VI

(Gabriel)

Chloe, Joseph e Lance erano riuniti sulla Grande montagna, in una delle vette più alte. Sotto di loro l'est e il nord si vedevano chiaramente, divisi dal permafrost. A quell'ora della notte l'aria era alquanto gradevole, soffiava un vento freddo che portava la neve del nord lontano e, oltre le nubi, si sentivano soffusi dei tuoni. Ben presto avrebbe piovuto. In quelle zone gli acquazzoni estivi erano comuni e, specie al nord, aiutavano la neve a sciogliersi.

Lance fissava il vuoto intorno a sé, il mare era una distesa nera e le onde erano calme. Respirò a fondo e si godette quella pace, alle sue spalle Chloe stava cercando dei sassi rotondi e Joseph si assicurava di non vederla finire ne burrone. In quel misero frangente si sentì felice, completo, e desiderò di poter fermare il tempo in quel momento. Voleva godersi Arcadia, la natura che la nebbia gli aveva permesso di scoprire grazie alla cappa, nonostante il suo potere immenso si sentiva fuori posto.

Aveva lasciato quel luogo moltissimi anni prima, si era ripromesso di non fare più ritorno da quella gente che lo aveva disprezzato e abbandonato. Ancora ricordava le risatine ironiche dei bambini e suo padre che, invece di difenderlo, gli addossava la colpa a causa del suo aspetto. Aveva dimenticato di come fosse, di sicuro un mostro.

Chloe trillò. Qualcosa le aveva punto il dito.

«Mi ha morso! C'era una pulce» ringhiò, cercando di calpestare l'insetto.

«Gli hai distrutto la casa, ti avrei morso anche io» borbottò Joe.

«Stanno arrivando» proclamò Lance, sperando di distrarli dai loro giochi.

Gabriel, Jake e Johanna scalarono la montagna. Si muovevano rapidi in un'ombra nera, i Vampiri si muovevano meglio al calar del sole, quasi si svegliassero da un lungo letargo. Joseph aveva notato lo stesso difetto, malgrado la nebbia maledetta lo proteggesse o restasse al chiuso durante il giorno, il sole lo affaticava. Se non fosse stato per il sangue di Chloe sarebbe stato a pezzi per quella missione.

Zampettò al fianco della ragazza e lei, in risposta, gli strofinò la fronte sulle braccia per imprimersi meglio l'odore sulla pelle. Avevano imparato a sopportare i difetti e amarli, all'inizio era stato difficile superare quelle barriere, ma il sangue di Chloe era il suo preferito. Le prede che cacciava erano cartone al confronto. Lance l'aveva definita un richiamo naturale. Era vero, tutto nel corpo di Chloe cantava per lui.

Gabriel saltò vicino a Lance e il Vampiro sollevò una mano, grattandogli il mento. Il biondino emise delle tenere fusa.

«Avresti dovuto farti mordere da un Licantropo, così avresti potuto scodinzolare meglio» brontolò Johanna basita.

Gabriel alzò le spalle e Jake andò verso Joseph. I due Vampiri si diedero la mano da vecchi amici e Jake gli passò una mano sulle spalle. A Joe piaceva un sacco avere degli amici oltre che a considerarli compagni, come erano soliti fare. Gli ricordava gli anni alla Royal Oxford Academy passati con Nicholas e David. Si domandò dove fossero.

«Raro vedervi da soli. Dov'è il cucciolo, a dare problemi a qualcun altro?» scherzò Jake.

Johanna soffiò infastidita. Le femmine di Vampiro erano sterili, uguali alla maggior parte dei Vampiri maschi; come per i Demoni, la riproduzione era gravemente compromessa, per quel motivo la nascita dell'Ibrido aveva sorbito sospetti, paure e lamentele.

«Con Alba. È tornato questa mattina» rispose Joe. «È nel suo periodo ribelle. Lance ha avuto la brillante idea di spifferare ai quattro venti un paio di dettagli e Zero voleva venire con noi. Si è inventato una scusa.»

«Dovresti lasciarlo venire.» Jake tossì, sotto lo sguardo inquisitore dell'amico. «Almeno a qualche caccia.»

«È ancora piccolo. E l'ultima volta non è andata bene» ricordò Johanna.

L'unica volta in cui Joe aveva permesso a Zero di andare a caccia con altri Vampiri senza di lui si era fatto male. Nessuno spiegò esattamente cosa fosse successo, ma il cucciolo era tornato a casa con i vestiti strappati e sull'orlo di una crisi di lacrime. Solo Lance sapeva che alcuni di loro lo avessero trattato male, spingendolo giù da una collina. Si era tenuto per sé l'informazione per non far preoccupare inutilmente Chloe e Joseph, ma si era assicurato che quei Vampiri non facessero più del male al suo figlioccio.

