Gabriele ‼️ [Spn]

Immagina per MessengerofEos
Spero ti piaccia 💚

Non dovrei essere qui.

Lo so bene.

Eppure, eccomi, appoggiata contro la porta di una squallida stanza di motel che puzza di fumo stantio e dolci troppo zuccherati.

La luce gialla della lampada illumina in modo sinistro la figura rilassata – troppo rilassata – di Gabriel, seduto sulla poltrona scassata, un lecca-lecca in bocca e un sorrisetto da canaglia che gli attraversa il viso.

-Sorpresa, sorpresa! Una Winchester che si presenta volontariamente. Sto sognando?- dice, togliendosi il lecca-lecca con un gesto teatrale.

Lo fisso con occhi stretti, fingendo fastidio, anche se la verità è che quel sorriso mi manda completamente in tilt.

Gabriel è come un magnete che attira ogni briciolo di buon senso che ho, e io lo so.

Lo sa anche lui, il bastardo.

-Oh, risparmiati la scena. Sono qui per farti qualche domanda-

Lui si alza, e in due passi si trova davanti a me, un’ombra di divertimento che gli danza negli occhi color miele.

È sempre stato bravo con le espressioni, un maestro nel recitare.

È un Trixter, dopotutto.

O almeno, è quello che vuole farmi credere.

-Qualche domanda, eh? T/n, pensavo fossimo oltre la fase degli interrogatori- mormora, inclinando la testa mentre mi scruta -Non abbiamo forse un rapporto… speciale?-

La sua voce è un sussurro roco che mi sfiora come una carezza.

Un brivido mi percorre la schiena, ma mi raddrizzo e cerco di sembrare impassibile.

Cosa assolutamente impossibile con Gabriel che mi guarda come se fossi la risposta a tutte le sue domande.

-Speciale? Sei tu che sparisci ogni volta che siamo vicini a una conversazione decente-

-Forse perché sei pericolosa- replica, un ghigno che si piega ai lati delle sue labbra. La sua voce si abbassa, diventa quasi una promessa -Pericolosamente attraente-

Ecco, il mio autocontrollo saluta con la manina e salta dalla finestra.

Prima che possa fermarmi, lo afferro per il colletto della camicia e lo spingo contro il muro.

Le nostre facce sono a pochi centimetri.

L’aria vibra di qualcosa che entrambi ignoriamo da troppo tempo.

-Sai cosa c’è di pericoloso, Gabriel? Giocare con me- sibilo, guardandolo negli occhi.

Non sembra minimamente preoccupato.

Anzi, sorride, quel sorriso che è più dolce di quanto voglia far credere -Allora, gioca pure, dolcezza. Non vedo l’ora-

Le sue parole mi spingono oltre.

Lo bacio.

Forte.

La mia bocca schiaccia la sua con una fame che è rimasta sopita troppo a lungo.

Gabriel rimane fermo per un attimo, come se fosse colto alla sprovvista, poi reagisce.

Le sue mani si sollevano per afferrarmi i fianchi, e il bacio si trasforma in qualcosa di più profondo, più disperato.

Come se anche lui stesse aspettando questo momento da sempre.

La sua lingua sfiora la mia, e un gemito basso mi sfugge contro la sua bocca.

Lo sento sorridere tra un bacio e l’altro, le sue mani che stringono la mia vita con decisione mentre mi tira ancora più contro di lui.

-Non ti immaginavo così impaziente, T/n- sussurra, la voce roca e giocosa, ma i suoi occhi dicono altro.

Sono scuri, carichi di un desiderio che non cerca di nascondere.

-E io non ti immaginavo così taciturno- rispondo, sfidandolo.

Le mie mani scivolano lungo il suo petto, sentendo i muscoli tesi sotto la camicia.

Gabriel trattiene il respiro, e il potere che mi dà questo gesto mi fa sorridere.

-Oh, toccami pure quanto vuoi- dice con un sorriso sghembo, ma il suo tono tradisce che è lui a perdere il controllo stavolta.

