XVIII

Lance gli strinse un braccio e Zero grugnì forte. «Hai dato il cristallo a qualcuno?» Negò. «Lo hai perso? I Cacciatori lo hanno visto?» Erano troppe domande per il cucciolo e Joseph alzò una mano, facendogli capire che ci avrebbe pensato lui. «Prego ogni divinità di avere la forza di non strappare gli occhi al mio figliastro.»

«E di nuovo» proclamò Gwyn astuto. «Il cucciolo ribelle è stato trovato insieme all'alpha nero. Dovremmo presumere che fosse lui stesso al corrente delle sue gesta e abbia deciso di intraprendere un piano personale?»

L'idea che Ru avesse fatto del male a Zero, o che lo avesse spinto a mettersi in pericolo, fece scatenare la rabbia di Joseph. Si mosse in avanti e Chloe lo bloccò afferrandogli le braccia. Gli accarezzò le spalle e gli sussurrò qualcosa, parole che avevano la capacità di rabbonirlo e lo fecero espirare come un toro, abbassando le spalle.

Lance affilò lo sguardo su Ru e lui scosse il capo, facendogli segno che la versione fosse diversa. Lo prese per i capelli e lo spinse in ginocchio.

«Runal aveva ordini precisi, sapeva che dovesse sorvegliare il cucciolo e tenerlo lontano dai pericoli. Me ne occuperò di persona, ripeterò la lezione che gli è sfuggita di mente» affermò.

«Forse il ruolo di sorvegliante gli calza stretto» lo provocò Gwyn. «Dovremmo metterlo a lavorare nelle miniere. Scalfire le rocce della Grande montagna potrebbe smussare il suo carattere.» Lance annuì, riflettendo sull'ipotesi. «Tu sei un amico, non un insegnante o un maestro da cui impara.»

«Non è stata colpa sua. Ha cercato di dissuadermi. Ho preso il suo cristallo e l'ho usato, credevo di poter tornare prima del tramonto e metterlo a posto senza dare sospetti. Ho fatto un errore dopo l'altro, me ne rendo conto adesso. Potete punire me, tuttavia lasciate Ru in pace» affermò. Joe gli pizzicò il braccio, intimandogli di tacere. «Chiedo scusa per quello che ho fatto, davvero.»

«Il tuo destino è quello di stare qui» terminò Gwyn, picchiettando le dita sulla cintura di metallo.

"Qui come te" disse mentalmente il cucciolo. "In trappola".

«Penseremo alla tua punizione più tardi» asserì il re. «Adesso ci sono problemi maggiori. Dobbiamo assicurarci di non aver lasciato tracce di magia. Gwyn, Lance, vi voglio con me in privato per discutere sulla situazione. E voi due, segugio e lupo bianco, andrete con loro. Dovreste vergognarvi.»

Un moto di rabbia pulsò nella testa del cucciolo, sentendo il modo con cui il re si era rivolto ai suoi genitori. Si erano visti portare in appello molte volte, ci erano abituati, e avevano imparato a restare zitti e annuire ogni tanto. Non potevano fare altro.

Alba si sistemò il cappotto sulle spalle e Lance non gli dedicò nemmeno uno sguardo. Qualunque cosa si fossero detti prima della riunione era palese fossero in disaccordo.

«Papà, sul serio, mi dispiace. Se c'è qualcosa che...» iniziò timido Zero.

«Non voglio ascoltarti adesso» lo zittì nervoso. «Hai perso del tutto la mia fiducia. Ti avevo avvertito, ogni parola che dici, ogni passo che fai, sono monitorati. Ci sono persone che non vedono l'ora di iniziare una nuova guerra, spargere altro sangue e tu saresti stato complice di quegli omicidi. Ne saresti stato fiero?»

«No, signore» rispose triste.

«Hai portato la vergogna su questa famiglia, ringrazia che siamo in pubblico altrimenti nemmeno il Re infernale ti avrebbe risparmiato un ceffone. Se a tua madre verrà una crisi farai bene a iniziare a scavarti la tua fossa.»

Chloe sospirò e si infilò sotto il braccio del Vampiro, cercando affetto fisico. «Sto bene» garantì. «Penso che abbia subito abbastanza rimproveri per oggi. Sa di aver sbagliato, sarà punito e imparerà. Poteva andare peggio, ma è qui. Salvo. È tutto okay, Joe.»