«Il cucciolo è sorvegliato giorno e notte. Adesso sta dormendo e gradirei poteste lasciargli almeno l'intimità dei suoi sogni» stabilì Lance. «Abbiamo altro a cui pensare.»

«Perché hai chiesto a Gabriel di unirsi a noi? Potevo farcela da solo» grugnì Joe.

Gabriel sogghignò. L'ultimo torneo di caccia l'aveva vinto lui.

Lance gonfiò il petto. «Non mi servono le vostre assurde dimostrazioni di forza. Avevo bisogno di una squadra bilanciata e ognuno di voi eccelle nella qualità che cercavo. È una missione di ricerca, non di salvataggio. Tanto meno punitiva» soffiò verso Johanna, la quale si strinse nelle braccia. «Il nostro compito è quello di indagare sulla morte esterna a quella dei Licantropi a Londra. Abbiamo poche ore prima che sorga il sole. Sono già stato nella zona, la magia rappresa e la quantità di sangue hanno attirato alcuni Demoni, per questo state attenti. Sia a loro sia all'Esercito. Ricordatevi che per loro siete cavie o cadaveri.»

Gabriel fece una smorfia. «È molto confortante. Ci dici cosa stiamo cercando?»

«Prove» dichiarò. «Qualsiasi cosa ci possa dare una pista sui possibili responsabili. Le morti degli alpha e l'umano sono in qualche modo collegati ad Arcadia, dobbiamo sapere cosa sta succedendo. Quando l'avrete tornate da me, questo è quanto. Io mi occuperò del resto. Intesi?»

«Intesi» cantarono in coro gli altri.

Lance annuì compiaciuto, poi si sporse nel vuoto. La nebbia maledetta gli afferrò le gambe e lo mantenne stabile. Joe e gli altri glielo avevano visto fare molte volte e Gabriel trattenne il fiato per controllare la nausea. La nebbia sfavillò e si espanse come una nube nera, invase lo spazio circostante e si chiuse sopra di loro.

Vennero sballottati ovunque. Era una sensazione tremenda da sopportare e, alcuni secondi dopo, si trovarono catapultati in un vicolo. Chloe si tappò il naso per la puzza, mentre Gabriel quasi vomitò. Joseph usò tutto il suo autocontrollo per non seguire l'esempio degli altri segugi: il tanfo gli inondava i sensi, lo disgustava e c'erano troppe cose intorno a lui. I cassonetti pieni di spazzatura, le fogne, il cibo gettato a terra e il piscio dei barboni. L'insieme confuse l'olfatto dei Vampiri, in aggiunta al malessere del teletrasporto.

«Siamo a Londra!» esclamò Chloe, l'unica ad essere in sesto dal viaggio.

Joseph si era dimenticato di quanto amasse le città. Da umano ci era andato moltissime volte, aveva visitato la National gallery, il museo di storia naturale e si era fatto un giro sul London eye che si affacciava sul Tamigi. Dopo un paio di minuti riuscì persino a sentire la mancanza di quel mondo, le luci fosforescenti delle insegne notturne, il traffico e la vita.

Oppressi da quel vicolo, Joe sentì il bisogno di uscirne e camminare in mezzo alla gente comune, fingere di essere uno di loro. Si rese subito conto di essere in difetto: era là per un compito e doveva portarlo a termine. Ma anche Chloe era distratta, attratta da una discoteca in fondo alla via.

«Oh, cazzo. Questo posto puzza di merda» sputò Jake.

«Dovresti sentire quando sta per piovere. Dove ci hai portati? Mi aspettavo qualcosa di diverso.»

«Shadwell» rispose Lance e Joe si accigliò.

«Shadwell?» ripeté stranito.

Shadwell era l'ultimo quartiere che si aspettava di udire. Era una zona nell'East End di Londra, sulla sponda settentrionale del fiume. Erano abbastanza vicini a Charing Cross e riuscivano a vedere il 30 St Mary Axe. Nel distretto di Tower Hamlets in generale non c'era granché da vedere o fare, solo alcuni condomini e fabbriche.

«Shadwell è... Dai, persino chi abita a Shadwell non sa di abitarci. Morire qui è deprimente» si lamentò Joe. Era passato del tempo dall'ultima missione seria e le aspettative gli stavano crollando davanti agli occhi. «Qui c'è...»

Stette per parlare, ma sia Joe sia Gabriel ammutolirono e alzarono i nasi. C'era qualcosa che squadrava nel complesso di Londra, in quel posto più del normale. Era una scia nera e pesante, nascosto da strati di odori e vari altri profumi, c'era solo sangue.

