XIX
Chloe cercò per i corridoi il suo compagno con un pessimo presentimento. Aveva rinunciato da tempo a usare la magia su di lui, grazie al dono trasmesso da Melissa, il controllo mentale gli scivolava addosso e lo pungeva, rendendolo immune a qualsiasi incantesimo. Gli aveva sentito un odore di disgusto addosso, di rabbia cieca, tant'è che gli era girata la testa. Joseph aveva ascoltato passivo quella riunione privata, i due avevano udito le accuse rivolte a loro e a Zero, del fatto che fossero inadeguati a fare i genitori e che il cucciolo si stesse dimostrando la copia di suo nonno, ribelle e inaffidabile. Il Vampiro si era alzato di getto, così veloce da aver mandato la sedia con le gambe all'aria, e se n'era andato malgrado le urla del re Gael che gli intimavano di rimanere.
Chloe era rimasta un paio di minuti, in seguito le era venuta una forte nausea ed era dovuta uscire in fretta. Prese delle lunghe boccate d'aria fresca e si sventolò le mani vicino al volto, sperando di asciugare il sudore sulle guance; poteva sentire il suo alter ego dibattersi ai confini del suo cervello, graffiare e scuotere le catene che la imprigionavano nel suo dormiveglia costante. Zero era anche figlio di Chleo, percepiva l'istinto materno, l'indole da lupo che la spingeva a tenerlo vicino e leccargli le ferite. Per quanto entrambe sapessero che Zero avesse fatto una cosa molto sbagliata a scappare nel mondo reale, si domandarono se parte della causa fossero loro, gli assurdi divieti e i limiti imposti. Anche Chloe aveva superato molti paletti vitali sia per noia sia per curiosità, e alcuni l'avevano portata da Joseph.
«Sta' calma» si disse allo specchio per convincersi. Il suo riflesso era dell'idea opposta, aveva le guance rosse, sudate, e uno strano ghigno. «Zero sta bene. Joe sta bene. Io sto una meraviglia! Stiamo una meraviglia io e te, vero?»
Il suo corpo ebbe uno spasmo involontario. Aveva lasciato che Chleo prendesse il controllo a Londra e se n'era pentita, l'aveva lasciata dormire a lungo e ora era sveglia, pimpante, pronta a dire la sua in qualsiasi momento. Si sfregò le mani sulle cosce e se le asciugò sul vestito azzurro, contando al contrario ed elencando tutte le cose che aveva. Era un trucco che aveva elaborato Lance per farle mantenere la calma e l'aveva aiutata molto a controllarsi. Gli oni e le parole di Rhys l'avevano fatta alterare al livello di stress estremo, se avesse scoperto da sola cosa Zero avesse fatto alle loro spalle sarebbe esplosa di nuovo.
Al contrario in quel momento si sentiva solo triste.
Viaggiò tra i corridoi e alzò il naso in aria, cercando la scia di Joseph. Un tempo gli sarebbe stato difficile individuarlo tra la marea di Vampiri nella zona, quasi tutti avevano il medesimo odore, un po' di ferro, sale e terra, ma Joseph conservava quel buon odore di cioccolato, lo stesso che le spingeva sotto il naso ogni mattina per vederla sorridere in quel modo adorabile.
Seguì la scia che la portò in una delle sale inferiori, era un'ala con ampie tende rosse che oscuravano il sole, statue di marmo e vari dipinti alle pareti. Joseph era seduto, piegato, su una delle poltrone e si stava mangiando le unghie. Era un'abitudine nervosa che aveva sviluppato nel tempo e "mangiarsi le unghie" era un termine lontano dalla vera descrizione dei fatti, si mordeva un artiglio e poi se lo strappava dalla carne, gustandosi il dolore e l'attesa della rigenerazione.
«Odio quando lo fai, sembri un pazzo» scherzò Chloe, togliendogli le dita dai denti affilati. Joe sbatté gli occhi, scoprendo in quel momento la sua presenza accanto. «E sei anche sporco di sangue, peggio di un cucciolo...» Gli sollevò il mento e gli pulì le labbra.
«Cosa hanno detto?» domandò Joe contrariato.