Joseph non era affatto contento. Pensava alla sua maledetta famiglia, ai Cacciatori che voleva tenere lontano e a Zante. Rhys e Peter avevano realizzato il loro sogno di creare una nuova generazione di Cacciatori puri. A preoccuparlo erano le emozioni negative che gli avevano impresso dentro.

«Devo proteggervi» disse Joe con fare stanco. «Devo proteggervi a costo della vita, a costo di quella degli altri.»

Chloe gli accarezzò la guancia.

«Sei in punizione. Per sempre» asserì Joe.

«Per sempre? Non credo sia un'unità di misura che...» provò a obiettare.

«Fino alla fine della tua vita e quella della tua stirpe.»

«Mi pare eccessivo» sussurrò tra i denti.

Il re si alzò dal trono e fece un cenno con le mani, il segnale che l'assemblea fosse giunta al termine e dovevano essere prese delle vere precauzioni. Gwyn rimuginò e si fece avanti con fare solenne nella sua lunga toga grigia.

«Avrei un'ultima domanda per il nostro cucciolo» gracchiò, schiarendosi la voce. «Vorrei sapere da quanto tempo si accoppia con l'alpha nero.»

La sala piombò in un innaturale silenzio, rotto unicamente dagli scalpitii degli zoccoli all'esterno. Deboli borbottii si levarono dalla folla, i Vampiri nascosero dei risolini divertirti e i Licantropi, nel frattempo, scossero le teste e sibilarono nervosi. Ru era un reietto per la loro società, un assassino che era stato accolto per forze maggiori e non si era mai impegnato a far crollare i precedenti pregiudizi. Lui cavalcava la vita sull'odio delle persone.

«Lo ha fatto davvero, lo ha marchiato» disse uno dei tanti.

«È un pessimo presagio.»

«Sapevo che avrebbe scelto un lupo.»

Il re era senza parole e, dall'espressione basita di Alba e Lance, loro erano sorpresi quanto gli altri. Erano immobili, incapaci di reagire, e Ru azzardò a dire qualche parola che li fece andare fuori di testa. All'unisono gli gridarono addosso e il lupo nero si zittì al volo, pentendosi di aver aperto bocca.

Joseph si raggelò e Chloe dovette scuoterlo per assicurarsi che fosse ancora vivo. Le rivolse uno sguardo allibito e si voltò lentamente verso Zero, il quale ridacchiò nervosamente. Il sudore gli colò sulla fronte ed ebbe l'impressione che il corpo fosse diventato di ghiaccio, pesantissimo. Le gambe gli tremarono sotto gli occhi rossi di suo padre e tutte le persone che lo stavano guardando in attesa che smentisse.

«No, lui...» balbettò Zero.

«Che storia è questa?» urlò Joseph, rivolgendosi a Gwyn.

«Sta scherzando!» esclamò Zero tremando.

Il segugio fissò Gwyn, il quale gli sorrise. «Scherzando» sottolineò il saggio. «Termine interessante. Ho visto il cucciolo piuttosto interessato al lupo nero nei boschi dell'ovest alcuni giorni indietro. Ero lì per delle ricerche e...»

«Ha visto male, di sicuro!» lo interruppe in panico.

«I vostri atteggiamenti erano quanto meno... intimi. Potrei ripetere quello che vi siete detti, o quello che tu hai gridato. C'era poco spazio per un equivoco.»

Chloe si portò una mano alla bocca, sentendo sulla pelle le emozioni di Joseph. Raramente le aveva viste così oscure e sanguinarie, i rapporti tra il Vampiro e l'alpha nero erano rimasti tesi e sulla difensiva dai tempi della Royal Oxford Academy. Si sopportavano per poteri maggiori, poiché Ru era il fratello minore di Lance e aveva bisogno di Chloe.

Lei sapeva la verità sul vero legame tra Ru e Zero, erano destinati a restare insieme e capiva quei sentimenti poiché lei era la prima ad aver avuto l'imprinting. Lei e Chleo, la sua altra metà, si sarebbero sacrificate per proteggere Joseph e Lance, i due con cui condivideva metà cuore. Ru lo aveva visto nascere, gli aveva insegnato a parlare e a camminare, era stato un genitore migliore di loro due e Zero era l'unica persona che amasse al mondo. L'imprinting era quello, puro magnetismo, istinto di protezione e amore.

Joseph si mosse e Chloe alzò le mani.

«Spostati» la avvertì a denti stretti. «Non voglio farti male.»

