XXIV

Il lycan davanti a Zero ruggì e il ragazzo alzò il braccio in un riflesso involontario, muovendo le dita allo stesso modo. La creatura si bloccò di colpo, inclinò il capo ovale e spelacchiato ed emise uno squittio attento. La visione dell'essere era sfocata, eppure riuscì ad identificare subito quei movimenti rapidi a mezz'aria.

«Va tutto bene» disse, avvicinandosi.

«No, no!» sbraitò Alba in terrorizzato. «Zero, non muoverti!»

Sia Licantropi sia Vampiri erano tesi, pronti a scattare se fosse successo qualcosa. Il lupo bianco si muoveva agitato sul posto, quasi il terreno fosse diventato bollente. Sentiva intorno a sé la gente borbottare "lo ammazzerà", "senza di lui è tutto perduto!" e "i lycan non cacciano mai da soli".

Zero si avvicinò sicuro e il lycan piegò la testa. «So che ti hanno fatto qualcosa che...»

Un lupo spezzò un ramo vicino e il mostro si risvegliò, ululando. Saltò in avanti e Gwyn afferrò Zero per le braccia, tirandolo a sé per impedire che lo schiacciasse. Si avvolse di magia e fece rimbalzare via il mostro, gli artigli perforarono il terreno e incespicò a terra frastornato.

«No! Gli hai fatto male!» urlò Zero.

«Gli taglierò la testa e te la farò mangiare se non starai...»

Chleo tagliò le distanze e si gettò su Gwyn, pronta a divorarlo. La foga del gesto colpì anche Zero, il quale volò indietro, tra le braccia di qualcuno. Fu pronto a combattere di nuovo, poi riconobbe la voce di Lance. Lui gli spostò i capelli e vide che fosse intero, senza troppi graffi o danni permanenti.

«Dobbiamo andarcene» puntò Joseph. «È troppo pericoloso.»

«Joseph, abbiamo un problema più grande» tuonò Lance. «A sinistra, ora! Richiamala! È tua!»

Il lupo bianco atterrò Gwyn e cercò di divorargli la faccia, faceva scattare i denti ad un centimetro dal suo naso e mugugnava, delusa di non poterlo raggiungere. L'uomo aveva le dita serrate sul pelo e le stava infilando le dita dentro la ferita nel collo. La sua forza gli permise di sopravvivere abbastanza a lungo.

Joseph fischiò. «Ritirata! Chleo, anche tu! Adesso!» ordinò.

L'impulso derivante dall'imprinting le fece scattare la testa in alto, liberandosi dalla mano dell'uomo che voleva spezzarle il collo. Ancora un poco più a fondo, e la serpe le sarebbe entrata dentro, sarebbe cresciuta e l'avrebbe soffocata.

Il lycan si stava muovendo in ogni direzione, voleva andarsene da quel posto maledetto e ovunque si girasse aveva schiere di persone pronte ad attaccarlo. Si infilava agile tra i Licantropi, li prese come se fossero pupazzi e li lanciava sugli altri, liberandosi a forza la strada.

«Che ti è saltato in testa di fare?» sgridò Joseph e il lupo bianco emise un ringhio d'avvertimento.

Ru arrivò rapido, l'animale si abbassò e Lance fece saltare Zero in groppa. Prese il principe per un braccio e lo infilò per secondo, malgrado i lamenti di quest'ultimo. Il corpo di Alba era appiccicoso a causa del sudore e della cenere, l'adrenalina in circolo lo faceva tremare forte. Il lupo emise un lamento indignato, stroncato dal principio dall'occhiataccia del fratello maggiore.

«Portali al sicuro! Va' alla casa sulla collina, Chloe ti farà da scorta. Noi ci assicureremo che nessuno vi segua!» ingiunse Lance.

