mediterraneo," approva annuendo, mentre versa il caffè nella sua tazza.
"Concordo pienamente Fabio," gli risponde mia zia. "Comunque è da molto tempo che anche noi non usciamo durante il week end, e oggi è sabato. Che ne dici se stasera andassimo a cena fuori e poi in giro a divertirci? Verrai anche tu Sara, non è vero?"
"Preferirei non esservi di intralcio. Uscite voi, e passate una bella serata anche per me," rispondo sorridente.
"No cara, non se ne parla. Stasera uscirai con noi, che tu lo voglia o no." S'impunta, guardandomi seria negli occhi.
"Ma..." provo a replicare, inutilmente.
"Niente ma. O esci con noi, oppure scordati la pizza il giovedì sera."
Certo che mia zia è davvero abile nel persuaderti quando si mette in testa una cosa.
"Okkey zia, mi hai convinto. Vado a prepararmi," le rispondo infine rassegnata, per poi dirigermi in camera mia.
Decido di optare per una maglietta nera con lo scollo a barca, dei blue jeans dalla vita alta e dei sandali neri con dei piccoli fiocchi tono su tono. E per finire un blazer leggero, in caso avessi freddo. Concludo il tutto truccandomi e sistemando i capelli in un'alta coda di cavallo.
La serata con i miei zii trascorre serena. Insieme a loro riesco magicamente a dimenticare per qualche ora tutti i miei problemi. Lo zio poi ha il potere di farmi sorridere sempre, anche nei momenti più bui. Il panorama dal London eye è davvero stupendo, una delle esperienze londinesi che conserveró per sempre.
Torniamo a casa stanchissimi. Non vedo l'ora di fare una bella doccia per poi buttarmi a capofitto nel mio adorato letto.
Mi dirigo subito in camera a prendere la mia biancheria e il mio pigiama, ma appena entro qualcosa attira subito la mia attenzione.
La finestra è aperta.
Strano, mi ricordo benissimo di averla chiusa prima di uscire. Sopra la scrivania si trova un biglietto, scritto su di un foglio ingiallito e con una calligrafia molto elaborata.

~Ti prego di perdonare l'atteggiamento brusco che ho avuto nei tuoi confronti Sara, non intendevo ferirti. Se ho agito così è soltanto perché reputavo fosse giusto in quel momento. Ora so che mi sbagliavo. Mi manca vedere il sorriso sul tuo volto, mi manca la tua voce, mi manca tutto di te dolce amica mia. Ti scongiuro, se puoi, di recarti appena possibile al cimitero di modo che io possa spiegarti le mie ragioni. Se non vorrai più tornare lo capiró. Il dolore che si è aggiunto per averti causato sofferenza, sarà per me fonte di ulteriore punizione atta ad espiare il peccato da me commesso. Con enorme dispiacere, Michael.~

Non posso rimanere cieca a queste parole. Sono una richiesta di aiuto, una confessione di puro pentimento. Mi sento ancora offesa per come si è comportato con me quel giorno, ma d'altronde errare è umano e tutti meritiamo una seconda opportunità, quando la vita ci offre l'occasione di poterla cogliere.
E io ho deciso che darò a Michael un'altra chance, in fondo lui la merita più di qualcun altro.
Ripongo il foglio nel cassetto della mia scrivania e corro a farmi una doccia veloce. Infilo il mio pigiama e mi addormento quasi subito, complice la stanchezza.
E poi devo svegliarmi presto, voglio risolvere il prima possibile questa faccenda con Michael.

Salve carissimi lettori:-)
Come avrete avuto modo di leggere, tra Sara e Michael nascono delle incomprensioni, e si scopre anche qualcosa in merito al passato del ragazzo.
I turbamenti che affliggono una povera anima senza pace sono difficili da cogliere, e Sara questo lo intuisce.
Si risolverà tutto nel migliore dei modi?
Non tarderete a scoprirlo! :*

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