«Joe, tu non capisci...» sussurrò.

«Farò del male a lui» rispose. I Vampiri dovettero coprirsi le bocche, mascherando i risolini. «Ti sei scopato Ru? Sei stato davvero così stupido?»

Zero ebbe uno spasmo e piagnucolò. Aveva usato il termine "scopare" non "accoppiarsi", lo fece sentire sporco, sbagliato e, peggio ancora, giudicato. Non capiva cosa avesse fatto di sbagliato, era stato felice con Ru.

Respirare divenne impossibile, l'aria era priva di ossigeno e il suo petto si alzava ad un ritmo allarmante. Sudava, aveva caldo e freddo allo stesso momento. Suo padre non si azzardava a schiodarsi e le sue parole avevano perso senso.

«Joe, basta! Lo stai spaventando!» proruppe Chloe.

Chloe aprì le braccia e le avvolse attorno a Zero. Il cucciolo affogò il naso nella pelle di sua mamma e si lasciò coccolare, quasi sperando di svanire o diventare invisibile. All'inizio combatté contro il potere di sua madre, voleva sentire l'imbarazzo, il dolore del suo cuore spezzato, poi vide Ru fargli cenno di restare calmo e lo ascoltò. La magia di Chloe gli penetrò nella pelle e arrivò al cervello, costringendolo a rilassarsi. I muscoli si sciolsero e fu come se avesse bevuto troppo idromele, era intontito, incapace di mettere insieme due parole in fila.

«Come ho detto, il ragazzo è fuori controllo» ribadì Gwyn. «E tu glielo permetterai, Vampiro?»

Joseph fece una smorfia contrariata e marciò verso Ru. Lance gli arrivò davanti e la nebbia maledetta afferrò i piedi del segugio, tentando di farlo slittare lungo il pavimento. Si stupì di come eclissò quel potere e gli arrivò sotto il mento, sfidandolo davanti alla corte. Erano passati anni dall'ultima volta che lo aveva provocato pubblicamente e a Lance fremettero le mani, pronto a dargli una lezione.

«Scansati» ripeté, fissando Ru con i pugni chiusi. «Zero è mio figlio.»

«E Ru è mio fratello» specificò. «Mi dispiace, Joseph, ma se fai quel passo ci saranno dei problemi. Ci sono molte cose che non sai. Ora calmati.»

Zero non aveva mai visto un Vampiro arrossire di vergogna, tanto meno suo padre, colui che affrontava ogni guaio con oggettività e freddezza. I suoi compagni stavano biascicando delle battute e punzecchiavano Ru, facendogli i complimenti.

«Speravo che gli anni passati con me ti avessero insegnato qualcosa. Se ti lasci controllare dalle emozioni corri il rischio di diventare la parte peggiore di te stesso. Andare in berserker ti farebbe perdere molto più di quanto ci guadagneresti» disse Lance, addolcendo il tono. «Per cosa vorresti trovare vendetta? Perché un vecchio ti ha preso in giro? Perché tuo figlio sta crescendo o perché non hai lasciato andare nulla nel tempo?» Lance si avvicinò, sfiorandogli l'orecchio. «Crede che tu sia un mostro. Vuoi soddisfarlo?»

Joseph gettò un'occhiataccia a Gwyn oltre la spalla sinistra, sputò un'imprecazione e scosse il capo. Se fosse andato in berserker, la forma finale e più distruttiva di qualsiasi creatura, avrebbe fatto a pezzi l'intero plotone di guardie reali e avrebbe divorato la testa di Gwyn. Zero aveva paura di quell'evento. Un giorno aveva domandato a sua madre chi dei due, tra Joseph e Lance, fosse il più forte e lei si era stretta nelle spalle, con lo sguardo di una persona che sa di stare parlando di una cosa cattiva e pericolosa. La risposta, poiché ne aveva una, la terrorizzava. Era legata ad entrambi.

«Va tutto bene» lo rassicurò Alba.

Joe non gradì quell'attenzione. Lo schivò e Lance sospirò.

«Non troverai né un cattivo né un eroe in questa storia. C'è solo Zero. Non l'ha fatto con cattive intenzioni o con l'intento di imbarazzarti. Per cosa, poi? È stato incosciente, tuttavia non merita alcun disprezzo o rancore. Ad ogni problema c'è una soluzione» rimbeccò Lance paziente.