Il lupo annuì e Zero si appiattì sulla collottola, avvolgendo le braccia attorno al collo dell'animale, le caviglie spinte sui fianchi pelosi. Alba emise un trillo appena si mosse e si gettò su Zero, abbracciandolo forte. Cavalcare un lupo grosso quanto un orso era molto diverso dal sedere su un nobile destriero, l'andatura era molto più rapida e dolorosa da sorbire per il fantino. I muscoli della schiena spingevano in avanti e indietro, senza una vera sella era quasi impossibile mantenere la posizione senza cadere. Zero però era abituato a farlo fin da piccolo.

Gettò un'occhiata sofferente a suo padre e lui ricambiò, volendogli dire che sarebbe andato tutto bene, che si sarebbe risvegliato nel suo letto al sicuro. Il cucciolo sapeva che fosse perduta ogni cosa, l'aveva già visto nel suo sogno.

Quella notte Arcadia si spaccò per la seconda volta: la festa della luna si trasformò in una carneficina e Gwyn sfoderò la sua profonda crudeltà. Le città sprofondarono nei disordini, Vampiri e Licantropi si battevano sulle strade e nei campi, alcuni nemmeno seppero mai cosa accadde o perché si sparse così tanto sangue. Si sentirono urla, ululati e pianti fino ai primi bagliori dell'alba. Il sole portò via i rimasugli dello scontro, i sopravvissuti si divisero e chi scelse di seguire Gwyn andò al Grande palazzo, conquistato e rivendicato dai suoi uomini.

Dal castello penzolarono gli ultimi baluardi di speranza della vecchia guardia reale, coloro che avevano scelto di rimanere fedeli al re morto e al principe, legittimo erede al trono, adesso penzolavano dalle mura come burattini, altri ancora impalati per la testa. I meno fortunati erano finiti preda dei Vampiri e del loro languido appetito. Quando le bandiere dorate calarono e vennero bruciate, Alba pianse. Dovette nascondersi tra gli alberi per non essere visto e Lance lo lasciò solo a metabolizzare gli ultimi accadimenti. Suo padre era morto, il regno perduto e forse, ben presto, sarebbero morti tutti.

I Vampiri nemici incendiarono i velieri neri, l'ultima traccia della venuta di Lance ad Arcadia. Erano rimasti ancorati al porto maggiore per lunghi anni e ci affondarono, alzando una densa colonna di fumo che si vide persino dalle estreme regioni del sud. Coloro che rimasero con Lance fissarono i velieri neri con amarezza, desiderando di non essere mai venuti in quell'isola maledetta. Gabriel restò e lo fece in silenzio, mentre alcuni dei suoi più cari amici gli si erano rivoltati contro, tentando di prendergli il cucciolo dalle mani. Aveva dato tutto e non aveva più nulla.

Casa divenne un punto centrale. Nessuno aveva dove stare, il campo dei Vampiri venne raso al suolo e i villaggi più vicini depredati, costringendo i cittadini alla fuga. Chi aveva scelto di combattere in quelle zone era morto e lasciato là a marcire come monito.

A casa c'erano persone ovunque, passare per i corridoi era impossibile e qualcuno dovette persino aspettare fuori o affacciarsi alle finestre per ascoltare i discorsi. Joseph rimediò dei vestiti ad Alba e il principe si stava pulendo nel bagno, togliendosi i rimasugli di sonno e i disegni di polvere blu. Sua madre piangeva nella stanza matrimoniale, maledicendo le dee e la sua vita.

«State tutti calmi!» urlò Lance nevrotico.

I Vampiri erano pigiati contro i Licantropi e tutti si stavano gridando addosso o stavano dicendo la loro opinione ad alta voce. Zero era schiacciato tra i suoi genitori e sua madre gli stava istericamente tenendo un lembo dei pantaloni. Notò con il bagliore della luce che si fossero macchiati di terra e che avrebbe venduto l'anima nel lavarli. Un secondo dopo si rese conto che quel pensiero fosse stupido.

«Che cazzo è successo?»

«Perché ci hanno attaccati?»

