Erik Lehnsherr 🔵 [X-men]
Lo trovo seduto a terra, il busto chino in avanti e le spalle pesanti come se il mondo intero gli fosse caduto addosso.
La luce calda della lampada illumina il suo volto segnato dalla stanchezza, dalla frustrazione.
La maglietta grigia che indossa gli aderisce al petto, evidenziando i muscoli tesi, ma sembra quasi che voglia proteggersi da un’angoscia invisibile.
Mi fermo sulla soglia per un istante.
Quando finalmente mi decido a parlare, la mia voce sembra tradirmi, come se percepissi già quello che sta per accadere.
-Erik? Che succede?-
Non alza subito lo sguardo, ma le sue mani si stringono in pugni chiusi.
I suoi occhi, quando finalmente mi guardano, sono pieni di qualcosa di spezzato.
-Me ne vado, T/n.- La sua voce è piatta, fredda, come se avesse ripetuto quella frase dentro di sé mille volte -Questa scuola… questa farsa. Non funziona. Non riesco a controllare i miei poteri, non serve a nulla restare qui-
Le sue parole mi colpiscono come un pugno nello stomaco -No… no, Erik, non puoi andartene. Stiamo imparando, entrambi… ci vuole tempo-
-Tempo?- Erik ride amaramente, scuotendo la testa -Non c’è tempo, T/n. Ogni giorno è un disastro. Ogni giorno rischio di fare del male a qualcuno. È inutile. Non sono fatto per questo.-
Mi avvicino a lui, i miei passi lenti, quasi esitanti.
Il cuore mi martella nel petto mentre cerco di trovare le parole giuste, ma non c’è nulla che sembri sufficiente.
Mi inginocchio di fronte a lui, il pavimento freddo sotto le mie ginocchia, e gli prendo il viso tra le mani.
-Erik, guardami- La mia voce è un sussurro, ma carica di disperazione -Non puoi mollare così. Non puoi lasciarmi. Io… io ho bisogno di stare qui. Ho bisogno di imparare a controllare questi poteri, e anche tu. Non possiamo farlo da soli-
Lui chiude gli occhi per un istante, e il suo respiro è irregolare.
-Non capisci, T/n- La sua voce si incrina leggermente, ma si riprende subito -Non importa quanto ci provi, non cambia nulla. Sono… rotto. E non c’è nulla che Charles, o questa scuola, o chiunque altro possa fare per aggiustarmi-
Le lacrime mi bruciano gli occhi, ma non le fermo.
Scendono silenziose, rigando le mie guance mentre cerco disperatamente di convincerlo -Non sei rotto, Erik. Sei solo… arrabbiato. E spaventato. Lo siamo tutti. Ma non possiamo arrenderci, non adesso... Ti amo, non ti importa?-
Il silenzio si stende tra di noi come un velo soffocante.
Erik mi guarda.
Quando finalmente si muove, lo fa con una lentezza deliberata.
Si alza in piedi, costringendomi a lasciare il suo viso.
Rimango inginocchiata davanti a lui, il cuore a pezzi mentre lo guardo.
Non dice nulla, ma si china leggermente e mi bacia i capelli, il gesto così dolce che sembra quasi irreale.
-Ti chiederei di venire con me, ms so che non lo faresti. Tu vuoi essere migliore. Addio, T/n- La sua voce è appena un sussurro, ma il peso delle sue parole mi schiaccia.
Lo guardo mentre esce dalla stanza
Rimango lì, sola, con il cuore che sembra fatto di vetro frantumato.
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