«Anche agli omicidi?» scherzò Joe. Tornò in sé. «Scusa. Sono solo...»

«Se avessi avuto gli stessi pensieri quando ti ho creato a quest'ora saresti già morto. Te lo avevo detto molti anni fa, all'epoca Arcadia ha avuto la sua votazione e ha vinto la maggioranza. Essa è ancora vincolata al rapporto d'onore e fiducia delle regioni e della famiglia reale. Se dovesse essere un problema...»

Gli occhi di Joe si allargarono. «Non lo sarà! Zero è...»

«Se lo sarà» ripeté puntiglioso «me ne occuperò di persona. Arriverà il momento in cui dovrò scegliere se salvare una singola persona o un intero mondo. Tu hai accettato questa condizione, gli ho concesso la mia benedizione a patto che fosse sicuro. Se venisse meno... Lo sai.»

Joseph avvertì l'impulso di dare un bel pugno in faccia a Lance. Conosceva la procedura e il trattato che aveva lui stesso sottoscritto, Zero avrebbe goduto di ogni permesso fino a quando la sua condotta si sarebbe rivelata positiva. Aveva dimenticato che il cucciolo fosse considerato un ospite, non un vero arcadiano.

Gabriel gli mise una mano sulla spalla e si beccò un insulto in faccia. Dovette pensare che fosse un buon punto d'incontro e lo subì senza lamentele, fece un cenno all'altro segugio di andarsene ed evitare di dare altro spettacolo.

«Come hanno osato?» gridava il re con la faccia rossa.

Joseph tornò da Zero e lo prese per un braccio, tirandolo con sé fuori dalla sala chiassosa. Lo spinse fuori e Chloe li seguì in silenzio, troppo tesa per parlare.

«Pensavo fossi stupido per via dell'età, ma ora so che non è vero. Sei stupido perché vuoi esserlo ed è la cosa peggiore. Sei intelligente e sprechi il tuo talento con... simili persone!» iniziò Joseph.

Zero strabuzzò gli occhi. «Simili persone? Intendi Ru?»

Il nome lo infastidì. «Lo sai chi intendo. Conosci il suo passato, ho permesso che rimanesse vicino a questa famiglia per via di Lance e Chloe. Ora mi rendo conto di aver sbagliato. Ti ha influenzato...»

Il ragazzino roteò gli occhi e gli fece il verso. Se avesse avuto meno paura di suo padre e peli sulla lingua gli avrebbe detto quello che pensava davvero su di lui, che fosse un despota e fosse uguale agli altri. Ru aveva meritato una seconda occasione e Zero era l'unico che l'aveva visto per quel che era, erano simili in un modo loro, entrambi soli, sotterrati da sguardi di diffidenza.

«Guardami in faccia quando ti parlo e non osare mugugnare» ribadì Joseph severo, puntandogli un dito in mezzo agli occhi. «Smettila di pensare di essere invincibile, non lo sei.»

«Invincibile come te?» ripeté ironico. «L'unica cosa che ti ha reso speciale te l'ha data Lance con quel morso. Io almeno cerco di dare un senso alla mia esistenza, anziché seguire il primo che passa.»

«Vuoi scegliere la tua strada quando nemmeno sei in grado di percorrere un sentiero a questo mondo. Vuoi buttare la vita che altri hanno protetto con la loro per cosa? Ru?» ridacchiò freddo.

«La vita è mia» sputò Zero. «Ci faccio quello che voglio.»

Chloe si stupì e alzò una mano, bloccando la sua sfuriata. «Ehi, abbassa i toni. Non puoi parlarci così. La tua vita è mia, di tuo padre e dei tuoi antenati che ti hanno permesso di essere qui adesso. Ringrazia le dee di essere vivo, una volta un errore simile si pagava caro.»

Ricordava bene una delle ultime punizioni pubbliche che aveva tragicamente visto. A Snødden rubare era un atto gravissimo, all'epoca suo padre aveva catturato un brigante che aveva rubato due capre da una fattoria. I vecchi campioni lo avevano legato nella piazza pubblica e lasciato al gelo per tre giorni, senza cibo e acqua.

Zero sbuffò. «Fate come cazzo vi pare. Che me ne frega.»

«Che te ne frega?» fece eco Chloe sconvolta.

«Ru mi capisce» concluse Zero. «E non vi devo alcuna spiegazione su cosa ho fatto o dove.»