«Lo sai cosa hanno detto» sospirò, pettinandogli i capelli. «Che siamo stati troppo permissivi, che è stata una pazzia aver dato a Zero così tante libertà e cose simili. Credo che il re abbia dei sospetti, non crede che Zero abbia usato il cristallo di Ru e francamente anche io. Ru è sempre stato protettivo nei suoi confronti, credi che lo avrebbe lasciato andare da solo?»
Joe le lanciò uno sguardo fiammeggiante. «Ci è andato con altri secondo te?»
«Mio padre a volte portava i suoi amici in giro per il mondo. Diceva che fossero la sua "ancora", una specie di salvagente se le cose si fossero messe male. Ammettilo, non è il tipo che ruba un cristallo per capriccio e se ne va in giro senza una meta» continuò. «Lo ha fatto con altri.»
Joseph fece una smorfia. Sapeva benissimo che Zero fosse senza amici e, quei pochi che aveva, dimostravano tra i cinque e i dieci anni meno di lui. Conosceva suo figlio e, per quanto volesse ammettere che fosse uno sciocco e un ingenuo, non lo riteneva uno stupido. Gli avevano insegnato molto bene la differenza tra divertimento e follia, ci aveva pensato soprattutto Lance.
Il pensiero di averlo deluso lo frastornò. Era tempo che quella sensazione non lo attanagliava, il vincolo tra Vampiro e creatore era indistruttibile e fin dai primi tempi Joseph aveva voluto compiacerlo, renderlo fiero della sua opera e ci era riuscito, forse in troppo bene. La gente li temeva entrambi con la stessa intensità.
«Sai che Zero non ha amici. Bjørn me lo ha detto, sta sempre da solo o cazzeggia in giro» vaneggiò Joseph. «Magari era troppo presto per mandarlo alla scuola della natura. Alba ci aveva proposto di tenerlo ancora a corte.»
«Alba ha proposto di portarlo con sé in mare» lo corresse. «Davvero ti fideresti di Alba e Zero su una nave insieme?»
«Probabilmente no» negò borioso. «E adesso come faremo? La corte sa quello che ha fatto e...»
Chloe mugugnò. «Intendi di Ru. Avanti, sei un adulto, puoi dirlo. Hanno fatto sesso.»
«No.»
Dovette trattenersi da ridacchiare. «Preferivi forse lo venisse a scoprire in qualche casa di piacere nelle capitali o con una bella straniera su una moto da corsa?» lo provocò. «So che ti piaceva quando era piccolo, ma lo sapevi che prima o poi questo giorno sarebbe arrivato. Sette anni sono davvero pochi in vista umana, tuttavia Zero è diventato un adulto. È in grado di decidere per sé.»
«Decidere per sé?» ripeté scontento. «Come quella puttanata di andare nel mondo umano e del fatto che si è quasi fatto divorare da un Demone? Gwyn aveva ragione, poteva aprire un varco, far scoprire Arcadia a uno dei Cacciatori e a quel punto ogni cosa sarebbe andata in fumo. Me lo hai detto anche tu chiaramente, questo posto deve rimanere segreto!»
«Zero non è un soldato, è un ragazzino e come tale commette i suoi errori» puntò. «Non puoi pretendere che impari senza sbagliare. Mia madre mi ha detto che papà una volta ha fatto rissa davanti alla scuola perché un tizio gli stava dando fastidio e, conoscendo che tipo era, il poveretto gli stava solo camminando vicino. Quello che sto cercando di dirti è che niente è la fine del mondo, lui è vivo.»
Joe si chinò su se stesso e si strofinò le mani sul volto. Quando era umano pensava che la preoccupazione più grande che avrebbe avuto sarebbe stata quella di trovare nuovi sponsor per i suoi tornei europei, adesso pregava che suo figlio tornasse a casa vivo. Gli aveva detto delle cose orribili e senza alcun ritegno, gli fece male al cuore ricordare i suoi occhi ricolmi di lacrime.
«Devo proteggervi» ripeté. «Senza di voi sono... vuoto...»
«Lo so, amore mio.»
«E Lance...»