La sua bocca ritorna sulla mia, più affamata di prima, mentre mi spinge contro il muro, sostenendomi con facilità.

I nostri corpi si muovono uno contro l’altro, creando un ritmo che mi manda completamente fuori di testa.

Ogni bacio, ogni tocco è un gioco che nessuno dei due vuole perdere, ma stavolta non c’è competizione: ci stiamo semplicemente arrendendo a qualcosa di inevitabile.

Le sue labbra scendono lungo il mio collo, lasciando una scia di baci lenti e ardenti.

Ogni tocco della sua bocca mi fa gemere piano, e sento il suo sorriso contro la pelle -Sai, se lo avessi saputo, mi sarei lasciato spingere contro il muro molto prima-

-Sta’ zitto, Gabriel- sussurro, la mia voce tremante mentre le sue mani esplorano ogni centimetro del mio corpo.

Ride piano, ma ubbidisce.

È dolce e intenso allo stesso tempo, come se stessimo cercando di imprimere ogni momento nella memoria.

Come se questo fosse il nostro piccolo segreto, lontano dal resto del mondo.

Quando finalmente ci fermiamo, esausti e con il respiro spezzato, Gabriel mi guarda con un’espressione che non gli ho mai visto prima.

Qualcosa di morbido, di vero.

-Sapevo che eri pericolosa-mormora, accarezzandomi il viso con delicatezza -E sai una cosa? Mi piace-

Rido piano, poggiando la testa contro la sua spalla -Anche tu non sei male-

Non riesco a pensare, tutto quello che esiste è lui: il calore del suo corpo, il sapore dolce delle sue labbra, il ritmo furioso dei nostri respiri che si intrecciano.

-Credevo fossi uno che scherzava sempre- sussurro contro la sua bocca quando ci separiamo per un attimo.

-Solo con gli altri- risponde, la voce roca, lo sguardo che mi trapassa l’anima.

Il suo viso è più serio ora, quasi vulnerabile, come se stesse lasciando cadere anche solo per un momento il velo di leggerezza con cui si è sempre nascosto.

Lo bacio di nuovo, più lentamente questa volta, lasciandomi andare completamente.

Le sue mani risalgono lungo la mia schiena, ogni tocco accende un nuovo brivido, un fuoco che non sapevo nemmeno di avere.

Il mio cuore batte all’impazzata, ma non ho paura.

Non di lui.

Non di noi.

Mi accorgo di quanto siamo vicini, delle sue dita che tracciano piccole linee sulla pelle nuda della mia vita, come se avesse paura che scomparissi.

-Che succede? Mi hai finalmente ammessa nella tua collezione di dolciumi?- gli sussurro con un sorriso sfrontato.

Lui scuote la testa, ridendo piano, ma i suoi occhi sono ancora seri -No. Tu sei il mio vizio preferito-

Il problema è che so che anche lui è il mio.

-Quindi, è questo il gioco?- mormora, con quella voce bassa e roca che riesce a infilarsi sotto pelle -Ti sei stancata di resistermi, T/n?-

Lo guardo, trattenendo un sorriso mentre mi avvicino -Pensi che sia solo un gioco, Gabriel? Perché da dove sto io sembra che stiamo evitando questa cosa da anni.-

Solleva un sopracciglio, la lingua che sfiora il labbro inferiore in quel modo che mi fa sempre venire voglia di afferrarlo per il colletto della camicia.

È un gesto semplice, ma carico di quella tensione che si è accumulata tra di noi.

-Quindi, ammetti che mi vuoi?- chiede, il suo tono provocatorio, ma c’è un filo di incertezza sotto.

Una sfida, ma anche una speranza.

-L’ho sempre ammesso. Sei tu che fai finta di niente-

Gabriel non aspetta un secondo in più.

Le sue labbra si schiantano nuovamente contro le mie, affamate, decise, come se avesse aspettato questo momento più di quanto voglia ammettere.

