Capitolo 6
Il tempo di fare una doccia, di truccarmi e di vestirmi che si sono già fatte le otto. Il mio stomaco non fa altro che brontolare, ma non di certo per la fame, bensí per l'eccessivo nervosismo che si è impadronito di me da quando ho accettato l'invito di David.
Col passare delle ore si è fatto sempre più forte, fino a farmi sentire le budella come se fossero tutte annodate e a torturarmi le unghie mangiandole. Era da tempo ormai che non si rifaceva vivo in me questo vizio, devo cercare di smettere se non voglio rovinarmi ancora una volta le dita.
Sento suonare il campanello. So già di chi si tratta, ma lo zio mi avverte ugualmente dal piano di sotto dell'arrivo di David. Sono in camera mia e improvvisamente non ho alcuna voglia di scendere. Devo però farmi coraggio, non posso di certo comportarmi da bambina e fare le mie solite figuracce, ma soprattutto non voglio deludere i miei zii.
"Provare una volta non costa nulla," mi dico a voce alta, e dopo aver preso un lungo respiro mi faccio coraggio ,apro la porta e scendo.
"Sono pronta, sto arrivando," avverto.
Le scale sembrano non finire mai, sono una vera tortura. Lo sguardo poi non riesco proprio ad alzarlo, finché finalmente non scendo l'ultimo di questi interminabili gradini. Solo allora alzo gli occhi per ricambiare il saluto di David.
"Buonasera Sara".
Si rivolge a me sorridendo. Devo essere diventata tutta rossa in volto, e mi sembra proprio che David se ne sia accorto. Che vergogna! Mi sforzo di sorridere.
"Buonasera anche a te, David".
Dopo aver ricambiato il suo saluto, auguro una buona serata anche ai miei zii prima di chiudermi il portone d'ingresso alle spalle.
Ecco, ora sono da sola con lui, e sento le budella contorcersi forte come un panno strizzato. Maledetto nervosismo.
"Sei davvero molto bella stasera, Sara".
Detto ciò, apre la portiera della sua auto per farmi accomodare. Fa davvero uno strano effetto sedersi a sinistra senza avere uno sterzo di fronte. Appena David sale al posto di guida lo ringrazio per il complimento. Lui mi guarda sorridente, e poi mette in moto. Durante il tragitto nessuno dei due parla, e ne approfitto per osservarlo meglio cercando di non farmi notare. Indossa una camicia bianca con i risvolti fino ai gomiti, un bel gilet nero di raso e dei jeans, anch'essi neri. I capelli biondi sono modellati con un tocco di gel. Ha davvero un buon profumo.
All'improvviso è lui a parlare:
"Ehi Sara, hai per caso delle preferenze in fatto di cibo?"
"No per me va bene tutto, anche una semplice pizza," rispondo, cercando di sembrare tranquilla.
"Perfetto, vada per la pizza allora."
Prende il cellulare e lo osservo mentre telefona a qualcuno.
"Ehy John, ascoltami bene. Fatti trovare con gli altri di fronte al Joyce pub entro dieci minuti....sì...sì stiamo arrivando...ok. A tra poco".
Dopo alcuni minuti arriviamo davanti al locale, e all'entrata noto quattro ragazzi, tutti intorno ai vent'anni. Ci avviciniamo e dopo averli salutati, David mi presenta i suoi amici.
"Allora...lui è John, il ragazzo con cui poco fa ero al telefono, quello accanto a lui è Albert, e queste gentili donzelle sono le loro ragazze, Jessica e Romy," mi dice, indicandoli di volta in volta.
"Sempre il solito spiritoso, David. Comunque siamo felici di fare la tua conoscenza Sara, il signorino qui presente l'altro giorno ci ha raccontato di te. Ha detto che sei italiana, e che ti sei appena trasferita qui".
È stata Jessica a parlare, sembra una brava persona.
"In realtà non mi sono trasferita, sono venuta a stare qui per un periodo di tempo," spiego loro. "E anche io sono felice di fare la vostra conoscenza, ragazzi".