«Chi se ne importa di cosa pensa Lance, dannazione. È nostro figlio, non suo» sibilò nervosa. «Avresti dovuto vedere i suoi occhi, Joe. Aveva il cuore spezzato per quello che gli hai detto, so che eri arrabbiato, ma lo hai ferito. Pensa che lo odi.»
Joe allargò gli occhi e la rabbia scemò in un attimo, attonito. Per quanto fosse alterato con suo figlio non lo odiava minimamente, era deluso dalle sue scelte, tuttavia lo amava e avrebbe continuato a farlo per sempre, fino al suo ultimo respiro. Aveva fatto cose peggiori di fuggire dal controllo dal suoi genitori, persino da umano; era diventato un assassino.
Joe scosse il capo. «Perché lo pensa?» Chloe fece una smorfia e alzò le sopracciglia. «Sono stato severo, lo so, ma ho solo detto le cose come stanno. È stato uno stupido e la cosa peggiore è che non si rende conto di quello che ha fatto. Ha alzato le spalle, come se fosse tutto una perdita di tempo, perché sa che nessuno può fargli niente e le parole gli entrano da un orecchio e gli escono dall'altro!»
Né lui né Chloe erano riusciti a rimanere tranquilli nel tempo in cui era scomparso da casa. Avevano perlustrato la Lega e i boschi vicini, avevano atteso, poi Chloe era diventata irrequieta e Joe aveva chiamato a sé altri segugi. Tutti gli avevano portato la medesima notizia: nessuna traccia. Gli erano vorticati in testa i peggiori pensieri.
Sospirò esausto. La vera fatica della sua vita era quella di tenere la sua famiglia in piedi, accanto a sé.
«È lui che mi odia» specificò Joe malinconico. «Gli dico di fare una cosa e lui non la fa, gli dai un po' di fiducia, non troppa, quella che serve per vedere se puoi dargliene altra, e lui si dimostra inaffidabile. Osa farglielo notare e diventa... un mostriciattolo impudente. So cosa è meglio per lui. Vorrei un briciolo di riconoscimento da parte sua.»
«Riconoscimento per fare il genitore?» fece eco stupita. «Non è un lavoro, non puoi portare i compiti a fine giornata e aspettarti un dieci e lode o un bacino sulla testa. Ti aspetti da Zero le stesse cose che vuoi da Lance e gli altri.»
«Sto facendo il massimo!» obiettò.
Chloe abbassò le spalle sconsolata e Joe intuì di essere in torto. A volte bastavano i suoi sguardi a fargli capire molte cose. Era stato complicato adattarsi a quel mondo e aveva dovuto scavarsi un posto in esso, quasi lui stesso fosse stato un neonato che cresceva. La situazione era stata molto più difficile a causa della vicinanza e le differenze notevoli delle fazioni.
Da sempre Chloe aveva sognato di avere una famiglia tutta sua e il suo sogno si era coronato con Joseph e Zero, crescerlo era stato faticoso, a tratti estenuante, tuttavia non riusciva ad immaginare un'altra vita senza di lui. Joseph pretendeva tanto e troppo in fretta.
«Tesoro...» lo chiamò dolcemente, sedendosi sulle sue gambe. «Francamente, non stai facendo proprio il massimo. Lo fai sentire inadeguato in ogni cosa che fa. Vuoi che ti dia ragione, che ti dica che hai un figlio adolescente e che è uguale a te a sedici anni? Tu pensi che sia facile per lui essere com'è, che abbia una vita facilitata. Ti sei mai fermato ad ascoltarlo?»
«Lo ascolto un sacco» rispose certo.
«No, fingi di farlo. Zero ha smesso di parlarti di tante cose e non te ne sei reso conto. Sei stato impegnato con i problemi di Lance e i miei, perdendo lui di vista. Tu non puoi sapere com'è vivere la sua vita, volersi unire ad un branco per trovare un proprio posto nel mondo e vedersi esclusi a causa della sua incapacità di trasformarsi. Per i Vampiri è lo stesso, lo guardano come se fosse un giocattolo masticabile.»