Le sue mani mi afferrano con forza, stringendomi i fianchi mentre mi inverte le posizioni e spinge me contro il muro, il suo corpo che preme contro il mio, caldo, solido.

Sento il battito del suo cuore, veloce quanto il mio, e per un attimo mi chiedo come abbiamo fatto ad aspettare così tanto.

-Dannazione, T/n- sussurra contro le mie labbra, la voce spezzata mentre scende con baci lenti lungo la mia mascella.

Ride piano contro la mia pelle, il suono basso che mi fa rabbrividire -Pensavo che ignorarti sarebbe servito a qualcosa. Che avrei smesso di pensarti ogni fottuto giorno- Le sue mani scivolano sotto la mia maglia, e il contatto della sua pelle calda contro la mia mi manda un brivido lungo la schiena -Ma a quanto pare sono pessimo a mentire a me stesso-

Mi solleva leggermente, le mie gambe che si avvolgono intorno alla sua vita mentre il muro freddo mi sostiene.

Le sue labbra tornano sulle mie con una fame rinnovata, e io non mi trattengo.

Lo bacio come se volessi consumarlo, le mie dita che si intrecciano nei suoi capelli, tirandoli leggermente mentre il suo corpo si muove contro il mio.

Gabriel ringhia piano, un suono gutturale che mi manda completamente in tilt.

Le sue mani scendono lungo le mie cosce, stringendo con forza mentre il suo bacino si muove contro il mio, creando un ritmo lento e provocatorio che mi fa perdere completamente il controllo -Mi stai facendo impazzire- mormora, la sua fronte che preme contro la mia mentre ci guardiamo negli occhi, entrambi ansimanti -E sai qual è la parte peggiore? Mi piace-

-Allora smettila di parlare e continua- lo provoco, un sorriso che mi gioca sulle labbra.

La sfida è tutto ciò che gli serve.

In pochi secondi mi ritrovo con la schiena contro il pavimento, Gabriel sopra di me, i suoi occhi fissi nei miei con un’intensità che mi toglie il fiato.

Le sue mani scivolano lungo i miei fianchi, liberandomi lentamente degli strati di tessuto che ci separano, e ogni movimento è accompagnato dai suoi sguardi, come se volesse imprimersi nella mente ogni centimetro di me.

-Sei perfetta- mormora, e per la prima volta non c’è sarcasmo nella sua voce.

Solo pura, cruda sincerità.

Lo tiro verso di me, le mie labbra che tornano a cercare le sue mentre il suo corpo si muove contro il mio, perfettamente sincronizzato, come se fossimo fatti per questo.

Ogni tocco, ogni movimento è carico di anni di desiderio trattenuto, di tutte le cose che non ci siamo mai detti.

E quando finalmente ci lasciamo andare, non c’è più spazio per nient’altro.

Solo noi.

La stanza cambia in un battito di ciglia.

Un attimo fa eravamo sul pavimento, freddo e scomodo, e un secondo dopo mi ritrovo stesa su qualcosa di soffice.

Alzo lo sguardo, confusa, solo per scoprire che quel dannato Trixter ha fatto apparire un letto.

E non un letto qualsiasi: è a forma di cuore, coperto di lenzuola rosse di seta e cuscini morbidi, tanto sdolcinato quanto fuori luogo.

-Ma sul serio, Gabriel?- sbotto, guardandolo dall'alto, anche se è difficile sembrare arrabbiata mentre sono praticamente intrappolata tra lenzuola soffici e il suo corpo -Un letto a forma di cuore? Che cliché-

Lui sorride, quella sua solita aria da adorabile canaglia - Oh, principessa, pensavo ti piacesse un po’ di atmosfera. Sei tu che hai voluto giocare con me, ricordi?-

Prima che possa rispondere con una battuta sarcastica, Gabriel si china su di me, le mani che scorrono lungo i miei fianchi fino a stringerli delicatamente.

È come se ogni suo tocco lasciasse una scia di fuoco sulla pelle, e il mio respiro si blocca nella gola.

