Capitolo 2

Bordeaux,  20 Febbraio 2009

Elodie

"Chiudete gli occhi per dieci secondi," esordì Missy Bonnet guardandocci uno a uno e creando così una certa suspense  "immaginate la vostra vita fra quindici anni. Voglio che scriviate tutto quello che pensate," disse aggirandosi fra i banchi.

Missy era la più giovane delle nostre insegnanti, aveva una lunga chioma rossa che portava quasi sempre raccolta in chignon poco elaborati, il viso costellato da minuscole efilidi e occhi color ambra. Quel giorno indossava una gonna grigia plissettata e un maglione bianco.
A Bordeaux, durante l'inverno la temperatura non scendeva mai sotto i zero gradi, quindi si poteva indossare quello che più piaceva.
Missy mi tranquillizzava, quindi la guardai prima di prendere fiato e chiudere gli occhi: ero brava a imnaginare le cose.
Il cuore mi batteva fortissimo quando iniziai a pensare al futuro. Fra quindici anni mi immaginavo adulta, forse avrei dipinto ancora, forse avrei avuto un lavoro, una famiglia...

"Forza!" continuò a incitarci Missy. Portava dei grandi occhiali neri da qualche giorno a quella parte e invece di imbruttirla le avevavo dato più autorità. "Potete essere tutto quello che volete!"

Mariè prese la parola. Riconobbi il suono della sua voce nonostante avessi gli occhi chiusi.
Come me e quasi il resto dei compagni, aveva undici anni all' epoca. "Possiamo essere tutto ciò che vogliamo?" chiese con voce squillante "anche Elodie?"

A quella domanda aprii  gli occhi di scatto. Vidi con chiarezza  la signorina Missy sgranare gli occhi e poi guardarmi con dolcezza. "Anche Elodie!" esordì scandendo bene le parole.

Tirai un sospiro di sollievo e fui grata di quella risposta. Avevo trattenuto il fiato, come quando si sta in apnea, anche se non me ne ero accorta.
Guardai il foglio bianco e con mano tremante cominciai a scrivere. Adesso era più difficile, le parole di Marie mi avevano messa a disagio, ma sapevo di potercela farce, perché lo credeva la signorina Missy e lo credevo anch'io, nonostante sapessi bene ..

di essere diversa: nessuno aveva una carrozzella.

***

"Ha mentito!"
Non mi curai neanche di guardare il mio interlocutore, poiché conoscevo bene a chi appartenesse quella voce.
La lezione era terminata e la classe si stava lentamente svuotando.
Volevo rileggere il tema ancora una volta, ecco perché non avevo raccolto le mie cose e adesso  mi ritrovavo a essere importunata da Jeöl Lefebvre.
A differenza mia aveva un cognome, c'èra una famiglia che nel bene o nel male l'aspettava al di fuori di queste mura.
Lo guardai stupita; non mi aspettavo che mi rivolgesse la parola. Del resto non l'aveva mai fatto da tre mesi a quella parte. Per lui ero come invisibile! Non capivo neanche perché lo stesse facendo.

"Cosa?"
"La signorina Missy," precisò "ha mentito. È ovvio!" fissò le mie gambe e poi mi guardò negli occhi. "Se mai avai un futuro non sarà roseo," disse freddo.
Era la prima volta che lo guardavo da così vicino, anche nel frutteto durante il nostro primo incontro si era mantenuto a debita distanza.
Prima che mi rendessi conto delle sue intenzioni,  mi strappò il foglio dalle mani.

Restai spiazzata per qualche secondo, poi fui investita da un'ondata di pura rabbia.
Nessuno aveva diritto di argomentare qualcosa sul mio futuro.
Lo fissai truce. "E tu che ne sai?"

Mi guardò con sufficienza.  "Sei in un istituto, su una sedia a rotelle."

Nel profondo sapevo che stava dicendo la verità,  ma riconoscevo anche una buona dose di cattiveria.

"Ci sono cose che non potrai mai fare!" rincarò la dose.

Sentii le guance scaldarsi sotto il suo sguardo e senza pensarci più di tanto mi appoggiai al banco e mi alzai all'impiedi.

Ero furiosa con Lefebve, anzi credevo di non essere mai stata così  arrabbiata con nessuno.

Ero più bassa di lui e decisamente più esile e facevo fatica a reggermi... e stavo tremando, ma lo sguardo sorpreso che mi lancio mi riempii di adrenalina.
Con un gesto secco gli strappai il quaderno dalle mani. Poi, con tutta la forza che possedevo gli mollai uno schiaffo.

Jeöl strabuzzò gli occhi e irrigidì la mascella. "Non farlo mai più! " disse fumante di rabbia.

Non lo calcolai nemmeno, con tutta la calma del mondo mi accasciai sulla sedia a rotelle, riposi il quaderno nella borsa e scansandolo mi avviai verso l'uscita.

Quella era stata la prima volta in cui colpii Jeöl  Lefebvre.

Note autrice:

Eccoci al secondo capitolo. Abbiamo fatto un salto nel passato e incontrato i nostri protagonisti.
A questo punto per me sarebbe veramente importante sapere cosa pensate.

Non vi preoccupate, Lefevre avrà modo di farsi perdonare.
Nel prossimo capitolo ci ritroveremo a Rouen dove abbiamo lasciato Elodie.
Il prossimo aggiornamento è previsto per lunedì.

A presto
Cinzia

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