Capitolo 10

"Spero ti sia chiaro ora il motivo di cui ti parlavo. Da quando abbiamo avuto quel diverbio non ho fatto altro che riflettere sui sentimenti che nutro nei tuoi confronti, tentando in ogni modo di mettere ordine nella mia mente. Avevo capito da tempo che essi erano più forti di una semplice amicizia, ma in cuor mio provavo paura. Io non potevo darti ciò di cui hai bisogno. Credevo che non avresti mai potuto accettare l'amore di un uomo decomposto. Anzi, non dovevi. Per questo ti ho allontanata quando hai tentato di carezzarmi il volto. Non volevo assolutamente che tu ti affezionassi sempre più a me. Nel mio cuore il danno era già compiuto, ma ritenevo di riuscire con il mio gesto scortese a mandarti per sempre via da questo posto, per non dover più tormentare la tua vista con il mio macabro corpo.
Tuttavia non sono riuscito nell'intento. Il mio egoismo ha prevalso. Per giorni ho combattuto contro me stesso, uscendone vincitore e al contempo sconfitto.
Sconfitto perché ho compreso che non potevo stare senza di te, vincitore perché ho capito che ti amo. Sì Sara, io mi sono innamorato di te.
Disprezzami pure ora, allontanati per sempre se è quello che desideri. Amore vuol dire anche questo, libertà. E io ti lascio libera di decidere. Puoi fuggire, oppure rimanere. Ma non potevo continuare questa mia eterna esistenza senza prima farti capire ciò che provo per te."
Lo osservo con gli occhi sgranati. Le mie mani tremanti stringono forte i lembi della sua giacca consunta. Non avevo mai ricevuto una dichiarazione così profonda e sentita. Rimango immobile, le sue mani si spostano sulle mie spalle.
"Cosa ti succede Sara? Perché stai tremando? Le mie parole ti hanno forse spaventata?" mi chiede Michael, improvvisamente preoccupato.
Tento con tutta me stessa di trovare il coraggio per rispondere, cercando a mio modo di articolare un discorso.
"No Michael, non sono spaventata. Sono solo...stupita, ecco. Non pensavo che tu provassi questi sentimenti nei miei confronti. Credevo che la tua fosse solo stima, amicizia, affetto. Non ti nego che ho trascorso anche io degli attimi interminabili in cui il dubbio si impadroniva di me, cercando di scavare nel mio inconscio per capire cosa io provassi veramente. Non sapevo identificare i miei sentimenti. Questo fino a un attimo fa. Quando mi hai rivelato il tuo desiderio, ho capito che le mie paure e le mie incertezze erano infondate. Ora so che tu sei innamorato di me, e allo stesso modo io lo sono di te."
Adesso è lui a stringersi a me in un forte abbraccio, che io ricambio.
"Mia preziosa, dolce e amata Sara. Non so come descriverti il gaudio che provo in questo momento. Con le tue parole hai dissipato in me tutto il dolore, la sofferenza e la paura accumulata in questi lunghissimi anni. Adesso non mi importa più di vivere in eterno. Voglio solo inebriarmi del tuo amore, dei sentimenti che nutri per me e che mai avrei creduto di suscitare in alcun essere vivente."
Nessuno di noi due pronuncia più alcuna parola. Rimaniamo cosí, abbracciati per quelli che sembrano attimi infiniti, lasciando che siano le nostre anime a scambiarsi mute espressioni d'amore.

Oggi è il ventotto Ottobre. Sono trascorsi quasi due mesi da quando io e Michael ci siamo ormai dichiarati.
Il freddo autunnale comincia a farsi sentire per le strade di Londra, e in questi ultimi giorni il mio tempo libero l'ho piacevolmente trascorso uscendo a fare shopping in compagnia degli zii. La mia attenzione è attratta dalle vetrine dei negozi piene di zucche, ragnatele, cappelli da strega e di mostri d'ogni genere. D'altronde si sta avvicinando la notte di Halloween. Ho sempre adorato questa festa. Per me, che amo questo genere di cose, diventa come una celebrazione delle creature dell'orrore, di tutti gli esseri che ci hanno regalato così tanti brividi e spaventi. Insieme al Natale è in assoluto la mia festività preferita.
