13
Dopo quell'orgasmo ce ne sono stati altri, non meno intensi.
Abbiamo continuato per ore a far l'amore come due tossici in astinenza che finalmente riottenevano la propria sostanza stupefacente. Ed, effettivamente, così è stato per me.
Stupefacente.
Quando Emanuel ha sentito finalmente il mio nome quasi non credeva alle sue orecchie, pensava lo stessi prendendo in giro perché poi è anche insolito che una ragazza napoletana si possa chiamare Mar; e d'altronde come biasimarlo per averne dubitato.
-Dai, vieni a mangiare con me. – Sorride, porgendomi una fetta biscottata con la nutella. Lo guardo.
-Non dovrei. – Sospiro, stringendomi nel mio plaid, coperta solo dall'intimo.
-Perché no? – Si siede al mio fianco, ancora con quella fetta biscottata tra le mani. Indossa solo un paio di boxer e mi chiedo come faccia a non tremare dal freddo.
-Perché devo tenermi in linea. – Sbuffo. Mi allunga la fetta biscottata sotto al naso. – No, Em, smettila. – Gli spingo via la mano, lamentosa.
-Em? – Gongola prima di ridacchiare. –Da dove è uscito Em? –
-Emanuel è troppo freddo e lungo, Em è più carino, no? – Faccio spallucce.
-Quindi io sarei carino? –
-Beh sì, sei carino. – Abbasso lo sguardo, imbarazzata.
-Ti ho fatto venire tre volte nel giro di tre ore, non credo di meritarmi solo un "Carino", ma va bene. – Ride, porgendomi ancora quella stramaledetta fetta biscottata. – Accetto il tuo "Em" solo se mangi questa. – Me la incolla letteralmente sulle labbra che mi impongo di tener serrate. Scuoto il capo rifiutandomi. – Sei in perfetta linea, sei bellissima e in più hai bruciato tantissime calorie grazie a me, quindi puoi permettertelo. –
Apro la bocca e mi lascio imboccare. Mi sorride e mi sfiora il naso con il suo: - Brava. – E mi bacia, come se fossi una bambina di cui si sta prendendo cura, solo in modo un po' più intimo.
-Quindi.. l'attesa ne è valsa il desiderio? – Ruba un po' di plaid mentre si accomoda al mio fianco.
-Intendi per il tuo nome o per il sesso? – Mi guarda, incuriosito.
-Entrambe. – Afferro il telecomando e accendo la TV con nonchalance.
-Non voglio dirti nulla per lusingarti, non vorrei che scappassi di nuovo. – Mi accarezza il viso, costringendomi a guardarlo.
-Scusa per come ti ho trattato. – Mormoro a fior di labbra, le scuse suonano strane anche alle mie orecchie se pronunciate dalla mia bocca.
-Mar, sono pronto a scoprire ogni tuo piccolo segreto e non lo dico per spaventarti, ma solo perché lo sento. – Mi prende una mano e se la poggia sul petto, il mondo sembra fermarsi per un istante. – Mar è un nome strano comunque. – Spezza quella catena di timore che si era creata attorno al mio collo e mi sorride.
-Mia madre era follemente innamorata del mare. Una volta mi raccontò che quando era ormai vicina al parto e non avevano ancora deciso il mio nome le apparse l'immagine del mare davanti agli occhi, così disse a mio padre: "Voglio che si chiami Mar" e lui ne fu semplicemente contento perché, sai, a lui piacevano le cose stravaganti in ogni caso e il mio nome lo è. – Con un flusso di coscienza improvviso lascio le parole balenarmi fuori, senza neanche accorgermene, avvertendolo così normale con lui. Come se lo conoscessi da sempre.
Sembrano parole banali e arcaiche, ma lo sento così vero.
-Beh, devono essere due tipi interessanti i tuoi, allora. – Mi cinge le spalle con un braccio e sento il letto sgretolarsi sotto al mio sedere, lentamente.
Resto in silenzio senza continuare la conversazione; non mi escono parole, non riesco a pronunciarle. Lui non sa di loro ed io non ho il coraggio di dirglielo.
-Cosa? Non dici nulla? –
-Cosa dovrei dirti? – Sbuffo.
-Parlami un po' di loro, dai. – Mi incoraggia e mi sento raggelare il sangue nelle vene.
-Il fatto che abbiamo scopato per tutto il pomeriggio non vuol dire che adesso devo raccontarti la storia della mia vita. – Allora rispondo nell'unico modo che ho imparato per difendermi, anche se non ho mai capito esattamente da cosa. Con un balzo mi alzo dal letto e come una stupida giro su me stessa, inquieta, per poi sedermi di fronte a lui.
-Ferma, ferma.. – Mette le mani avanti come per parare un colpo invisibile, o forse tanto invisibile non è. – Che diavolo ti succede all'improvviso? – Allarga le braccia adesso, basito.
-Non mi piace parlare di me, ma tu questo non lo vuoi capire. – Poggio la testa tra le mani, strofinando gli occhi.
-Voglio anche capirlo..Mar.. – Scandisce il mio nome, come se lo assaporasse. – Ma questo non ti rende libera di trattarmi in questo modo ogni volta che vuoi evitare un cazzo di argomento. – Mi prende il mento e lo alza, obbligandomi a guardarlo.
-E cosa posso farci? – Faccio spallucce.
- Del tipo dirmi solo "Non voglio parlarne." Come ogni sacrosanta persona normale? – Inarca le sopracciglia, con tono sarcastico.
-Mi dispiace che non mi reputi una persona normale, avresti dovuto pensarci due volte prima di venire a cercarmi. – Metto le braccia conserte sul petto, dondolandomi leggermente sulle gambe.
-Whoa. – E' stranito. – Ok, senti, non deve per forza essere sempre così. Non devi per forza essere così pungente e maligna nelle risposte che mi dai, d'accordo? Io voglio solo conoscerti meglio. – Abbassa lo sguardo sulle sue mani che non smette di contorcere. – Se ci vorrà tempo allora aspetterò, ma per favore non alzare continuamente un muro del cazzo per rendermela più difficile. – Allunga la sua mano verso la mia ancora nella posizione acquisita precedentemente e lo lascio fare, facendomela stringere. Mi sento scossa da un brivido di piacere misto ad una malsana sicurezza. – Scommetto che sei Capricorno. – Sorride per spezzare quell'aria cupa creatasi.
Lo guardo sorpresa: - Come hai fatto a capirlo? Non dirmi che sei uno di quelli che guardano l'oroscopo per capire le affinità e cazzate del genere perché inizio con il dirti che io non credo minimamente in queste cose. – Ride di fronte al mio tono difensivo.
-No stupida, ero sarcastico dato che il tuo segno ti rappresenta nel migliore dei modi, ma comunque ricordo quand'è stato il tuo compleanno. – Mi tira per un braccio e per la prima volta in vita mia non mi sento offesa dopo un insulto. – Tra l'altro non potrei mai dimenticare quella sera. – Mi abbraccia, quasi stritolandomi.
-Vorrei stare così per.. – Lascio in sospeso la frase, rimuginando forse un po' troppo sulle parole da dire.
-Abbiamo appena discusso perché non vuoi lasciarmi conoscerti ed ora mi parli di "Per sempre"? Incoerente, direi. – Ridacchia mentre gli tiro un pugno sul braccio, senza troppa forza.
-No, stupido. – Ricalco il suo stesso insulto. – Stavo per dire che vorrei stare così per tutta la notte..con te. – Le sue risate cessano all'istante e danno spazio ad una foga che ci avvolge tra baci e carezze, pronte a trasformarsi in qualcosa di più.
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