I Licantropi amavano accoppiarsi nei boschi e lui non era da meno, aveva provato l'ebbrezza di farlo all'aperto e desiderava far vedere al mondo che fosse di Ru, e viceversa. Voleva i suoi marchi sul corpo e risentire quelle forti mani sulla carne.

«Ru finge di capire molte cose» spiegò il segugio. «Che cosa ti sta succedendo?»

«Se ogni tanto mi ascoltassi...» esplose disperato.

Joseph incrociò le braccia e aspettò. «Ti sto ascoltando. Cosa devi dirmi di così importante? Lo spettacolo lo hai già dato.»

Tante cose, pensò, la prima era che stava per fare sesso con suo cugino Zante senza sapere della sua vera identità, che fosse stato ad una festa e si fosse ubriacato. Fare sesso con Ru non era stato un errore né un atto dovuto alla follia del momento, ci aveva pensato a lungo ed era stata la cosa più bella della sua breve vita. Non avrebbe permesso a qualcuno di rovinarla.

«Trova una scusa decente» lo avvisò Joe guardingo. «Qualcosa che io possa portare davanti al re per indurlo a perdonarti o almeno essere clemente. Per te questo è un gioco, prendi ogni cosa come se lo fosse, ed è una cosa da Ru! Tu non eri così.»

Aveva una bile acida nello stomaco. I suoi genitori non conoscevano niente di lui, solo la facciata che Zero decideva di far vedere. Volevano che fosse un ragazzo mite, gentile e calmo con chiunque alla Lega, la verità era che la sua voglia di azzuffarsi lo portava ad inimicarsi gli altri, a stare da solo. Detestava fingere di essere all'altezza delle aspettative altrui.

Gli piacevano i ragazzi. Bere alcol. Ballare sotto la luna. Fare il bagno nudo. Mangiare biscotti alla marjuana. Il latte al cioccolato. E fare del buon sesso con Ru.

Ci pensò e si arrese.

Scrollò le spalle e Joe abbrustolì di rabbia. «Ottimo» disse a Chloe. «Alza le spalle, ma certo, perché adesso siamo noi quelli che dobbiamo andare davanti alla famiglia reale e sentirci dire quanto siamo inadeguati a fare ogni cosa. Di nuovo.»

«Non è colpa tua» lo consolò lei.

Zero fece un passo avanti. «Ci penso io.» Si beccò gli sguardi accusatori dei suoi genitori. «Andrò dal re, gli parlerò onestamente e...»

«Tu non pensi ad un cazzo di niente, solo a dare problemi agli altri» lo liquidò il Vampiro. «Ora tu aspetti qui, te ne stai zitto e non tocchi niente.»

Sospirò. «Posso almeno mangiare qualcosa?»

«Ho detto che non tocchi niente! Sta' fermo in piedi e aspetti. Sei una testa di cazzo.»

Se ne andò sbattendo i piedi e Chloe si bloccò, senza sapere cosa fare o da che parte andare. Zero deglutì l'amarezza e la ragazza gli diede un bacio sulla guancia.

«Non lo pensa davvero» chiarì. «Era molto preoccupato per te. Credeva ti fosse successo qualcosa. Ti vuole bene, molto di più di quel che ti fa credere. È solo che... lo sai, non lo sa dimostrare. Non glielo hanno insegnato. Questo è il suo unico modo.»

Fece finta che non gliene importasse. Fu difficile. Zero voleva bene a suo padre malgrado gli avesse parlato in quel modo. Si sentiva una schifezza per averlo deluso. Era in grado di ignorare le risate e i sospetti altrui, eppure voleva essere l'uomo che suo padre voleva diventasse, forte, autonomo e responsabile.

«Mamma... mi dispiace, davvero...» piagnucolò. «Mi odiano tutti.»

«No.» Chloe gli prese il viso tra le mani e lo riempì di baci. «La gente commette errori ogni giorno, dentro quella stanza vedrai peccati in grado di far impallidire Demoni. Le persone dimenticano quello che hanno fatto, si dice che gli Angeli vogliono trovare i peccatori persino in Paradiso. Tu sei solo tu. Non hai fatto niente di cui ti debba scusare.»

«Papà mi odia» ripeté. «E ha ragione.»

«Sei il suo tesoro. Per difendere te ha dovuto scegliere e spesso quelle scelte erano dolorose» gli assicurò. «Ti amerò per sempre. Stupido o no, sei il mio cucciolo. Sceglieremo sempre te.»

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