I suoi occhi dorati, più intensi del solito, sono fissi nei miei con un misto di desiderio e qualcosa di più profondo, qualcosa che non avevo mai visto prima.

-Sai da quanto tempo ti immagino così?- sussurra, la voce bassa e vellutata mentre si abbassa lentamente, le labbra che sfiorano appena il mio orecchio -Distesa sotto di me, a guardarmi come se fossi l’unica cosa che vuoi-

Le sue parole mi mandano in tilt.

Provo a rispondere, ma riesco solo a gemere piano quando le sue labbra iniziano a scendere lungo la mia pelle, tracciando una linea di baci lenti e deliberati lungo il mio collo.

Mi inarco involontariamente verso di lui, il mio corpo che risponde ai suoi tocchi come se fosse stato programmato per farlo.

-E la cosa migliore?- continua, la sua voce un sussurro contro la mia pelle -Ora che ti ho qui, non intendo fermarmi-

Il suo corpo è caldo sopra il mio, il peso perfetto mentre mi stringe contro il materasso.

Ogni bacio, ogni carezza è calcolata, come se volesse esplorarmi centimetro per centimetro.

E quando finalmente scende più in basso, la sua bocca sostituisce le mani, e io perdo completamente il controllo.

-Gabriel...- il mio respiro si spezza mentre sento la sua lingua contro la mia pelle.

Ogni movimento è lento, sapiente, come se volesse vederci impazzire entrambi.

Le sue mani mi tengono ferma mentre io mi dimeno sotto di lui, incapace di resistere alla sensazione che mi travolge.

È come se ogni nervo del mio corpo fosse acceso, e Gabriel lo sa bene, perché quando alzo lo sguardo vedo il sorriso compiaciuto sul suo volto.

-Ti ho detto che non dovevi giocare con me- mormora, sollevando appena lo sguardo mentre il suo respiro caldo sfiora la mia pelle  -Ora sei mia-

E io lo sono davvero.

Non c’è più spazio per altro nella mia mente: solo lui, le sue labbra, le sue mani che mi fanno sentire come se fossi l’unica persona al mondo.

Lo tiro verso di me, le mie dita che si intrecciano nei suoi capelli mentre lo bacio con una fame che non sapevo di avere.

Gabriel risponde con la stessa intensità, il suo corpo che si muove contro il mio in un ritmo perfetto, come se fossimo sincronizzati da sempre.

Quando finalmente si unisce a me, tutto il resto scompare.

È solo lui, solo noi, avvolti in un turbine di sensazioni che mi lascia senza fiato.

I suoi movimenti sono lenti all’inizio, come se volesse imprimersi ogni singolo istante, ogni respiro, ogni sussurro.

Poi la passione prende il sopravvento, e tutto diventa più urgente, più intenso.

Le nostre voci si mescolano, i gemiti e i respiri pesanti che riempiono la stanza mentre ci lasciamo finalmente andare alla passione trattenuta per troppo tempo.

Quando raggiungiamo l’apice insieme, sento Gabriel sussurrare il mio nome contro il mio collo, la sua voce spezzata e rotta dall’emozione.

Mi stringe come se avesse paura di lasciarmi andare, come se volesse tenermi con sé per sempre.

E io ricambio, avvolgendo le braccia intorno a lui mentre il mondo sembra fermarsi per un momento.

Restiamo così, i nostri corpi intrecciati mentre il silenzio si fa più leggero, più dolce.

Gabriel solleva appena lo sguardo, i suoi occhi che tornano a brillare di quella luce dorata, ma stavolta c’è qualcosa di diverso.

Qualcosa di vero.

-Non sei solo un gioco per me, T/n- mormora, la voce più seria di quanto l’abbia mai sentita -Non lo sei mai stata-

Lo guardo, il cuore che batte forte mentre sorrido piano -Lo so-

E in quel momento, so che niente sarà più come prima.

Gabriel è mio quanto io sono sua.


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