Sembrano tutti molto simpatici. Jessica è alta, con gli occhi neri, i capelli rosso scuro raccolti in una coda di cavallo e un trucco molto marcato, che salta subito all'occhio. Romy è bionda e un po' più bassa della sua amica, con dei capelli leggermente mossi, fermati ai lati da delle piccole mollette lilla. I suoi occhi sono di un azzurro chiaro.
Albert invece è un ragazzo di colore, alto e che non smette mai di sorridere.
John sembra essere quello più riservato. Anche lui abbastanza alto, ma non quanto Albert, ha dei capelli corti castani portati in alto grazie al gel e gli occhi di un bel verde scuro.
"Come avrai ben capito, loro due fanno parte della squadra di basket della nostra università," mi dice David, mentre indica Albert e John. "Spero che verrai a vederci giocare un giorno".
"Va bene," gli rispondo. In realtà non sono patita di sport, ma per educazione un giorno potrei anche andarci, forse.
Entriamo nel locale e i ragazzi si sorprendono subito del fatto che io non beva alcolici e non fumi, in realtà sono astemia e il fumo l'ho sempre detestato. Mi guardano come se venissi da un altro pianeta, ma non vedo perché debba essere considerata strana solo perché ho abitudini diverse dalle loro. Così, ci ritroviamo a mangiare le nostre pizze, accompagnate, oltre che da coca cole, anche da birre e altri alcolici. E poi ci sono io, con la mia "patetica" acqua.
Dopo aver cenato ci dirigiamo al luna park, dove trascorriamo il tempo tra vari tipi di attrazioni. Non salgo però sulle giostre più spericolate, ho troppa paura.
Un altro punto a mio sfavore, temo. Lo intuisco dagli sguardi che si scambiano.
Usciamo infine dal luna park e prima di concludere la serata, ci fermiamo ad osservare il Tamigi.
All'improvviso Jessica chiede a David di potergli parlare, e se ne vanno in un angolo, in disparte.
Mi appoggio alla ringhiera che dà sul fiume, e osservo il nero delle acque tinto dalle luci della sera che decorano Londra. Penso di nuovo a Michael. Sono sicura che lui non oserebbe mai guardarmi strano solo perché non ho le sue stesse abitudini, non mi farebbe sentire umiliata e diversa dagli altri, anzi mi accetterebbe per quella che sono; proprio come io farei con lui.
David, chiamandomi, interrompe i miei pensieri.
"Ehi ascolta, noi prima di andare via vogliamo recarci in un locale a bere qualcosa. Poi torniamo a casa".
Tutto quest'alcool non mi piace affatto. Anche perché David deve guidare, e temo che la serata possa concludersi in malo modo. A me piace scherzare, ma non di certo con la mia vita.
"David, tu devi guidare stasera e non credo che...."
"So giá dove vuoi andare a parare," mi interrompe lui, mettendomi una mano sulla bocca. "Non fare la noiosa, ti assicuro che non succederà niente. Sono abituato a bere, e ti giuro che non esagereró. Solo un drink e poi a casa, promesso".
Le sue parole mi sanno tanto di promesse da marinaio, e in effetti il mio sesto senso non mi ha tradito. Non si è fermato solo ad un drink, ne avrà ingurgitati almeno sei.
Ho paura di tornare a casa con lui, si vede che è parecchio ubriaco, ma nello stesso tempo non vorrei lasciarlo da solo, se gli succedesse qualcosa mi sentirei davvero in colpa.
Pregando tutti i santi e le divinità di tutte le religioni possibili, arriviamo sani e salvi al nostro quartiere. Il cuore mi batte all'impazzata, ho ancora l'adrenalina che mi circola nel sangue.
Arriviamo a casa mia, ma lui passa oltre. Cerco di dirgli con gentilezza di farmi scendere, ma sembra non ascoltarmi. Ci fermiamo invece davanti casa sua.
"Sai Sara, la mia amica Jessica mi ha parlato di te prima, quando eravamo da soli. Mi ha detto che sei strana e che dovresti chiuderti in un convento, che non ti piacciono le cose più trasgressive e che devi cominciare a svegliarti se vuoi che qualcuno ti prenda in considerazione. Perciò ho pensato che io posso aiutarti".