«Vogliono il cucciolo!»

Urlavano.

Zero sibilò. «Ma', mi stai facendo male con le unghie.»

Chleo fissava ad una ad una le persone presenti accanto a lei. Aveva un'espressione di ghiaccio e pareva sul punto di attaccare come un animale selvatico. C'erano troppe persone vicine. Troppi pericoli.

Joseph allungò la mano e le prese il polso. «È tutto okay, siamo al sicuro» la consolò.

Chleo lo squadrò. «Non è tutto okay. Gwyn ha cercato di portarcelo via. La nostra gente ci ha voltato le spalle, ci hanno attaccato e messi all'angolo come animali al macello. Licantropi e Vampiri, gli stessi che hanno firmato la pace che credevamo immutabile. E tu mi dici che è tutto okay!» esclamò.

«Chleo, basta...»

«Ma', ahia!» urlò furioso e si staccò con un movimento brusco, stanco che gli stesse facendo male.

Chleo allargò gli occhi e le tremò il labbro, le mani vuote. Fece per prenderlo di nuovo, convinta che il mondo glielo avrebbe strappato via e che chiunque in quella sala fosse malvagio, tant'è che Joseph dovette mettersi in mezzo e fermarla.

Chleo gli lanciò un'occhiata tagliente e, infine, chinò la testa. I suoi sentimenti erano troppo forti per mandarla a dormire. Il livello di stress era estremo e Joe si rassegnò al fatto di doverla sopportare più a lungo del previsto. Se Chleo si innervosiva diventava un problema ingestibile, l'ultima volta aveva fatto del male a tante persone.

Joseph le fece passare un braccio sulle spalle, sia per rassicurarla sia per bloccarla in caso opposto. Pregò non accadesse, soprattutto in uno spazio ristretto come la cucina e gremito di persone.

«La nostra priorità adesso è Zero» proclamò Lance serio. «Fino a che non sapremo il motivo per tale insurrezione, il cucciolo rimarrà sotto controllo. A nessuno è concesso avvicinarsi o parlare con lui, o ci saranno ripercussioni gravi. Organizzerò gruppi di...»

Enrique si fece strada tra la folla, inciampando. «Lancer, perdonami. Mi hai chiesto di fare una conta approssimativa di...» Non seppe continuare. «Più della metà.»

Zero si voltò a guardare il volto di suo padre. Era deluso, non c'era alcuna altra parola per descrivere quell'emozione ed era la stessa che provava Lance. Più della metà dei loro compagni aveva disertato e si erano schierati a favore della guerra di Gwyn, qualsiasi essa fosse.

«I segugi» si svegliò Lance. «Su ventisei quanti...»

«Otto.»

Jake e Johanna erano nella cucina, immobili come statue ad ascoltare. I segugi avevano avuto un trattamento diverso rispetto agli altri Vampiri, Lance era stato magnanimo e attento con molti di loro e tra di essi si era creata una forte intesa, un'altra famiglia acquisita. Gwyn aveva spezzato anche quella.

Lance annuì, mettendo entrambe le mani sul tavolo rotondo. Alba entrò nella saletta, addosso aveva una maglia blu scura e dei pantaloni larghi che si sistemò costantemente. Chiunque lo osservò incuriosito con quel vestiario comune, senza gli incantesimi a tenerlo fresco e pulito, il principe aveva i capelli scombinati, gli occhi gonfi e il naso rosso.

«Lo so, scusatemi tanto!» vaneggiò iroso. «Ho esaurito il mana per oggi e ho i nervi a fiori di pelle per preoccuparmi dei miei capelli...»

«I tuoi capelli stanno bene, Alba» lo zittì Lance. «Ora abbiamo un problema maggiore.»

«Dobbiamo distinguere alleati e nemici» parlò Joseph secco. «Gwyn è scaltro, è rimasto nell'ombra a tramare per anni. Se si è mosso adesso è perché era arrivato il momento giusto o lo sarà presto. Zero gli serve, lasciarlo incustodito sarebbe un azzardo.»