«Ecco a te. Frignavi tanto per un po' di pericolo, quindi ti ho accontentato» commentò Lance. «Lo senti?»

«C'è puzza di sangue, ma è corrotto. È come se... se ci fosse altro sopra che lo sta sporcando» pensò Gabriel meditabondo. «E quel qualcosa è davvero forte.»

«Demoni. Demoni e magia oscura» confermò il Vampiro nero. «Questo genere è diverso dal mio o a quello di Vlad. Sembra quasi primordiale.»

Joe cercò di dare un senso a quell'odore nel naso. Aveva affinato i sensi e il dono, era capace di trovare qualsiasi essere vivente lungo un'area molto ampia, eppure in quel frangente si trovò in difficoltà. Sentiva chiaramente il sangue umano nell'aria, erano vicini, così come lo erano altri Demoni.

Chloe fissava il tetto di un palazzo con aria guardinga. «Dovremmo allontanarci in fretta. Conosco l'odore dei Demoni e, se sono a caccia, siamo nel mezzo del loro territorio. Lo vorranno difendere.»

«Fa' strada, Joseph» ordinò Lance e lui eseguì.

Si immersero nella vita notturna di Londra e Lance tenne gli occhi bassi, a disagio. Aveva vissuto in solitudine per tutta la sua infanzia, poi si era perso e Vlad lo aveva adottato, portandolo con sé in Romania. Quella terra era diversa, era ricca di storia, luoghi pacifici in cui poter trascorrere i giorni beati, boschi e campi in cui cacciare.

A Londra sentì il peso della confusione. Ogni cosa era veloce e persino i gemelli ne furono scioccati. Guardavano ovunque e dovettero trattenere l'entusiasmo per evitare di attaccarsi alle vetrine dei negozi o scivolare tra le auto in strada. I bar erano ancora aperti e all'ingresso delle discoteche c'era folla, le ragazze sfoggiavano gonne cortissime e trucchi sfarzosi, gli uomini avevano le cravatte a penzoloni e bottiglie di alcol in mano.

Un uomo ubriaco piombò davanti a Johanna e le fece gli occhi dolci. Malgrado l'evidente stato confusionale e sull'orlo del vomito, la Vampira lo annusò interessata e gli schioccò un furioso bacio. Senza farsi vedere, si pulì i canini del sangue dell'umano, mentre il fratello scuoteva la testa.

«Aveva un odore delizioso. Dolce» canticchiò lei. «È il paradiso!»

«Puzzava di liquore e forse si era pisciato anche addosso!» rise Chloe, guardando di sottecchi il gruppo a cui si riunì l'uomo. Sbronza o meno, anche gli altri fischiarono eccitati. «E "paradiso" è l'ultima parola che userei per descrivere questo posto. Siamo più all'Inferno, ma scommetto che anche il nostro amico Re infernale si tiene alla larga da questi posti. Preoccupati dell'Esercito.»

Lance aveva messo in guardia chiunque in quel gruppo. Aveva ammirato da vicino i metodi dell'Esercito ed era intenzionato a starci alla larga.

Joseph e Gabriel erano in prima fila, si stavano scambiando veloci opinioni e per fortuna erano quasi sempre d'accordo. In quelle occasioni avevano bisogno di concentrazione e la strada percorribile era, per fortuna, una.

Chloe comparve tra i due Vampiri. «Perché Lance sembra avercela con te?» lo interrogò.

«Perché probabilmente ce l'ha» sospirò Joe.

«Che gli hai fatto?»

«Niente. È da Lance prendersela un po' con chiunque gli passi a tiro quando è di cattivo umore, solo che io non mi infastidisco. È come Zero, devi lasciargli i suoi spazi e ogni tanto...»

«Tirargli le orecchie?» optò Gabriel. «Gli servirebbe. È pretenzioso.»

Chloe si tese furibonda e il Vampiro biondo alzò le mani, lasciando perdere la discussione. Un'unica volta Lance gli aveva chiesto di insegnare a Zero qualcosa, sperava che il dono di suo padre si fosse tramandato in lui, ma né il cucciolo né Gabriel avevano la voglia di farlo e si erano alterati in fretta.

Chloe sfiorò il braccio a Joe e lui si risvegliò, tirandola un po' a sé. Ripensò a sette anni prima, di quando andavano a scuola e dei mesi in cui tutto era stato facile e perfetto. Ora vagavano per Londra alla ricerca di un assassino magico con una squadra di Vampiri alle spalle e un Ibrido a cui dare una valida spiegazione a casa. Avrebbe fatto domande, lo sapevano entrambi.