Joe non ebbe il coraggio di ribattere. Le poche volte in cui lui o Lance avevano domandato ad altri Vampiri di far compagnia a Zero erano finite in modo disastroso. Lo riteneva uno dei motivi per lui il cucciolo era sempre stato attratto dalla vita e le usanze dei Licantropi, conosceva la storia e, malgrado non lo avesse mai detto, una parte di lui vedeva nella stirpe di suo padre dei mostri senza cuore. Aveva il timore di diventarne uno.
Strofinò il naso sulla spalla di Chloe e sentì il suo buon profumo, un dolce aroma di caramello che lo faceva andare fuori di testa. Si sistemò sulla sedia per nascondere il rigonfiamento nei pantaloni.
«La parte peggiore è che forse non ti interessa capirlo. Lo fai sentire onorato della tua presenza nella sua vita. Sei suo padre, non una figura onnipotente. Se fa una cosa sbagliata glielo fai capire, gli insegni.» Prima che potesse replicare continuò: «No, ciò che fai tu è accusarlo. Lo accusi di essere pigro, irriverente e maleducato, quando solo lui sa cosa vuol dire essere un Ibrido in mezzo a questo mondo di merda. Tu hai i Vampiri, io ho i Licantropi. Lui chi ha, a cosa può tornare? Nel suo universo c'è lui e basta, come puoi biasimarlo se si sente solo e se cerca in altri il calore che serve per scaldarsi? Ti stupisci che stravede per Ru senza domandarti il motivo. Lo fa da anni. È lui che gli ha insegnato a camminare, a pronunciare le sue prime parole e c'è sempre stato. Possiamo dire lo stesso noi?»
Joe ripensò alla faccia di Ru e una bile di disgusto gli salì in gola, spronandolo a vomitare. Sapeva bene cosa avesse fatto quell'animale a Chloe e ad altri innumerevoli ragazzi innocenti, li aveva condotti su un sentiero oscuro, fatto di sangue e pressioni, e alcuni erano morti. Chloe era una sopravvissuta, null'altro, e l'idea che potesse rovinare anche il suo unico figlio lo fece bruciare dentro.
Per Joseph, Ru non aveva alcun valore. Nessuno voleva fare branco con lui, le voci sul suo conto erano peggiorate e i pochi che lo guardavano con neutralità erano abbastanza saggi da tenere le distanze. Era privo di raziocinio in confronto a Lance, egoista e superficiale, difetti che a quanto pare Zero adorava replicare.
Ciò a cui non poté replicare fu il fatto di essere stato assente. Si era perso molte cose di Zero, compresa la sua nascita. Ru era stato il primo che avesse visto, aveva un legame speciale con il cucciolo dal suo respiro originario. Si disse che, magari, se fosse stato presente la notte in cui Zero era al castello, ogni cosa sarebbe stata a posto. Niente mondo esterno, niente Nosferatu, niente preoccupazioni, solo Joe, Chloe e Zero.
«Quindi sbaglio io» giudicò Joe pesante. «Dovrei allentare il guinzaglio e dargli modo di strozzarsi con quello?»
Chloe era esasperata. «Per le dee, non puoi sapere come andranno le cose. Sei un diamine di pessimista.»
«Sono realista» lo corresse. «E ho i miei motivi.»
«Tutti facciamo degli errori. Ti sai focalizzando su quelli di Zero perché è quello che è, l'ultimo perno del trattato e tu lo vedi maggiormente come tale, un cavillo da proteggere. Anche tu hai fatto la tua dose di stronzate e hai avuto il culo parato da Lance. Da piccola i miei genitori discutevano spesso per via della mia educazione, mia madre non era abituata ai metodi di Arcadia e la innervosiva il fatto che non ci fosse una vera scuola. Un giorno io e Dylan stavamo giocando vicino ad un pendio ghiacciato e mamma mi aveva detto di smetterla perché era pericoloso. Ecco, mio padre me lo aveva ripetuto e lo avevo ignorato. Allora ha alzato le spalle e ha aspettato.»
«Aspettato cosa?»