Jake strabuzzò gli occhi. «Aspetta, cazzo! Stai forse dicendo che qui...»

«Sì. Tra noi potrebbero esserci altri disertori» disse Lance. «Per questo motivo nessuno dovrà avvicinarsi a Zero! Mai!» Ru corrugò la fronte. Per lui sarebbe stato impossibile. «Questo cambia ogni carta in tavola. Pensavamo di star costruendo qualcosa, invece ogni nostro passo, ogni conquista e litigio, era controllata da Gwyn. Si stava muovendo da anni.»

Alba si sedette al tavolino e si stropicciò gli occhi. Stava morendo di sonno e lo si evinceva dalle pesanti borse sotto gli occhi e dallo stato confuso sul volto pallido.

«Da tempo eravamo convinti che Gwyn e mio padre avessero architettato qualcosa, così mentre ero in mare mi è arrivato un corvo da Lance. Mi ha spiegato la situazione, il fatto che ci fossero state troppe coincidenze nell'ultimo periodo e ho fatto delle ricerche» raccontò. «Ricerche non molto legali e ci ho messo un po' dato che alcune pergamene erano scritte in modo strano, in una lingua che... be', strana forte! I Saggi tenevano traccia di qualsiasi esilio e accadimento vitale per la famiglia reale o per Arcadia, ma negli archivi ho trovato altre liste. Numerosi nomi.»

«Gli alpha rinvenuti morti in tutto il mondo» continuò Lance. «Alcuni di loro erano molto antichi. I numeri erano quasi illeggibili. Le sentenze però erano le medesime, violenza, alto tradimento, cospirazione... Accuse pesanti e molte di quelle erano firmate dal re stesso. In alcuni c'è persino il predecessore.»

«Abbiamo confrontato le nostre liste con quelle degli omicidi sul territorio umano. Combaciano. Dal primo all'ultimo» affermò Alba con occhi bassi. «Gwyn emanava l'esilio per gli alpha, mio padre li confermava. Hanno mandato via tantissime persone innocenti e sono tutte morte nel giro di pochi mesi, quasi nello stesso periodo. I beta che si sono ribellati lo hanno fatto sotto il nome del re.»

«Di Gwyn, vorrai dire» lo corresse acido Ru, arrivandogli vicino. «Sapevi benissimo che tuo padre fosse controllato da quel vecchio e non hai mai fatto nulla. Preferivi andartene per mare, a scoparti pirati e sirene. Io sono quasi morto per colpa della corona!»

«Magari sarebbe stato un bene, alpha nero. Sei stato traditore una volta, chi dice che...» La testa di Alba schizzò indietro, costretto da Ru, il quale aveva le dita serrate tra le ciocche rosse.

I Licantropi si aizzarono per proteggere il loro principe e Lance fece di conseguenza. Alzò un dito e intimò a Ru di indietreggiare con le buone. Il ragazzo lo lasciò e si morse forte il labbro, ficcandosi le mani in tasca.

«Finiremo per accusarci a vicenda» vaneggiò Gabriel. «Avevi ragione. Gwyn ha un'ottima tattica. Ci distruggeremo prima che lo faccia lui se andremo avanti così.»

«Collaboreremo» giurò un Licantropo. «Lo abbiamo già fatto.»

Il Vampiro biondo alzò un angolo del labbro. «Andiamo, cagnone. Conosciamo tutti la situazione. La guerra tra noi non è mai finita. C'erano litigi di continuo, alcuni di noi si sono linciati di nascosto nelle foreste. Speri che questo possa essere sepolto da un giorno all'altro, che ci terremo per mano e canteremo i vostri stupidi inni magici?»

«Si chiamano joik» specificò lui.

«Te lo ficco in gola il joik.»