Ho sbagliato a considerare Jessica simpatica, si è rivelata proprio come tutti gli altri. Ma il mio cuore è troppo scalfito, per permettermi di distruggerlo con considerazioni di persone conosciute soltanto da una sera. Cerco di passare oltre. Lui però ha detto che vuole aiutarmi, cosa intenderà mai?
"Aiutarmi?! Io non ho bisogno di aiuto, io mi piaccio per come sono! Se non vi vado bene non ho alcun problema a rimanere a casa, non vi disturberó più con la mia stranezza. Ora scusami, ma devo tornare a rinchiudermi nel mio convento," gli dico arrabbiata e offesa, pronta ad aprire la portiera.
"No aspetta!"
Mi blocca per un braccio, impedendomi di uscire dall'auto.
"Lasciami!" urlo.
"No non ti lascerò andare invece, prima voglio divertirmi un po'. Vieni qui, voglio farti scoprire una cosa che ti piacerà parecchio".
Lo vedo slacciarsi la cintura dei jeans e solo ora capisco cosa intende. Tento cosí, con tutte le mie forze, di divincolarmi, ma lui ha una stretta molto potente. Inizio a urlare e lui cerca di tapparmi la bocca con una mano, mentre abbassa il mio sedile mettendosi sopra di me. Le lacrime sgorgano copiose dai miei occhi, mi sento in trappola. Poi penso che non posso arrendermi e farmi sottomettere in questo modo, e do sfoggio di una forza che non avrei mai creduto di possedere. Gli mordo la mano che tiene sulla mia bocca, poi con il ginocchio gli assesto un calcio dritto nelle parti basse. Sblocco il portello e fuggo via veloce. Lo sento urlare dalla rabbia:
"Sei soltanto una brutta stupida senza cervello! Io ti stavo facendo solo un favore! Non troverai mai nessuno che ti faccia passare delle ore di puro piacere con la testa che ti ritrovi! Su, corri dai tuoi zii a rifugiarti tra le loro braccia ora, razza di bambina che non sei altro!"
Le sue parole mi tagliano il cuore come una lama affilata. So che sono solo gli sproloqui di un ubriaco, ma questa serata si è rivelata l'ennesima di tante altre che ho già vissuto in Italia. Venivo bidonata sempre da tutti, lasciata in disparte come qualcosa da evitare. Sono stufa di soffrire.
Non voglio andare dagli zii e farmi vedere così, creerei solo ulteriori problemi. Per cui decido di andare al cimitero e rifugiarmi lì finché non mi sarò calmata. Spero con tutto il cuore che Michael sia sveglio, ho bisogno davvero delle sue parole.
Oltrepasso di corsa il cancello nero e giungo di fronte alla statua dell'angelo. Ne osservo i lineamenti delicati e lo sguardo dolce, sembra capire il mio dolore e compatirmi. Allora mi metto a piangere disperatamente, appoggiandomi con le braccia sul grande basamento in pietra della statua, e nascondendo tra di esse il mio volto.
"Sara! Cosa ti è successo? Perché stai piangendo?" mi chiede Michael, in tono molto preoccupato.
Desideravo ascoltare la sua voce con tutta me stessa, ne avevo davvero bisogno.
"Scusami se ti ho disturbato Michael, non ne avevo alcuna intenzione. È solo che non volevo farmi vedere dai miei zii in queste condizioni, e poi....sentivo il bisogno di parlarti, di averti vicino".
Lui rimane in silenzio per un po', poi lo sento dire:
"Cara e dolce amica mia, io per te ci sono sempre; puoi venire da me in qualsiasi momento tu voglia. Sono qui per ascoltarti. Dimmi cosa ti turba, di modo che io possa consolarti. In questo momento il mio desiderio più ardente è di poter cancellare dal tuo volto quelle lacrime di dolore. Su, raccontami ora cosa ha scatenato in te tutta questa disperazione".