Dal mattino fino alle tre del pomeriggio, le giornate le trascorro in compagnia di Michael. Passeggiamo mano nella mano fra le tombe, a volte mi porta nella cripta per leggere i passi preferiti di alcuni suoi libri, e infine li commentiamo insieme.
Altre volte, invece, mi racconta episodi della sua vita risalenti a prima che si ammalasse. Lo ascolto sempre attentamente, adoro il suo modo pacato di parlare e inoltre mi offre l'opportunità di capire i costumi e le usanze durante l'epoca della regina Vittoria. Anche se ho letto qualcosa in merito su molti libri di storia, nessuno di essi è attendibile quanto una testimonianza diretta.
Ma la cosa che più di tutte mi ha lasciato stupefatta è stata la sua intima confessione di non aver mai avuto delle ragazze. Io in passato ho tentato alcuni approcci che purtroppo non si sono mai concretizzati, ho avuto anche tante cotte che si sono trasformate sempre in cocenti delusioni. Ma almeno ci ho provato. Lui invece proprio niente.
Ha capito che cos'é l'amore solo tramite letture come Romeo e Giulietta di Shakespeare, i romanzi delle sorelle Brontë o con Orgoglio e pregiudizio di Jane Austen. Questo è stato il suo unico modo di avvicinarsi all'universo femminile. Sebbene sia una persona romantica, in vita è stato sempre molto timido e chiuso in se stesso, dedito soltanto allo studio e alla lettura, e a fare lunghe cavalcate solitarie in quei boschi che tanto gli mancano.
Ora capisco il suo modo impacciato di porsi nei miei confronti. Si possono leggere tutti i libri del mondo relativi a un dato argomento, ma a volte la pratica è l'unico modo che si ha per poterlo davvero apprendere.
In certi momenti mi fa sorridere la goffaggine, la sua titubanza nel compiere gesti semplici come una carezza o tenermi per mano. Ci limitiamo soltanto a questo, ed anche se la nostra timidezza ci fa da ostacolo, ci sono altri motivi ben più evidenti che ci costringono a non andare oltre. Lui è chiaramente conscio di tutto ciò; lo capisco con certezza nei momenti in cui mi accorgo che è intento a osservarmi, assorto nei suoi pensieri.
Percepisco molta tristezza in lui, la stessa che nutro anch'io.
Entrambi desideriamo qualcosa di tanto semplice, eppure per noi irrealizzabile: un singolo bacio. Anche solo questo mi basterebbe.
Molto spesso mi sono chiesta quali sensazioni potrei provare nel baciarlo, cose assurde come ad esempio il sapore che potrebbero avere le sue labbra. Sono sciocchezze lo so, ma nello stesso tempo davvero importanti per me.
Le mie solite riflessioni vengono stavolta interrotte dalla suoneria del mio cellulare. Alla fine mi sono decisa a riaccenderlo.
Per alcuni giorni ho temuto che David si rifacesse vivo, ma fortunatamente non si è fatto più sentire dopo quella telefonata.
Guardo il display e leggo che la chiamata è da parte di mia madre. Le rispondo e chiacchieriamo per un po' di tempo del più e del meno, di quello che faccio e di come trascorro le mie giornate. Ovviamente non le racconto nulla in merito a Michael, le mie visite al cimitero le celo con semplici passeggiate nei dintorni o al parco.
Termino la conversazione verso le dieci e mezza del mattino. Finisco di prepararmi ed esco da casa in tutta fretta.
Michael mi starà sicuramente aspettando già da un po'.
Varco il cancello e giungo alle panchine di pietra con il fiatone, e il cuore che mi batte all'impazzata per la corsa.
"Sara ma cosa ti è successo? Perché sei giunta così di fretta? È accaduto forse qualcosa?" domanda lui, raggiungendomi preoccupato.
"No Michael va tutto bene, tranquillo. È solo che avevo paura di far tardi, sapevo che mi stavi aspettando," rispondo, tra un respiro e l'altro.
"La tua assenza mi rattrista, questo è vero, ma nello stesso tempo comprendo i tuoi eventuali imprevisti. Quindi non ti preoccupare più d'ora in poi, un tuo lieve ritardo non mi spaventerá."
"Ti ringrazio, tu mi capisci sempre," gli dico sorridendo.
Stiamo in silenzio per qualche minuto, finché lui non inizia a parlare:
"Sai, stanotte ho fatto uno strano sogno. Visto che ti aggrada discutere di tutto ciò che concerne il mondo onirico, te lo racconteró, di modo che anche tu possa darmi un'opinione in proposito."