«Ricordi quando ero umano? Passeggiavamo per Wolverhampton mano nella mano per tornare da scuola e i miei amici mi invidiavano un sacco. E avevi quella moto rossa, quella che avevi rubato a tuo zio» divagò sereno.

«La Fireblade» ridacchiò Chloe. «Sì, era fuori di sé. Gli avevo lanciato le chiavi dalla finestra un giorno.»

Joe inclinò il capo sollazzato, immaginando con facilità la scena. Si erano lasciati alle spalle tantissime persone e lui aveva alzato i tacchi senza pensarci due volte. Per Chloe era difficile ricordare la morte dei suoi nonni, non voleva parlare di quel periodo buio, per l'altro era opposto. Aveva iniziato a vivere grazie a Chloe e a Lance.

«Una pazza» decise Joe. «Credi che se ti fossi rifiutata di andare con Einar quella mattina le cose sarebbero diverse?»

Se Chloe non fosse andata ad Arcadia l'isola sarebbe caduta. I Vampiri avrebbero portato solo morte e avrebbero continuato a battere quelle terre fino a bere l'ultima goccia di sangue da un essere vivente. Lance avrebbe avuto la sua vendetta e sarebbe rimasto l'essere triste e vuoto che avevano conosciuto all'inizio. Chloe però aveva cambiato le cose, aveva avuto un altro imprinting e aveva segnato una nuova era.

«Oh, sicuro. Io ti avrei lasciato» gli assicurò. «Eri un piantagrane.»

«Già, e ti piacevo parecchio.»

«Dovresti parlare con Lance dopo. È il tuo migliore amico» lo consolò.

Jake sbraitò energico. «Secondo migliore amico» si impuntò, indicandosi.

Chloe lo spintonò e fissò Lance, pregandolo dicesse qualcosa. Il ragazzo era perso nel suo mondo ed evitava di guardarsi intorno, intontito dalle grida delle ragazzine e la musica proveniente dai locali. Le strade lo soffocavano e l'odore degli umani lo stuzzicava, si stringeva le unghie nella carne per controllarsi e Chloe si spostò verso di lui.

Lance le permise di confortarlo con il suo dono. Di nascosto, a volte, lasciava che lo aiutasse per portargli via i brutti pensieri e aiutarlo a rilassarsi. Per il Vampiro era difficile respirare, se lo avesse fatto avrebbe dato di matto e avrebbe finito per attaccare qualcuno. Desiderava tornare in Romania, nella casa sperduta in cui Vlad lo aveva accolto, sulle sponde del Târnava Mare.

«Ci sono io, Lance. Non sei solo» disse Chloe, prendendolo a braccetto. «Non sei più in quella casa con tuo padre.»

«Lo so. È che... Temo che qualcosa possa sfuggirmi dalle mani. Quando ho morso Joseph durante l'incontro con il re Gael ero impazzito, d'un tratto mi sono sentito invaso dalla rabbia e non era solo a causa di Dylan. Sapevo cosa dovevo fare e dire, mi ero preparato e quel giorno ho rovinato tutto. Per cosa? E Runal ha fatto lo stesso con te.»

«Ru da di matto spesso» sminuì.

«Di meno da quando Zero è cresciuto» notò e Chloe sussultò.

Ru aveva avuto l'imprinting con Zero alla nascita e avevano deciso di tenerlo nascosto agli altri per sicurezza. Joseph avrebbe dato in escandescenza e avrebbe tentato di ucciderlo. Le questioni da lupi erano fuori dal suo raggio di comprensione e Chloe sapeva cosa Ru provasse nei confronti di Zero. Come lei verso Joe, voleva proteggerlo a costo della vita, essere il mondo, acqua, cielo e terra senza pretendere mai qualcosa in cambio. Solo poterlo amare era un regalo enorme e Ru era cresciuto insieme al cucciolo.

«Da quando Zero ha imparato a imprecare» lo corresse. «Gliele hai insegnate tu.»

«Può essere, sì.»

Seguirono i due segugi a capo, entrambi puntavano in una direzione medesima. Lasciarono alle spalle le vie commerciali per inforcare le strade laterali, buie, meno battute. Ovunque c'erano palazzine deserte, le luci spente. Numerose macchine costeggiavano le strade a senso unico, le botteghe con le serrante scese e c'era un silenzio innaturale.

Si bloccarono ad un ponte levatoio sul fiume, le travi erano rosse e un po' arrugginite. Il nastro giallo e nero della polizia bloccava l'entrata in quella zona.

«È qui. Ne sono certo» garantì Gabriel. «La puzza deriva da quella fabbrica. Sicuro che ti sei lavato oggi, Joseph?» Lui non rispose e Lance apparve dall'altra parte del ponte, studiando l'ambiente. «Ottimo. A noi sfigati tocca andare a piedi.»