«Gabriel, chiudi la bocca!» ingiunse Lance e in molti lo ringraziarono. «So cosa vuole fare Gwyn. Sta aspettando che i piatti della bilancia si riposizionino prima di attaccare di nuovo, vuole verificare le nostre mosse, i piani e come ci stiamo organizzando. Qualsiasi cosa facciamo lo saprà tramite le spie. Punta a farci annientare con le nostre stesse mani, è ovvio. Più noi discutiamo e meno ci focalizziamo su quello che vogliono: Zero.»

I presenti guardarono all'unisono il cucciolo e si domandarono cosa potesse mai volere un tipo come Gwyn da un ragazzo come Zero. I due erano opposti e, benché il cucciolo avesse sangue misto e un grande potenziale, il suo scopo rimaneva un mistero.

Johanna si chiuse nelle spalle. «Lo vuole vivo o sarebbe già morto sulla Grande montagna. Vuole la guerra, ha detto. Spargere il sangue dell'Ibrido in una notte di luna piena su suolo sacro gli avrebbe dato un ottimo vantaggio. Ho visto come ho toccava. Aveva paura di fargli male.»

«Zero gli serve e noi siamo in mezzo» concluse Jake. «Cazzo, perché non siamo mai sulla lista giusta?»

Fu una battuta che non fece ridere nessuno.

Enrique si grattò il mento pensoso. «Che diamine potrebbe volere un tipo come Gwyn da Zero? È a malapena un ragazzino.» Zero allargò gli occhi, sconvolto che gli avessero tornato a dare un appellativo simile. Era convinto di essersi tolto di dosso la questione del bambino. «Il dono di Gwyn è potente, ho assistito a molte sue divinazioni e... C'era sempre qualcosa di... arcano in lui... come la tua nebbia maledetta.»

«La mia nebbia è un dono che Vlad ha fatto evolvere dai miei geni. Nella famiglia Larsen ci sono stati molti maghi eccellenti. A causa della mia malattia non sono mai riuscito a covare il potere dei Licantropi, ma i miei sentimenti hanno alimentato la magia che è rimasta sopita fino alla trasformazione» raccontò Lance assorto. «La magia di Gwyn è diversa. Unica, in un certo senso, antica molto più di Vlad. E oscura. Quell'ombra è tagliente, ho sempre percepito qualcosa che gli camminava a fianco senza mai comprenderlo.»

«Un Demone?» optò Gabriel. «Forse lo stesso del pupo.»

Zero borbottò. «È proprio bello essere trattati alla pari.»

«No. Un Demone lo avrebbe posseduto da tempo, quelle creature sono impazienti e carnivore. Avrei scoperto la sua puzza al primo fiato» azzardò Alba. «Sapeva cosa stesse facendo. Il suo vero incanto sta nelle parole, è sempre stato lì. So cosa sussurrava alle orecchie del re, ciò che mio padre ha fatto è stato imperdonabile e mi scuso io per lui dato che...» La sua voce si ruppe e Zero strinse i pugni, faticando a rimanere fermo.

L'immagine della testa mozzata gli sarebbe rimasta impressa nella memoria a lungo, così come l'odore del sangue. Da un lato voleva dimenticare ogni cosa, far finta di essere tornati a sette anni prima, quando Licantropi e Vampiri erano nemici naturali ed erano pronti a uccidersi a vicenda. Dall'altra credeva di sapere il motivo per cui Gwyn lo voleva: le visioni.

Solo Ru sapeva delle cose che vedeva, dei sogni di Beidu, Hungirr e il misterioso ragazzo di cui prendeva le vesti. Qualcosa non quadrava dall'inizio alla fine.

Ru pensò esattamente la stessa cosa e Zero si passò una mano sulla gola, facendogli segno di tacere. Lo capì al volo e ascoltarono il chiacchiericcio inquieto dei presenti.

