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E' tutta la mattina che ignoro gli sguardi imploratori di Eleonora e lavoro ininterrottamente pur di scacciare via tutti i miei cattivi pensieri ma in cuor mio so bene che non posso evitarla per sempre.

Mancano pochi minuti alla fine del nostro turno e le chiedo in modo distaccato di parlare una volta uscite. Accetta di buon grado a testa bassa e rimugino sulle parole da dirle.

-Voglio capire cosa ti è passato per la testa. – Posiziono le braccia conserte sotto al mio seno e la osservo attentamente in ogni minima espressione.

Ho ignorato totalmente i suoi messaggi e le sue telefonate per tutto il fine settimana e solo ieri sera ha rinunciato a provarci ancora. Mi deve una spiegazione che sia quantomeno sensata.

Ho avuto l'occasione di rimuginare su quanto accaduto, ho fantasticato sui mille motivi che avrebbe potuto avere Eleonora nel tendermi una trappola del genere eppure non sono venuta a capo di nulla perchè il suo comportamento mi risulta soltanto immensamente irrispettoso.

-Volevo solo aiutarti, Mar. –Pronuncia queste parole a tono basso come se avesse paura di farmele sentire.

-Volevi aiutarmi? – Allargo le braccia, sbarrando gli occhi. – E come, Eleonora, esattamente? – Alzo la voce unendo i miei palmi. – Facendomi avere un appuntamento con Emanuel senza dirmelo? Hai idea di quanto mi sia sentita tradita da te? Io non mi posso fidare se fai una cosa del genere, lo capisci? – Adesso sto urlando e lei tiene gli occhi bassi torturandosi le mani e strofinandosele con insistenza.

-L'ho fatto perché so quanto ti piace e volevo soltanto che lo incontrassi in modo da rinunciare al tuo orgoglio. Pensavo fosse la cosa migliore da fare. – E' titubante mentre esprime i suoi pensieri ed io provo a calmarmi per non darle ancora addosso in modo eccessivo e , soprattutto, per non dar spettacolo ai passanti.

-Se io non sono d'accordo (Cosa che mi pareva di averti già annunciato a casa tua), allora non è per niente una buona idea. Ci stavo provando: a rinunciare al mio orgoglio e quando mi sono sentita soddisfatta per esserci riuscita, lui ha annullato tutto rifiutando e annegando tutti i miei sforzi. Non merita che io abbassi le mie difese per lui. – Respiro affannosamente, ripensando a quella sera nel giardino in quel locale con Emanuel a pochi centimetri da me che mi dice che non vuole una relazione tossica. Ci ripenso e le lacrime fanno a pugni per uscir fuori. – E neanche tu lo meriti dopo quello che hai fatto. – La guardo impenetrabile e la vedo risucchiare via la collera e il dispiacere.

-Mi dispiace.. – Sussurra. – Non volevo che accadesse tutto questo, è completamente l'opposto di quello che speravo. – Adesso ha lo stesso sguardo di quando mi sono fatta riaccompagnare a casa dopo l'accaduto nel locale e sono scesa dall'auto senza batter ciglia, senza neanche ringraziarla. E' pentita ma non basta ad alleviare il mio nervoso. 

Non basta.

-A me dispiace di aver perso un'amica nel momento in cui mi stavo rendendo conto di averla. – Mormoro e mi lascio il suo turbamento dietro le spalle, avviandomi all'auto e dirigendomi al mio appartamento.

Ho bisogno di farmi accarezzare dal getto d'acqua della doccia per eliminare ogni scorza di dissapore sulla mia pelle. Ho bisogno del tepore delle mie coperte dove affogare tutte le mie lacrime e il mio disappunto.

C'è una vocina dentro me che mi chiede di ripensare semplicemente ai miei comportamenti e tutto ciò che hanno scaturito: ho allontanato Emanuel dopo aver fatto l'amore solo perché mi ha detto il suo nome; l'ho scacciato via quando ha provato a comprendermi ed io non volevo lasciarmi trasparire ed infine ho rinunciato ad un'amicizia solo perché lei ha provato a farmi stare bene.

Cos'ho che non va? Non so comportarmi con le persone?

Non sono in grado di avere rapporti sociali come aveva predetto Emanuel?

E' in momenti come questo che sento di necessitare mia madre al mio fianco che mi spiega dove ho sbagliato. Lo faceva sempre, quando ero piccola.

Frequentavo la terza elementare quando mi feci trovare piangente all'uscita della scuola da mia madre, per quanto provassi ad asciugarmi le lacrime loro continuavano a sgorgarmi incessantemente; si accorse subito del mio malumore e nel tragitto verso casa non mi disse nulla. Era sempre così: cercava le parole da dirmi per farmi stare meglio, nel frattempo mi carezzava la mano o mi sorrideva percettibilmente.

Tornammo a casa poco dopo e una volta spogliata dei miei indumenti scolastici mi fece sedere sul lavandino del bagno, mi baciò leggermente una guancia e mi sorrise, ricordo ancora chiare le sue parole: - Qualsiasi sia il motivo delle tue lacrime, non c'è cosa che non si possa risolvere con la conversazione. Chi ti vuole bene saprà comprenderti ed anche senza condividere i tuoi pensieri saprà accettarli e farli suoi. –

La sua voce dolce e consolatrice mi suona ancora nelle orecchie e per renderla ancor più viva nella mia memoria cesso il getto d'acqua e mi soffermo con gli occhi chiusi a vivermi questa nostalgia tutta mia.

Era saggia, mia madre. Aveva sempre qualche consiglio nella manica da darti ed era magica quando li esponeva perché ti condizionava totalmente; avrebbe persuaso anche il peggiore dei nemici. Mio padre era preso dal suo incantesimo e quando li sentivo discutere alla fine era sempre lui a scusarsi e a cercare perdono, qualsiasi fosse il motivo del litigio. Adesso sorrido al pensiero di quando intrufolavo la testa sotto alle lenzuola e mi tappavo le orecchie per non sentire le loro urla, avevo paura che finisse ogni volta come nei film horror: con uno dei due in una pozza di sangue. Ero ingenua e mi manca persino esserlo perché quella purezza mi è stata strappata via dopo quell' infernale incidente.

Immagino spesso come potrei essere adesso se ci fossero ancora loro due; avrei intrapreso strade diverse? Avrei continuato gli studi? Avrei un appartamento migliore o avrei continuato a vivere con loro? Non avrei temuto tanto il rapporto con gli altri?

Probabilmente sarei stata diversa nei modi di vedere le cose; avrei accolto Emanuel nella mia vita senza pensarci due volte, mi sarei fidata di lui senza indugiare e adesso ci staremmo poggiando sul letto insieme o staremmo facendo l'amore.

La suoneria del mio cellulare mi fa balzare e fa sparire tutti i miei pensieri.

Il nome sul display mi fa tirare un sospiro e decido di lasciarlo squillare. Per quanto io abbia compreso di aver esagerato, non sono pronta ad un confronto con Eleonora. Non voglio parlarle e non voglio sentire cosa ha da dirmi, rinuncio a qualsiasi tentativo di approccio anche se so che non merita di essere spudoratamente ignorata.

Decido consapevolmente di spegnere il cellulare e mi abbandono ancora una volta ai miei pensieri cercando di conoscermi un po' meglio, un po' più a fondo come non facevo da tempo. 

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