«La finirai di lamentarti un giorno?» replicò Johanna.

Gabriel ignorò il commento e seguì il compagno che aveva già scavalcato i sigilli. Si era ricordato com'era vivere in una città, lui stesso aveva vissuto a Mannheim agli inizi degli anni Sessanta. Era andato a scuola, l'aveva lasciata e aveva trovato un lavoro – non rammentava quale. Le cose erano cambiate quando suo padre era stato aggredito in piena notte: erano iniziati i deliri, le febbri e poi era morto. Per due giorni. Mentre lo stavano seppellendo, suo padre era strisciato fuori dalla tomba e lo aveva morso alla gola, lasciandolo agonizzante mentre si stava cibando degli altri ospiti. Gabriel era l'unico sopravvissuto.

«Non mi piace questo posto. Le ombre sembrano muoversi» si preoccupò Jake.

«Qui tutto si muove» ansimò il Vampiro biondo.

Chloe tagliò la strada a tutti, correndo per arrivare prima alla meta. Superò persino Lance e si guardò intorno. L'area era delimitata dal fiume e i capannoni erano chiusi da catene e lucchetti. La fabbrica era abbandonata, i muri erano coperti da varie scritte oscene, i vetri rotti o macchinari abbandonati.

Prima che potessero avanzare, Joe bloccò Gabriel per un braccio e lui gli sfoderò uno sguardo aggressivo. Odiava essere toccato.

«Lo senti anche tu?» gli domandò al volo.

«Demoni. Sì. È notte fonda, potrebbero attaccarci.»

«Abbiamo il sangue infetto per loro, cercano prede migliori e anche a loro la confusione dà fastidio. Sono stati richiamati dalla magia usata, fa' attenzione.»

Gabriel fece una smorfia per la preoccupazione del compagno. Lui era stato il primo ad andare contro la scelta di Lance di tenere Joe nel gruppo, specie all'inizio quando si era dimostrato arrogante e pieno di pretese. Con il tempo e la pace dei giorni, gli asti si erano affievoliti e avevano imparato a sopportarsi. A Gabriel persino piaceva andare a caccia insieme.

Lance si diresse verso la fabbrica fatiscente e il gruppo lo seguì, prestando attenzione ad ogni angolo e anfratto. Persino Chloe riusciva a percepire la presenza dei Demoni, le loro emozioni erano un pizzicore sulla pelle, un sasso in gola che le impedivano di respirare con facilità. Nascosti li osservavano, in attesa di qualche mossa.

Lance entrò nel capannone. La polizia aveva già operato e qua e là erano rimasti dei sigilli e segnalini gialli a terra, accanto a mozziconi di sigarette, lacci e alcuni fogli strappati. In quell'enorme antro c'era una maleodorante puzza di cadavere e sangue, il corpo doveva essere rimasto in decomposizione per giorni interi e la puzza, sotto il sole estivo, aveva attirato i guardiani. Qualcuno aveva pulito, o aveva cercato di farlo, ma il pavimento e le colonne di pietra erano ancora luride. Dal soffitto pendevano catene e ganci macchiati.

«La polizia ha già sgombrato la zona, non vi siete persi granché, ve lo garantisco. Avevano appeso l'uomo a quel traliccio e lo avevano legato con le catene. Collo, braccia e gambe per non farlo muovere. La schiena era aperta in due, le ossa spezzate e i polmoni all'esterno» raccontò.

«E questi simboli?» domandò Johanna. «Rune.»

«Rune di cui non conosco il significato. Chloe. Tu ne sai meglio di me.»

Chloe girovagò intorno alle colonne e rimuginò. Varie rune erano state incise ovunque, le maggiori erano raggruppate in un cerchio magico. Cercò il marchio dei Demoni, il pentacolo o quell'inquietante cranio di animale con le corna, ma all'interno c'erano altri simboli mistici. Ne riconobbe alcuni senza problemi, altri le erano sconosciuti.

«È piuttosto strano. Di solito sono i maghi ad utilizzare i cerchi, permettono di creare uno spazio in cui richiamare mana ed energia, ma questo è frutto di una attenta preparazione. Le rune sono disegnate con il gesso, mentre altre sono scavate. I maghi sfruttano parole e gesti per i rituali, queste sono... come se volessero evocare qualcosa» parlò incerta. «Nemmeno io so cosa sono.»

«Pagane» recitò Lance. «L'aquila di sangue è un rito pagano, così alcune di queste rune.»

«Significa che qualcuno ad Arcadia sta facendo su e giù fino a qui per ammazzare delle persone a caso?» commentò Jake allibito. «Se i tuoi poteri non hanno avvertito nulla stanno sfruttando i passaggi segreti, ma se hanno creato un ponte tra i mondi di sicuro hanno un grande controllo sulla magia e usano un cristallo.»