Lance alzò una mano e i Vampiri si zittirono. «Abbiamo dei nuovi nemici, questo mi pare ovvio. Gwyn sapeva cosa stesse facendo. Ha infranto i trattati di pace e ha dichiarato guerra a noi, all'intero popolo di Arcadia.» Furono parole bonarie per uno come lui. Non c'era più alcun trattato o fazione da difendere. «Dobbiamo proteggere chi è rimasto nelle cittadine, i sopravvissuti e organizzarci. Ricominceremo da capo, lo abbiamo già fatto.»

Un Vampiro chinò la testa. «Io non capisco... Ci hanno attaccati i nostri stessi amici. Ci hanno teso una trappola» sillabò mesto.

«A lungo ci hanno trattati come mostri, alcuni alla fine lo sono semplicemente diventati» disse Lance. «Quando vivi tanto a lungo ti dimentichi di com'è fatto il bene a differenza del male, per cosa combatti e cosa hai vissuto. Noi Vampiri abbiamo avuto un destino patetico fin dal nostro concepimento, il grande Re ci ha donato un'esistenza priva di calore e gusto, i Cacciatori ci hanno tolto le ultime briciole di umanità. Speravo di aiutare la mia gente qui e li ho portati a morire» si colpevolizzò.

«Non è colpa tua» strepitò Johanna.

«È colpa di Gwyn e di quei traditori se è andato tutto a rotoli! Ci vendicheremo, questo è certo» continuò Jake, facendo un cenno d'assenso a Joseph. «È una fortuna essere vivi. E quel mostro che ci faceva sulla Grande montagna, nella Lega per dirla tutta? Si è fatto un'intera regione a piedi e stava girovagando nei paraggi?»

«Il caos e l'odore del cibo lo hanno attirato» chiarì Lance frettoloso. «Era solo, questo è molto strano. Di solito si spostano in branco, almeno due o tre esemplari. Presumo dal comportamento circospetto che si fosse perso.»

«I lycan non escono dal loro territorio. Questo era a leghe intere dalla sua casa, come mai? Che cosa l'ha spinto fino alla montagna?» calcò Alba. Batté le mani sul tavolo. «Ha accennato qualcosa alla Lega... Sotto la terra. Magari è stata la stessa cosa ad attirare il lycan e se uno è arrivato...»

«Ne arriveranno altri» concluse Chleo. «Cosa facciamo?»

«Dobbiamo organizzarci. Capiamo cosa fare, cerchiamo se in queste zone ci sono dei sopravvissuti e...» Lance faticò a pensare al futuro. Gwyn aveva in mano troppe possibilità. «Dovremo trovare un nuovo posto per...»

Chleo si animò. «E lasciare casa? Sai quanto tempo ci abbiamo messo a costruirla! È casa mia, Lance! La distruggeranno!»

«È solo una casa» la ignorò.

Joseph le massaggiò le spalle e Chleo piagnucolò, stringendosi al suo adorato compagno. Ci avevano messo quasi un anno a costruirla e l'avevano fatto con pazienza e devozione, pensando ci avrebbero trascorso una vita. A quanto pareva una vita erano sette anni.

Zero sfiorò con le dita il muro alle sue spalle e cercò di imprimersi nella memoria la sensazione sui polpastrelli. Probabilmente non l'avrebbe più rivista.

Lance volse uno sguardo pesante al cucciolo. «Che ti è saltato in testa nell'avvicinarti così tanto ad un lycan? Lo sai bene che quei mostri sono pericolosi. Potevi rimetterci un dito, o l'intera testa!»

«Lo so, zio!» esclamò. «Ho visto i suoi occhi e mi sono parsi... Non so, c'era qualcosa...»

Lance affilò lo sguardo e lui si interruppe. Aveva dato abbastanza problemi, rivelare che avesse delle visioni avrebbe complicato le cose. I suoi genitori avevano già troppo a cui pensare e problemi da risolvere.

«È stata una stronzata» affermò Zero. «Non lo farò più, signore.»

«Sarà meglio.»

