12


Esausta e disintegrata dalla mia stessa mente e dai miei tumultuosi pensieri, decido di alzarmi e di indossare un paio di scarpe a caso e un cappotto nero; stringo la cinta in vita e mi munisco della borsa insieme alle chiavi di casa. Sospiro profondamente ed apro la porta decisa a voler raggiungere Eleonora per parlarle ma, prima che ogni filo si riunisca nei miei neuroni, mi pietrifico sull'uscio che mi mostra un Emanuel sorridente e con un braccio a metà tra il suo fianco e il mio campanello.

Scrollo il capo per uscire dal mio stato di trans e momentaneo shock e lascio che il silenzio si impadronisca della situazione.

-Uscivi? – Si morde il labbro e mi guarda intensamente, come se la cosa lo divertisse.

Peccato che io non mi stia divertendo affatto.

-Sì. – Sussurro, riponendo le chiavi sul mio comodino di fianco alla porta.

-Da vera maleducata dato che sapevi che volevo vederti adesso. – Si avvicina con qualche passo lentamente, sempre più verso di me ed io indietreggio timorosa del confronto diretto.

-Io non credevo saresti venuto qui. – Balbetto.

-Volevo farti una sorpresa. – Mi sorride. Ed io mi sciolgo. – Tra l'altro non avevo intenzione di aspettare fino a domani sera, quindi perché non ora? –

-Io mi ero organizzata diversamente. – Guardo un punto fisso della parete alle sue spalle per evitare il suo sguardo. Per qualche assurdo scherzo del destino non riesco a mentire sotto al suo sguardo dominante.

-Ah.. – Mormora e adesso un suo braccio mi cinge la vita mentre con l'altro si chiude la porta d'ingresso alle spalle. –E scommetto che potrai anche rimandare.. –

Indietreggio sempre più finchè la mia schiena non si poggia sulla parete che divide il bagno dalla cucina. Inspiro lentamente: - Eh no, non posso proprio. – Tengo insieme l'ultimo brandello di armata sicurezza che mi rimane e me la gioco tutta. Non riesco ancora a comprendere la situazione che sto vivendo perchè totalmente invaghita del suo profumo.

-Allora va', se è tanto urgente. – Sento il suo fiato sfiorarmi il collo che tengo basso per evitare di guardarlo e perdermi totalmente. La sua lingua mi percorre lo spazio che c'è tra il lobo dell'orecchio e la mascella. Fremo al suo tocco.

-Allora puoi far aspettare chiunque ti stia aspettando, straniera? – La sua voce esce soffocata mentre porta una mano alla mia gola e mi costringe a tenerla alta, mi lascia un umido bacio sul mento prima di inchiodare le sue iridi nelle mie.

Non rispondo perché troppo concentrata a smettere di fremere al suo corpo che preme contro il mio e alla sua più sempre crescente presenza che alberga nelle sue zone basse.

-Sai, quasi mi piace il mistero del nome.. forse sarà la ciliegina sulla torta dopo averti posseduta. – Avverto tutta la sua passione in ogni parola pronunciata e mi sento piccola sotto al suo sguardo determinato.

Mi domando cosa possa intendere per possedermi e nello stesso momento mi gira con un gesto deciso facendomi premere il viso contro il freddo muro dietro di me; le sue mani mi carezzano il corpo con destrezza e fervore, respiro affannosamente lasciando crescere il piacere e il desiderio dentro me.

Senza indugiare più di tanto mi abbassa i leggins, mi stringe le natiche e mi sorprende quanto con un solo gesto si possa trasmettere il proprio ardore. Lascio dei gemiti oltrepassarmi la gola anch'io bramosa di quel contatto, mentre le sue dita raggiungono le mie mutandine e me le sfilano. Mi tocca con tale smania che quasi avverto il mio apice solo con questo semplice contatto.

-Non rispondi perché hai mentito.. – Porta un dito alle mie labbra che si schiudono automaticamente per leccarlo. – O perché mi vuoi anche tu come ti voglio io? – Ad ogni parola sussurrata al mio orecchio i miei gemiti aumentano percossa dalla sua mano che mi sfiora con tale maestria.

-Non rispondo perché dovresti stare zitto anche tu. – Pervasa da un istinto dominante mi volto verso di lui e premo le mie labbra sulle sue. Si lascia andare piacevolmente sorpreso e mentre entrambi siamo rapiti l'uno dall'altra in una scintilla interminabile prendo l'iniziativa e lo spingo contro il muro, ribaltando completamente la situazione. Adesso comando io.