«Alpha morti e adesso un umano...»

«Non era un semplice umano» sibilò Joe, togliendo la polvere da terra.

Sotto il suo piede, sul pavimento, era inciso il simbolo di Awen, tre linee circondate da un cerchio. Joseph conosceva quel simbolo, così come Lance e Chloe, e i tre si sentirono improvvisamente braccati.

«Cacciatori» semplificò Joe. «Questo è il loro marchio, quello dei McKingsley. Le tre linee rappresentano il corpo, la mente e lo spirito. Le tre verità. È il simbolo dell'energia divina, lo stesso che anima i progetti dei Cacciatori, l'ideale di un mondo purificato dal male.»

«Era un tuo parente?» chiese Chloe preoccupata.

Le bocche di Gabriel e Jake si aprirono.

«La tua famiglia ha dei Cacciatori?» sputò il biondo. «Lance, lo sapevi?»

«Sì, ero sulle tracce di coloro che ci hanno assaliti in Romania e ho trovate alcune, una di queste mi ha portato ai McKingsley. Gli oni sono il frutto della maledizione ideata da suo nonno» raccontò e nessuno dei Vampiri osò fiatare. Jake corrugò la fronte e sussurrò qualcosa a Johanna, la quale lo lasciò in silenzio. «Hanno sfruttato altri incantesimi sotto le orme dell'Esercito demoniaco, ma quei soldati non sono molto propensi alla condivisione. Peter McKingsley ha elaborato qualcosa di nuovo, ha stretto un Patto con due creature che difficilmente controlla, e ha dato vita a Tebe e Aargo.»

«Non sono semplici creature. Io e Chloe li abbiamo affrontati una volta» berciò Joe. «Anche loro sono una specie di Ibridi mutati, creati in laboratorio per seguire le mire della mia famiglia. Semplici umani sono troppo fragili per lui, aveva bisogno di qualcosa che fosse sia spada sia scudo. Gli oni acquisiscono informazioni, gliele portano e si evolvono in combattimento. Sono immortali. Nemmeno farli a pezzi serve a qualcosa.»

Chloe annuì. «Un Angelo li rende divini. Sono solo pupazzi.»

«I pupazzi sono fatti di stoffa e filo. Si riescono ad ammazzare» protestò Johanna.

«Quelli invece erano fatti di budella. Ho fatto un buco nello stomaco della ragazzina e lei ha continuato a camminare come una gallina senza testa. Che cazzo sta succedendo al mondo?» ansimò Gabriel. «Se quel tipo ha già stretto un accordo con un Angelo e un Demone per creare quei mostri, adesso cosa vuole ottenere?»

«Non sono i McKingsley» soffiò Joe, maledicendosi da solo per difendere il nome della sua vecchia famiglia. «Mio nonno punisce per far imparare una lezione o insegnare a qualcun altro. Questa è un'esecuzione. Forse era uno dei suoi uomini che ha parlato troppo o un traditore.»

Jake dondolò sul posto. «Uccidiamo tutti i Cacciatori e facciamola finita.» Lance e Joseph gli lanciarono un'occhiataccia. «È una buona idea.»

«Certo» lo prese in giro Chloe. «Ammazza dei Cacciatori, centinaia, su suolo inglese e ti assicuro che i Demoni saranno la preoccupazione minore. Qui la gente parla di serial killer, di uno strano culto, e l'Esercito tiene già i fucili alzati. Se anche l'OverTwo sapesse ciò che sta succedendo sarebbero guai, tra le agenzie non scorre buon sangue. Si sono pestati i piedi un paio di volte e sono pronti ad una guerra civile. Niente massacri!»

«Quindi proponi di costruire una casetta sulle colline dell'est, mettere su famiglia e giocare a biliardo?» esclamò Jake.

«A me piace il biliardo» disse Gabriel.

«Hai un figlio, Joseph. Un Ibrido. Ti sei dimenticato cosa fa quella gente a quelli come noi? Dovresti essere il primo a proporre una cosa simile. Gli oni hanno ucciso la nostra gente e hanno cercato di rapire Zero già una volta. Devi distruggerli!»

Lance fece un passo avanti, zittendo la conversazione. «Affrontarli direttamente è uno scontro senza senso. Gli oni acquisiscono informazioni in combattimento, si lasciano colpire e uccidere con l'unico scopo di elaborare strategie momentanee. In Romania hanno capito come affrontarci in pochi minuti. Puoi provarci, ma moriresti.»

Jake abbassò le spalle.

«Che rune sai tradurre?» interpellò Lance.