Mi osserva, come a chiedermi approvazione.
"Certo, raccontami tutto."
"Questa notte per me è stata molto tormentata, sembrava che Morfeo non volesse venire a farmi visita. Quando poi sono finalmente riuscito ad assopirmi, ho visto di nuovo quella forte e bellissima luce di cui ti parlai tempo fa. Stavolta peró, nessuna figura si è presentata a me, udivo soltanto una voce. E questa voce mi ha detto:
~Ascolta Michael, ascoltami bene. Poniti la notte del due di Novembre sotto la cupola della tua cripta allo scoccare della mezzanotte, e fai in modo che con te ci sia la ragazza.~
Ecco, mi ha rivolto soltanto queste poche parole. Poi mi sono destato. Ancora adesso non comprendo il significato di queste frasi. Tu cosa ne pensi?" mi chiede.
"Io ho sempre creduto che i sogni significassero qualcosa. Se ti è stato detto di fare ciò, penso che dovresti seguire il consiglio. Tanto non ti costa nulla, giusto?" gli domando, stringendo le spalle.
"No, non mi costa nulla provare. Ma mi è stato suggerito anche di portare con me la ragazza. Sono sicuro che la voce si riferisse a te."
"Allora farò il possibile per esserci, te lo prometto," lo rassicuro, stringedogli la mano.

I giorni trascorrono veloci, e anche Halloween per quest'anno è passato. In Inghilterra questa festività è molto più sentita che in Italia. Mi sono divertita moltissimo a vedere tutti quei mostri vagare per le stade in cerca di dolci, e ho aiutato anche mia zia a distribuirne ai bambini che venivano a suonare a casa nostra per il trick or treat.
Adesso sono qui, stesa sul letto, a guardare il soffitto con l'ansia alla gola. Mancano poche ore alla mezzanotte del due di Novembre. Fino a oggi pomeriggio Michael è stato titubante, non voleva che venissi stasera perchè teme possa succedermi qualcosa. Io invece l'ho rassicurato, dicendogli che se nel sogno ha visto la stessa luce che c'era durante l'apparizione di sua madre, allora non ha nulla di cui aver paura.
Ora invece sono io che ho bisogno di essere tranquillizzata. Non so cosa ci attenderà a mezzanotte, ma qualcosa però mi dice che non devo avere nessun timore.
Ho detto agli zii che avrei trascorso la serata fuori insieme a David e i suoi amici, e che sarei dovuta passare prima da casa sua. L'altra volta, quando sono uscita con quel bell'imbusto, ho intravisto mia zia sbirciare dalla finestra prima che salissi in macchina. Perciò faccio finta di dirigermi a casa dei Palmer e quando vedo che le tende di casa mia non sono più scostate, cambio furtivamente strada.
Una volta giunta al cimitero vedo Michael che mi attende sotto la grande statua dell'angelo.
"Sei pronta? È quasi ora."
"Sì. Andiamo," rispondo decisa.
Ci rechiamo nella cripta e poco prima dello scoccare della mezzanotte, ci mettiamo al centro del piccolo ponte che attraversa il laghetto, proprio sotto la cupola oltrepassata dalla luce lunare. Una meravigliosa Luna piena si specchia nell'acqua sotto ai nostri piedi. All'improvviso, il silenzio viene interrotto da forti rumori. Entrambi ci guardiamo intorno per capire cosa sta succedendo. Le bare poste all'interno dei loculi cominciano a tremare, per poi scoperchiarsi. I cadaveri che le abitano sembrano tutt'a un tratto aver preso vita, e lentamente si alzano per incamminarsi in direzione della piccola porta a destra. Altri corpi, tutti in vario stato di decomposizione, giungono dalle scale, e con passi incerti come quelli di chi non cammina da tempo, si dirigono tutti in quell'unico punto, aprendo la porta per poi attraversarla uno a uno. Noi osserviamo stupiti la scena che ci si presenta davanti, troppo increduli per muovere un solo passo. Improvvisamente uno di quei cadaveri ci fa segno di seguirli, e decidiamo così, sebbene molto impauriti, di attraversare anche noi quell'ingresso. Ci troviamo davanti a un lungo corridoio in pietra, che ci conduce ad un'apertura celata da pesanti tende in velluto rosso. Le spostiamo, e la scena che ci si presenta davanti è a dir poco spettacolare.