Gli prendo il viso tra le mani mentre mi tengo sulle punte per non staccarmi dalle sue labbra, colmata da un assurdo senso di misticità allungo una mano sui suoi pantaloni e mi lascio aiutare da lui per slacciarli. Non sono mai stata davvero pratica in questo, li preferisco già slacciati e quando c'è una cinta nel mezzo, poi, entro veramente in difficoltà.

Gli bacio il collo e tremante gli alzo la maglia vogliosa di assaggiare la sua pelle e il suo sapore, lui se la sfila del tutto e mi sorride mentre scendo lentamente verso il petto e poi sulla pancia coperta da pochi ma scuri peli che non mi infastidiscono e che anzi lo rendono più affascinante ai miei occhi.

Non è la prima volta che lo vedo nudo, eppure non riesco a non godermi la visione con ardore. Le sue braccia sono muscolose: ha le spalle larghe ed anche se leggermente magro ha quel non so che di tonico e insieme carnoso che sotto alle dita ha un effetto sorprendentemente piacevole. Gli abbasso i boxer lentamente, baciandogli anche i fianchi, bramo percorrere ogni singolo centimetro del suo corpo; prendo tra le mani quella che è la dimostrazione prepotente del desiderio che ha Emanuel di me e la lascio scivolare nella mia bocca accogliendola in un calore che lo fa rabbrividire e sussultare.

Emanuel geme e con una mano vuol guidare il mio capo nei movimenti che io sono ben disposta ad assecondare e soddisfare.

Dominante com'è, mi alza per le braccia e mi bacia: - Vedo che non eri solo ubriaca, è proprio la tua natura prendere la situazione in mano. – Sussurra mordendomi le labbra ed io sorrido tra un bacio e l'altro sfilandomi la maglia e rimanendo solo in reggiseno. Mi allontano da lui e lo guardo con la testa inclinata da un lato mentre slaccio anche l'ultimo indumento rimastomi addosso, sorridendo ancora una volta per la sua peccaminosa allusione. Grugnisce come un felino e mi prende tra le sue braccia; aggrappo le gambe attorno al suo bacino e mi possiede. Mi poggia con la schiena contro la porta d'ingresso e mi conquista un luccichio nei suoi occhi tale da farmi perdere la testa; mi sento come un tutt'uno con lui, come legata e ancorata a lui tanto da risultarmi  impossibile staccarmi e non solo fisicamente. Non avrei mai creduto che la mia attrazione per lui si sarebbe prolungata così tanto quando l'ho conosciuto ed eppure eccoci qua, due anime che non riescono ad evitarsi.

-Mi piace anche sottomettermi. – Gli mordo un labbro mentre lui da' chiaro segno di stanchezza in questa posizione e lo facilito decidendo di ripoggiare i piedi a terra e di girarmi, dandogli le spalle. Mi sorride e mi prende i fianchi, capovolgendo ancora una volta i ruoli e prendendo il pieno controllo della situazione anche se da come geme e si gode il momento sembra che quella con più potere qui sia io.

Mi poggia una mano sul seno accarezzandolo e stringendolo lievemente mentre si muove dentro e fuori di me con un ritmo dapprima lento, poi sempre più feroce. Sento il trucco sciogliersi e sospiro quando la stessa mano che mi aveva stretto il seno poco fa adesso è sulle mie labbra, gli lecco due dita e sobbalzo alle stesse che mi poggia poi sul clitoride. Avvampo sempre più e mi muovo con lui per intensificare il movimento.

-Non hai idea di quante volte mi sono toccato pensando a te, straniera. – Il suo respiro è sempre più energico e affannato mentre mi bacia la spalla e si china totalmente su di me, come se questo lo permettesse di entrare letteralmente nel mio corpo. -Non riuscivo a smettere di immaginarti al mio fianco ogni volta.- La sua voce gutturale mi fa eruttare dall'interno.

-Mar. – Nello stesso momento in cui gli rivelo il mio nome sento degli impulsi raggiungermi il basso ventre e persino il cervello. – Mi chiamo Mar. – Gemo un'ultima volta mentre lascio andare quella sensazione di inconcepibile piacere che mi ha oltrepassato ogni senso ed Emanuel ringhia mentre espelle tutta la sua passione sulla mia schiena. 

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