Chloe gliele indicò. «Un paio, le stesse tue. Hai il sole, la luna, il mondo e la danza. Le altre sono diverse. Non le ho mai viste ad Arcadia. Dovresti segnartele e mostrarle ad Alba.» Il Vampiro si picchiettò il dito sulla tempia. «Memoria di ferro, certo.»

Lance disperse i presenti, lasciandoli vagare alla ricerca di un indizio. Aveva fiducia nei loro sguardi attenti, aveva bisogno di qualcosa su cui lavorare e discutere con Alba. Voleva togliere suo fratello Runal dalla discussione, aveva l'abitudine di rovinare le cose e parlare a vanvera, per non parlare della sua abilità di distruggere ogni cosa gli passasse tra le mani. Era stato fin troppo immerso dalla prima ondata di omicidi, Ru era sfuggito alla morte per pura fortuna e qualcuno aveva stillato una lista.

Prima della partenza del principe oltre oceano, lui e Lance avevano passato giorni nei sotterranei e negli archivi. Avevano trovato vecchie pergamene con scritti i nomi dei più antichi Licantropi esiliati. La maggior parte erano alpha, gli stessi che erano morti.

Il Vampiro in nero andò a parlare con Gabriel, aveva un paio di appunti da dirgli e si persero nella conversazione. Chloe intanto osservava confusa le altre rune, si concentrava per capirne il senso e l'unica cosa che ebbe in cambio furono dei brividi d'orrore. C'erano simboli che inneggiavano ad una caccia violenta, animali feroci correvano in giro, insieme a serpenti, cavalli con sei gambe e fuoco. Tanto fuoco.

Ciò che notò fu che la maggior parte delle rune inneggiassero al nulla, all'oscurità della notte. Non c'era alcun equilibrio. Chiunque le avesse scolpite era furioso. Ne avvertiva le emozioni nel suolo.

Joseph era nei paraggi, assorto nel suo compito e Chloe non voleva distrarlo. Camminò nel cerchio e costeggiò il muro, allontanandosi dai Vampiri. Zampettò tra le ombre, fischiettando il motivetto di Lance, lo stesso che Ru cantava a Zero per farlo dormire.

Qualcosa le fece il verso e si bloccò. Alzò la testa e vide un Demone appollaiato di una trave di metallo. Se ne stava là, storto e sorridente, con il corpo ricoperto di squame. Aveva due paia di ali nere sulla schiena e ai fianchi, occhi rossi e la lingua biforcuta.

«Ci siamo già visti, noi» disse il Demone.

«Non direi.»

«Non era una domanda.»

«Joe...»

Il Demone le cadde vicino e strillò, presa alla sprovvista. Il mostro soffiò agitato ai Vampiri che provarono ad avvicinarsi e si nascose dietro alla ragazza. Le sfiorò le spalle con le dita e si ritirò al volo, scottato.

«Tu non sei umana» la attaccò disgustato. «Detesto i cani!»

Chloe si girò e gli sferrò un pugno sul naso. Il Demone strillò in lacrime e rotolò a terra, raggiunto dagli altri. Joseph stette per calpestarlo e spaccargli il cranio a metà, ma Lance lo afferrò per i capelli bruni e lo spinse indietro. Il Vampiro avanzò piano verso il Demone e provò a toccarlo.

«Povero uccellino con le ali spezzate, ti hanno fatto male?» gli domandò, usando un tono finto e ridicolo, lo stesso con cui la gente parlava ai polli prima di staccargli la testa. Lo afferrò per le gambe e gli studiò le ali rovinate. «Eri qui, vero? Vorrei poter vedere attraverso i tuoi occhi e ti offrirò una scelta. Puoi mostrarmeli o li avrò in mano.»

«Dolore» singhiozzò il Demone. «Hanno tentato di chiamare.»

«Chi?» tagliò corto Lance.

«Segreto» esclamò. «Potrei scambiarlo per qualcosa. Cosa mi dai?»

Lance disprezzava i Demoni, erano esseri ostili ed ostinati, rifiutavano di capire l'essenziale bisogno di una persona alla verità o lo rifiutavano. Tentare di discutere o conversare con uno di loro era una perdita di tempo, i Demoni offrivano sempre un Patto e c'era sempre un tranello alla base.

«Ti darò un pezzo della mia infanzia» propose.

La nebbia maledetta si gettò sul Demone e gli si arrampicò addosso. A parte Lance, gli altri balzarono via per non essere colpiti dagli artigli della creatura che stava cercando di liberarsi. Il Demone si agitava impaurito a terra, le lingue nere e verdi lo immobilizzarono, impedendogli qualsiasi movimento. Alcune lingue gli entrarono nel naso, nella bocca e nelle orecchie, portandolo in un altro posto.