Un enorme sala da ballo, illuminata da meravigliosi lampadari in cristallo che scendono dai soffitti riccamente dipinti. Le pareti, colorate di un bel rosso pompeiano, sono decorate da tende e da arazzi di vario genere. Infine un piccolo palco in fondo alla sala è adibito all'orchestra, interprete di un meraviglioso valzer.
Tutti quei corpi danzano lievemente, come sospinti da una forza invisibile, marionette manovrate da un'essenza sconosciuta.
Tanto sono stupita da quello spettacolo, che non mi accorgo di aver cambiato abiti. Indosso ora uno splendido vestito lungo color amaranto, dalle maniche corte e a sbuffo, con un corsetto che mi cinge la vita e una gonna ampissima, decorata da balze e illuminata qua e là da piccoli cristalli applicati. I miei capelli sono parzialmente raccolti in una splendida acconciatura, con boccoli che mi ricadono leggeri sulla schiena e un diadema a ornarmi il capo. Il tutto è completato da lunghi guanti che arrivano poco sopra i miei gomiti.
"Sei splendida," si rivolge a me Michael.
"Ma...ma io non capisco! Com'é possibile tutto questo? Stiamo forse sognando?" gli chiedo, visibilmente sorpresa.
"Non credo. Sembra tutto molto reale. Ma dal momento che ci è stato fatto dono di questo meraviglioso spettacolo, non ritengo sia opportuno interrogarci oltre; bensì cogliere l'attimo. Tu sai ballare?"
"A dire il vero non ho mai praticato questo genere di danze in vita mia," gli faccio notare, evidentemente in imbarazzo.
"C'è sempre tempo per imparare. Mi concederesti l'onore di un ballo?" chiede poi, porgendomi il braccio.
Mi faccio infine coraggio, decidendo di accettare.
Raggiungiamo il centro della sala, dove iniziamo a volteggiare lentamente.
"Non vorrei pestarti i piedi," gli sussurro sottovoce.
Lui ride e mi risponde:
"Non preoccuparti, tanto non avverto più alcun male. Anche se a dire il vero è un prezzo che pagherei volentieri il poter provare di nuovo dolore, in modo da riavere così anche la capacitá di sentire la tua morbida pelle sotto le mie dita, di percepire il tuo profumo, di poter accarezzare le tue soffici labbra."
"Michael mi stai facendo arrossire. Se non la smetti presto diventerò come le pareti di questa sala."
Lui ride di nuovo, divertito dalle mie affermazioni.
"Ti chiedo scusa, non intendevo metterti in imbarazzo."
All'improvviso le mani di Michael cominciano a tremare. Vengono avvolte da quelli che sembrano muscoli, nervi e pelle, e che camminano velocemente fino a ricoprire il suo intero corpo. In meno di un minuto mi ritrovo di fronte un Michael costituito non solo di ossa, ma anche di carne e sangue, proprio come in quella foto, nel fiore degli anni.
"Michael tu...tu sei tornato come prima! È incredibile!" urlo sorpresa.
Lui rimane stupito ed enormemente meravigliato. Getto le mie braccia attorno al suo collo, commossa e felice, e lui ricambia l'abbraccio stringendomi forte. Poi dice:
"Non sai per quanto tempo ho desiderato, anche solo per qualche istante, di tornare com'ero in vita. Ora posso finalmente fare una cosa che solo in sogno ritenevo di poter realizzare."
Detto ciò si avvicina, ponendo le sue labbra sulle mie. Un bacio casto e al contempo pieno di passione suggella finalmente il nostro reciproco affetto. Una felicità senza misura pervade tutta la mia anima, mi sembra di volare.
Trascorriamo il resto della serata a danzare, appartandoci di tanto in tanto per scambiarci quelle dolci effusioni d'amore che per molti giorni avevamo anelato.

Lettori cari, ecco a voi il decimo capitolo. :-)
Sara riceve un bel regalo inaspettato a quanto pare.
Ma lei non è l'unica a essere felice. D'altronde anche il povero Michael meritava un momento di gioia, non credete?
Beh,che altro dire....
rimanete sintonizzati nell'attesa di ulteriori sviluppi, che non tarderanno ad arrivare! A presto! :-)

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