Zero si impettì. «Ecco, potremmo chiedere aiuto agli déi» propose. «Le nostre storie. Hungirr e Beidu. Sono scesi in battaglia altre volte, potrebbero combattere per noi.»

L'idea fece farfugliare tutti i Licantropi presenti e alcuni gli diedero del pazzo. Conosceva a memoria le storie dei due mostri leggendari, l'uccello del sole e il serpente dei mari. Si erano scontrati molte volte all'alba dei tempi, sempre con disastrosi effetti, campi bruciati o inondazioni. L'ultima leggenda narrava che l'Imperial li avesse sopraffatti, difendendo il suo territorio e il popolo di Arcadia dai nemici. Le due bestie erano morte da millenni e il lupo era scomparso, molti dicevano che avesse assunto la sua forma umana, mescolandosi con gli uomini comuni, altri che fosse anch'esso morto.

Zero aveva visto Hungirr e Beidu nei suoi sogni e sapeva che quei mostri simili avrebbero vissuto per l'eternità, maestosi e potenti. Il kraken per esempio dimorava negli abissi del mare dei mostri, sotto una barriera di alghe e coralli.

«Sono morti tanto tempo fa» specificò un Licantropo.

«E l'Imperial...» aggiunse Zero.

«Leggende.»

«Non è una leggenda!» sputò e dovette prendere un respiro profondo. «Io so che non lo è. Le storie nascono da qualche parte, ci sono persone che hanno giurato di aver visto brillare il cocuzzolo più alto e freddo della Grande montagna d'inverno o altri di aver udito l'ululato del lupo bianco! I nostri cristalli...»

Alba gli sorrise, un modo gentile che aveva per riportarlo con i piedi per terra e lenire la delusione che sarebbe arrivata. «Siamo tutti felici nel vedere che la nostra storia ti stia a cuore, Zero, ma dobbiamo essere realisti. Beidu e Hungirr sono storie, e anche se non lo fossero ci sarebbero ostili. Sono animali selvatici, forze primordiali della natura e come tali sono in continua lotta. Non combatterebbero per noi» rispose. «Per quelle voci ci sono spiegazioni, incendi notturni, deliri e... La foresta è piena di lupi.»

Joseph si perse. Anni prima, quando ancora era umano ed era salpato con Ru, Alba e valorosi guerrieri per mare, la nave era affondata. L'incantesimo che proteggeva Arcadia e le onde del mare l'avevano fatta incagliare e rovesciare sugli scogli, ma il Vampiro aveva in mente molto bene quello che aveva visto di sfuggita: un serpente enorme e dei terrificanti occhi gialli.

«Non di bianchi» appurò un altro serio. «Quelli del nord sono anni che non escono dai loro territori. Secondo voi Gwyn e i suoi si sono spinti oltre quei confini?»

«No, non è così pazzo. Il nord è una terra ostile, pochi sanno come affrontarla» negò Alba. «Solo gli stolti ci camminerebbero sopra e Gwyn non oserà. Il nord si era proclamato contrario sia ai trattati sia alla nascita del cucciolo, dubito abbiano cambiato idea. Hanno firmato per maggioranza. Difenderanno con il sangue la loro terra, dubito che qualcuno riuscirà a varcare il permafrost e se passeranno per la gola di Skòll o per la costa saranno scoperti. Siamo noi quelli messi peggio.»

Un Vampiro avanzò pretenzioso. «Sei il principe o no?» berciò. «Alza il culo e trasformati.»

Alba sollevò un sopracciglio. «Credimi, se vuoi restare vivo ti conviene che io non lo faccia» sibilò. «Non sono il principe di nulla ormai. Gran palazzo è stato conquistato, le mie guardie uccise. La corona è solo un pezzo di metallo prezioso e il mio sangue ha meno valore di altri.»

«Siete sempre principe per noi» affermò un lupo. «Ci rimettiamo al vostro volere.»

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