Ciò che vide lo spaventò da morire. Persino per un Demone le torture che Lance aveva sopportato da piccolo erano atroci, sentì le cinghie sulla schiena, gli schiaffi sul volto, così come il dolore alle ossa, il prurito alla pelle e il formicolio agli organi interni. Quando arrivò il fuoco, il Demone urlò più forte e Lance approfittò del momento per sbirciare alcuni dei suoi ricordi.

Era troppo complicato avere qualcosa di autentico, la mente dei Demoni era formata da labirinti e pozzi da cui era impossibile uscirne indenni. Ciò che ottenne furono dei ricordi sbiaditi, le macchine della polizia, i reporter d'assalto e tutti quegli agenti che se ne andavano su e giù. Al seguito erano arrivate altre auto, uomini con lo stemma di Awen e persino gli oni. Si erano guardati in giro annoiati e se l'erano filata, lasciando il lavoro in mano ad un altro uomo, Rhys.

Lance si scansò e il Demone uggiolò. Dal soffitto altre due creature si mossero senza particolare interesse.

«Vampiri» giudicò uno di loro annoiato.

Un altro rise. «Insetti» lo corresse. «Quelli che stanno sulla schiena dei cani. Il loro sangue è arcigno, ma forse la ragazza...» Joseph mostrò i denti, ma fu la nebbia di Lance a far cambiare idea agli intrusi. «Un Vampiro maledetto. Che ironia del fato. Il mondo è davvero un posto buffo.»

Il Demone a terra sgattaiolò via, scomparendo nelle ombre. I suoi compagni rimasero a fissarli con un moto di ribrezzo.

«La prossima volta potrai calpestare la coda di un altro tipo di Demone e vedrai» lo minacciò.

Lance inclinò il capo. «Sono minacce forti da un mostro scappato dal suo regno. Se sei qui, anziché all'Inferno, deduco che il tuo padrone ce l'abbia con te. Che segreto potrò mai andare a dirgli?» scherzò astuto.

I Demoni si guardarono intimiditi. Coloro che erano scappati dal regno degli Inferi lo avevano fatto per due motivazioni: divertimento o paura. I Demoni amavano portare scompiglio e dovevano seguire una semplice regola, quella di mantenere l'equilibrio. La nascita dell'OverTwo, dell'Esercito, Eretici e Cacciatori era la prova che il mondo avesse scoperto ciò che si celava oltre il Velo. Alcuni si erano attrezzati per combattere, altri per ottenere unione. Se i Demoni se ne restavano per conto proprio era il segno che avessero fatto qualcosa di sbagliato al loro Re e avessero scelto la via più facile per sopravvivere: la fuga.

«Mente» disse uno.

«Conosco un Demone molto chiacchierone» confermò Joe. «Dovremmo proprio chiamare quei soldati e dire che c'è un nido di...»

«Dovreste spicciarvi. All'alba mancano poche ore» li liquidò un mostro, agitando le mani.

Lance fece un cenno con il capo e gli altri capirono al volo l'antifona. Un Demone non permetteva mai due volte alla vittima di fuggire, specie sotto palese ricatto. Erano circondati e nessuno dei Vampiri osò contraddire la creatura, approfittando dell'improvviso atto di gentilezza. Presto o tardi se ne sarebbero andati da soli, stufi di aspettare una preda o impauriti dai soldati.

Si dileguarono al volo e attraversarono il ponte levatoio, tornando frettolosi verso la zona abitata. Chloe si stava istericamente togliendo qualcosa di invisibile dalle spalle, scontenta che un Demone l'avesse sfiorata da vicino.

«Hai visto qualcosa?» domandò Johanna.

«Abbastanza, il nostro amico adorava spiare» rispose. «I Demoni sono arrivati con la polizia, poi ci sono state altre persone. Cacciatori. Hanno preso delle cose e se ne sono andati. Se sono arrivati dopo significa che anche loro erano estranei al progetto. Andremo a far visita a tuo zio, Joseph.»

Joe scrollò le spalle. «Fammi indovinare, lo hai spiato.»

«La tua famiglia merita un'attenzione particolare, soprattutto tuo zio. È un uomo con pochi scrupoli, ha fatto parecchi soldi sul mercato nero vendendo armi e talismani fatti con le creature che ha cacciato. La richiesta è molto vasta, magari è così che l'Esercito si mantiene da solo. Ha un'azienda a St Saviour Estate con qualche deposito. Inizieremo da lì.» Si bloccò di colpo e arrivò ad un centimetro dal volto di Joseph. «Ricordi cosa ho detto prima di partire?»

«Niente atti di stupido eroismo» sillabò.

«Dovrò ricordartelo?»

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