«Dylan mi ha tirato una palla di neve sul naso, io sono inciampata e sono scivolata giù. Mi sono storta la caviglia e ho iniziato a piangere. Papà è subito venuto da me, però mi ha detto di piantarla di frignare perché era colpa mia, avevo scelto io di non seguire il suo consiglio e ne dovevo subire le conseguenze. A casa i miei hanno riso un sacco» rammentò con voce impastata. «Intendo dire che sbagliare a volte serve molto più delle parole, provi sulla tua pelle il giusto e il sbagliato. Io ho imparato a non giocare con le scarpe con la suola di gomma di fianco a un dirupo.»
«Non è lo stesso» annaspò. «Se Zero fa un passo falso... Lance...»
Il Vampiro nero era rimasto in silenzio di fronte alle accuse del re, si era limitato a discutere con Gwyn sui piani futuri e mettere in piedi una rapida squadra di ricognizione. Per quanto il suo silenzio in altri casi sarebbe stato una benedizione, Joseph lo conosceva bene e sapeva che lo facesse per pura pietà, per non gridare in faccia al suo migliore soldato e amico che fosse un fallimento.
«Se qualcuno osa toccarlo anche con un dito brucerò quest'isola da nord a sud, farò a pezzi ogni albero, ogni stelo e...» ringhiò Joseph, stringendo le unghie nei braccioli.
Chloe lo zittì con le sue labbra e subito il Vampiro si arrese al suo calore, facendole scivolare le mani addosso. La attrasse a sé, bisognoso di ogni suo battito e respiro. I Vampiri erano freddi di natura e, per Joseph, Chloe era la sua fiamma, colei che lo manteneva in vita e gli ricordava che aveva ancora un motivo per cui continuare ad avanzare. Senza lei e Zero il mondo e quell'eternità che non aveva mai voluto lo avrebbero straziato.
«Adoro quando diventi papà orso» ammise Chloe in un risolino, riempiendolo di baci sulle guance. «Sei davvero sexy.»
«Credi di distrarmi?» chiese guardingo, alzò il mento e le permise di baciargli il collo. Socchiuse gli occhi e si rilassò, massaggiandole il seno. «Okay, forse ci stai riuscendo. Salimi sopra, metti le gambe sulle mie spalle e siediti.»
Chloe avvampò e il suo cuore batté forte nel vedere quel sorrisetto malizioso. Si guardò intorno e gli sfoggiò un'occhiataccia di rimprovero. Erano scappati da una discussione reale e scommetteva che nell'altra stanza il re, Alba, Lance e Gwyn stessero ancora urlando. Fare sesso al Grande Palazzo poteva farti finire direttamente nelle segrete a marcire e non ci teneva a essere scoperta o sentita da qualche Vampiro impiccione.
«Siamo in una sala reale, Joe!» esclamò. «Ci scopriranno.»
«Ho un buon udito, e ho il fiuto di un segugio, ricordi? Su, siediti sulla mia faccia.»
«Tu...» Ebbe un brivido, ma senza farselo ripetere si sollevò con le ginocchia sulla sedia. Il pericolo era una delle sue droghe preferite. «Tu ci farai scoprire! E ti metteranno un bel collare al collo, uno di ferro, ecco, tanto che nemmeno Lance ti aiuterà!»
Joe sogghignò e la vide sollevarsi la gonna del vestito azzurro in borbottii irrequieti, si sfilò le mutandine bianche e gliele lanciò addosso. Le avvinghiò le mani sulle natiche e la fece saltare su di sé, fino ad avere la faccia tra le sue gambe. Le penzolavano i piedi oltre lo schienale e si aggrappò ai capelli del Vampiro con fare nervoso, cercando un appiglio.
«Appoggiati di peso» ingiunse Joe.
«Per le dee, è scomodissimo e...»
«Schiacciami. Quando ti dico di sederti sulla mia faccia intendo che devi mettici tutto il tuo peso e non preoccuparti se mi manca il fiato» sibilò con le labbra attaccate al suo sesso.