"Non ce la faccio più Michael, davvero," comincio, fra le lacrime. "In vita mia sono sempre stata evitata da tutti, sentendomi una mela marcia, la pecora nera di ogni situazione. Non credo di essere così strana e diversa dagli altri. Amo la vita, amo sorridere e divertirmi. Ho sempre cercato di dare tutta me stessa al prossimo, preferendo alle volte mettere persino i miei bisogni in secondo piano per occuparmi di quelli altrui. Ma niente. Tutti coloro in cui ho riposto fiducia mi hanno sempre voltato le spalle. Adesso mi disprezzano persino le persone conosciute da una sera soltanto, e solo per cose futili come il mio esser astemia e il non sopportare il fumo. Ho subíto persino un tentativo di stupro da uno di quei ragazzi che si è ubriacato come se non ci fosse un domani. Io sono stufa di tutto ciò, in certi momenti vorrei solo farla finita, sul serio!"
"Non pensare neanche lontanamente di compiere un atto tale!" urla. "Non sacrificare la tua vita e la tua gioia, la simpatia e la dolcezza del tuo sorriso per chi non lo merita, disprezzandoti. Molte persone hanno un animo malvagio, dove a predominare è solo l'invidia e la cattiveria. Vorrebbero loro essere al tuo posto, avere ciò che tu hai e ad essi invece manca, ossia la bontà d'animo e la sensibilità del cuore. Ma non disperare, hai ancora molti anni della tua vita dinanzi a te e molte esperienze da compiere. Incontrerai persone che avranno un animo delicato predisposto a comprenderti. Gli uomini che abitano questo mondo non sono tutti malvagi, credimi. Perciò, fa sì che nel tuo cuore entri la speranza ed esca la disperazione. Sorridi te ne prego, e compirai già un importante passo verso la tua felicità," spiega, tentando di tranquillizzarmi.
"Credevo che anche tu mi capissi, e invece mi sbagliavo!"
"Perché mai dici in questo modo? Ho forse fatto anche io qualche torto nei tuoi confronti?" domanda lui, molto dispiaciuto.
"E me lo chiedi anche?! È davvero possibile che tu proprio non capisca che tentare nella mia vita non servirà mai a niente? Perché se trovo persone reali esse mi disprezzano e mi allontanano, mentre adesso che ho trovato te non vuoi farti vedere! Non è che non mi faccia piacere ascoltare le tue parole gentili, confortanti e piene di saggezza, ma vorrei anche poter scorgere la dolcezza dei tuoi occhi, sentire il calore di una tua carezza, il conforto di un tuo abbraccio! Non sai quante volte ho pensato di essere pazza e di trovarmi solo di fronte a una semplice illusione della mia mente, a qualcosa che non esiste!" urlo. La rabbia, la delusione e la tristezza ormai si sono totalmente impadronite del mio cuore.
"Ti sbagli, io esisto invece," risponde serio. Poi continua: "Se non voglio farmi vedere da te, è perché so giá che non posso darti tutto ciò che cerchi. Pensi che io non abbia i tuoi stessi desideri? Credi che non voglia anche io consolarti con i miei gesti? Ma presumo che non potrai mai accettare ciò che ti ritroveresti davanti".
"Ti accetterei eccome invece! Perché se si vuole davvero bene a una persona si fa di tutto per lei, esaltandone i pregi e sorvolando sui difetti! Io ti voglio bene, non mi importa che aspetto tu abbia. Mi sono affezionata molto a te, ma se tu ti ostini a rimanere lì nascosto, protetto nel tuo guscio e in compagnia delle tue paure, allora vuol dire che io per te non sono altrettanto importante!"
La mia tristezza è al limite, non ne posso davvero più. Persino Michael, nel quale ho riposto tutta la mia fiducia e i miei buoni sentimenti, mi sta tradendo. Adesso tutto ciò che voglio è rimanere qui, a piangere in silenzio sotto ai piedi di questo angelo che sembra essere l'unico che mi comprenda. Voglio rimanere qui, con il volto coperto dalle braccia che mi danno l'illusione di essere protetta e isolata da questo mondo così triste e crudele.
All'improvviso, sento qualcosa dietro di me toccarmi la spalla.
Bene cari lettori, benvenuti nel mio angolino autrice:-) Sara non ha trascorso la serata che si aspettava, ne ha davvero passate di tutti i colori poverina!
Persino Michael sembra abbandonarla,o forse no....?
Se volete saperlo non vi resta che continuare a seguire la storia:-) Vorrei davvero sapere se vi sta piacendo, per cui qualsiasi tipo di segnale da parte vostra è estremamente gradito!:D
A presto!
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