Era già umida quando le infilò la lingua tra le labbra e assaporò l'unico nettare che gli dava più piacere del sangue. Il gola ebbe un sapore cento volte migliore, accentuato dagli spasmi incontrollati della ragazza su di lui: Chloe si lasciò andare al piacere e mosse i fianchi per seguire i suoi movimenti, allargando le cosce per fargli prendere ciò che desiderava, e oltre. I gemiti arrivarono subito e nessuno di loro se ne preoccupò. La punta della lingua la stimolava dall'interno e, con gli occhi chiusi, ebbe l'impressione che le stesse solleticando lo stomaco. Si piegava e curvava ad ogni stimolo, accarezzandogli i capelli bruni e mordendosi le labbra per trattenersi dall'urlare forte.
«Ti amo, ti amo... tantissimo» ripeteva Chloe con un filo di voce.
Coprì con la bocca l'intera porzione del monte di venere e usò le dita per allargare le labbra interne, succhiando il clitoride e leccandolo come fosse una dolcissima caramella. Usò l'indice e il medio per frizionarla meglio, contemplando il suo corpo reagire e muoversi senza controllo.
Chloe gli scivolò addosso, rimanendo seduta sulle sue ginocchia. «Dovremmo tornare a casa» propose «e finire ciò che abbiamo iniziato. Lo so che l'idea di avere un altro figlio non ti fa impazzire, però dovresti provarci. Adesso.»
«Adesso?» fece eco divertito, leccandosi le labbra. «E la storia del Palazzo?»
La lupa mugugnò indispettita e gli si strofinò addosso vogliosa, tastandogli il petto e i fianchi. «Adesso» ringhiò. «Sei troppo irresistibile per tenerti il broncio.»
Un rumore fece tendere le orecchie a entrambi e, poco dopo, Gabriel sgusciò dentro l'ala con sguardo sagace. Il Vampiro aveva passato numerosi anni con Vlad, era stato addestrato da altri segugi e ne conseguiva l'arte con maestria; fare rumore per lui era un gesto gentile per annunciare la sua presenza. Malgrado ciò, ovunque andasse, con i suoi riccioli biondi e il corpo allenato, aveva sempre gli occhi addosso.
Gabriel alzò il naso e si morse il labbro divertito. «Ho seguito l'odore di ormoni fino a qui. Anche senza occhi e fiuto vi avrei trovati. È la stagione degli amori per i cani? Scherzavo» dovette precisare, vedendo lo sguardo dei compagni farsi truce. «Scherzavo, ho detto. Vecchie abitudini.»
Chloe si sistemò sulle gambe di Joseph. Se un tipo solitario e presuntuoso come Gabriel li aveva cercati era successo qualcosa di peccaminoso e bramava condividerlo.
«Su, parla. Hai tutta l'aria di uno che non aspetta altro» lo incalzò Chloe.
«Dov'è Zero? Pensavo fosse con te» la interruppe Joe.
Gabriel inclinò il capo. «L'ho visto uscire da Palazzo con il fratellino di Lance... Oh! Questo è un altro scherzo! È con Enrique, gli ha rimediato qualche fetta di pane zuccherato e lo sta tenendo d'occhio!» parlò in fretta, spaventato da quanto veloce Joseph si fosse mosso. «È nelle cucine. Lance ci ha ordinato di non perdere d'occhio né lui né il lupo nero. Credo che il principe del sole abbia ordinato la stessa cosa ai suoi lupi, Bjørn e gli altri hanno i nervi a fior di pelle.»
Era naturale, Zero aveva fatto un vero disastro e si era superato, persino le stupidaggini di suo nonno avrebbero impallidito di fronte a tanta scelleratezza. Il padre di Chloe, almeno, aveva avuto sempre l'istinto di non attirare mai l'attenzione o andarsene dal luogo delle sue malefatte prima che fossero scoperte. Zero aveva creato una breccia invisibile e litigato con un vero principe infernale.
«Ru è con lui?» continuò Joe teso.
Gabriel tirò le labbra. «C'è da chiederlo? Lance lo ha preso per i capelli e se lo è tirato dietro, credo se lo voglia legare al piede, così può finalmente controllarlo.» Fece due passi avanti e curvò la testa, come faceva ogni volta prima di spifferare un segreto. «Ho ascoltato cosa ha detto Gwyn. Non era felice. Affatto. Non vi ritiene responsabili per prendervi cura di Zero e ha domandato che vi togliessero la custodia.»
Joseph e Chloe si lanciarono uno sguardo allarmati e si lanciarono sulla porta, rischiando di travolgere Gabriel nel mezzo. Il Vampiro biondo si gettò sull'uscita e la bloccò con il suo corpo, facendo impazzire Chloe, la quale tirava furiosa la maniglia. La sua espressione rivelava la vera paura di perdere la cosa più preziosa che aveva, il suo unico figlio.
«Aspettate un secondo, se andate là adesso sarà peggio! Lance mi taglierà la lingua e...» Chloe lo picchiò sulla testa per spostarlo. «E voi darete al re un'altra prova che siete degli idioti! Lasciami i capelli, me li rovini, stronza!»
Joseph le passò le mani sotto le spalle e la tenne stretta. Agitava i piedi per colpirlo ugualmente e imprecava in norvegese, dimenticandosi della lacuna linguistica.
«Possono farlo?» lo interpellò Joe pallido. «Il re può toglierci Zero?»
Gabriel negò. «No, calmatevi. Alba e Lance si sono subito opposti. Nessuno ve lo toglierà. Il re è fuori di sé. So che ultimamente si è lasciato andare, la sua salute va ad alti e bassi e questo è stato un duro colpo. Lo sapete, se Gwyn lo convince...»
Chloe trattenne il fiato. «Zero appartiene ad entrambe le fazioni. Non possono prenderselo come fosse un pezzo di carne in vendita! La nostra opinione varrà qualcosa in merito!»
«Avete lasciato che l'unico Ibrido che fa da nastro ai nostri mondi se ne andasse a zonzo in mezzo agli umani, senza alcun controllo o addestramento. Potrebbe aver messo in allerta i Cacciatori o altri di quella razza» berciò Gabriel a denti stretti. «So che sono parole al vento, ma per quel che vale difenderemo voi e lui. Non ce lo porteranno via senza ammazzarci. Ha fatto una cosa stupida – mio Dio, quanto stupida! – e Gwyn ci marcerà su. Lo vuole lui.»
Joseph corrugò la fronte. «Gwyn non lo vuole intorno.»
«Non ci giurerei» lo liquidò serio. «Siamo sul suolo arcadiano, l'isola lo è, seppure ci abbiano concesso dei territori. Sai cosa significa.»
«Che senza di noi in mezzo la tutela passa alla famiglia reale» tradusse Chloe. «Eppure continuo a non capire. Gwyn lo ha sempre guardato dall'alto in basso, che vantaggio ne può trarne? È un cucciolo.»
«I cuccioli si plasmano. Vuole plasmare qualcosa che gli serve» sibilò Gabriel. «Quel vecchio non mi è mai piaciuto e secondo il mio parere sta tramando qualcosa. Ricordate la storia degli alpha morti, lui era uno dei pochi a conoscere la verità e le prove sono state cancellate. Ha un motivo e c'è Zero in mezzo, per questo gli ha insegnato in questi anni.»
«Lo voleva vicino» parlò Joe. «Abbastanza da tenerlo d'occhio. Quale è l'opinione di Lance?»
«Lance non si fida di nessuno, questo lo sai» lo rincuorò Gabriel. «Se Gwyn muove quel passo sarà guerra. Se davvero lo farà, sarà Lance a dover spezzare i trattati e saremo etichettati come nemici. Significa che se quel verme convince il re a togliervelo, tanti cari saluti. Lance dovrà fare un passo indietro o ci sarà un altro spargimento di sangue.»
«Dobbiamo parlare con Alba» disse Chloe.
«Lo sta già facendo Lance. Quei due vanno molto d'accordo, avete notato?» sbeffeggiò. «Lance ha il titolo di "Saggio" sulla carta, ma non ha la stessa influenza, né a corte né sul popolo. Ho visto Gwyn parlare alla gente. Per loro è un sopravvissuto, un santo. Uccidi un santo e crei un martire. Brutte guerre sono state combattute sotto il sangue dei martiri.»
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